Restauro Amplificatori Klimo Kent Silver

Gli amplificatori Klimo Kent Silver rappresentano un interessante capitolo nella storia dell’alta fedeltà. Questo apparecchio, sebbene considerato economico e caratterizzato da alcuni compromessi tecnici volti a contenere i costi di produzione, merita una riflessione attenta. Nel mio progetto, mi sono dedicato alla riparazione e al restauro di una coppia di Klimo Kent Silver, giunti nelle mie mani in condizioni disastrose, a causa di riparazioni precedenti poco professionali.

Il Klimo Kent Silver è un amplificatore a valvole con una potenza continua di 35 watt (in realtà sono meno, poi spiegherò perchè), noto per il suo design minimalista e l’approccio semplice alla riproduzione audio. Nonostante alcune limitazioni tecniche dovute a considerazioni di costo.

Il mio compito iniziale è stato esaminare attentamente il Klimo Kent Silver, alla ricerca dei danni causati da precedenti tentativi di riparazione. Questi danni includevano saldature mal fatte, componenti saldati sopra i moncherini di altri che erano stati rimossi malamente, parti mancanti o danneggiate e problemi tecnici vari. Una volta identificati i problemi, ho iniziato il processo di riparazione e sostituzione necessario per restituire l’integrità e la qualità sonora all’amplificatore.

Il mio obiettivo è stato quello di far emergere l’eccellenza nascosta in questo amplificatore, anche se originariamente progettato per contenere i costi. Ogni apparecchio audio, quando trattato con la giusta attenzione e cura, ha il potenziale per offrire un’esperienza di ascolto musicale appagante.

In conclusione, il Klimo Kent Silver, nonostante alcune limitazioni tecniche, può beneficiare di un restauro professionale per restituire la sua performance ottimale. Il mio lavoro mira a far rivivere questo amplificatore e a consentirgli di esprimere al meglio la sua qualità sonora.

Qualche foto delle condizioni in cui mi sono arrivati:

Ecco un breve riassunto delle condizioni iniziali: zoccoli in resina spaccati e incollati, condensatori deteriorati e esplosi, componenti mobili fissati in modo provvisorio con colla a caldo… Ecco un piccolo consiglio: prima di smontare dispositivi pieni di cavi sterling, spesso tutti dello stesso colore marrone, i cui collegamenti diventerebbero un rebus se li si staccasse senza precauzioni bisogna segnarli e farci una foto per ritrovare come erano collegati in precedenza. I segni dei pennarelli sui cavi marroni non sono visibili o poco visibili, ma uno smalto per unghie lo è. Oltre a essere utile per bloccare temporaneamente trimmer e piccole viti senza sigillarli definitivamente, ha anche questa pratica funzione. Potete trovare un’ampia selezione di colori ai supermercati MD per solo 1€ ciascuno. Non ho alcun accordo di sponsorizzazione con MD, ma in passato ho cercato uno smalto per bloccare alcuni trimmer su schede elettroniche. Nei negozi di cosmetici, ho scoperto che costavano tra i 6 e i 7 euro ciascuno. Perciò ho pensato di condividere questa informazione riguardo alla catena di supermercati MD, dove ho trovato questi in tanti colori diversi e a prezzo stracciato.

Dopo aver smontato le schede, ho iniziato con una spazzolatura accurata, concentrandomi sulla parte interessata dalle saldature. Questo passo era essenziale perché ho notato che Klimo trascura sempre la pulizia delle schede durante l’assemblaggio, il che porta col tempo a un accumulo di sporco e alla corrosione del rame. Successivamente, ho proceduto con un lavaggio completo delle schede, poiché erano in uno stato particolarmente sporco. Ho sostituito gli zoccoli delle finali e tutti gli elettrolitici, ad eccezione dei condensatori blu originali, che erano ancora in buone condizioni, così come alcune resistenze. Infine, ho proceduto al rimontaggio delle schede. Nella foto sotto l’apparecchio rimontato:

Ora esaminiamo alcune delle specifiche tecniche di questo circuito. L’amplificatore è dotato di soli 2 morsetti per gli altoparlanti. La presenza di una morsettiera all’interno, tra il trasformatore d’uscita e i connettori a banana, potrebbe far supporre la possibilità di ricombinare i fili per ottenere diverse impedenze, ma potrebbe anche essere un semplice sistema utilizzato per semplificare la costruzione del trasformatore d’uscita, senza alcuna documentazione tecnica disponibile per confermare questa ipotesi non lo sapremo mai. Pertanto, assumiamo che l’impedenza del secondario sia fissa.

