Prova Valvole Mercury 1100A – Riparazione con piccolo Upgrade

Questo è un piccolo prova valvole americano, di cui riporto sotto lo schema:

Clicca qui per scaricare lo schema come PDF

Il prova valvole essendo americano è a 110volt, però accidentalmente è stato alimentato a 230 e si è bruciato l’autotrasformatore che lo alimenta. L’ho smontato ma tale autotrasformatore era impregnato con resina molto dura e avrei dovuto lasciarlo in acetone per 1 settimana per riuscire ad aprilo col rischio poi che quando provavo a sbobinarlo dentro ci fosse filo molto sottile e abbrustolito che non si riusciva a svolgere anche perchè questa resina quando l’acetone evapora torna ad indurire. Visto che non mi sembrava una roba troppo difficile da rifare da zero ho deciso la via violenta di sezionare l’autotrasformatore solo per vedere la sezione del filo di rame con cui era fatto, anche perchè sapevo che l’avvolgimento al suo interno non sarebbe stato di una sola sezione ma con diverse seziona dal grosso al sottile partendo dalle basse tensione e salendo.

Eccolo qua, poi rompendo il durame con un cacciavite ho visto che c’erano 3 sezioni diverse di filo di rame e strappando i fili che uscivano ho potuto capire quali parti erano avvolte con quale sezione di rame. Poi però visto che c’ero ho pensato che poteva essere meglio fare un piccolo aggiornameto all’apparecchio che aveva problemi di sicurezza dovuti proprio all’uso di un auto trasformatore, infatti ad esempio basta vedere lo schema e sulla clip che va al cappuccio delle valvole che con il commutatore in una certa posizione va a essere direttamente collegato ad un capo della rete elettrica, e si potrebbe venire in contatto con la rete elettrica anche se non si fa attenzione nell’inserire certe valvole con i pin più lunghi (come le octal), o inserendo un’oggetto metallico nei fori degli zoccoli delle valvole (anche se uno che fa una cosa del genere apposta una bella scossa se la merita… lo state pensando anche voi haha) vedi schema:

(in rosso il percorso che poteva porre l’utente in contatto con la rete elettrica)

Quindi ho pensato di creare un trasformatore convenzionale con primario a 230volt che avesse un secondario che fornisse le stesse tensioni e avesse le stesse sezioni di filo dell’autotrasformatore di origine. Ho dovuto fare un pò di prove perchè un trasformatore normale risulta più grosso di un’auto-trasformatore con la stessa potenza, ho dovuto trovare il nucleo più grosso che si poteva alloggiare nel prova valvole e cercare di infilarci dentro gli avvolgimenti che servivano. Solo a scopo di riparare un’apparecchio vintage con pezzi vintage ho voluto riutilizzare un nucleo di un trasformatore d’epoca, un trasformatore d’uscita (per 6v6 credo) bruciato (proveniente da una magnadine dall’aspetto) che ho opportunamente svuotato e riavvolto con quello che mi serviva.

Nella foto successiva si può vedere il nuovo trasformatore e relativo cablaggio. Ho anche aggiunto un fusibile. L’unico inconveniente di questa modifica è che l’interrutore che accende il prova valvole si trova ora sul secondario, quindi si spegne il prova valvole ma il primario del trasformatore di alimentazione rimane alimentato, non volevo forare per aggiungere un’interruttore e deturpare l’aspetto esteriore, tanto basta saperlo e non lo si lascia con la spina attaccata.

Qualche valvola in prova…

Questa 6V6 ha un pò di GAS dentro…

Ho dovuto fare qualche test comparativo con un mio prova valvole triplett (sempre ad emissione come questo) per accorgerni che c’erano alcune resistenze troppo avariate all’interno perchè misurava quasi tutte le valvole molto basse anche su BAD quando erano perfettamente funzionanti. Ad esempio la 6K7 dell’ultima foto qui sotto era nuova di pacca tolta dalla scatola per l’occasione ma questo prova valvole ma segnava al 30/40%, mentre il mio la dava intorno all’72%. Nota che questi prova valvole non danno indicazioni attendibili sulla effettiva percentuale di esaurimento di una valvola (quella la potete avere solo con un prova valvole a transconduttanza), ed è per questo che posso segnare una valvola nuovissima comunque al di sotto del 100% o tra 2 apparecchi di diversa fattura possono apparire differenze di misura, infatti l’unica cosa che andrebbe considerata è “ROSSO ESAURITA” “VERDE BUONA” fine. La scala che presentano può essere presa solo come termine di paragone tra 2 valvole dello stesso tipo, ad esempio se provare due 6V6 e una misura qualche punto percentuale un più dell’altra può essere che sia più efficente, ma non sono strumenti affidabili per fare match e non vanno usati a questo scopo. Diciamo che sono tester piuttosto grezzi per fare test veloci “GO/NO GO” su valvole che vanno montate su apparecchi senza pretese di selezione del tubame inserito, quindi radio d’epoca e similari.

