SB Luna – Integrato Single Ended 2A3

La 2A3 è una delle valvole a vuoto più celebri nel mondo dell’audio, una vera icona tra gli appassionati di amplificatori valvolari. Utilizzata soprattutto in configurazioni single-ended, questa valvola è nota per il suo suono caldo, naturale e incredibilmente musicale. La sua semplicità costruttiva e il design minimalista la rendono ideale per ottenere un’armonia perfetta tra eleganza e prestazioni sonore di alta qualità.

In un amplificatore single-ended, la 2A3 si distingue per la sua capacità di esprimere dettagli sonori straordinari, mantenendo una linearità che avvolge l’ascoltatore in un’esperienza sonora coinvolgente e autentica. Con i suoi 3 watt di potenza, la 2A3 non è pensata per “dominare” l’ambiente, ma per offrire una resa sonora delicata e raffinata, che permette di apprezzare ogni sfumatura del brano.

Se il cuore del vero appassionato di audio risiede nella ricerca della purezza e nella capacità di portare la musica a un livello emotivo superiore, la 2A3 in single-ended è una scelta che rappresenta l’essenza stessa dell’alta fedeltà.

Amplificatore integrato con valvole finali 2A3

Per questo amplificatore, ho scelto di adottare la circuitazione “STC”, ovvero la “Super Triode Connection”, un progetto ideato da Shinichi Kamijo che, sebbene poco utilizzato, offre interessanti potenzialità. Il circuito è completamente accoppiato in corrente continua (DC), senza l’uso di condensatori lungo il percorso del segnale.

La configurazione di base prevede un pentodo in ingresso, un triodo di feedback e una valvola finale che può essere sia un triodo che un tetrodo/pentodo. Tuttavia, realizzare questo schema non è semplice, poiché è difficile trovare il giusto equilibrio tra le tre valvole, assicurandosi che tutte lavorino nei limiti di dissipazione e in una zona operativa lineare.

Uno degli aspetti più interessanti di questa configurazione è la capacità di ottenere un elevato fattore di smorzamento, senza ricorrere al feedback ad anello chiuso, cioè senza prelevare il segnale dal morsetto degli altoparlanti.

Nel circuito STC viene fatto un feedback locale dalla placca della finale alla sua stessa griglia passando attraverso al triodo alto dell’SRPP, mentre l’elemento di ingresso deve essere possibilmente un pentodo perchè la sua Ri molto elevata permette di ottenere la minima distorsione del circuito.

I lettori di questo sito conoscono già la mia opinione riguardo al fattore di smorzamento di un amplificatore, che considero un elemento fondamentale per la qualità del suono. Una delle caratteristiche che ha contribuito al successo dell’STC come circuito a valvole di riferimento è proprio il suo fattore di smorzamento superiore alla media. In un contesto audiofilo dove molti preferiscono evitare l’uso del feedback per paura che influisca negativamente sul suono, e in cui spesso si trascura l’importanza del fattore di smorzamento, è interessante come un circuito che in realtà incorpora retroazione e presenta un alto fattore di smorzamento venga apprezzato proprio per la sua qualità sonora. Questo successo potrebbe derivare dal fatto che, per molti, il feedback non è facilmente riconoscibile, mentre altri, più attenti ai dettagli, vengono affascinati dalle teorie non lineari applicate dai progettisti, scoprendo così un suono che sorprende anche chi inizialmente non avrebbe considerato questa soluzione.

Tornando all’SB Luna, si tratta di un circuito STC ottimizzato che impiega un pentodo 6SJ7 in ingresso, il triodo di una 6SN7 per canale come elemento di feedback e una valvola finale 2A3. Nella mia versione, il circuito è a bias fisso e non utilizza una resistenza di caduta sotto il catodo della 2A3 verso massa, in quanto ciò avrebbe causato un eccessivo riscaldamento. Invece, il catodo della valvola finale è sollevato dalla massa con una tensione stabilizzata di +200 volt, fornita da un circuito regolatore a valvola. Questa tensione è più che sufficiente per alimentare i pochi mA necessari a sollevare le finali e a fornire la tensione alle griglie schermo della 6SJ7.

L’SB Luna rappresenta l’evoluzione di un mio precedente amplificatore, il SB-IT 2A3, ora considerato “obsoleto”, che anch’esso utilizzava il circuito STC. Sebbene il disegno dello stadio finale sia rimasto invariato, le differenze tra i due modelli sono notevoli. Nel Luna è scomparso il grande dissipatore che, nel modello precedente, serviva a raffreddare i transistor che alimentavano i filamenti della 2A3 con tensione stabilizzata. Ora, i filamenti sono alimentati da una cella passiva CLC, dotata di 33.000uF di capacità di livellamento e induttanze specifiche per le valvole 2A3/300B.