Il trasformatore d’uscita, quando è caricato con 8 ohm sul secondario, riflette sull’avvolgimento primario un’impedenza di 8kohm. Ciò significa che collegando casse con diverse impedenze, il finale lavorerà con impedenze riflesse diverse, il che influenzerà la potenza di uscita dell’amplificatore, il suo comportamento in termini di distorsione e persino la classe di funzionamento. Tuttavia, considerando il particolare sistema di bias di questo amplificatore, sconsiglio vivamente l’utilizzo di casse con un’impedenza inferiore a 8 ohm (spiegherò il motivo più avanti). In ogni caso, l’amplificatore eroga 25 watt su un carico di 8 ohm, mentre la dichiarazione di 35 watt potrebbe essere valida solo su un carico di 4 ohm. Come spesso accade nel malvagio mondo commerciale, i numeri tendono a essere enfatizzati anche quando non sono rappresentativi.

Il sistema di bias utilizzato in questo circuito rappresenta un compromesso piuttosto difficile da comprendere. In realtà, il circuito è polarizzato in classe AB con un sistema di auto-biasing (“self-bias”), ma va notato che in classe AB non è appropriato utilizzare l’auto-biasing, poiché in questa configurazione dovrebbe essere utilizzata la polarizzazione a bias fisso con un negativo di griglia. È comprensibile che si possa cercare di risparmiare sui componenti, ma in questo caso specifico, risparmiando due resistenze e due condensatori e optando per un bias fisso non regolabile per entrambe le valvole, si sarebbe ottenuta una soluzione sicuramente migliore rispetto a questa mala configurazione.

Il self-bias si può utilizzare solamente in classe A, poiché in questa configurazione la corrente media attraverso le valvole è costante. In una classe AB, la corrente a riposo è significativamente inferiore rispetto a la corrente media durante il regime dinamico. Pertanto, un amplificatore in classe AB con self-bias avrà un bias instabile e in costante variazione in sincronia con il segnale in ingresso. Questo comporta spostamenti del punto di lavoro delle valvole in base all’ampiezza del segnale e distorsioni di memoria causate dal tempo di carica e scarica del condensatore di bypass catodico, che naturalmente non è nullo. Nel video qui sotto mostro come la tensione al catodo di una delle due EL34 sia circa 32volt a riposto e come questa tensione salga fin’oltre i 40volt aumentando il segnale in ingresso all’amplificatore (nel video alzo e abbasso il segnale ripetutamente per mostrare il bias che sale e scende):

Il motivo per cui suggerivo di non collegare casse con un’impedenza inferiore a 8 ohm è che in questa configurazione la classe AB si avvicina maggiormente alla classe B. Questo comporta un aumento del salto di tensione sotto i catodi delle valvole, generando maggiori distorsioni. Inoltre, i condensatori originali che ho trovato, con una tensione nominale di 100 volt, erano scoppiati. Questo potrebbe essere dovuto proprio al fatto che la tensione aveva superato il limite massimo di tolleranza dei condensatori stessi.

Un’altra considerazione riguardo ai Klimo Kent riguarda la percezione diffusa che le valvole EL34 siano tirate per il collo ad una tensione troppo elevata oltre i 500volt, il che potrebbe portare a guasti prematuri. Tuttavia, in seguito a precise misurazioni, ho notato che il condensatore di livellamento principale (che va messo da 500volt) durante l’accensione subisce un picco di tensione di circa 470 volt, che poi si stabilizza intorno ai 420-430 volt una volta che le valvole si sono riscaldate. La dissipazione a riposo è di esattamente 25 watt. Forse sarebbe stato più saggio da parte di Klimo non spingere le valvole fino al massimo, ma invece mantenere una polarizzazione leggermente inferiore, come ad esempio 22 watt.

