Amplificatori Single Ended e Connessione Ultralineare

Da un po’ di tempo ho notato una cosa che mi ero ripromesso di affrontare prima o poi. Sempre più spesso, ricevo domande e richieste di consigli riguardo a circuiti e schemi che le persone trovano su Internet e vorrebbero realizzare. In più di un’occasione mi sono trovato a dire loro: “Dimentica questa idea, o vai con un’uscita a triodo o a pentodo, perché la connessione ultralineare in amplificatori single-ended semplicemente non funziona.”

Quando affermo che un amplificatore ‘non funziona’ con la connessione ultralineare in un circuito single-ended, non intendo dire che lo accenderete e sentirete un esplosione o che non produrrà suono, o che il suono sarà così distorto da risultare inascoltabile. Invece, sto sottolineando che si è scelto un circuito concettualmente inadatto che, sebbene produca suono, lo fa in modo subottimale e senza apportare vantaggi significativi o addirittura causando altri problemi. Pertanto, è di fondamentale importanza dedicare tempo a leggere attentamente le mie osservazioni, comprenderle appieno e evitare di lasciare commenti che dimostrano la non comprensione del mio pensiero.

Le persone rimangono perplesse di fronte a queste mie risposte, tanto che ho ancora in catalogo trasformatori per amplificatori single-ended con presa UL, ma ne sconsiglio l’utilizzo. Questo è dovuto anche al fatto che, a un certo punto, devo pur vendere, e se i clienti non li acquistano da me, li acquistano altrove. È incredibile come si tratti di un errore clamoroso che è stato condiviso ed emulato praticamente da tutto il mondo audiofilo, compresi grandi marchi, senza che nessuno se ne sia mai accorto. La comunità degli appassionati di autocostruzione e degli audiofili è convinta che la connessione ultralineare sia una soluzione valida sia per gli amplificatori push-pull che per quelli single-ended, e nessuno sembra preoccuparsi di verificare effettivamente il funzionamento di questa configurazione. Forse è il nome stesso, “Ultra Lineare” che suona così rassicurante… non è solo lineare, è ULTRA! (Questo è un rafforzativo letterario e psicologico, ma non di fatto.)

Cos’è la connessione Ultra Lineare

La connessione ultralineare è una particolare configurazione ottenibile solo con i pentodi, in cui la griglia schermo viene collegata ad una presa intermedia del trasformatore di uscita. Questo collegamento fa sì che la tensione della griglia schermo sia variabile e segua il valore della tensione di placca. Il risultato è un rendimento elevato e un comportamento che rappresenta una via di mezzo tra quello di un pentodo classico e quello di un triodo. Questa innovativa configurazione è stata concepita da Alan Blumlein e mirava a sfruttare il meglio delle caratteristiche di entrambe le tipologie di valvole, triodo e pentodo. È una configurazione che può essere adottata sia per un finale push-pull al fine di massimizzare le potenzialità delle valvole.

Vantaggi della connessione ultralineare

Attraverso una scelta oculata della percentuale di derivazione della griglia schermo, è possibile sfruttare i vantaggi sia delle valvole triodo che delle valvole pentodo. In una gamma molto ristretta di valori di percentuale di derivazione, si è riscontrato che la distorsione diminuisce a valori insolitamente bassi, talvolta inferiori sia all’operazione a triodo che a pentodo, mentre l’efficienza energetica subisce solo una lieve riduzione rispetto all’operazione in pentodo completo. La percentuale di derivazione ottimale per ottenere un funzionamento ultralineare dipende principalmente dal tipo di valvola utilizzato; un valore comunemente osservato è il 43% (rispetto al numero di spire primarie del trasformatore sul circuito dell’anodo), che si applica alla KT88, anche se molte altre tipologie di valvole hanno valori ottimali vicini a questo. Un valore del 20% è stato raccomandato per le 6V6GT. Circuiti Mullard utilizzavano anche il 20% di carico distribuito, mentre gli amplificatori LEAK utilizzavano il 50%. Le caratteristiche del circuito che rendono il carico distribuito adatto agli amplificatori di potenza audio, rispetto a un amplificatore basato su triodo, tetrodo a fascio o pentodo, sono le seguenti:

  1. L’impedenza di uscita viene abbassata a circa la metà di quella ottenuta con un triodo.
  2. La distorsione viene abbassata per avvicinarsi a quella ottenuta con una valvola triodo, ma può essere ancora inferiore nell’operazione ultralineare.
  3. La potenza in uscita è superiore rispetto a quella di un triodo, avvicinandosi a quella fornita da un pentodo.
  4. La potenza in uscita è più costante, poiché il carico distribuito è una combinazione di un amplificatore di transconduttanza e di un amplificatore di tensione.

