Il Fattore di Smorzamento nell’amplificazione audio

Un elemento fondamentale per la riproduzione del suono

Aggiornamento del 20 Maggio 2023

È con grande responsabilità che oggi presento un’aggiornamento di questo articolo, che ha l’obiettivo di apportare aggiornamenti importanti alla luce di recenti sviluppi nel settore dell’amplificazione audio. Sono venuti alla mia attenzione, grazie alla segnalazione di qualche mio cliente, alcuni video diffusi su YouTube da certi personaggi che hanno sollevato dubbi sulla veridicità e l’accuratezza delle informazioni presentate nei miei articoli. Mi preme sottolineare che il mio intento è sempre stato quello di fornire una trattazione imparziale e divulgativa sull’argomento dello smorzamento e della controreazione degli amplificatori audio, basata su dati e conoscenze attualmente disponibili.

Mi preme sottolineare che mentre alcuni venditori di amplificatori valvolari zerofeedback hanno cercato di smentire le teorie presentate nei miei articoli, è interessante notare che, paradossalmente, alcuni di loro hanno inavvertitamente confermato i concetti fondamentali che ho sempre esposto. Nel tentativo di dimostrare che il raggiungimento di un certo risultato desiderabile in termini di smorzamento sia possibile senza l’uso di controreazione, hanno presentato esempi di calcoli volutamente sbagliati al solo scopo di appoggiare le loro tesi secondo cui tutto si può ottenere senza controreazione. È importante sottolineare che fin dall’inizio io ho sempre sostenuto che l’utilizzo di un leggero tasso di controreazione è essenziale per raggiungere uno smorzamento minimo desiderabile negli amplificatori audio. È paradossale notare come alcuni dei venditori che hanno cercato maldestramente di contestare questa teoria, ammettano poi apertamente di utilizzare, nelle loro stesse produzioni, un lieve tasso di controreazione. Questo, di fatto, conferma l’importanza della controreazione come strumento fondamentale per garantire prestazioni audio ottimali.

Il fattore di smorzamento in breve

L’altoparlante, essendo un organo meccanico in movimento, è soggetto alla forza d’inerzia. Quando viene spinto in una direzione, ha la tendenza a continuare quel movimento anche quando la forza iniziale viene meno. Questo è dovuto alla presenza del foam che funziona come una sorta di sospensione o molla. Possiamo immaginare che l’altoparlante generi movimenti ondulatori che si attenuano gradualmente, riducendo un’oscillazione alla volta fino a esaurire l’energia. Questi movimenti sono chiamati onde smorzate. Inoltre, l’altoparlante ha una propria massa e reagisce in modo diverso alle diverse frequenze. Risponde in modo più evidente nei punti di risonanza e meno al di fuori di essi. Oltre alla massa dell’altoparlante, è influenzato anche dal litraggio della cassa, dalla massa d’aria in movimento e dalle risonanze che possono accentuare il problema. Nel complesso, questa combinazione di fattori contribuisce al fenomeno dello smorzamento negli altoparlanti. È importante comprendere come questi elementi interagiscano per ottenere una riproduzione audio di qualità e un controllo adeguato delle oscillazioni.

Il fattore di smorzamento rappresenta la capacità di un amplificatore di controllare il movimento del diffusore dell’altoparlante. Esso permette di frenare il diffusore quando risponde in modo eccessivamente pronunciato o cerca di andare oltre la sua inerzia. Allo stesso tempo, consente di spingere il diffusore con maggiore forza quando la sua risposta è troppo debole, cercando di farlo seguire fedelmente il segnale audio. Un elevato fattore di smorzamento indica una migliore capacità dell’amplificatore di mantenere sotto controllo il diffusore. Al contrario, un valore basso significa che il diffusore avrà una maggiore libertà di comportarsi in modo indipendente.

La soluzione sembrerebbe semplice: basta creare un amplificatore con un alto grado di smorzamento, cosa che viene meglio ai circuiti a stato solido. Tuttavia, per i sostenitori dei transistor e per nostra fortuna, amanti delle valvole, la realtà è molto più complessa. L’interazione tra amplificatore e altoparlanti è influenzata da numerosi altri parametri, tutti interdipendenti, e qui le valvole entrano in gioco in modo deciso. In effetti, il fattore di smorzamento da solo non è l’unico parametro da considerare. L’interazione tra l’amplificatore e le casse è influenzata da altri aspetti, come l’impedenza delle casse, la risposta in frequenza, la linearità del segnale e la risposta transiente. Le valvole, con le loro caratteristiche uniche, offrono un contributo significativo a queste interazioni complesse. Il fattore di smorzamento resta però un elemento importante da considerare, dobbiamo ricordare che l’efficacia dell’amplificatore e delle casse dipende dall’interazione di numerosi parametri, e le valvole, con le loro caratteristiche uniche, svolgono un ruolo significativo nell’ottenere un suono eccezionale e coinvolgente.

Il fattore di smorzamento tecnicamente

Nel vasto mondo di Internet, è possibile trovare numerosi articoli tecnici riguardanti il fattore di smorzamento, ma bisogna fare attenzione poiché molti di essi sono esclusivamente teorici o presentano una chiara tendenza faziosa. In particolare, alcuni articoli scritti da venditori di amplificatori a stato solido suggeriscono che il fattore di smorzamento debba necessariamente avere valori estremamente elevati, spesso irraggiungibili con gli amplificatori valvolari, altrimenti si otterrebbe un suono di bassa qualità. Al contrario, altri venditori che offrono amplificatori valvolari zero feedback sostengono che il fattore di smorzamento sia un parametro insignificante, non degno nemmeno di considerazione.

Va poi presa in considerazione la questione di coloro che, approfittando dei miei articoli, dichiarano valori di smorzamento falsi e irrealistici al solo scopo di attrarre clienti che spesso non possiedono le conoscenze necessarie per verificare tali dati. È importante sottolineare che ci sono venditori che offrono amplificatori zero feedback con certe valvole che non menziono per non essere troppo specifico, i quali dichiarano fattori di smorzamento (DF) di 100 o 200. Tuttavia, se si effettuano misurazioni accurate, è difficile trovare un fattore superiore a 2. Perchè in realtà, senza l’uso della controreazione, è fisicamente impossibile ottenere un risultato del genere con quelle valvole.