La leggenda secondo cui le valvole tendono a guastarsi su questo amplificatore potrebbe essere nata a causa delle EL34 “EI” originariamente fornite con questi amplificatori.

Si tratta probabilmente delle peggiori EL34 mai prodotte, provenienti da una fabbrica jugoslava che le produceva alla fine degli anni ’70. Alcune fabbriche europee avevano ceduto i loro macchinari a questa fabbrica, dato che non erano più interessate a soddisfare la modesta domanda del mercato. La scarsa qualità di queste valvole potrebbe aver contribuito alla cattiva reputazione dei Klimo Kent.

Al giorno d’oggi trovate sui vari bazar quartetti di queste valvole NOS vendute a prezzi folli dove per far credere che siano “speciali” ti dicono che hanno il L’O getter… La Tripla Mica… potevano anche dire che la scatola è gialla e che sono state costruire durante la luna piena per aggiungere altri dettagli inutili e che non classificano per niente queste valvole come migliori di altre. Il mio consiglio è lasciatele dove sono, sono soldi buttati via. Valvole fragili e che in tente situazioni ho visto guastarsi senza che siano state maltrattate.

Adesso un pò di strumentali: come già detto la potenza RMS su 8ohm è circa 25watt, il fattore di smorzamento circa 6, qui sotto il grafico di banda passante con in -1dB a 15khz, il grafico è sicuramente molto artefatto perchè nel circuito (anche se non ho lo schema) si notano parecchi complessi filtri RC sia attorno la rete di NFB sia sulle griglie delle finali cosa che fa pensare che abbia dovuto correggere pesanti problemi del trasformatore d’uscita. La rotazione di fase è piuttosto accentuata.

La distorsione armonica a 1 watt si attesta a circa lo 0,3%, con picchi di distorsione di intermodulazione chiaramente visibili intorno alla fondamentale. Questo fenomeno può verificarsi a causa di una possibile limitazione nella banda passante del trasformatore o a causa dell’introduzione di componenti indesiderati nel circuito unitamente all’uso di controreazione. È importante notare che attualmente non dispongo di uno strumento specifico per misurare la distorsione di intermodulazione, quindi questa è soltanto una mia supposizione basata sull’osservazione dei dati disponibili.

Quadre a 100Hz – 1khz – 10khz


Oltre l’articolo, piccole riflessioni personali…

Come suona?

Intento Sarcastico: Il Klimo Kent Silver è un amplificatore che offre un’esperienza sonora straordinaria, caratterizzata da autenticità e chiarezza. Questo amplificatore si distingue per la sua bassa distorsione armonica, che si mantiene a circa lo 0,3% anche a 1 watt di potenza. La sua capacità di riproduzione musicale si rivela in particolare nelle esecuzioni dal vivo, dove riesce a catturare l’essenza e la dinamica delle performance in modo sorprendente.

Con una potenza costante di 35 watt, il Klimo Kent Silver offre un suono ampio e profondo, che si distingue per la sua precisione millimetrica. La scena sonora si apre in modo notevole, con una notevole tridimensionalità e un’immagine sonora ben definita. Questo amplificatore è in grado di gestire anche le dinamiche più complesse, mantenendo una pulizia e una chiarezza straordinarie.

La voce umana suona calda, trasparente e precisa, con una gamma dinamica che cattura tutte le sfumature dell’interpretazione. Gli strumenti musicali emergono con un dettaglio cristallino, consentendo di percepire ogni sfumatura e microdettaglio. Anche in situazioni di musica classica, il Klimo Kent Silver si distingue per la sua capacità di riprodurre gli strumenti con autenticità e realismo.

Inoltre, questi amplificatori hanno dimostrato una notevole capacità di gestire la profondità della scena sonora, offrendo un’esperienza d’ascolto coinvolgente e avvincente. In sintesi, il Klimo Kent Silver è un amplificatore che si fa notare per la sua capacità di offrire un suono straordinario, adatto sia ai generi musicali più dinamici che alle performance più delicate e complesse.