Alan Blumlein nel passato ha inventato e utilizzato la connessione ultralineare esclusivamente in circuitazioni pushpull e come lui tutti i produttori storici, non vi sono esempi di amplificatori che utilizzino la connessione ultralineare in single ended se non in tempi recenti, scopriamo il perchè! Qui sotto lo schema di un’amplificatore Single Ended Ultralineare realizzato da un cliente SB-LAB apparso in questo articolo (clicca). Come si può vedere la griglia schermo è collegata ad una presa intermedia del trasformatore di uscita.

Voglio far notare il valore della resistenza posta sotto al catodo della KT88 nello schema, del valore di 360ohm… Ora cito quanto mi ha scritto il cliente che ha realizzato questo schema “se può aggiungere una sua nota nel non farsi influenzare dalla resistenza da 360 ohm, io l’ho sostituita con un valore misurato di circa 190 ohm, dopo vari tentativi perchè non tornava la giusta corrente di bias” … È un particolare molto importante ricordatevelo! Ma dico subito da ora che questo problema evidenzia il fatto che il signor Jean Hiraga non abbia mai testato lo schema che ha pubblicato su internet, perchè si sarebbe accordo che la polarizzazione della finale non torna. Questo schema circola su internet da decenni e nessuno si è mai posto il problema di capire come mai non tornasse la corrente di bias (molti sicuramente non se ne sono nemmeno mai accorti e hanno ascoltato solo distorsione felici e ignari affermando quasi sicuramente che andava anche bene).

Tutti coloro che hanno una minima conoscenza di progettazione e sono in grado di interpretare le curve caratteristiche di una valvola, che sia essa un triodo o un pentodo, e che possono disegnare una retta di carico basata sull’impedenza del carico, quindi del trasformatore di uscita, sanno che si seleziona un punto di lavoro tensione/corrente “qualsiasi”, o almeno ci si basa spesso su punti di lavoro caratteristici, nel rispetto dei limiti di dissipazione della valvola, e quindi si traccia la retta che dipende dall’impedenza di carico. Tuttavia, è importante sottolineare che quando si utilizza una valvola connessa in modalità ultralineare, non è possibile selezionare liberamente un punto di lavoro a piacere. Si è infatti vincolati dalla caratteristica della griglia schermo. Ogni modifica della tensione del punto di lavoro comporta una completa modifica del percorso delle curve caratteristiche della valvola. Per chiarire ulteriormente questo concetto, possiamo fare riferimento alle curve presentate nel datasheet della KT88 della Genalex (clicca per ingrandire):

Inizio sottolineando che nel datasheet della KT88, l’utilizzo della modalità ultralineare viene descritto esclusivamente in configurazioni push-pull. In sostanza, all’epoca, non suscitava nessun interesse l’idea di utilizzare l’ultralineare in un amplificatore single-ended. Tuttavia, potrebbe verificarsi il seguente ragionamento da parte di un progettista poco attento: ‘Bene, l’impedenza tipica per una KT88 in configurazione single-ended è di 2500 ohm. A occhio, posso impostare una tensione di 250 volt con 120 mA di bias e una tensione di griglia di circa -32 volt…’. Questo porta alla generazione di una retta caratteristica che può essere visualizzata di seguito:

Per evitare di dover effettuare montaggi fisici in laboratorio, utilizzeremo LTSpice per simulare questa la polarizzazione (2,5k primari e 8ohm secondari con UL al 50%) di una KT88 in questa configurazione e osservare i risultati ottenuti. Il modello della KT88 utilizzato è quello sviluppato da Norman Koren, noto per la sua accuratezza, e posso garantire che se fosse stato realizzato con una valvola reale, il risultato sarebbe stato altrettanto preciso. In teoria dovremmo ottenere una corrente di 120mA che scorre nel catodo…

Ecco cosa accade: La corrente di BIAS è di 24mA !!! A questo punto, chiunque abbia anche solo una minima conoscenza del campo (gli autocostruttori hobbisti sono perdonati, ma chi si definisce un progettista dovrebbe essere in grado di riconoscerlo!) dovrebbe chiedersi: ‘Ma perché le curve caratteristiche prevedono una corrente di 120mA e invece quando assemblo il circuito ne ottengo solo 24?!’ In altre parole, una piccola differenza dovuta alla tolleranza delle valvole è comprensibile, quindi devo regolare leggermente il bias. Ma trovare 24mA invece di 120 è una discrepanza così significativa che dovrebbe destare seri dubbi sulla correttezza della teoria utilizzata per stabilire la polarizzazione della valvola. In realtà, la maggior parte delle persone ignora questo segnale d’allarme e continua a regolare il bias fino a forzare la corrente della valvola senza porsi ulteriori domande. Proviamo a dargli segnale…