E va presa in considerazione anche la questione di coloro che criticano i miei testi senza fornire informazioni dettagliate sui fattori di smorzamento degli amplificatori che vendono. Tali individui sostengono che il fattore di smorzamento sia un parametro insignificante, senza però rivelare che gli amplificatori che promuovono hanno effettivamente fattori di smorzamento molto bassi, molto al di sotto di quanto loro stessi spiegano essere il minimo necessario.

È deplorevole che alcuni venditori si impegnino a diffondere informazioni inesatte o addirittura fuorvianti, sfruttando la mancanza di conoscenze tecniche dei consumatori al fine di aumentare le vendite. È fondamentale che i consumatori siano consapevoli di queste pratiche e siano incoraggiati a verificare attentamente le specifiche tecniche degli amplificatori prima di effettuare un acquisto. Un approccio critico e informato è essenziale per evitare di essere ingannati da dichiarazioni esagerate e per fare scelte consapevoli basate sulla qualità effettiva del prodotto e sulle proprie preferenze sonore. Personalmente, ritengo che queste prese di posizione estreme siano semplicemente mosse commerciali, tipiche di venditori abili e senza scrupoli. Ciò che manca è un approccio onesto e moderato su questo argomento. Non sembra esserci molta chiarezza su quale sia il valore ideale del fattore di smorzamento e come influenzi effettivamente la resa sonora. Questo porta alla necessità di analizzare con attenzione le specifiche tecniche, valutare le caratteristiche sonore desiderate e, soprattutto, fare ascolti e confronti diretti tra amplificatori.

L’obiettivo dovrebbe essere quello di considerare il fattore di smorzamento come uno dei numerosi fattori che influenzano la qualità complessiva dell’amplificatore e del sistema audio. Un approccio bilanciato, basato sull’ascolto critico e sulla valutazione oggettiva delle prestazioni, è ciò che ci permette di prendere decisioni informate e di scegliere l’amplificatore più adatto alle nostre preferenze sonore. In conclusione, è importante mantenere una prospettiva moderata, basata sull’onestà e sulla valutazione completa delle informazioni disponibili, al fine di evitare di essere influenzati da prese di posizione estreme.

Molte persone sostengono che le strumentali siano inutili e che l’unica cosa che conta per un amplificatore è come suona. Tuttavia, questa affermazione è errata, poiché la qualità del suono non è separata dagli stessi parametri strumentali dell’amplificatore, come molti credono. Due amplificatori con gli stessi parametri strumentali avranno un suono molto simile, se non del tutto identico. Il problema è che spesso le case produttrici, sia di trasformatori che di amplificatori, dichiarano dati falsi, causando una discrepanza tra le prestazioni effettive e quelle dichiarate. Di conseguenza, un amplificatore che dovrebbe essere uguale a un altro potrebbe non esserlo in realtà, o uno che dovrebbe essere superiore potrebbe risultare inferiore. Questo porta gli audiofili che valutano il suono “a orecchio” a credere che i parametri strumentali non siano rilevanti, ma purtroppo si sbagliano perché non considerano la possibilità che tali parametri siano falsi.

È importante comprendere che i parametri strumentali influenzano la resa sonora di un amplificatore. I valori accurati di distorsione, risposta in frequenza, rapporto segnale-rumore e fattore di smorzamento, tra gli altri, possono contribuire a una riproduzione audio fedele e di alta qualità. Tuttavia, la sfida risiede nel fatto che le informazioni fornite dalle case produttrici possono essere ingannevoli o inaccurate. In conclusione, la qualità del suono di un amplificatore non può essere separata dai suoi parametri strumentali. È importante riconoscere che le informazioni dichiarate dalle case produttrici possono essere fuorvianti, e che la valutazione oggettiva delle prestazioni strumentali è cruciale per una scelta consapevole. Gli audiofili devono considerare entrambi gli aspetti, sia il suono soggettivo che i parametri misurabili, al fine di ottenere un’esperienza audio soddisfacente.

Il “fattore di smorzamento” è un parametro che descrive la capacità di controllo di un amplificatore sull’impedenza di carico. Viene definito come il rapporto tra l’impedenza di carico e la resistenza di uscita dell’amplificatore, comunemente indicata come “Rout”. In altre parole, il fattore di smorzamento si calcola dividendo l’impedenza del carico per l’impedenza di uscita dell’amplificatore.

Ossia: Smorzamento = Impedenza del carico / Impedenza di uscita dall’amplificatore

L’impedenza del carico è quella dichiarata dal produttore degli altoparlanti collegati all’amplificatore e può essere di 4, 6 o 8 ohm, trattandosi di amplificatori valvolari sarà necessario collegare una cassa di una certa impedenza nominale ad un’uscita che corrisponde alla stessa impedenza sull’amplificatore, il valore dello smorzamento chiamato anche “Rout”, rappresenta la resistenza parassita intrinseca dell’amplificatore, ossia una resistenza che possiamo immaginare essere posta in serie tra amplificatore e altoparlante.

Il fattore di smorzamento è un indicatore importante per valutare la capacità di controllo dell’amplificatore sul carico degli altoparlanti. Un fattore di smorzamento più elevato indica un maggiore controllo dell’amplificatore sull’impedenza del carico, contribuendo a ridurre le oscillazioni indesiderate dell’altoparlante.

Per “Rout” si intende questo: immaginiamo l’amplificatore perfetto (quindi solo teorico) che può erogare corrente infinita, la “Rout” e una resistenza posta in serie tra l’amplificatore e il carico (altoparlante). Il valore di questa resistenza limita la quantità di corrente erogabile dal nostro amplificatore immaginario, e quindi limita la sua capacità di smorzamento. Nota: il Fattore di Smorzamento (per esempio 80 su 8 ohm) si risale al valore di Rout dell’amplificatore (8:0.80= 0.1 ohm).

La teoria ed i sostenitori dei transistor affermano che se il fattore di smorzamento è molto elevato (ad esempio, superiore a 100) difficilmente si verificheranno problemi. Tuttavia, è importante considerare che la priorità principale di un amplificatore è offrire un’esperienza di ascolto piacevole, mentre i parametri strumentali dovrebbero essere considerati in secondo piano. Coloro che si avvicinano al mondo degli amplificatori valvolari spesso sperimentano un ascolto molto più piacevole rispetto alle amplificazioni a transistor, che anche se di buona qualità, possono risultare “violente” e affaticanti (soprattutto durante ascolti prolungati). Tuttavia, il problema spesso risiede nel passare da un’estremo all’altro: da un amplificatore con eccessivo smorzamento quindi con troppa retroazione che presenta determinati problemi ad un amplificatore con smorzamento insufficiente che presenta problemi diversi.