Io ad esempio ho un prova valvole ad emissione, un pò più grosso e completo di questo che uso per accertarmi giusto che le valvole che voglio usare non abbiano corti interni e non siano a zero, mi basta per le valvole che piazzo sui restauri vintage oppure per test preliminari di valvole più pregiate che andrò in un secondo momento a misurare seriamente sul tracciacurve computerizzato che è un gradino sopra anche dei prova valvole a trasconduttanza e permette match molto più precisi di essi. Il motivo di fare 2 passaggi è perchè il tracciacurve è sicuramente uno strumento delicato e potrebbe prenderla male se viene inserita una valvola con dei corti o del gas, quindi per una prima scrematura in fase di selezione di valvole per uso audio anche un tester semplice come questi ha la sua utilità.

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Una risposta a Prova Valvole Mercury 1100A – Riparazione con piccolo Upgrade

  • Un lavoro impeccabile da parte di Stefano Bianchini e la soddisfazione di riavere lo strumento perfettamente funzionante a 230V, senza più preoccuparsi di trasformatori di adattamento!

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Dedicato a chi non ha mai ascoltato un buon trasformatore !!!

Questo articolo è la naturale prosecuzione del precedente “Come nasce un trasformatore audio SB-LAB” che non è solo un’articolo divulgativo ma anche una risposta a certi troll che non sono in grado di distinguere un prodottino dozzinale da 2 soldi da un prodotto di qualità. Ho voluto perdere tempo a fare questa gara, quindi signori e signore ecco a voi SB-LAB “6K6PP34” VS “Mummietta”…

Un trasformatore che osa il troglofono e pesa 27kili contro un gioiello che pesa poco e si difende bene (forse)… Lo avrete capito che in questo articolo parlerò delle dimensioni di un trasformatore, contano? non contano? Si perchè questi 2 trasformatori messi a confronto teoricamente sono entrabe da 6600ohm, dichiarati per 25watt, per farci un bel pushpull di EL34. Perchè secondo qualcuno la maggioranza di chi produce trasformatori in italia (quindi anche io) usa lamierini pessimi ottenuti dalla fusione di rottami metallici, mentre qualche eletto usa materiali sopraffini  e puri estratti direttamente dalla terra. Quindi sempre secondo qualcuno chi usa questi lamierini di qualità superiore può ottenere un risultato migliore con un nucleo più piccolo e più leggero. In ultimo chi si fa pagare poco (perchè è una fabbrica e ti vende qualcosa che vale poco) è onesto, chi si fà pagare di più per un prodotto superiore viene coperto di fango. Quindi vediamo Munnietta andrà veramente meglio di 6K6PP34? Io non ho truccato nessun test perchè ho una moralità (cosa che a certi manca) e se fossi stato il perdente nei test piuttosto non pubblicavo niente.

Per pilotare i trasformatori in test ho usato il Tester per trasformatori PushPull 2.1 che guarda caso monta una coppia di EL34 polarizzate a 240volt di anodica e 70mA di corrente di bias, perchè ricordiamolo che nessuno strumento anche costosissimo simulerà mai la situazione reale di esercizio del trasformatore. Mentre come carico ho usato il mio wattmetro audio in modo da effettuare le misure alle stesse potenze.