Nel nuovo modello, la regolazione del bias è semplificata. In precedenza, bisognava inserire i puntali di un tester in due boccoline sul retro dell’amplificatore e agire su due trimmer che variavano la tensione erogata dalla PCL84 (una per canale), al fine di sollevare la finale dalla massa. Ora, con la nuova disposizione che prevede un solo stabilizzatore, la corrente totale è facilmente gestibile da una singola PCL84. Inoltre, avendo eliminato il dissipatore, ho avuto più spazio per aggiungere due milliamperometri e due trimmer direttamente sopra il telaio, facilitando così le operazioni di controllo e taratura del bias.

Il trasformatore di uscita del Luna è stato progettato utilizzando l’esperienza accumulata nella realizzazione del precedente IT 2A3. Grazie a questa evoluzione, il Luna riesce ora a erogare 1 watt in più e offre una banda passante superiore. Se il vecchio IT 2A3 era già piacevole da ascoltare, il Luna rappresenta un passo ulteriore, con una gamma alta e una microstruttura del suono ancora più rifinita.

Una foto di archivio del vecchio SB IT 2A3 risalente ai primi anni di attività di SB-LAB

All’interno dell’SB Luna è presente un circuito che gestisce il ritardo del bias all’accensione e si occupa del controllo del volume e della selezione degli ingressi tramite telecomando a infrarossi. Il potenziometro è motorizzato, mentre il pomello di destra consente di selezionare gli ingressi senza l’uso del telecomando.

Ho sviluppato personalmente una scheda di controllo e scritto il software per implementare funzionalità non disponibili nei circuiti commerciali, come il ritardo dell’anodica con relativa indicazione tramite un LED che illumina il pulsante di accensione. Altre funzionalità includono la segnalazione della ricezione del telecomando e la disabilitazione dei pulsanti che attivano canali extra Luna dispone di 3 ingressi.

Il segnale audio degli ingressi non è gestito da semplici relè, ma da relè sigillati in atmosfera inerte con contatti in argento, che sono almeno 20 volte più costosi di quelli usati nei moduli preassemblati provenienti dalla Cina. Questi ultimi, infatti, spesso impiegano relè di bassa qualità e commutatori economici con contatti in ottone, che tendono a ossidarsi con il tempo, causando diafonia capacitiva, specialmente se le impedenze nello stadio di ingresso sono elevate. Anche nel mio precedente progetto IT-2A3, utilizzavo commutatori rotativi esclusivamente per pilotare a distanza gli stessi relè di alta qualità adottati nel Luna.

Un Suono Senza Compromessi: Trasparenza, Controllo e Emozione

Quando si accende questo amplificatore, si è subito accolti da una scena sonora che può solo essere descritta come magica. La sua sonorità si presenta incredibilmente aperta e ariosa, con un’immagine stereo che avvolge l’ascoltatore senza mai diventare confusa o sovrapporsi. Le voci sono cristalline, con una trasparenza che consente di ascoltare ogni sfumatura, ogni sfogo emotivo, come se i cantanti fossero lì davanti a voi. La riproduzione delle alte frequenze è raffinata e delicata, mai eccessivamente brillante, ma mai noiosa; ogni dettaglio, dal più fine sibilo della respirazione di un violino alla leggera vibrazione di un piatto, emerge con una naturalezza sconcertante.

La vera sorpresa, però, arriva nella gestione delle basse frequenze: qui l’amplificatore dimostra un controllo incredibile. I bassi sono profondi e ricchi, ma mai gonfi o impastati. La risposta dei diffusori è precisa, come se ogni nota fosse scolpita nel suono stesso, con un timing impeccabile che permette anche di percepire i toni più sottili, quelli che spesso vengono persi con amplificatori meno raffinati. Non c’è né traccia di risonanze indesiderate, né di quella pesantezza che talvolta affligge amplificatori dalla potenza eccessiva; al contrario, la basse frequenze sono gestite con eleganza, dando un’impressione di controllo assoluto.

Il risultato complessivo è un suono che non solo riempie la stanza, ma che invita l’ascoltatore a perdersi nei dettagli, immergendosi in una musicalità che risulta tanto affascinante quanto coinvolgente. Ogni brano, ogni generazione di onde sonore è trasmessa con una fluidità che sembra quasi priva di sforzo. In definitiva, questo amplificatore è un gioiello per chi cerca una riproduzione che non sia solo precisa, ma che faccia vibrare l’anima, portando ogni ascolto a nuovi livelli di comprensione ed emozione.