È fondamentale trovare un equilibrio tra il controllo del diffusore e una resa sonora piacevole. Un’elevata fedeltà alle strumentali potrebbe non garantire necessariamente un’esperienza di ascolto coinvolgente e appagante. Gli amplificatori valvolari spesso offrono un suono più “vivace” e musicale, che può essere preferito da molti appassionati. Tuttavia, è importante evitare estremi e trovare un amplificatore che offra un adeguato controllo del diffusore senza sacrificare la musicalità. La scelta dell’amplificatore ideale dipende dalle preferenze personali e dalla sinergia con il sistema audio complessivo. Un equilibrio raggiunto tra smorzamento, fedeltà strumentale e qualità sonora soggettiva può garantire un’esperienza di ascolto soddisfacente.

Nella mia esperienza, sia nel campo dell’audio che in altri ambiti della vita, ho notato che le persone tendono a schierarsi agli estremi. Alcuni preferiscono avere un problema piuttosto che un altro, senza rendersi conto che alla fine tutti hanno dei problemi. Tuttavia, spesso la soluzione ottimale si trova nel punto di equilibrio, nel cercare un compromesso tra due condizioni. La strada del compromesso e dell’equilibrio non è facile da percorrere, poiché richiede ragionamento critico e molte prove ed esperimenti. Ma è proprio in questo punto intermedio che si può raggiungere una soluzione dove i problemi sono ridotti al minimo possibile. La perfezione assoluta non esiste, ma cercare un punto di equilibrio significa prendere in considerazione le diverse variabili, pesare i pro e i contro e trovare una soluzione che soddisfi il maggior numero di criteri. È importante comprendere che l’approccio estremo può sembrare più semplice e diretto, ma spesso non porta ai risultati desiderati. Trovare un punto di equilibrio richiede impegno, pazienza e la volontà di sperimentare diverse soluzioni. È attraverso il ragionamento critico e l’esplorazione delle opzioni che si possono ottenere risultati più soddisfacenti nel lungo termine. Nel campo dell’audio, come in molti altri campi della vita, è importante evitare gli estremismi e cercare un approccio più bilanciato. Questo ci permette di esplorare le diverse sfumature, di scoprire soluzioni innovative e di trovare il giusto compromesso tra le nostre esigenze, preferenze e vincoli.

Nel campo dell’audio, secondo la mia esperienza, il compromesso ideale si trova in un amplificatore valvolare che utilizza un moderato negative feedback. Questo permette di evitare gli estremi: da un lato, il suono di certi amplificatori che smorzano eccessivamente producendo suono sgradevole e dall’altro lato, l’amplificatore a valvole senza retroazione dove il cono dell’altoparlante ha una libertà eccessiva, causando fastidiosi bassi gonfi e rombamento di frequenze basse che mi fa venire anche lui mal di testa.

Nell’amplificatore valvolare con moderato negative feedback, lo smorzamento deve essere sufficiente per controllare i coni degli altoparlanti e mantenere un buon livello di pulizia del suono. Una delle chiavi per ottenere questo equilibrio è l’utilizzo di trasformatori d’uscita di alta qualità, con una banda passante estesa. Applicare il negative feedback a un trasformatore di scarsa qualità può compromettere il risultato producendo un suono poco piacevole. Purtroppo, sul mercato sono pochi i produttori che offrono trasformatori d’uscita di elevata qualità, il che porta molte persone a dover fare una scelta tra un basso smorzamento o un’elevata quantità di negative feedback con relative distorsioni.

Effetti del fattore di smorzamento sulla risposta in frequenza del diffusore acustico

La variazione dell’impedenza nei confronti della frequenza dei diffusori e del fattore di smorzamento dell’amplificatore crea un’ampia gamma di combinazioni, che possono risultare più o meno soddisfacenti in termini di qualità sonora. Queste differenze sono udibili e misurabili, a differenza di quanto pensano molti audiofili che si affidano esclusivamente all’ascolto “ad orecchio”. Trovano piacere nell’esplorare una vasta gamma di combinazioni senza un criterio specifico, sperando di trovare per caso una configurazione che suoni bene. Tuttavia, spesso si tratta di un approccio casuale, poiché sono convinti che questi fenomeni siano impossibili da misurare. È importante sottolineare che coloro che si basano esclusivamente sull’ascolto “ad orecchio” e trascurano l’utilizzo degli strumenti di misurazione spesso impiegano molto tempo nella ricerca delle combinazioni di amplificatore e casse che li soddisfano. Questo approccio può portare a un ciclo di acquisti e sostituzioni di apparecchiature ripetute, che si traduce in un notevole dispendio di tempo e risorse finanziarie, senza garantire risultati completamente soddisfacenti.

In realtà, le misurazioni oggettive possono fornire informazioni preziose sul comportamento dell’impedenza dei diffusori e del fattore di smorzamento dell’amplificatore. Questi dati misurabili possono aiutare a identificare le combinazioni più ottimali e a raggiungere una resa sonora superiore. Non dovremmo sottovalutare l’importanza di un approccio basato sulle misurazioni, poiché ci consente di valutare obiettivamente le caratteristiche tecniche e di ottenere risultati più riproducibili e affidabili. Quindi, è consigliabile unire l’ascolto critico “ad orecchio” con l’utilizzo di strumenti di misurazione per ottenere una visione completa e accurata delle prestazioni sonore. Questo approccio integrato ci permette di sperimentare e trovare le combinazioni più felici, basandoci sia sulla nostra esperienza personale che sui dati oggettivi, migliorando così l’esperienza di ascolto complessiva.

Le variazioni sulla risposta in frequenza, causate dall’accoppiamento ampli+diffusori, va da frazioni di dB a 2 dB (e oltre). Nelle figure che seguono sono riportati alcuni esempi di risposta in frequenza misurata ai capi di un diffusore con amplificatori diversi. Quelle illustrate sono certamente variazioni udibili. Per l’acquisizione di questi grafici mi sono servito del mio carico reattivo che simula un diffusore a 3 vie oltre che di un normale carico resistivo.

Il grafico qui sotto riporta la risposta in frequenza di un’amplificatore valvolare “A moderatamente retroazionato” su un carico puramente resistivo, in giallo la risposta in frequenza (il leggero calo di 0,2dB che comincia a 2khz circa è dovuto ad una compesazione interna del circuito) e in azzurro la risposta in fase.