In realtà, ho avuto l’opportunità di ascoltare l’amplificatore solo utilizzando le casse disponibili nel laboratorio, e devo sottolineare che il suo funzionamento è risultato impeccabile in base alle misurazioni e ai test strumentali. È importante precisare che il tono sarcastico in questo contesto non è rivolto all’amplificatore Klimo Kent Silver, né costituisce una critica nei suoi confronti. La mia motivazione per condividere questo breve commento è diversa.

Su alcuni forum, ho notato che alcune persone tendono a definire le mie come “recensioni”… È importante comprendere che ciò che faccio non è scrivere recensioni, ma piuttosto condurre analisi tecniche dettagliate, studiare i circuiti e condurre test strumentali per soddisfare la mia curiosità tecnica. Mi piace condividere ciò che apprendo attraverso queste analisi e test, sia che riguardino aspetti positivi che problematiche e difetti.

Ho scritto questa finta recensione “Come Suona” in modo satirico per parodiare la maggior parte delle recensioni che si trovano in giro provenienti da siti o giornalini perchè mentre cercavo inutilmente gli schemi di questi Klimo Kent mi sono imbattuto in un articolo in cui un individuo cercava di confrontare questi Klimo Kent con i GM20 di Graaf, e dopo un lungo scritto, ha concluso che la battaglia fosse in sostanza terminata in parità…

Si stanno confrontando dispositivi di due livelli completamente diversi. Nonostante io non sia un grande fan degli amplificatori OTL (per ragioni tecniche e non legate al suono), non si possono mettere sullo stesso piano l’attenzione estrema al design e alla costruzione del GM20 con un apparecchio come il Klimo Kent, che è stato realizzato con un budget limitato. Questo è vero sia dal punto di vista tecnico che da quello delle prestazioni sonore.


Schema elettrico che mi è stato mandato da un lettore del sito

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11 risposte a Restauro Amplificatori Klimo Kent Silver

  • Ah ecco dove avevo visto lo schema del silver…su uno dei 3 libri di Macrì che fra l’altro possiedo, comprati in fiera tanto tempo fa !

  • I finali in questione sono i miei, acquistati naturalmente usati, qualche anno fa per alternarli in caso di necessità con dei monotriodi. Non entro nel merito del perché di questa scelta dettata comunque anche dal prezzo proposto. Purtroppo come si è potuto constatare internamente erano stati notevolmente deturpati e che il signor Bianchini da vero professionista li ha rigenerati. Sulle scelte tecniche del progettista non mi esprimo, sarebbe stupido da parte mia non avendo le giuste competenze. Quello che posso dire è che dopo il restauro ricevuto il suono è sensibilmente migliorato e complessivamente soddisfacente. Onestamente penso che la qualità sonora sia un gradino superiore alla qualità costruttiva ma senza raggiungere quel livello di pathos per esempio che comunicano i miei monotriodi che sia chiaro non costano una fortuna. In definitiva il loro suono assomiglia a molti altri finali anche oggi in commercio che suonano ma non ti “ rapiscono”.

  • Grazie per la segnalazione dello schema. Lo cercherò se mai dovesse servirmi. Per quanto riguarda la fascia di prezzo, non so a quanto veniva venduto e probabilmente il prezzo di vendita non è nemmeno legato alla qualità intrinseca, ma è una semplice scelta del produttore. Ho giudicato questo come un apparecchio economico a causa dell’aspetto, della costruzione e delle prestazioni. Si tratta di un apparecchio economico con un circuito tirato all’asso in classe AB, senza una corretta polarizzazione a bias fisso e il fondo è avvitato con delle viti da legno su 3 pezzi di legno incollati con la colla al resto dello chassis. Questi dettagli lo rendono per me un apparecchio di fascia bassa. Se il produttore è riuscito comunque a venderli a un prezzo più alto, tanto meglio per lui.