Il circuito sembra funzionare ora, anche se è evidente una forma d’onda fortemente distorta (in blu il segnale in ingresso e in verde quello in uscita). Quindi, ciò che ci si potrebbe chiedere è: perché, quando si realizza un amplificatore single-ended in modalità ultralineare, la corrente di bias e l’impedenza del trasformatore non coincidono con le aspettative? Diamo un’occhiata più approfondita alle curve presentate nel datasheet…

Notate quella linea tratteggiata con l’indicazione Va,g2(o) = 425V? Facciamo un breve ripasso sul funzionamento delle valvole, sia triodi che pentodi, e concentriamoci soprattutto sulla loro struttura interna. Iniziamo osservando il triodo, che dispone di una sola griglia e una piastra a forma di “toast,” molto sottile e vicina al catodo.

Successivamente, passiamo a osservare un tetrodo o pentodo, che dispone di 2 o 3 griglie (nel caso del tetrodo a fascio, la terza griglia è costituita da due sottili lamelle metalliche, ma in questo articolo non ci concentreremo su questa terza griglia). È invece cruciale notare che la piastra è situata a una distanza molto maggiore dal catodo rispetto a quanto accade nei triodi…

Nei triodi, il campo elettrico generato dalla placca agisce direttamente sugli elettroni, attrattivamente, mentre la griglia di controllo (G1) a tensione negativa li rallenta e ne regola il flusso. Nei tetrodi o pentodi, tuttavia, la placca è situata a una distanza troppo grande dal catodo per attrarre gli elettroni emessi da sola (o li attrarrebbe solo debolmente). In questi dispositivi, la griglia schermo (G2), polarizzata positivamente e posizionata subito dopo la griglia di controllo (G1), accelera il flusso di elettroni. Tuttavia, poiché G2 è costituita da sottili fili, la maggior parte degli elettroni non riesce a depositarsi su di essa. Invece, a causa della velocità acquisita, in quello che potremmo definire un effetto fionda, continuano la loro corsa oltre G2, fino a raggiungere il campo elettrico generato dalla placca, che li attira definitivamente verso di essa. È quindi evidente che la corrente che raggiunge la placca di un pentodo non dipende solo dalla tensione negativa applicata a G1, ma anche dalla tensione positiva applicata a G2.

Nella connessione ultralineare, a riposo, la tensione che arriva a G2 è pressoché la stessa che arriva alla placca, dato che la resistenza interna dell’avvolgimento del trasformatore è quasi irrilevante in questo contesto. Ciò significa che se si varia la tensione di placca, si varia anche la corrente che attraversa la valvola in modo significativo. Questo avviene perché la tensione su G2 varia inevitabilmente insieme alla tensione di placca. In modalità ultralineare, quindi, possiamo parlare di curve “dinamiche,” mentre nei triodi e nei pentodi connessi come pentodi, le curve sono “statiche”.

Le linee tratteggiate nel datasheet Genalex a cui ho fatto riferimento precedentemente indicano essenzialmente che il punto di lavoro può essere posizionato a una corrente qualsiasi, ma deve rimanere sopra quella linea, ossia a 425 volt! Se si modifica la tensione del punto di lavoro, le curve rappresentate nel datasheet non sono più valide e cambiano completamente. Esaminiamo questo fenomeno con l’ausilio di uTracer, che può essere configurato per acquisire anche curve in modalità ultralineare. Tuttavia, per motivi precedentemente menzionati (e a causa di una mancata implementazione software), uTracer acquisisce curve dinamiche solo al di sotto della tensione specificata (quella delle linee tratteggiate di Genalex). Per comprendere appieno il fenomeno delle curve dinamiche, ho quindi evidenziato con un pallino nero un punto intermedio corrispondente a 300 volt, con la griglia di controllo G1 a una tensione di -25 volt.