Nel secondo grafico vediamo la risposta in frequenza sempre dell’amplificatore “A” su di un carico reattivo (quindi una situazione di funzionamento reale) come si può vedere l’andamento della risposta in frequenza risulta turbato come anche quello dell’andamento di fase. Questo secondo me è un’ottimo comportamento da parte di un’amplificatore.

In questo grafico invece possiamo osservare un’amplificatore “B”, classico valvolare ZERO FEEDBACK ossia senza controreazione, non importa che sia una prestigiosa 300B, come si vede quest’ultimo è totalmente in balia del carico (quindi del diffusore). Nella condizione di assenza di controreazione si hanno fortissime DISTORSIONI sia nel dominio della frequenza che nell’andamento della fase. Questo secondo me è un pessimo amplificatore.

Ogniuno di questi 3 esempi non ha un’andamento perfetto, e il loro andamento cambierà sempre in base al diffusore connesso, ma maggiore è il loro smorzamento più si avvicineranno all’andamento ideale, migliore sarà l’esperienza di ascolto.

Come aumentare il fattore di Smorzamento

Prendendo in considerazione solo il mondo valvolare ci sono diversi modi per aumentare il fattore di smorzamento (o diminuire la Rout di uscita che è la stessa cosa) di un’amplificatore, alcuni di essi sono messi in pratica frequentemente ma purtroppo spesso danno scarsi risultati e non sono senza controindicazioni.

  1. Un metodo per aumentare il fattore di smorzamento è ridurre significativamente l’induttanza dispersa del trasformatore di uscita. Questo favorisce un migliore accoppiamento tra il primario e il secondario, consentendo alla placca della valvola finale di percepire in modo più diretto l’andamento dell’altoparlante. È importante evitare trasformatori prodotti da persone inesperte che esibiscono il titolo di “ingegnere” ma che creano trasformatori con un’eccessiva induttanza dispersa, spesso oltre mezzo Henry (una quantità esagerata). Si consiglia di scegliere trasformatori di qualità media-decente con un’induttanza dispersa di circa 10 mH. Tuttavia, è importante notare che migliorare da 10 mH a 5 mH potrebbe portare solo a un modesto aumento dello smorzamento.
  2. Un secondo metodo per aumentare il fattore di smorzamento è mettere in parallelo più valvole. Questo approccio può portare a una riduzione della resistenza interna (Ri) quando due valvole sono collegate in parallelo, il che potrebbe migliorare lo smorzamento. Tuttavia, è importante notare che la Ri delle valvole è generalmente molto alta, specialmente nel caso dei pentodi. Anche se la Ri viene dimezzata, potrebbe comunque rimanere alta e il miglioramento del fattore di smorzamento potrebbe essere insignificante. Questo metodo funziona meglio con valvole che hanno una bassa resistenza di ingresso, come ad esempio certi triodi.

    Tuttavia, mettere valvole in parallelo presenta alcune controindicazioni. In primo luogo, due valvole non sono mai perfettamente uguali. Anche se vengono abbinate su un punto statico, non c’è garanzia che abbiano lo stesso comportamento dinamico. Inoltre, anche se le valvole fossero perfettamente abbinate all’inizio, non è garantito che rimangano uguali durante il loro invecchiamento. Ciò può causare distorsione e potenziali problemi di oscillazione nel circuito stesso. Pertanto, generalmente si consiglia di utilizzare una singola valvola di dimensioni adeguate anziché due valvole più piccole in parallelo. Inoltre, è sconsigliabile utilizzare più di due valvole in parallelo, poiché ciò può generare ulteriori complicazioni. Sul mercato si trovano amplificatori con 6 o 8 valvole in parallelo, ma tali configurazioni possono causare numerosi problemi. Da menzionare anche che il push-pull in classe A può teoricamente offrire un migliore fattore di smorzamento rispetto al push-pull in classe AB poiché presenta una resistenza di ingresso inferiore. In sintesi, l’uso di valvole in parallelo per migliorare lo smorzamento può presentare vantaggi limitati e può essere soggetto a problemi di abbinamento delle valvole, oscillazioni e altre complicazioni. Pertanto, è importante valutare attentamente i compromessi tra smorzamento, prestazioni generali e affidabilità del sistema.

  3. Il terzo punto riguarda l’utilizzo o l’aumento del tasso di controreazione (negative feedback). La controreazione è considerata il metodo più efficace per aumentare significativamente il fattore di smorzamento, anche se è un argomento che suscita molte discussioni e disinformazione. È importante comprendere che il tasso di retroazione, quando utilizzato correttamente, non è necessariamente dannoso. Come ho già menzionato, se il trasformatore d’uscita ha una banda passante limitata, l’introduzione delle rotazioni di fase attraverso la controreazione può avere un impatto negativo sul suono. Purtroppo, sul mercato sono pochi i trasformatori con una banda passante elevata, e questo ha portato molte persone a considerare la controreazione come il “male assoluto” da evitare a ogni costo. Tuttavia, questi pregiudizi sono spesso basati sull’ignoranza e la superficialità tecnica di molte persone.

    Il vero problema risiede nella banda passante dei trasformatori. Se il trasformatore ha una banda passante sufficientemente ampia, l’uso della controreazione non introduce distorsioni o intermodulazioni udibili. Pertanto, è possibile godere dei benefici dell’aumento del fattore di smorzamento senza gli effetti collaterali negativi del negative feedback. È importante sottolineare che l’utilizzo corretto della controreazione richiede un’attenta progettazione e taratura, in modo da ottenere un equilibrio tra smorzamento migliorato e prestazioni sonore ottimali. La corretta implementazione richiede competenza tecnica e una valutazione caso per caso, tenendo conto delle specifiche dell’amplificatore, dei trasformatori d’uscita e delle caratteristiche del sistema di altoparlanti. In conclusione, l’utilizzo del negative feedback, quando adeguatamente applicato in presenza di trasformatori con una buona banda passante, può offrire un modo efficace per aumentare il fattore di smorzamento senza compromettere la qualità sonora. È fondamentale basare le decisioni su una comprensione approfondita dei componenti coinvolti e delle loro interazioni.

Per me, progettare e mettere a punto un amplificatore HiFi è simile all’affinare una macchina da Formula Uno. Si cerca di ottenere il massimo da ogni aspetto, ma sarebbe un errore rinunciare alle caratteristiche più significative per concentrarsi su quelle meno importanti. Per fare un esempio grottesco, immaginiamo di voler avere un’auto veloce: possiamo alleggerirla dal peso delle finiture interne e dai sedili dei passeggeri, ma non sarà utile se abbiamo ruote di legno che non ci permettono di superare i 30 all’ora senza rompersi.