Luna: Un Amplificatore Su Ordinazione, Realizzato Per Te

L’amplificatore Luna è realizzato con la massima cura su ordinazione, garantendo un prodotto esclusivo e su misura per ogni appassionato di audio. Ogni unità è assemblata rispettando rigorosamente le normative di sicurezza elettrica, assicurando una lunga durata e una performance senza compromessi. Inoltre, Luna è dotato di vera certificazione CE, che attesta la conformità agli standard di sicurezza e qualità europei. Ogni acquisto è accompagnato da un dettagliato libretto di istruzioni e una garanzia, offrendo piena tranquillità ai nostri clienti. Per chi fosse interessato, è possibile ottenere maggiori informazioni e effettuare ordini tramite il nostro form ai contatti.


Misure Strumentali

  • Potenza massima: 4 W RMS per canale
  • Fattore di smorzamento (DF): 20
  • Banda passante alla potenza massima: 25 Hz – 35 kHz (-1 dB)

Ecco il grafico di banda passante

Spettro distorsivo con la seconda armonica a -30dB rispetto la fondamentale.

Quadra a 100Hz

Quadra a 1khz

Quadra a 10khz

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5 Responses to SB Luna – Integrato Single Ended 2A3

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Riparazione di un Conrad Johnson CAV50: un viaggio tra guasti e modifiche creative

Conrad Johnson è un nome che evoca immediatamente qualità e raffinatezza nel mondo dell’audio high-end. Fondata negli anni ’70 da Bill Conrad e Lew Johnson, l’azienda americana si è distinta per l’approccio purista nella progettazione di amplificatori a valvole, preamplificatori e altre elettroniche di pregio. I loro prodotti sono noti per il suono caldo, dettagliato e musicale, grazie a un’attenzione maniacale per la scelta dei componenti e un design circuitale minimalista e ben studiato.

Di recente, mi è stato affidato un Conrad Johnson CAV50 per una riparazione. Il proprietario mi ha raccontato che, durante l’ascolto, l’amplificatore ha improvvisamente emesso un forte rumore dagli altoparlanti, seguito da un sottile rigolo di fumo proveniente dalla zona vicino alle valvole di preamplificazione. La riparazione si è rivelata piuttosto semplice, ma non priva di sorprese.

La scoperta degli “intrusi”

Aperto il fondo dell’apparecchio, ho subito notato due “intrusi” frutto di una modifica dozzinale e maldestra:

  1. Un preamplificatore phono improvvisato: cablato su un ritaglio di basetta millefori, un circuito banale composto da poche resistenze attorno a un volgare amplificatore operazionale dal valore inferiore a 1€. Questo circuito era stato collegato in modo grossolano all’ingresso AUX, con un cablaggio disordinato e poco sicuro.

  2. Un alimentatore switching universale: di quelli economici che si trovano facilmente online per meno di 10€, privato del suo contenitore di plastica e collegato in qualche modo alla rete da 220V e al pre phono.

La riparazione

Ho iniziato controllando lo stato delle valvole, tutte in ottima salute e quindi non necessarie di sostituzione. La causa del guasto era una “carie” nera formatasi sulla basetta di vetroresina tra due piste, che aveva creato un percorso conduttivo indesiderato, probabilmente a causa di sporcizia accumulata e umidità.

Ho rimosso la carie con una fresa Dremel fino a raggiungere vetroresina pulita, quindi ho stuccato il solco con resina UV. Ho anche sostituito una resistenza bruciata a causa del guasto. Con questi interventi, l’amplificatore ha ripreso a funzionare perfettamente.

Il ritorno all’originalità

Tuttavia, la presenza dell’alimentatore switching generava disturbi RF che compromettevano la qualità sonora. Ho quindi deciso di rimuovere sia l’alimentatore che il pre phono artigianale, ripristinando l’originalità del CAV50.

Per fornire comunque una funzionalità phono al cliente, ho acquistato online un piccolo pre phono da 35€, completo di alimentatore esterno e cavi di collegamento. Non si tratta di un apparecchio high-end, ma è comunque di gran lunga superiore alla “schifezza” precedentemente installata.

Una riflessione per gli appassionati

Questo episodio dovrebbe far riflettere: se si desidera un preamplificatore serio, bisogna investire in un prodotto di qualità. Pagare 100€ a un “cantinaro improvvisato” per un lavoro raffazzonato che compromette un amplificatore di pregio è una pessima scelta. Anche un pre phono economico, è preferibile a una soluzione mal eseguita.