Con una tensione di “stop” a 400 volt abbiamo 80mA a 200volt con G1 a -25…

Se portiamo la tensione di “stop” a 300volt la corrente misurata sempre sui 200volt con -25 di G1 scende a un pò meno di 40mA

Se poi abbassiamo ulteriormente la tensione di “stop” a 250volt ci ritroviamo una corrente inferiore ai 20mA

Inoltre, si può notare che la capacità di erogazione di corrente della valvola diminuisce notevolmente, mentre la sua resistenza interna aumenta, come evidenziato dalla pendenza delle curve. Questo implica che la capacità di erogare corrente e quindi potenza è notevolmente compromessa. Ad esempio, a una tensione di ‘stop’ di 400 volt, la valvola potrebbe raggiungere un picco di 170mA a 50 volt, ma solo 60mA con una tensione di ‘stop’ di 250 volt.

Se ciò non bastasse, la modifica della pendenza delle curve richiede anche la modifica dell’impedenza del trasformatore per evitare forti distorsioni. La potenza erogata all’altoparlante è quasi la stessa (o insignificativamente superiore) a quella ottenuta con una connessione a triodo puro. Tuttavia, in modalità triodo puro, la valvola risulta estremamente più lineare. In definitiva, se non si intende utilizzare la valvola in modalità pentodo puro, potrebbe essere più vantaggioso utilizzarla in modalità triodo puro senza neppure considerare l’opzione dell’ultralineare.

È importante notare che tutte queste considerazioni riguardano l’uso in classe A (sia single-ended che push-pull), in cui la tensione del punto di lavoro non è elevata e le curve UL a diverse tensioni non sono conosciute. La connessione ultralineare è stata concepita per essere utilizzata in push-pull in classe AB, dove la tensione a riposo è elevata. In queste condizioni, la valvola funziona bene e offre vantaggi in termini di distorsione e talvolta anche di potenza. Ad esempio, le KT88 possono erogare solitamente fino a 50 watt in modo sicuro in un push-pull in classe AB a pentodo. Oltre questa potenza, la griglia schermo inizia a mostrare segni di stress a causa dei picchi di corrente quando la tensione di placca scende al di sotto della tensione dello schermo. Tuttavia, quando le KT88 sono connesse in modalità ultralineare, è possibile ottenere tranquillamente 70/75 watt senza problemi di arrossamenti della G2, grazie al controllo migliore della corrente.

Ora esaminiamo questa retta di carico con un punto di lavoro a 425 volt, una corrente di 75mA, una tensione di griglia di controllo di -50 volt e un’impedenza del trasformatore di 6k…

In questa simulazione, otteniamo una corrente di 66mA, che è molto vicina ai valori previsti (piccole imprecisioni possono essere attribuite al modello matematico utilizzato). In questo caso, la corrente di bias torna ai valori attesi poiché ho selezionato un punto di lavoro sulla linea tratteggiata del datasheet a 425 volt. Questo dimostra la validità delle mie affermazioni finora esposte. Vediamo come si comporta se pilotato con un segnale sinusoidale:

E ancora una volta, il segnale in uscita mostra una forte distorsione e non soddisfa le aspettative. Si può notare una semionda fortemente schiacciata, ma quale potrebbe essere la causa di questo problema? L’asimmetria delle curve UL è chiaramente visibile; è sufficiente aprire le immagini e osservarle attentamente. Sulla sinistra, i passaggi tra le curve sono visibilmente più larghi rispetto a quelli sulla destra del grafico, indicando che le due semionde riprodotte da un punto di lavoro ipotetico X saranno sempre una allungata e l’altra accorciata. Questo fenomeno è intrinseco alla connessione ultralineare e rappresenta una delle ragioni per cui il circuito è stato concepito per l’uso in push-pull, in cui questa distorsione viene mutualmente annullata dalla valvola gemella che lavora in fase opposta.

È possibile vedere il comportamento di un circuito reale in questo articolo, all’inizio del quale prendo in esame un’amplificatore che utilizzava una KT88 in single ended UL su carico di 6k, di cui posto qui sotto la forma d’onda catturata (in giallo il segnale del generatore e in blu quello che esce dal circuito).

Come è possibile osservare, il comportamento riproduce fedelmente quello delle simulazioni. Inoltre, desidero sottolineare alcuni altri aspetti evidenziati dai miei esperimenti:

  1. La KT88 in modalità SE ultralineare è in grado di erogare effettivamente circa 6 / 6,5 watt, ma con una forte distorsione che potrebbe essere considerata inaccettabile, e richiede uso di controreazione a meno che non siate appassionati della distorsione, ovvero ‘distorsofili’.
  2. La KT88 a pentodo arriva a erogare 12watt con uso di controreazione.
  3. La KT88 connessa a triodo arriva a erogare circa 5 / 5,5watt a triodo con basse distorsioni.