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La misura del fattore di smorzamento

Per misurare il fattore di smorzamento di deve misurare l’impedenza di uscita dell’amplificatore (Rout). Un modo semplice per farlo è applicare un segnale sinusoidale all’amplificatore, regolare il volume per ottenere una certa tensione sul carico (che deve essere una resistenza di valore noto uguale all’impedenza ai morsetti del trasformatore, quindi 8ohm sulla boccola da 8ohm o 4 ohm sulla boccola da 4 etc..) e utilizzare la formuletta del partitore di tensione resistivo. Note la tensione a vuoto (senza carico), con carico collegato e la resistenza di carico si risale al valore di Rout e di conseguenza al valore di smorzamento.

Rout = (tensione senza carico – tensione con carico) / (tensione con carico / resistenza di carico)

Quindi se misuro 8 volt su 8ohm e 10volt senza carico Rout è (10-8)/(8/8) = 2

Mentre lo smorzamento si calcola così, DF = Resistenza di carico/Rout

Quindi 8/2 = 4

Attenzione ad eseguire la misura dello smorzamento

Come abbiamo visto in precedenza, il calcolo del fattore di smorzamento di un amplificatore richiede la misurazione in tempo reale della tensione ai capi di un carico e successivamente la disconnessione di tale carico per valutare l’incremento di tensione senza intervenire su altre variabili. Tuttavia, è importante sottolineare che scollegare il carico da un amplificatore valvolare comporta dei rischi che devono essere considerati attentamente.

È importante notare che se l’amplificatore è costruito correttamente, con trasformatori ad alta banda passante e con un feedback moderato, solitamente non si verificano problemi durante la disconnessione del carico. Tuttavia, purtroppo, alcuni amplificatori commerciali che utilizzano un’elevata retroazione possono entrare in forte auto-oscillazione, e in queste condizioni è possibile che si verifichino fenomeni distruttivi, specialmente su amplificatori di alta potenza. In questi casi, i trasformatori o le valvole possono subire danni. Pertanto, sconsiglio vivamente a chiunque non abbia le competenze necessarie di effettuare questo tipo di misura.

Nel caso in cui sorgano dubbi, è possibile utilizzare un variac per accendere gradualmente l’amplificatore, monitorando attentamente con un oscilloscopio ciò che accade sui terminali di uno dei canali senza carico, mentre viene iniettato un segnale sinusoidale di bassa potenza. Incrementando gradualmente la tensione con pause tra un incremento e l’altro, è possibile osservare se dall’amplificatore fuoriesce solo il segnale iniettato o se iniziano a manifestarsi oscillazioni incontrollate. Nel caso in cui si verifichi instabilità senza carico, è possibile spegnere immediatamente l’amplificatore senza provocare danni, poiché la bassa alimentazione impedisce che le oscillazioni diventino eccessivamente intense. Tuttavia, desidero sottolineare che se si riscontra che l’amplificatore senza carico non è stabile, sconsiglio semplicemente di effettuare la misura e consiglio a tutti di fare altrettanto. È importante comprendere che situazioni di instabilità possono provocare danni significativi all’apparecchio, come ad esempio il guasto del trasformatore di alimentazione o il danneggiamento del circuito stampato a causa di scariche di alta tensione tra le piste o interne ai trasformatori di uscita. Pertanto, se non si è sicuri di poter effettuare questa prova senza causare danni, non la si esegua. È necessario prendere le dovute precauzioni e valutare attentamente le proprie competenze tecniche. È importante sottolineare che io forniscono queste informazioni a scopo informativo, ma non posso essere ritenuto responsabile per eventuali danni causati dall’esecuzione di queste procedure senza la necessaria competenza tecnica.

Esiste un altro metodo per calcolare il fattore di smorzamento di un amplificatore che non richiede la disconnessione totale del carico. Questo metodo prevede la commutazione su un carico diverso, che ha un valore noto e più elevato (ad esempio, 22 ohm), e utilizzando la semplice legge di Ohm è possibile risalire al valore sconosciuto di Rout. Attraverso questo approccio, è possibile ottenere una stima del fattore di smorzamento senza dover affrontare i rischi associati alla disconnessione totale del carico. L’utilizzo di un carico diverso consente di effettuare la misura in modo sicuro e accurato. A tal proposito, ho sviluppato un’apparecchio che automatizza questa procedura di misurazione del fattore di smorzamento. Questo strumento consente di commutare tra il carico noto e il carico originale dell’amplificatore, registrando le tensioni corrispondenti e calcolando automaticamente il fattore di smorzamento.

Potete trovare maggiori dettagli e informazioni sull’apparecchio e sulla procedura di misurazione nell’articolo che si apre cliccando qui.

L’utilizzo di questo metodo e dell’apparecchio dedicato offre un’alternativa sicura e conveniente per calcolare il fattore di smorzamento dell’amplificatore senza dover rischiare danni all’apparecchio.

Il mito degli amplificatori “Correntosi”

Facciamo chiarezza su un argomento spesso affrontato in modo poco chiaro: l’affermazione secondo cui alcuni amplificatori pilotano meglio degli altri perché sono più “correntosi”. Tuttavia, questa frase è priva di senso. Se disponi di 200 watt di potenza, avrai una certa corrente, mentre se hai 10 watt avrai molto meno, ma parliamo di amplificatori con la stessa potenza, ad esempio due amplificatori da 10 watt. Alcuni sostengono che, a parità di potenza, un amplificatore possa essere più o meno “correntoso”, ma se la potenza è la stessa, la corrente sarà sempre la stessa! Questi valori sono legati dalla pura matematica.