  • Buongiorno complimenti per la bellissima e competente analisi tecnica, volevo segnalare che lo schema del klimo kent silver è presente sul manuale schemario hifii a valvole se non erro vol 2 di l.Macri! Mi sento di segnalare che questo amplificatore (da me posseduto in passato ) risulta di fascia media non economica costava circa 7 milioni delle vecchie lire nel 1997.
    Li ho apprezzati pilotando una coppia di M.L. sequel con grande impatto dinamica dettaglio e musicalità, la soluzione adottata sulle finali pur essendo inferiore e meno raffinata rispetto all, utilizzo di una tensione negativa di griglia fissa, è comunque adottata da diversi costruttori su ampli a valvole blasonati e con prestazioni elevate! Ing klimo progettista dei fantastici Beltaine ha dato grande dimostrazione su questi ultimi di competenza, risolvendo in maniera brillante il problema della saturazione del nucleo del tu con l utilizzo di una el34 . La fama e stima nutrita da parte degli appassionati è dovuta alla indubbia qualità sonora delle sue realizzazioni..Grazie saluti Ivan Chiodino

  • Nell’articolo se rileggi io ho avanzato per l’appunto 2 ipotesi una che ci fosse la possibilità di scambiare i fili per ottenere le varie impedenze oppure che i fili saldati sulla basetta esterna fossero solo un modo per preservare spazio dentro al rocchetto e il trasformatore fosse a singola impedenza vista l’economicità del progetto e visto che non sarebbe la prima volta che vedo venduti amplificatori a valvole mono impedenza cui il produttore dichiara che puoi attaccare quello che ti pare come se niente fosse (per altro su apparecchi pure costosi). Se hai delle documentazione sul pinout del trasformatore, su come scambiare i fili del trasformatore d’uscita per ottenere le varie combinazioni di impedenza secondaria e me la fai avere per email la pubblico visibile per tutti sulla pagina perchè di questi apparecchi non si trova niente di niente.

  • Che funzioni solo a 8 ohm non è vero-io nei miei avevo le istruzioni per poterlo connettere da 1 ohm (anche se sconsigliato) sino a 16 ohm-Basta solo cambiare la posizione dei fili ai trasformatori di uscita

  • https://www.youtube.com/watch?v=g-3W3u3fe0E

    in video si intravvede lo schema…gli ho chiesto se me lo passa

  • Cercando su google immagini con “klimo kent black” appaiono foto di apparecchi uguali a questi col telaio nero. Questi che ho riparato dentro sono del tutto uguali a quelli di altre foto che ho trovato in giro, ovviamente quando mi sono arrivati non avevano più tutti i pezzi originali ma erano stati pastrocchiati. Lo schema è introvabile ho cercato per ore, poi ci ho dato a mucchio, di tirare giù lo schema dallo stampato non mi andava, non mi serviva per forza averlo per la riparazione.

  • Mai visti neri in funzione, solo cromati con calotte cromate. Il lab ufficiale dove li assemblavano su licenza klimo è o era a canaletti di budrio. Per me quello lì o è un clone o una prima prova con materiali scadenti e tubi slavi, roba che vent’anni fa non si trovava ufficialmente più. Comunque lo schema non credo sia difficile da tirar giù…anche se mi pareva di averlo visto in giro tanto tempo fa

  • purtroppo le informazioni tecniche riguardanti questi apparecchi sono davvero quasi totalmente inesistenti, però dalle foto che si trovano su google il black dovrebbero essere neri, non cromati…

  • Sembrano klimo kent black più che silver…forse sono una prima pre serie usciti dal lab dove li assemblavano qui dalle mie parti…io ho ancora 4 suoi tubi usurati el34 marcati aeg che mi diede un amico, dove furono usate con casse proac studio ebs, col benestare di un fu brizzolato recensore…rip.

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Audio Note Conquest: Riparazione e Miglioramento

In questo articolo, esploreremo il percorso di riparazione e miglioramento di una coppia di amplificatori AudioNote Conquest. Mi è stato affidato il compito di restaurare due di questi amplificatori. Purtroppo, sono stati soggetti a manomissioni che hanno portato a conseguenze indesiderate, culminando con il guasto dei condensatori di disaccoppiamento tra il driver e gli stadi finali e, successivamente, con la bruciatura di uno dei trasformatori d’alimentazione dei due apparecchi. Tuttavia, come spesso accade, ogni sfida offre l’opportunità di crescita, ed è proprio questo che è accaduto in questo caso.