La mia conclusione personale è che, se si sta lavorando in modalità single-ended con un pentodo o lo si utilizza a pentodo per ottenere potenza, o lo si connette a triodo per ottenere linearità, la connessione ultralineare non offre alcun vantaggio significativo. La maggiore potenza rispetto alla connessione in triodo è insignificante, mentre la distorsione è troppo alta e richiede l’uso di controreazione. In questo caso, sarebbe più sensato utilizzare un pentodo puro, dove almeno si dispone di una maggiore potenza. Oppure se vuole linearità e si usa la valvola a triodo. Io vedo l’uso della connessione UL nei Single Ended (sopratutto se zero feedback) solo come un modo per ottenere distorsione. Ovviamente tutto questo ha valore per l’uso nei single ended, mentre nei pushpull l’uso della connessione UL porta grandi vantaggi.

E a questo proposito, vorrei segnalare un’alternativa migliore alla connessione ultralineare, che è la connessione Shadeode. Questa configurazione può essere utilizzata anche in modalità single-ended e offre la piena potenza di un pentodo unita alla linearità di un triodo. Presenta inoltre interessanti vantaggi, come un elevato fattore di smorzamento e basse rotazioni di fase, aspetti in cui la connessione single-ended ultralineare fallisce miseramente.

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6 risposte a Amplificatori Single Ended e Connessione Ultralineare

  • Quelli di norman koren sono buoni, comunque i risulti sulla distorsione della KT88 SE+UL li ottieni tali e quali anche con una KT88 vera sul tavolaccio di prova o sui vari amplificatori pastrocchio che ho avuto in mano, autocostruiti dai clienti o venduti in giro dai vari cinesi o non cinesi… Il guadagno del tubo diminuisce sulle tensioni alte e aumenta in basso (si vede anche a occhio guardando le curve) rendendo la valvola estremamente assimetrica, in pushpull funziona perchè sovrapponi le 2 valvole ribaltate una con l’altra che produrranno una piccola distorsione di terza ma è palese che diventa un distorsore inaccettabile in single ended.

  • Ci sono diversi file spice in giro della KT88, dove hai trovato il file spice affidabile a cui fai riferimento? Grazie

  • Tu stai parlando di un pushpull, l’ultralinare nei pushpull va bene e non è un problema, anzi per le KT88 va meglio che a pentodo. Il problema dell’ultrlineare è se lo vuoi fare in single ended, in quel caso la valvola lavora con le 2 semionde fortemente assimmetriche. Per capire se un trasformatore è in corto bisognerebbe iniettare segnale sul suo primario e vedere se sul secondario esce pulito o con delle distorsioni, con un tester non lo puoi capire. Di certo però un trasformatore con un pezzo di avvolgimento in corto emetterebbe pernacchioni e non solo un leggero rumorino…

  • Buon giorno,

    come prima cosa La ringrazio per la spiegazione, ne faro’ tesoro.
    Ho una domanda, ho riparato un amplificatore in Kit di nuova Elettronica (LX1113).
    Monta 2 KT88 in configurazione Push-Pull ultralineare (grazie a lei ora so’ cosa significa).
    Dopo aver riportato in vita detto amplificatore, piste bruciate e resistenze di griglia schermo esplose, sostituite due ECC82, una KT88 ed effettuate le tarature della corrente di bias mi sono accorto che un canale aveva un leggero ronzio (16 mVpp), indagando ho scoperto che l’avvolgimentio dell’ultralineare di una sola KT88 (quella che era in cortocircuito fra catodo e griglia schermo) risulta con caratteristiche alterate (gli altri avvolgimenti sono perfetti ).
    L’amplificatore sembra funzionare ma non vorrei che questa condizione porti ad un nuovo disastro. Quali rischi si corrono a lasciarlo cosi’?
    Cosa mi consiglia di fare? e’ indispensabile la sostituzione del trasformatore di cui sopra?
    E’ la mia prima riparazione su un valvolare.