Premessa: so già che qualche guru filosofo inizierà a dire non sono strumenti calibrati o certificati e blablablabla… Allora… se ho un metro che è 99centimetri, misurerà tutto con un errore di -1%, ma di certo non mi dirà che Sultan Kösen è più basso di He Pingping. 2 trasformatori, stesso set di misura, quindi poche balle. Pubblicherò anche il video dell’acquisizione del grafico di banda passante perchè sempre mi si accusa di usare photoshop per ritoccare i miei grafici…

Il fattore di smorzamento a 1watt zero feedback per tutti e 2 si attesta a un valore di 0,2, ma il pilotaggio è effettuato da pentodi a pentodo, con una Ri altissima di 15k delle EL34 e il rapporto di trasformazione dei 2 trasformatori è uguale quindi questo parametro in questo caso è irrilevante. Faccio comunque notare che lo smorzamento va misurato a 1 watt o comunque ad una potenza che sia molto al di sotto della massima fattibile dal circuito. Diversamente, se si fà come qualche somaro da corsa e si misura lo smorzamento alla massima potenza si sfalsa completamente il risultato perchè nel momento che viene staccato il carico dall’uscita dell’amplificatore questo non riesce ad aumentare oltre la tensionsione di uscita in quanto è in saturazione, quindi si ottiene una misurazione ottimistica molto migliore di quella reale.

Banda passate di Mummietta misurata a 6,5watt su carico da 8ohm – Zero Feedback

In poche parole circa 25hz/55khz -1dB, prendendo come zero “1khz” l’attenuazione in basso si pareggia a 600Hz… Fin quà sembra andare bene a parte un’accenno di risonanza da 30khz che sarebbe meglio non ci fosse… Vediamo la forma della sinusoide a 20hz 5watt…

Hoo Hoo cosa vedono i miei occhi saturazione a 5watt !… E niente per me tutto si poteva concludere qui, ma per i lettori proseguo…

Quadra a 100Hz

Passiamo adesso al mio trasformatore da 27kili (non pesa 27kili per davvero). Iniziamo con la banda passante, sempre 6,5watt, sempre su carico da 8ohm…

In poche parole -0,6db a 9Hz e -1dB a 40khz, sempre a 6,5watt. Prendendo 1khz come zero la frequenze inferiori si pareggiano a 90Hz (non 600) mha andiamo a vedere la forma d’onda della sinusoide a 20hz…

Umm… potrei scendere di frequenza fino a vedere la brutta distorsione da saturazione anche sul 6K6PP34… Proviamo…

Ecco qua il trasformatore SB-LAB distorce a 5Hz come mummietta distorce a 20Hz … Sempre 5 watt. Sotto la quadra a 100Hz per completezza…

Conclusione

Per una semplice regola il nucleo di un trasformatore dimezza la sua risposta in basso al raddoppio della potenza, questo significa che il trasformatore 6K6PP34 avrà quella brutta e inaccettabile distorsione a 5Hz 5watt, 10Hz 10watt, 20Hz 20watt, 40Hz 40watt. Mentre Mummietta distorce a 20Hz 5watt, 40Hz 10watt, 80Hz 20watt. Facendo la cosa inversa Mummietta potrebbe presentare una distorsione pari a 6K6PP34 che eroga 5watt ma alla potenza di 1,25watt. Il trasformatore SB-LAB è correttamente dimensionato, mentre mummietta è un pezzo di ferro inutile che non puoi usare profiquamente nemmeno per un pushpull di 6V6 o di PCL82 perchè pure la sua impedenza nominale non è ottimale per queste piccole valvole che vogliono impedenze di 8/10kohm, sempre ovviamente che non ci si accontenti di un misero risultato da distorsofono con i bassi che fanno schifo. Sottodimensionati anche per gli standard del 1950. Mummietta non vale nemmeno i 40€ che chiedono per comprarlo e andrebbe gettato nel secchio del ferro vecchio. Per altro il test effettuato con il tu tester V2.1 non spinge nemmeno i trasformatori in potenza e non c’è controreazione nel circuito, perchè in quel caso potrebbero emergere ancora un sacco di problematiche riguardanti quella risonanza di mummietta, alla densità di corrente decisamente alta con cui lavora, alle rotazioni di fase e chissà a cos’altro. La capacità parassita dei 2 trasformatori è circa uguale, quella di mummietta è solo appena inferiore, ma viste la dimensioni potrebbe essere meno di un terzo, segno che sono stati usati materiali da trasformatore di alimentazione e non è costruito come dovrebbe essere costruito un trasformatore d’uscita. L’ho aperto e praticamente non esiste sezionamento, 2 semiprimari con 1 secondario nel mezzo e basta. Il punto della questione è che per costruire un’amplificatore a valvole bisogna spendere in tutti i componenti, richiede lavoro per la sua costruzione e se alla fine andate a risparmiare sul componente più importante, per avere un risultato mediocre, state buttando via soldi. I barboni non dovrebbero criticare chi cerca il massimo, nel campo HiFi superato un certo punto per piccoli miglioramenti sono necessari grandi sforzi.