Misurazioni finali

Dopo la riparazione e il ripristino dell’originalità, l’amplificatore ha mostrato le seguenti prestazioni:

  • Potenza erogata: 38 Watt RMS per canale
  • Fattore di smorzamento (DF): 16
  • Distorsione armonica totale (THD): 0,16% a 1 Watt
  • Banda passante: 10 Hz – 50 kHz (-0,2 dB)

Un risultato che conferma la bontà del progetto originale Conrad Johnson e l’importanza di preservarne l’integrità.

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1 Responses to Riparazione di un Conrad Johnson CAV50: un viaggio tra guasti e modifiche creative

  • Devo dire che quando si è rotto l’amplificatore, ho passato parecchio tempo a cercare qualcuno che me lo riparasse e ho capito che non è cosa semplice trovare chi sia disposto a cimentarsi, con competenza, in una riparazione di un valvolare. Poi, per caso, con una ricerca su internet, mi sono “imbattuto” nel sito di Stefano che non conoscevo, e leggendo la sua storia e le recensioni/riparazioni, mi sono convinto ad affidargli il mio amplificatore. Devo dire che Stefano ha fatto un lavoro perfetto !! Il mio Conrad-Johnson non funzionava così bene da anni. Silenziosissimo, dopo l’eliminazione degli “intrusi” che mi avevano installato. Fantastico riascoltarlo, non vedevo l’ora !! Grazie anche per le altre spiegazioni (regolazione del bias delle valvole e altro) e grazie anche per l’ascolto dell’ampli valvolare da te costruito, veramente notevole.

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Riparazione di un Conrad Johnson MV50: rinascita di un classico Hi-Fi

Il Conrad Johnson MV50 è un amplificatore valvolare leggendario, amato dagli appassionati di alta fedeltà per il suo suono caldo e dinamico. Mi è stato consegnato da un cliente preoccupato: l’amplificatore aveva smesso di funzionare dopo un improvviso cedimento, accompagnato da un odore di bruciato. Dopo un primo esame, ho scoperto che uno dei trasformatori d’uscita era guasto, probabilmente a causa di una EL34 difettosa o di una regolazione errata del bias.

Diagnosi e smontaggio

La prima operazione è stata smontare il trasformatore d’uscita danneggiato. Aprendo l’apparecchio, ho notato anche alcune resistenze deteriorate, segno che il guasto aveva generato stress termico su altri componenti del circuito. La diagnosi ha confermato la necessità di sostituire non solo il trasformatore bruciato, ma anche il suo gemello per garantire simmetria e coerenza sonora.

La rinascita: nuovi trasformatori su misura

Ho avvolto due nuovi trasformatori d’uscita, progettati specificamente per mantenere le caratteristiche sonore originali del MV50. La precisione nell’avvolgimento e nella scelta dei materiali ha assicurato una resa sonora ottimale e una maggiore affidabilità nel tempo. Dopo la sostituzione delle resistenze difettose e il montaggio dei nuovi trasformatori, l’amplificatore era pronto per la prima accensione.

Ho Sostituito alcune resistenze marce e montato i nuovi trasformatori.

Accensione, regolazione e messa a punto

La prima accensione è andata senza intoppi. Ho proceduto con la regolazione accurata del bias, un passaggio cruciale per la stabilità delle valvole EL34 e per ottenere una distorsione armonica minima. Con una piccola messa a punto del circuito per adattarlo ai nuovi trasformatori, l’amplificatore ha ripreso vita, offrendo un suono ricco e dettagliato.

Test strumentali

Per concludere, ho eseguito i consueti test strumentali per verificare le prestazioni:

  • Potenza: 56 watt RMS per canale
  • Fattore di smorzamento (DF): 14

L’amplificatore ha superato ogni prova, pronto per tornare a regalare emozioni musicali come il primo giorno. Se anche il tuo amplificatore valvolare necessita di una riparazione o di una messa a punto, contattami: il suono merita di essere preservato con cura e competenza.

THD 1watt

Grafico di banda passante @ 1 watt (limitata molto all’interno del circuito)

Quadre a 100Hz – 1khz – 10khz

Triangolare 10khz

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1 Responses to Riparazione di un Conrad Johnson MV50: rinascita di un classico Hi-Fi

  • Dopo riparazione, ho provato e funziona perfettamente. Sento il tocco di un grande esperto.

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