    Cordialmente
    Antonio

  • Come ho scritto sull’articolo a mio parere l’uso di ultralineare in configurazione SE non porta nessun vantaggio ma solo maggiore distorsione, basta che guardi le curve di esempio della KT88 sull’articolo, come puoi vedere è assimetrica,, la distanza tra le varie linee inizialmente è più larga che verso la fine, in SE non è lineare. L’UL è nato per essere usato nei pushpull dove diventa vantaggioso usarlo, se con la 6V6 triodo ottieni 3 watt con l’UL ne hai forse 3,2?! ma distorce molto di più! non ha senso, fallo andare a triodo, oppure se vuoi più potenza a pentodo. Poi fai quello che vuoi, ma io non lo farei. Posso segnalarti questo progetto https://www.sb-lab.eu/sb-varuna-phono-single-ended-6v6gt/ , di cui potrei rendere disponibile lo schema come premium, posso fornirti il set di trasformatori per realizzarlo o per realizzare quello che hai trovato su internet, ho visto lo schema è molto semplice e va bene per cominciare, oltre alla 12AU7/ecc82 potresti usare anche altre valvole simili e anche la poco conosciuta e snobbata ECC84 che è antesignana della ECC88, ha un mu di poco superiore alla ecc82 (24 invece di 22) ma la pendenza della curve è molto inferiore (ha una resistenza interna che è quasi la metà di quella della ECC82!), potrei anche suggerirti qualche modifica come ad esempio un feedback disattivabile o variabile così puoi sentire la differenza ad orecchio e formare una tua preferenza invece di dar solo credito ai soliti guru.

  • Ciao ho letto con interesse tutta la trattazione e siccome mi stò accingendo anche io alla costruzione di un single end (modesto in potenza e senza tante pretese essendo il mio primo…) con finali 2x 6V6 pilotate da 1/2 triodo ecc82 per canale, vorrei chiedere un parere.
    Lo schema che ho trovato in rete e che mi è piaciuto è realizzato con TU a presa intermedia. Cito il modello per chiarezza: 6V6 Marblewood.
    Dovendo approvvigionarmi dei 2 TU, mi domando se un TU ultralineare non è sufficiente, anche in considerazione del fatto che ho visto altri schema dove la tensione di graglia schermo viene prelevata dalla tensione anodica tramite una resistenza.
    Ringrazio e attendo un parere

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Preamplificatore VTPA The Last “Aloia” – Riparazione

L’audio è una passione che accomuna molti di noi, un mondo di suoni e dettagli che ci affascina e ci coinvolge in un’esperienza unica. In questo mondo, ci sono dispositivi e progettisti che hanno contribuito in modo significativo a plasmare il suono che amiamo. Uno di questi nomi di riferimento è Bartolomeo Aloia, un ingegnere che ha dato vita a dispositivi audio affascinanti e che è oggetto di grande ammirazione da parte degli appassionati.

Mi è stato affidato il compito di riparare il VTPA The Last, accompagnato dal suo imponente e massiccio alimentatore, a causa di un canale muto e di problemi insoliti nell’altro canale…

I problemi erano abbastanza modesti, un canale presentava una 6SN7 con un triodo completamente morto mentre un timer dell’altro canale continuava ad agganciare e sganciare, problemi entrambi risolti.

Ma veniamo a qualche curiosità didattica vedendo qualcosa agli strumenti. Entrando nella sezione di linea, ingresso CD del preamplificatore non si nota niente di particolare, posto i grafici solo per i curiosi.

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Trasformare un vecchio amplificatore a transistor in un versatile set di misurazione.

Nel mondo della tecnologia, l’avanzamento rapido e continuo porta spesso alla sostituzione di vecchi dispositivi con quelli più moderni e sofisticati. Spesso, questi vecchi dispositivi finiscono abbandonati in cantina o in un angolo polveroso, dimenticati e destinati a diventare solo un ricordo di un’epoca passata. Ma cosa succederebbe se potessimo dare nuova vita a questi oggetti dimenticati, riutilizzandoli in modo creativo e funzionale?

In questo articolo, esploreremo un modo intrigante per trasformare un vecchio amplificatore a transistor, che ormai non viene più utilizzato, in un elemento generatore di potenza con un nuovo scopo. Sfruttando le potenzialità di questo amplificatore rianimato e abbinandolo a un generatore di funzioni, un oscilloscopio o altri strumenti computerizzati più complessi, saremo in grado di tracciare la risposta in frequenza di traslatori di impedenza e filtri passivi, compresi i filtri di crossover.

Questa soluzione ci permetterà di ottenere risultati precisi e affidabili nella caratterizzazione e nell’analisi di tali dispositivi. Non solo daremo nuova vita a un vecchio amplificatore trascurato, ma utilizzeremo la sua potenza rinnovata per esplorare le complesse proprietà dei traslatori di impedenza e dei filtri, aprendo nuove prospettive per gli appassionati di elettronica e audiofili.

A novembre 2022 in aria pre netalizia scrivevo la prima versione di questo articolo che si intitolava “Come trasformare un’albero di natale in un set di misura per crossover e altro” e che oggi vado ad aggiornare.