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2 risposte a Dedicato a chi non ha mai ascoltato un buon trasformatore !!!

  • già pubblicate misure, tamura 300b, trasformatori saturi in basso per mascherare le carenze di un circuito zero feedback… se non riesci a controllare i bassi tirali via. L’importante è che poi al cliente gli dici che ci sono e li fa bene ed è fedele naturale hifi, guai a dire che distorci… (il marketing conta più del prodotto) ma un trasformatore che taglia da 100hz in giù è solo un fermaporta.

  • Ci sono anche quelli che criticano i trafo SB-Lab per il loro costo, salvo poi spendere migliaia di euro per i tamura, tango e mazurka vari che sarei proprio curioso di vedere alle misure…

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Cablaggio in aria VS Circuito stampato, quale è meglio ?

Desidero smentire alcuni preconcetti diffusi nel mondo degli audiofili riguardo al cablaggio in aria o “point to point”, spesso considerato come il metodo migliore per ottenere un suono superiore. La realtà, tuttavia, è che le differenze tra un amplificatore cablato in aria e uno montato su circuito stampato non sono necessariamente quelle che molti si aspettano. È importante analizzare criticamente i vantaggi e gli svantaggi di entrambi i metodi, poiché la letteratura sull’autocostruzione audiofila spesso si limita ad idealizzazioni superficiali, come “suona meglio” o “suona peggio”.

Il cablaggio in aria, o “point to point”, è un metodo tradizionale di assemblaggio dei componenti e dei collegamenti elettrici di un amplificatore. Questo approccio coinvolge il collegamento diretto dei componenti utilizzando fili e saldature senza l’uso di un circuito stampato. Molti sostenitori di questo metodo ritengono che il cablaggio in aria offra una maggiore purezza del segnale, riduca le interferenze e permetta una maggiore personalizzazione dell’amplificatore.

D’altro canto, il montaggio su circuito stampato è diventato lo standard nell’industria elettronica per molti motivi validi. I circuiti stampati consentono una maggiore precisione nella disposizione dei componenti e dei collegamenti, riducendo potenzialmente il rumore e l’interferenza. Inoltre, semplificano il processo di produzione in serie, riducendo i costi e migliorando l’affidabilità. È importante notare che entrambi i metodi hanno vantaggi e svantaggi specifici. Il cablaggio in aria può offrire una maggiore flessibilità e possibilità di personalizzazione, consentendo modifiche e aggiunte più facili. Tuttavia, richiede una maggiore attenzione e precisione nella realizzazione, e può essere più soggetto a problemi di contatti instabili o interferenze elettromagnetiche. D’altro canto, il montaggio su circuito stampato offre una maggiore ripetibilità e una migliore gestione termica grazie alla progettazione ottimizzata dei percorsi dei segnali. Inoltre, riduce la possibilità di errori umani nella fase di assemblaggio. Tuttavia, può limitare la flessibilità e la personalizzazione dell’amplificatore, rendendo le modifiche più complesse.

Partendo dalle origini dell’elettronica, il cablaggio in aria è un metodo di assemblaggio che ha radici molto antiche. Nei primi tempi dell’elettronica, i componenti che compongono il circuito venivano fissati manualmente a un telaio o a delle morsettiere, e le connessioni elettriche venivano realizzate tramite fili saldati uno per uno. Questo approccio è ampiamente visibile nelle radio d’epoca e in molti altri dispositivi dell’epoca.

Il cablaggio in aria ha avuto successo perché era una soluzione pratica ed efficace per realizzare i circuiti elettronici di quei tempi. La mancanza di tecnologie più avanzate, come i circuiti stampati, ha reso il cablaggio in aria il metodo dominante per l’assemblaggio dei componenti e dei collegamenti.

Le radio d’epoca rappresentano un esempio emblematico di come il cablaggio in aria veniva utilizzato ampiamente. I componenti, come le valvole termoioniche, i condensatori e le resistenze, venivano montati su un telaio o su una struttura solida. Le connessioni tra i componenti venivano realizzate tramite fili isolati, che venivano manualmente saldati ai terminali dei componenti e interconnessi tra loro per formare il circuito completo.