Attenzione! Vorresti montare sul tuo Audio Note Conquest delle 300B della KR ??? Non farlo! potresti danneggiare il tuo amplificatore! è necessario apportare una modifica all’apparecchio per supportare queste valvole. Leggi questo articolo per approfondire.

Oltre alla riparazione dei danni, esploreremo un aspetto intrigante: un piccolo difetto progettuale nascosto nello stadio driver che ha influenzato sia la potenza in uscita che la purezza del suono. Attraverso un’analisi dettagliata, dimostreremo come un’attenta revisione di questa sezione possa portare a miglioramenti significativi in termini di prestazioni sonore. L’obiettivo di questo articolo è condividere un viaggio di riparazione, innovazione e ottimizzazione. Seguendo una serie di eventi che hanno incluso la sostituzione dei trasformatori di alimentazione, la correzione delle manomissioni passate e l’introduzione di modifiche mirate al circuito, vi condurremo attraverso un percorso che ha riportato questi amplificatori a un livello di funzionamento ottimale.

Iniziamo vedendo lo schema originale dell’amplificatore…

L’architettura è notevolmente simile a quella del Sun Audio 300BE, con la variante delle finali in configurazione parallela e alcune piccole variazioni nei valori dei componenti. Proprio come nel caso del Sun Audio, qui il driver sembra quasi voler “superare” se stesso, portando il secondo stadio triodo a operare ai limiti della saturazione. Questo succede a causa di una scelta un po’ singolare: l’eliminazione di un semplice condensatore nel percorso del segnale. Questo approccio spinge il driver oltre i limiti, tanto che esso inizia a distorcere prima ancora di poter portare alla massima potenza le finali.

È vero che mettere una valvola 300B su un telaio ha un certo fascino che attira gli appassionati, ed è possibile che questo influisca sulla decisione di progettazione. Tuttavia, sembra che in alcuni casi si sia scelto di seguire schemi ben noti senza apportare le modifiche necessarie. È come se avessero optato per la strada più semplice. Un driver di questo tipo avrebbe richiesto una tensione d’alimentazione al secondo triodo notevolmente maggiore rispetto al primo, per compensare la perdita di tensione sotto il suo catodo e permettere un accoppiamento senza l’uso di condensatori. Sarebbero state necessarie alcune piccole modifiche allo stadio di alimentazione per implementare questa soluzione.

Modificare il circuito driver di questo amplificatore si è rivelato sorprendentemente semplice: è bastato evitare eccessive complicazioni riguardo all’accoppiamento dei due stadi triodo senza condensatore e aggiungerlo laddove necessario. Questo ha permesso al secondo stadio triodo di operare in modo più normale. Con una quantità adeguata di tensione sulla placca, ora è in grado di pilotare le valvole 300B in modo stabile fino alla massima potenza senza generare distorsioni significative. Nelle successive immagini, vi mostrerò come la distorsione visibile nel driver originale sia sorprendentemente evidente rispetto all’ipotetico svantaggio introdotto da un condensatore aggiuntivo. Ci aiuteremo con LTspice.

Nella prima immagine si osserva il potenziale del catodo del secondo triodo della 6SN7 (in verde) confrontato con la sua griglia in blu. Come è possibile notare chiaramente, la griglia raggiunge valori positivi (superiori alla tensione del catodo), causando una distorsione evidente (clicca per ingrandire).

Nella medesima simulazione, esaminiamo il segnale di griglia delle 300B e lo confrontiamo con il potenziale dei catodi…

L’osservazione rileva che il segnale che raggiunge la griglia delle 300B, oltre ad essere precedentemente distorto a causa del clipping del triodo pilota, non è ancora sufficiente per portare le 300B in uno stato di saturazione. Di conseguenza, queste valvole non stanno erogando la massima potenza che potenzialmente potrebbero raggiungere.