Ci sono moltissimi di questi amplificatori a transistor degli anni ’90, spesso disponibili a prezzi molto convenienti su Internet e nei mercatini dell’usato. Personalmente, ho acquistato questo per 50€. Li definisco “Alberi di Natale” perché, come molte altre cose audio a basso costo dell’era moderna, vengono spesso esposti nei supermercati, dove la clientela tipica non è composta da audiofili. Questi amplificatori si basano principalmente sull’attrattiva per l’acquirente medio data dal numero di luci colorate che lampeggiano inutilmente su grandi display, attirando i clienti come falene. Per ciò che volevo realizzare, era perfetto: una macchinetta da battaglia che non mi importava di danneggiare o distruggere.

L’obiettivo principale è ottenere misure precise dei filtri crossover e dei traslatori di impedenza utilizzando un set di misura a banco. Per questo, è necessario non solo disporre degli strumenti di misura adeguati, ma anche di un amplificatore a stato solido in grado di fornire la potenza necessaria all’oggetto sotto test. La qualità sonora dell’amplificatore non è fondamentale, l’importante è che sia in grado di erogare una certa potenza.

La prima sfida da affrontare era disattivare tutti gli effetti psichedelici, le equalizzazioni e altre manipolazioni audio presenti nell’albero di Natale. A tal fine, ho adottato un approccio deciso. Seguendo lo schema elettrico, ho interrotto il percorso audio poco prima del driver, ovvero il chip finale responsabile della potenza dell’amplificatore. Questa modifica ha consentito di eliminare definitivamente tutti gli effetti indesiderati e garantire una riproduzione audio pulita e neutra per le misure.

Seguendo a ritroso le connessioni sono risalito allo stadio driver…

Ho proceduto scollegando le resistenze cerchiate da 3k3 sul lato dell’opamp. A partire da quel punto, ho collegato due fili che sono stati poi connessi a due connettori RCA di ingresso. Prima di effettuare tali collegamenti, ho isolato preventivamente gli ingressi dal resto del circuito. Questa configurazione mi ha permesso di disattivare completamente tutti gli ingressi e di bypassare ogni tipo di equalizzazione ed effetto psichedelico introdotto dall’apparecchio. In pratica, sono riuscito ad iniettare il mio segnale direttamente nello stadio di uscita dell’amplificatore, ottenendo così un percorso del segnale pulito e privo di distorsioni indesiderate.

Ora sono in grado di utilizzare i due canali in modo indipendente o di iniettare un segnale bilanciato anche a ponte. Tuttavia, per utilizzare l’amplificatore a ponte, dovrò effettuare ulteriori modifiche. Attualmente, se si collega un carico tra i due positivi, si possono verificare oscillazioni indesiderate. Pertanto, sarà necessario intervenire sulla rete di feedback negativo (NFB) per evitare questo problema.

Fatte queste modifiche ho misurato la risposta in frequenza del finale su un carico resistivo da 8ohm.

La risposta in basso me la aspettavo meglio in ogni modo l’andamento della risposta dell’amplificatore non modificherà i risultati delle misure e ora vi spiego perchè: Per l’acquisizione dei grafici di banda passante uso un’oscilloscopio digitale a 2 canali con generatore di funzioni digitale integrato (chiamato DDS). Durante la misura della banda passante il DDS emette uno sweep di frequenza la prima sonda va collegata all’ingresso dell’oggetto in misura, mentre la seconda sonda va collegata all’uscita dell’oggetto in misura, ipotizziamo che io debba misurare un trasformatore traslatore di impedenza (anche chiamato transmission line), la connessione sarà questa:

Da sinistra a destra: abbiamo il segnale di sweep generato dal DDS che entra nell’amplificatore che pompa potenza nel traslatore TR che a sua volta si interfaccia con un carico resistivo con il simbolo della resistenza. Le 2 sonde S1 e S2 sono collegate all’ingresso e all’uscita di TR, il grafico che risulterà sarà calcolato per differenza tra S1 e S1 e quindi risulterà la sola risposta in frequenza di TR e non avrà importanza quale sia la risposta in frequenza dell’amplificatore basta solo che questo dia fuori qualcosa. Al posto di TR ci potrebbe essere ad esempio un filtro di crossover di una cassa e con questo sistema potremo effettuare varie misure anche sui crossover.