Questo metodo di cablaggio offriva una grande flessibilità e la possibilità di personalizzazione. Era relativamente semplice apportare modifiche al circuito o sostituire componenti difettosi. Tuttavia, con l’avanzare della tecnologia elettronica, l’introduzione dei circuiti stampati ha gradualmente sostituito il cablaggio in aria come metodo predominante di assemblaggio. I circuiti stampati offrono una maggiore precisione nella disposizione dei componenti, riducono le interferenze elettromagnetiche, semplificano la produzione in serie e consentono un’ottimizzazione dei percorsi dei segnali. Nonostante ciò, il cablaggio in aria ha ancora il suo fascino e viene utilizzato in contesti specifici, come nell’autocostruzione di amplificatori o strumenti musicali vintage, dove si cerca di replicare l’estetica e la sonorità dell’elettronica classica.

Costruire un circuito utilizzando il metodo del cablaggio in aria richiede un impegno significativo in termini di abilità e tempo. È un processo che richiede precisione e attenzione ai dettagli. Inoltre, diventa particolarmente difficile quando si deve replicare lo stesso circuito su più apparecchi in modo perfettamente identico. Durante un certo periodo storico, il cablaggio in aria rappresentava l’unico modo disponibile per costruire qualsiasi tipo di apparecchio elettronico.

È interessante notare che i circuiti stampati, come li conosciamo oggi, hanno fatto la loro comparsa durante la Seconda Guerra Mondiale. Furono utilizzati per la realizzazione di dispositivi come gli inneschi di prossimità dei proiettili di artiglieria. Inizialmente, questa tecnologia era principalmente impiegata a scopi militari o in applicazioni che richiedevano una costruzione estremamente precisa, come i primi computer.

I circuiti stampati consentivano di ottenere una disposizione ordinata dei componenti e delle tracce conduttive su un unico supporto, spesso realizzato in materiali isolanti come la bachelite. Questo permetteva una maggiore affidabilità e una riduzione delle interferenze elettromagnetiche. Con il tempo, questa tecnologia si è evoluta, diventando uno standard nell’industria elettronica grazie ai numerosi vantaggi che offriva.

Tuttavia, il cablaggio in aria conserva ancora il suo valore e la sua importanza in alcuni ambiti specifici. L’autocostruzione di amplificatori e strumenti musicali vintage, ad esempio, spesso sfrutta il cablaggio in aria per replicare l’estetica dell’elettronica classica. In questi casi, la scelta del cablaggio in aria può essere dettata da considerazioni estetiche e storiche.

In conclusione, sebbene il cablaggio in aria richieda un maggiore impegno e tempo rispetto ai circuiti stampati, rappresenta comunque una pratica di grande rilevanza storica nell’evoluzione dell’elettronica. I circuiti stampati hanno progressivamente preso il sopravvento grazie alla loro precisione, ripetibilità e alle numerose applicazioni pratiche che offrono.

Il vantaggio principale dell’utilizzo dei circuiti stampati (PCB) è la facilità di replicare molti pezzi identici in modo efficiente e veloce. Questo è particolarmente vantaggioso quando si desidera produrre in serie apparecchiature elettroniche, poiché consente di ottenere una coerenza e una ripetibilità elevate nella produzione. Invece di dover leggere lo schema e cablare manualmente ogni connessione, gli operatori possono semplicemente inserire i componenti nella scheda e saldarli, riducendo notevolmente i tempi di assemblaggio.

Passando al mondo degli amplificatori audio a valvole, la scelta tra il cablaggio in aria e il PCB dipende da diversi fattori, tra cui il livello di personalizzazione desiderato, le competenze dell’assemblatore e l’estetica desiderata.

Il cablaggio in aria è spesso preferito dagli audiofili e dagli appassionati di amplificatori a valvole per diverse ragioni. Questo metodo consente una maggiore flessibilità nel posizionamento dei componenti, nel routing dei fili e nella scelta dei materiali utilizzati. Il cablaggio in aria offre anche la possibilità di apportare facilmente modifiche, aggiunte o personalizzazioni al circuito.