Ecco la formula per calcolare la corrente in un carico resistivo di valore noto conoscendo solo la potenza erogata dal generatore:

Formula per la corrente in un carico resistivo (corrente continua):
I = RADQ(P / R)

Dove:

  • I è la corrente nel carico (espressa in Ampere)
  • P è la potenza erogata dal generatore (espressa in Watt)
  • R è il valore della resistenza del carico (espressa in Ohm)

Per calcolare la corrente in un carico resistivo in corrente alternata, conoscendo solo la potenza erogata dal generatore:

Formula: I = RADQ(P / (V * cos(THETA)))

Dove:

  • I è la corrente nel carico (espressa in Ampere)
  • P è la potenza erogata dal generatore (espressa in Watt)
  • V è il valore efficace della tensione applicata (espressa in Volt)
  • THETA è l’angolo di fase tra la tensione e la corrente nel carico (espresso in radianti)

Si noti che in un carico resistivo puro, l’angolo di fase THETA sarà 0, quindi il cos(THETA) sarà 1. Pertanto, la formula diventa semplicemente:

I = RADQ(P / V)

Vorrei sottolineare nuovamente che se due amplificatori erogano la stessa potenza, non ci sarà alcuna differenza nel valore di corrente che scorre nel carico. In altre parole, se la potenza erogata da entrambi gli amplificatori è identica, la corrente nel carico sarà la stessa per entrambi. La corrente dipende direttamente dalla potenza erogata dal generatore e dalla tensione applicata al carico. Quindi, se due amplificatori hanno la stessa potenza, non ci sarà alcuna variazione nel valore di corrente che attraversa il carico. Questo punto è importante da considerare quando si confrontano le caratteristiche di due amplificatori, poiché la differenza tra di essi non risiederà nella corrente che scorre nel carico, ma in altri aspetti.

Dalle discussioni tra queste persone poco informate, sembra che le differenze udite, che attribuiscono a questa presunta “correntosità”, siano in realtà problemi legati allo smorzamento. Ho letto discussioni del tipo:

  • Sento i bassi lenti e gonfi…
  • Risposta: perché l’amplificatore non è abbastanza correntoso!

È evidente che stanno riscontrando problemi di basso smorzamento. Chiunque utilizzi parole come “correntoso” dovrebbe essere deriso e non preso in considerazione, poiché “correntoso” è una parola inventata che non ha alcun significato reale e proviene da persone che non hanno compreso gli argomenti di cui parlano.

È importante evitare termini ambigui e imprecisi quando si discute di amplificatori. Invece di concentrarsi su concetti vaghi come “correntosità”, è più significativo considerare parametri tecnici ben definiti come la potenza, la capacità di pilotare carichi impegnativi (smorzamento), la linearità, la risposta in frequenza e la distorsione. Questi elementi forniranno una visione più accurata delle prestazioni di un amplificatore, indipendentemente dal suo design (valvole o transistori). Quindi, vi invito a non farvi influenzare da termini come “correntosità” che non hanno una base tecnica solida. È fondamentale valutare attentamente tutte le specifiche tecniche e considerare l’esperienza degli utenti, le recensioni affidabili e le caratteristiche sonore desiderate prima di prendere una decisione informata sull’acquisto di un amplificatore.

Quindi quale valore di smorzamento deve avere un’amplificatore per suonare bene?

Vediamo la tabella sotto…

Fattore di Smorzamento Note
Valvolari senza feedback che dichiarano fattori di smorzamento di diverse centinaia di unità.

Oggetti che appartengono al mondo della fantasia. È importante essere consapevoli che i fattori di smorzamento dichiarati per gli amplificatori valvolari senza feedback che superano anche solo un fattore di 8 sono spesso esagerati e poco realistici. Dichiarare questi valori elevati è uno strumento di marketing per attirare l’attenzione, ma nella pratica non corrispondono alle prestazioni effettive dell’amplificatore. Pertanto, è consigliabile prendere con una certa cautela gli amplificatori valvolari zero feedback che promettono valori di smorzamento estremamente elevati, in quanto quasi sicuramente potrebbero non avere quella prestazione.

24 (o più) Valori molto difficili da ottenere con un valvolare, quasi impossibile, da considerarsi amplificatore a valvole estremamente retroazionato o amplificatore a stato solido.
Valori da 15 a 20 Valori molto difficili da raggiungere con un valvolare ma non impossibili, se viene usata retroazione locale o circuiti come l’STC potrebbe suonare estremamente bene se i trasformatori hanno sufficiente banda passante, ma potrebbe suonare molto male se viene usata retroazione ad anello chiuso.
Valori da 8 a 14 Valvolare moderatamente retroazionato, se il trasformatore ha sufficiente banda passante e il circuito è stato messo a punto nel migliore dei modi è sicuramente un’amplificatore che suona molto bene. Se il trasformatore impiegato è di bassa qualità potrebbe non suonare molto bene.
5 Valore accettabile, con un fattore di 5 è un’amplificatore valvolare poco retroazionato, sicuramente bensuonante ma che potrebbe variare il suo comportamento sonoro in modo “percettibile” in base alle casse con cui viene collegato. Godibile con la maggiorparte delle casse. Un valore di 5 è comunque nella realtà difficile ma non impossibile da ottenere senza controreazione (di certo non lo ottieni con una 2A3). L’unica via per avere questi valori senza feedback è usare valvole a bassa Ri o fare paralleli come spiegato in questo articolo che parla del fattore di smorzamento naturale (ossia quello che non dipende dalla controreazione).
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DF di 2: Valore tipico per un amplificatore valvolare senza retroazione. Con un fattore di smorzamento di questo livello, è consigliabile utilizzare solo altoparlanti a gamma completa senza filtri passivi nel percorso del segnale. Trombe o a cassa aperta. È importante sottolineare che un amplificatore con un fattore di smorzamento così basso avrà un comportamento significativamente influenzato dal tipo di altoparlanti collegati e risulterà in una riproduzione del suono distorta con la maggior parte degli altoparlanti, soprattutto quelli di tipo reflex.

Un amplificatore con un fattore di smorzamento così basso limita notevolmente la scelta delle casse da abbinare e rende l’esperienza di ascolto altamente soggettiva. Anche se si trova una combinazione di altoparlanti che sembra funzionare bene al gusto personale, la qualità sonora sarà sempre al di sotto di quanto desiderabile o ottenibile con un amplificatore più performante e potrebbe non piacere ad altre persone. Senza la presenza di una retroazione, anche a livello locale, è praticamente impossibile raggiungere fattori di smorzamento più elevati con un amplificatore valvolare, fatta eccezione per alcune configurazioni circuitali rare di cui ho parlato nell’articolo sullo smorzamento naturale.