Piccola aggiunta: Il morsetto negativo degli altoparlanti dell’Albero di Natale non appare direttamente collegato a massa secondo lo schema, si vedono delle resistenze anche se di piccolo valore, connettendo il DDS all’ingresso (massa verso massa) e la massa delle sonde al negativo dell’altoparlante si provocherebbe un cortocircuito. Tengo a precisare che Albero di Natale nasce senza messa a terra e questo è di aiuto. Per evitare di mandare in corto l’amplificatore attraverso l’anello che si formerebbe tra la massa del DSS e la massa delle sonde ho realizzato un piccolo isolatore galvanico da porre in mezzo tra DDS e Amplificatore.

Questo non è che altro che un trasformatore di isolamento audio con rapporto spire 1:1 da 600ohm primari e 600 secondari (oppure 300+300 secondari), avvolto in bifilare. Il secondario l’ho realizzato con presa centrale in modo da poterlo usare anche per generare un segnale bilanciato per far funzionare l’amplificatore a ponte (non appena avrò risolto il problema che innesca). La risposta in frequenza si estendeva fin’oltre i 300khz ho quindi aggiunto un condesatore da 4700pico in parallelo al secondario per tagliarlo un pò, vediamo la sua risposta in frequenza:

Chi fosse interessato a un’esemplare di questo trasformatore può chiedermelo. 

Vediamo ora il test di un traslatore di impedenza con questo set di misura

Mi è stato chiesto di prototipare dei traslatori di impedenza da 100Watt, 16ohm ingresso e 2ohm uscita per poter accoppiare dei subwoofer da 2ohm ad un’amplificatore a stato solido che vorrebbe vederne possibilmente 16 e non può pilotare un carico da 2ohm senza guastarsi. Ho avvolto il campione e l’ho testato con il set di misura appena presentato.

E questa è al risposta in frequenza del traslatore…

Quadra a 1khz

Il set di misura funziona perfettamente, spero quindi di aver dato qualche idea di riclico a qualche lettore che potrebbe avere in cantina uno di questi vecchi amplificatori plasticosi e non sa cosa farsene. L’amplificatore che ho usato io è un AIWA MX-Z3100M, gli schemi completi di questo aiwa li potete scaricare cliccando qui di seguito: MX-Z3100M_LH.pdf


E ora, un piccolo aggiornamento di questo articolo. Poco dopo aver pubblicato l’articolo alla fine del 2022, ho ricevuto un messaggio su WhatsApp da “Max.AV.Mezzomatto”. Mi ha informato che se avesse saputo che avevo bisogno di fare questo tipo di misure, aveva a disposizione dei vecchi amplificatori a transistor di migliore qualità rispetto a quelli che io chiamo “Alberi di Natale”. Questi amplificatori più seri possono essere utilizzati in configurazione a ponte senza rischi di malfunzionamenti e offrono una risposta in frequenza molto migliore grazie a un design pulito e semplice.

È importante riconoscere che esistono amplificatori a transistor di migliore fattura e prestazioni superiori. “Max.AV.Mezzomatto” (che ringrazio) ha gentilmente deciso di regalarmi un vecchio amplificatore Konig a RACK, che mi ha spedito per permettermi di utilizzarlo nei miei progetti.

Nella foto sopra è mostrato il Konig AMP 2004, come si può notare dalla figura sottostante, la sua circuitazione è essenziale e minimale. Non ci sono luci colorate lampeggianti o filtri, ma solo un amplificatore di potenza puro, privo di elementi superflui che potrebbero interferire con il segnale. Questo tipo di amplificatore è ideale per essere utilizzato all’interno di un set di misura, poiché non richiede modifiche per adattarsi a tale scopo. Senza dubbio, un amplificatore di questo genere è preferibile rispetto a qualsiasi “Albero di Natale”.

Dopo una bella pulita con compressore e spray disossidante e pronto ad essere usato!

Ho dato una misurata alla sua risposta in frequenza, di tutt’altro livello rispetto il precedente aiwa, praticamente una linea piatta fino a circa 100k, anche la risposta in fase è migliore.

In queste ultime foto mentre lo uso per la misura di un traslatore di impedenza di cui parlerò a breve in un’altro articolo.

Per il momento, ho riposto l’Aiwa in soffitta come riserva. Alla fine, non fa molta differenza misurare con quello o con questo amplificatore, ma sicuramente il Konig è migliore. Ha boccole per gli altoparlanti a banana che offrono la possibilità di utilizzare anche il filo spellato, a differenza delle orribili boccole con pulsanti che rischiano di causare cortocircuiti o rompersi. Inoltre, il Konig dispone di ingresso ai 2 canali sia con jack mono che con connettori RCA, il che è molto comodo per interfacciarsi con il generatore di funzioni o con lo splitter 600.

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