D’altra parte, l’uso di PCB per l’assemblaggio degli amplificatori a valvole offre diversi vantaggi pratici. Il PCB consente di realizzare in modo più efficiente e preciso le connessioni tra i componenti, riducendo il rischio di errori umani e garantendo una maggiore affidabilità e ripetibilità. Inoltre, il PCB offre una migliore gestione del segnale, riducendo le interferenze elettromagnetiche e migliorando la qualità audio complessiva.

La scelta tra cablaggio in aria e PCB dipenderà quindi dalle preferenze personali, dalle competenze di assemblaggio, dalla disponibilità di risorse e dall’obiettivo finale dell’amplificatore a valvole. Alcuni appassionati preferiscono ancora il cablaggio in aria per l’estetica vintage, mentre altri potrebbero optare per i PCB per motivi di efficienza e riproducibilità. È importante valutare attentamente i compromessi tra i due metodi e fare una scelta consapevole in base alle proprie esigenze e preferenze specifiche.

Partendo dal punto di vista pratico, il cablaggio in aria è sicuramente consigliato per pezzi unici, test ed esperimenti iniziali. Uno dei suoi vantaggi principali è la flessibilità che offre durante la fase di sviluppo di un progetto. Se qualcosa non funziona correttamente, è sempre possibile apportare modifiche, implementazioni, correzioni e migliorie al circuito in modo rapido ed efficiente. Questo permette di iterare rapidamente fino a raggiungere il risultato desiderato.

Un altro vantaggio del cablaggio in aria è la facilità con cui è possibile effettuare modifiche anche dopo aver terminato il progetto iniziale. Se si desidera apportare ulteriori modifiche o aggiornamenti al circuito, è sufficiente rimuovere e sostituire i componenti interessati, senza dover ripensare completamente al layout del PCB.

Tuttavia, c’è un rovescio della medaglia quando si tratta di replicare il progetto in più esemplari. Se si desidera assemblare più copie identiche utilizzando il cablaggio in aria, sarà necessario dedicare molto tempo e sforzo. Il processo di cablaggio manuale richiederà molte ore o addirittura intere giornate per completare ciascun esemplare. Questo può essere problematico se si desidera produrre in serie l’amplificatore o se si ha la necessità di una produzione efficiente.

Inoltre, il cablaggio in aria può diventare scomodo o addirittura impossibile da praticare con componenti molto piccoli. Quando si lavora con componenti discreti di grandi dimensioni, il cablaggio in aria può essere relativamente semplice da eseguire. Tuttavia, con l’avvento di componenti sempre più miniaturizzati, come chip integrati o condensatori SMD, il cablaggio in aria può diventare complesso, inefficiente e potenzialmente impossibile da realizzare.

Pertanto, nella scelta del metodo di cablaggio per gli amplificatori a valvole, è importante considerare attentamente le esigenze specifiche del progetto. Il cablaggio in aria rimane una buona opzione per esperimenti, prototipi e progetti unici che richiedono flessibilità e la possibilità di apportare facilmente modifiche. Tuttavia, se si prevede la produzione in serie o si lavora con componenti molto piccoli, l’utilizzo di PCB potrebbe essere la scelta più efficiente e praticabile.

Dal lato opposto abbiamo il circuito stampato (PCB), che presenta vantaggi e svantaggi diversi rispetto al cablaggio in aria. Uno dei principali vantaggi del PCB è la sua capacità di semplificare la produzione in serie. Una volta che il progetto del PCB è stato realizzato e testato, è possibile replicare facilmente lo stesso circuito su più schede PCB in modo efficiente e preciso. A differenza del cablaggio in aria, che richiede molte ore di lavoro manuale per ciascun esemplare, l’assemblaggio su PCB può ridurre drasticamente il tempo di montaggio a meno di mezz’ora per ogni apparecchio.

Inoltre, il PCB si presta bene ad accogliere componenti di piccole dimensioni. Questo permette una maggiore densità di componenti sul circuito, consentendo un design più compatto e l’ottimizzazione dello spazio. Inoltre, la precisione e la ripetibilità del processo di produzione su PCB riducono il rischio di errori di assemblaggio e garantiscono una maggiore affidabilità e coerenza tra le diverse unità prodotte.