I difetti tipici degli amplificatori con un fattore di smorzamento così basso includono un’eccessiva enfasi dei bassi (spesso definiti “bassi gonfi”) e una gamma medio-alta ovattata (come se ci fosse un cuscino sugli altoparlanti). Si riscontrano anche una significativa perdita di dettaglio sonoro, onde smorzate generate dall’inerzia dei coni e una ridotta dinamica. E dovrei sottolineare che alcuni descrivono la distorsione prodotta dall’amplificatore con basso smorzamento (quindi zero feedback) come “maggiore dinamica”. Tuttavia, è importante comprendere che questa descrizione è fuorviante e non ha nulla a che fare con la vera dinamica del segnale audio.

La dinamica del segnale audio si riferisce alla capacità dell’amplificatore di riprodurre accuratamente le differenze di livello tra parti silenziose e parti più intense della musica. Un amplificatore con basso smorzamento compromette la dinamica del segnale, introducendo distorsione e limitando la capacità dell’amplificatore di gestire le variazioni di livello con precisione. Quando alcune persone descrivono questa distorsione come “maggiore dinamica”, in realtà stanno confondendo la saturazione e la compressione causate dalla mancanza di controllo dell’amplificatore con una resa sonora più vivace o energetica. Tuttavia, questa non è la vera dinamica del segnale, ma piuttosto un effetto che altera l’audio riprodotto. È importante evitare l’uso improprio del termine “dinamica” per descrivere la distorsione prodotta da un amplificatore con basso smorzamento.

Quello che voglio sottolineare è che il fatto che a queste persone piaccia il suono prodotto da amplificatori con basso smorzamento non giustifica l’affermazione che tali amplificatori abbiano una maggiore dinamica. È importante distinguere tra le preferenze personali in termini di resa sonora e le caratteristiche tecniche di un amplificatore. Se qualcuno apprezza un suono più colorato o con una certa tipologia di distorsione, è una scelta personale legittima. Tuttavia, attribuire questa preferenza a una maggiore dinamica è fuorviante.

Il basso fattore di smorzamento dell’amplificatore avrà un impatto significativo sul risultato sonoro, rendendo l’amplificatore molto dipendente dal tipo di cassa utilizzata. Di conseguenza, l’amplificatore suonerà in modo diverso a seconda delle casse connesse. Le casse che minimizzano gli effetti negativi di un basso fattore di smorzamento sono solitamente le casse monovia “aperte”, caratterizzate da coni di diametro ridotto che presentano una minore inerzia. In alternativa, le casse pneumatiche intrinsecamente frenate possono offrire un migliore controllo del suono.

Valori DF inferiori a 2

Gli amplificatori con smorzamenti inferiori a 2 sono generalmente il risultato di una progettazione e costruzione scadenti, sia per quanto riguarda il valvolare stesso che i trasformatori utilizzati. È importante notare che alcune marche, anche famose e prodotte in Italia, offrono amplificatori senza retroazione con smorzamenti molto bassi, talvolta anche inferiori a 0,1. Questi apparecchi possono generare suoni distorti, impastati e possono far emergere le risonanze degli altoparlanti e dei crossover. Nonostante si pubblicizzino come “suono naturale”, questi amplificatori producono un’ampia quantità di distorsione, rendendo il segnale di uscita completamente diverso da quello di ingresso.

Mentre alcuni individui potrebbero preferire questo tipo di suono, la realtà è che la maggior parte delle persone che hanno avuto l’opportunità di ascoltare altre soluzioni audio potrebbe affermare di non voler mai investire in un amplificatore di questo genere. La distorsione e l’alterazione del segnale possono inficiare l’esperienza sonora, compromettendo la fedeltà e la qualità della riproduzione musicale. Pertanto, è consigliabile fare attenzione e scegliere con cura un amplificatore che garantisca una riproduzione sonora precisa e di alta qualità.

Nel corso degli anni, ho sviluppato l’idea che per gli amplificatori valvolari di bassa potenza, un fattore di smorzamento compreso tra 5 e 10 sia ottimale per ottenere un suono di qualità. Tuttavia, se aumentiamo la potenza dell’amplificatore, è consigliabile aumentare leggermente anche il fattore di smorzamento. Mentre su circuiti con potenza molto bassa, intorno ai 2 watt, un fattore di smorzamento di 3 può essere sufficiente. D’altro canto, per i circuiti dedicati alle cuffie, lo smorzamento non riveste una grande importanza e si può limitare alla quantità minima di controreazione necessaria per evitare sbilanciamenti tra i due canali. È importante sottolineare che la scelta del fattore di smorzamento dipende dalla potenza dell’amplificatore e dall’applicazione specifica.

È importante poi discutere di un argomento correlato agli amplificatori a transistor, che spesso vengono pubblicizzati esclusivamente sulla base di numeri impressionanti. Si fa riferimento a amplificatori che vantano fattori di smorzamento superiori a 1000 o addirittura 40.000. Tuttavia, permettetemi di chiarire che tali valori estremamente elevati sono inutili, poiché oltre una certa soglia, aumentare il fattore di smorzamento non apporta miglioramenti. Ad esempio, se consideriamo un amplificatore con un fattore di smorzamento di 10, ciò corrisponde a una resistenza di uscita (Rout) di circa 0,8 ohm. Gli amplificatori con fattori di smorzamento di diverse migliaia avrebbero una Rout che corrisponde a milionesimi di ohm. Tuttavia, ciò risulta insignificante poiché gli altoparlanti hanno una resistenza interna parassita data dalle bobine e dai filtri di crossover, e persino i cavi di collegamento tra l’amplificatore e le casse contribuiscono con una resistenza parassita che si somma alla Rout dell’amplificatore, spiego meglio con l’immagine sotto che altro non è una precisazione dell’immagine di inizio articolo:

Come sappiamo già Rout è la resistenza parassita dell’amplificatore, mentre l’altra da 6ohm (valore del tutto arbitrario stabilito casualmente per la scrittura di questa spiegazione e che chiamerò RPAP) possiamo immaginare sia la resistenza parassita dei cavi che collegano l’amplificatore alla cassa sommata a tutte le resistenza interne allo stesso diffusore comprese la stesse resistenze DC della bobina mobile dello stesso. Quindi in definitiva lo smorzamento DF effettivo visto dal nostro diffusore sarà la somma di Rout + la resistenza dei cavi (molto bassa e poco influente ma non nulla) + la sua stessa resistenza parassita. Diventa chiaro quindi che se Rout sarà uguale a 0,1ohm e “RPAP” 6ohm la rout totale sarà 6,10hm. È evidente che se “RPAP” è un valore costante e immutabile la diminuzione oltre un certo valore di Rout sarà insignificante. Cioè dal punto di vista dell’effettivo smorzamento sarà irrilevante questo 6,1ohm o un ipotetico 6,0000001ohm.