Tuttavia, uno dei principali svantaggi del PCB è la sua limitata flessibilità per apportare modifiche al circuito una volta che il PCB è stato progettato e prodotto. Le modifiche sostanziali al circuito possono richiedere la progettazione di un nuovo PCB, rendendo necessario dedicare ulteriore tempo e risorse per apportare le modifiche desiderate. Pertanto, è importante avere una buona pianificazione e collaudare accuratamente lo schema prima di procedere con la progettazione del PCB per evitare costosi ritardi e revisioni.

In conclusione, il PCB offre numerosi vantaggi, come la produzione efficiente in serie e la possibilità di ospitare componenti di piccole dimensioni. Tuttavia, la sua limitata flessibilità per apportare modifiche sostanziali richiede una progettazione accurata e una pianificazione adeguata. La scelta tra cablaggio in aria e PCB dipenderà dalle esigenze specifiche del progetto, bilanciando i vantaggi della flessibilità del cablaggio in aria con l’efficienza e la riproducibilità del PCB.

Il circuito stampato può essere considerato come l’ultimo passo del processo creativo per la realizzazione di un apparecchio audio di alta qualità. Dopo l’ideazione e la fase di progettazione, che può includere il cablaggio in aria per test e messa a punto, il passaggio al circuito stampato rappresenta una fase cruciale per la produzione.

Dopo aver svolto tutti i test necessari e aver raggiunto il risultato desiderato con il cablaggio in aria, il circuito può essere trascritto su un PCB. Questo processo richiede una fase di progettazione attentamente curata, che include il posizionamento dei componenti, la definizione delle tracce e la scelta dei materiali appropriati. Una volta che il PCB è stato realizzato, si può procedere all’assemblaggio delle schede con i componenti e alla saldatura.

L’utilizzo del circuito stampato offre numerosi vantaggi, come la ripetibilità, l’efficienza di produzione e la riduzione dei tempi di assemblaggio. Inoltre, consente di gestire in modo più preciso le caratteristiche del segnale elettrico, migliorando la qualità e l’affidabilità dell’apparecchio audio finale. In definitiva, il circuito stampato può essere considerato come una tappa fondamentale nel processo creativo di un apparecchio audio di alta qualità, in cui l’idea iniziale si trasforma in una solida realizzazione pronta per la produzione in serie.

Dal punto di vista sonoro, dobbiamo essere obiettivi e basarci sui principi fondamentali dell’elettronica e dei segnali elettrici. In teoria, non esiste alcun motivo intrinseco per cui un circuito cablato in aria dovrebbe suonare meglio di uno realizzato su circuito stampato, a condizione che entrambi siano implementati correttamente e rispettino gli stessi principi di progettazione.

Ciò che può influire sulle prestazioni sonore di un circuito sono principalmente le capacità distribuite e gli accoppiamenti parassiti tra i vari conduttori. Questi fattori possono influenzare negativamente sia il cablaggio in aria mal eseguito sia un PCB progettato in modo non ottimale. Pertanto, la chiave per ottenere prestazioni audio di alta qualità sta nell’abilità di chi realizza il cablaggio in aria o disegna il PCB, indipendentemente dal metodo scelto.

È importante sottolineare che la progettazione e l’implementazione accurata del circuito, insieme alla scelta dei componenti di qualità, sono fattori critici per ottenere prestazioni sonore ottimali, indipendentemente dal metodo di cablaggio utilizzato.

In conclusione, non possiamo generalizzare dicendo che uno specifico metodo di cablaggio, che sia in aria o su PCB, suonerà intrinsecamente meglio dell’altro. Le prestazioni sonore dipendono dalla corretta progettazione e implementazione del circuito, indipendentemente dal metodo utilizzato. È fondamentale considerare la competenza e l’abilità di chi realizza il cablaggio in aria o disegna il PCB per ottenere il massimo dalle potenzialità del circuito.

Gli amplificatori cablati in aria possono avere un valore aggiunto per alcune persone, ma è importante sottolineare che questo valore aggiunto è spesso soggettivo e non necessariamente correlato alle prestazioni sonore effettive.

Per alcuni appassionati di audio, l’aspetto artigianale e la cura artigianale del cablaggio in aria possono rappresentare un valore estetico e sentimentale. L’idea di un prodotto realizzato a questo modo può suscitare un senso di apprezzamento e soddisfazione personale. Tuttavia, dal punto di vista delle prestazioni sonore oggettive, non esiste un vantaggio intrinseco nel cablaggio in aria rispetto al circuito stampato ben progettato e realizzato.