È importante sottolineare che dichiarare un fattore di smorzamento di 1000 o di 40.000 è solo una mossa di marketing senza reale valore pratico. È altamente probabile, direi certo, che per raggiungere tali valori elevati di fattore di smorzamento, siano state utilizzate enormi quantità di controreazione nell’amplificatore e come ho già spiegato in questo articolo l’eccessiva quantità di controreazione può portare a risultati sonori indesiderati tanto quanto il non uso della stessa. Un amplificatore con un’elevata controreazione potrebbe suonare “freddo”, “sterile” o privo di vita, mancando di quell’energia e coinvolgimento emotivo che caratterizzano una riproduzione sonora appagante.

Quindi, è importante capire che un alto valore di fattore di smorzamento non è un indicatore di un amplificatore che suona bene o che offre prestazioni sonore superiori. Piuttosto, è necessario trovare un equilibrio tra la quantità di controreazione utilizzata e il suono desiderato, tenendo conto delle caratteristiche dell’amplificatore e dell’interazione con le casse e il resto del sistema audio.

Manipolatori del Suono: Il trucco di tagliare le basse frequenze negli amplificatori zero feedback

Nel mondo degli amplificatori audio, c’è un fenomeno che merita attenzione: l’uso di strategie per alterare la resa sonora degli amplificatori zero feedback. Questi manipolatori del suono cercano di nascondere i difetti dei loro amplificatori attraverso un trucco apparentemente semplice ma poco onesto: tagliare le basse frequenze. In questo articolo, esploreremo come funziona questa pratica e perché dovremmo essere cauti nel credere alle promesse di una riproduzione audio superiore. I manipolatori del suono cercano di evitare le critiche legate alle basse frequenze fastidiose, che spesso vengono descritte come “bassi gonfi” o “bassi troppo presenti”. E per farlo, introducono deliberatamente un taglio delle basse frequenze nell’amplificatore. Questo significa che le basse frequenze vengono attenuate o addirittura eliminate, dando l’illusione di un suono più bilanciato e controllato.

Tecniche di Manipolazione del Suono

È importante menzionare il ruolo delle casse consigliate e sconsigliate per gli amplificatori a basso smorzamento. Al fine di compensare le loro limitazioni, alcune persone consigliano l’utilizzo di casse con caratteristiche che naturalmente riducono la riproduzione delle basse frequenze. Queste includono casse monovia, fullrange, casse con coni di piccolo diametro, casse aperte e diffusori a tromba. L’idea è che queste casse possano fornire una risposta più controllata delle basse frequenze, minimizzando così l’effetto negativo di un amplificatore a basso smorzamento.

D’altra parte, sconsigliano l’utilizzo di casse reflex e di altri tipi di casse che offrono una buona riproduzione delle basse frequenze. In condizioni di basso smorzamento, queste casse potrebbero accentuare eccessivamente i bassi, portando a un suono gonfio e fastidioso. Questa limitazione nella scelta delle casse può vincolare il cliente e impedirgli di ottenere una riproduzione sonora ottimale. Bisogna sottolineare che l’utilizzo di un livello moderato di controreazione e un maggior smorzamento può offrire una maggiore versatilità e una resa sonora altrettanto buona, se non migliore anche con casse meno adatte agli amplificatori zero feedback. Questo suggerisce che accettare un po’ di controreazione potrebbe permettere di ottenere un suono più bilanciato e una maggiore flessibilità nella scelta delle casse, senza compromettere la qualità complessiva dell’amplificatore. Ma vediamo altre tecniche di manipolazione…

Realizzazione di trasformatori con bassa induttanza primaria: Una delle tecniche comuni è quella di progettare trasformatori con bassa induttanza primaria. Questo porta naturalmente a un taglio delle basse frequenze, poiché l’induttanza primaria influisce sulla risposta in frequenza dell’amplificatore. L’obiettivo è ridurre l’energia trasmessa alle basse frequenze, creando un suono più “controllato” a discapito della fedeltà e della completezza dell’audio riprodotto. Potete trovare un’esempio pratico cliccando qui.

Realizzazione di trasformatori con alta induttanza primaria a ridosso della saturazione: Alcuni manipolatori del suono cercano di accontentare la credenza comune degli audiofili che i trasformatori debbano avere induttanze primarie elevate cercando di portare a casa capra e cavoli. Essi fanno in modo che il nucleo del trasformatore lavori a ridosso della saturazione. Ciò significa che, sebbene misurando l’induttanza del trasformatore essa risulti notevolmente elevata, quando il trasformatore viene effettivamente utilizzato con le valvole e sottoposto a correnti continue, la saturazione del nucleo vada a strozzare le basse frequenze. Il risultato che si ottiene sono basse frequenze non esaltate ma distorte. Quest’ultima tecnica l’ho vista utilizzata in certi trasformatori giapponesi e in praticamente tutti quegli amplificatori che usano nuclei toroidali che mi sono capitati per le mani, infatti i loro sostenitori parleranno delle enormi (quanto inutili) induttanze primerie di questi trasformatori, mostreranno bande passanti che non sembrano tagliate sulle basse frequenze ma mai vi mostreranno come esce una sinusoide a 20Hz da tali trasformatori perchè potrebbe assomigliare a qualcosa come l’immagine qui sotto… E a quel punto, dopo tanta fatica spesa a parlare dei pregi e della perfezione sonora di tali saluzioni si troverebbero a dover giustificare un compromesso bello grosso fatto a discapito delle basse frequenze o a minimizzare dicento “tanto non si sente”, oppure tanto fai la biamplificazione e metti un’amplificatore diverso per i bassi.

Esempio di distorsione da saturazione del nucleo

Bisogna comprendere che queste tecniche non migliorano la qualità del suono, ma cercano di mascherare i difetti degli amplificatori zero feedback attraverso il taglio selettivo delle basse frequenze. Tuttavia, queste manipolazioni comportano una compromissione significativa della registrazione con una riproduzione audio distorta. Conclusioni: È fondamentale essere consapevoli di queste tecniche manipolative nel campo degli amplificatori zero feedback. La scelta di un amplificatore dovrebbe basarsi sulla qualità sonora, sulla fedeltà alla fonte audio e sulla capacità di riprodurre tutte le frequenze in modo equilibrato. Tagliare deliberatamente le basse frequenze può portare a una resa sonora compromessa.