Pertanto, la scelta tra un amplificatore cablato in aria e uno su PCB dipende dalle preferenze personali e dal valore che si attribuisce all’aspetto artigianale rispetto alla convenienza economica. È importante riconoscere che l’idea che un apparecchio cablato in aria suoni necessariamente meglio è spesso una concezione distorta e irreale. L’effettiva qualità del suono dipende dalla progettazione accurata del circuito e dall’implementazione corretta, indipendentemente dal metodo di cablaggio utilizzato.

I prodotti che stai iniziando a vendere oggi, basati su circuiti stampati, sono il risultato di una fase di sviluppo che ha avuto origine da cablaggi in aria o prototipi su tavolacci di legno. Quello che conta davvero è la qualità del circuito e la corretta progettazione del PCB. Se questi elementi sono ben realizzati, il risultato sonoro non sarà inferiore a un apparecchio cablato in aria.

È importante comprendere che alcune affermazioni o sponsorizzazioni che promuovono i prodotti come migliori perché cablati in aria potrebbero semplicemente cercare di sfruttare convinzioni errate o preconcetti delle persone. Come abbiamo già discusso, il metodo di cablaggio in aria non garantisce automaticamente prestazioni sonore superiori se confrontato con un circuito stampato ben progettato e realizzato.

Nel contesto dell’artigianato e della produzione di apparecchi audio, è importante sottolineare che la progettazione di un PCB richiede un impegno significativo in termini di tempo e attenzione ai dettagli. La scelta della disposizione dei componenti, la progettazione delle piste e la considerazione di fattori come l’isolamento, l’interferenza elettromagnetica e la dissipazione del calore sono tutti aspetti cruciali che richiedono ore di lavoro al computer per essere affrontati in modo adeguato.

Tuttavia, è importante sottolineare che l’utilizzo di un PCB in ambito artigianale non implica necessariamente la produzione di un prodotto di qualità inferiore. Anzi, la progettazione accurata del PCB consente un assemblaggio più rapido e preciso dell’apparecchio finale. Anche se il PCB è realizzato da una macchina, il montaggio finale dell’apparecchio è comunque effettuato a mano, curando attentamente ogni saldatura.

Qualche esempio di cablaggio in aria

Un mio cliente ha cablato per divertimento 2 amplificatori a valvole, gli unici della sua vita e questo della foto qui sotto è un suo montaggio in aria (eccellente montaggio). Articolo completo cliccando qui.

Purtroppo, su Internet si possono trovare persone che si vantano di produrre amplificatori cablati in aria con grande cura, ma spesso si scopre che l’interno di tali apparecchi è di scarsa qualità e poco professionale.

Quindi si vuole dire che questi 2 montaggi siano allo stesso livello? degli impresentabili ho già parlato. Il concetto è che lo stesso vale anche per ciò che è fatto su circuito stampato. Non si può dire che se un’apparecchio è cablato in aria vada meglio di uno che è su PCB e vice versa. Ma nemmeno dire (come ho sentito dire) che se anche costruiti perfettamente “quelli in aria hanno una marcia in più”, è assolutamente falso.

Nella foto qui sotto potete vedere il mio montaggio su PCB dell’amplificatore cuffie Nebula, passando dalla progettazione al prodotto reale.

In conclusione, è importante non farsi influenzare eccessivamente dalle promesse e dagli slogan dei venditori che esaltano gli amplificatori cablati in aria come la soluzione migliore per un suono superiore. La realtà è che il cablaggio in aria non garantisce un suono migliore in modo automatico. Al contrario, può rendere l’apparecchio più costoso, fragile e soggetto a guasti.

È fondamentale valutare attentamente le caratteristiche, la qualità costruttiva e le competenze del produttore quando si sceglie un amplificatore. Non lasciatevi abbagliare dalle dichiarazioni che esaltano esclusivamente il cablaggio in aria come un fattore determinante per una migliore esperienza sonora.

Prendete in considerazione tutti gli aspetti, compresa la progettazione, la qualità dei componenti, la cura nell’assemblaggio e la solidità generale dell’apparecchio. Solo in questo modo si può garantire un amplificatore di qualità, affidabile e in grado di offrire un’esperienza sonora eccellente. Non abbiate paura di valutare attentamente le opzioni disponibili e fare una scelta consapevole, basata su fatti e non solo su promesse pubblicitarie.

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