Esamineremo ora i risultati di alcune leggere modifiche apportate al circuito circostante la 6SN7 e ciò che sono riuscito a ottenere. Con lo stesso segnale di ingresso della prima simulazione ora osservando attentamente, notiamo che il segnale che raggiunge la griglia del secondo triodo della 6SN7 è ancora notevolmente lontano dallo stato di saturazione e non distorce…

E nel mente che la 6SN7 non è ancora in saturazione la 300B sono a filo alla loro massima potenza erogabile con la cresta di salita della sinusoide che sfiora lo stesso potenziale del catodo…

Osserviamo ora, in questa ultima immagine acquisita dal simulatore, la discrepanza tra ciò che raggiunge l’altoparlante attraverso i due diversi circuiti (il circuito originale e quello modificato), pur avendo entrambi lo stesso identico livello di segnale in ingresso (in verde il circuito originale, in blu il circuito modificato).

La discrepanza tra i due è notevolmente evidente, e chiunque ancora ritenga che un compromesso distorsivo così ampio, finalizzato unicamente all’eliminazione di un condensatore sul percorso del segnale, sia accettabile, mi dispiace, ma non sembra comprendere appieno la situazione. In questa simulazione, va notato che la versione originale, nonostante la considerevole distorsione, produceva una potenza di 15,44 watt RMS, mentre la versione modificata raggiungeva i 19,55 watt. È importante sottolineare che queste cifre rappresentano valori teorici derivati dal simulatore, non tenendo conto delle eventuali perdite del trasformatore di uscita. Nel capitolo conclusivo dell’articolo, esamineremo come la versione modificata, con il trasformatore di uscita originale, riesce a erogare dai 12 ai 14 watt prima di raggiungere il clipping, e fino a 17 watt in condizioni di clipping completo. Teoricamente, la versione originale dovrebbe arrivare a erogare circa 8 watt prima che si verifichi una distorsione significativa, anche se tale dato non è stato verificato direttamente a causa dell’indisponibilità dei dispositivi funzionanti. Tuttavia, è probabile che sia così. È interessante notare che il Sun Audio (da cui questo schema deriva) riusciva a erogare 4 watt con una singola finale.

Ma ora vediamo il lavoro sugli amplificatori…

Entrambi i dispositivi avevano subito interventi di modifica di varia portata. Le schede dei circuiti finali erano state rimosse dai supporti e montate su molle, e in entrambi i casi c’erano evidenti segni di surriscaldamento sotto le resistenze catodiche delle valvole finali. Uno dei due apparecchi, in particolare (quello con il trasformatore bruciato), presentava segni di surriscaldamento molto più evidenti rispetto all’altro. Ho iniziato il processo smontando le schede dei circuiti e i trasformatori di alimentazione.

Purtroppo, il primo ostacolo con cui mi sono scontrato è legato all’origine inglese dei dispositivi: il trasformatore di alimentazione aveva una specifica di costruzione in formato “colonna 38”, una configurazione di lamierino che non è comune in Europa ed è praticamente introvabile. Tuttavia, ho avuto la fortuna che la scatola che conteneva il trasformatore fosse abbastanza spaziosa da ospitare un trasformatore “colonna 40”. Quindi, ho provveduto a riavvolgere due nuovi trasformatori da zero, su colonna 40. Nella foto sotto il vecchio trasformatore bruciato di fianco al ricambio leggermente più grande.

Continuando l’analisi del circuito, sono riuscito a individuare la ragione alla base del surriscaldamento delle resistenze catodiche sotto le valvole finali:

Entrambi i condensatori, realizzati in “carta sotto’olio” come alcuni li chiamano :lol:,  realizzati in rame puro oxygen free, avvolti in modo anti-induttivo e classificati come “audio grade” avevano entrambi problemi di perdita. Uno di essi era in un cortocircuito secco, mentre l’altro, anche se non in corto, presentava una perdita così significativa da mandare il mio tester di isolamento in saturazione, anche quando impostato sulla modalità “carica” utilizzata per caricare il condensatore prima di testarne la resistenza di perdita.

La causa di questo inconveniente risiede nel tipo di olio. Nei veri condensatori “carta olio” c’era un olio che non può più essere impiegato nella produzione di nuovi condensatori a causa delle restrizioni attuali. L’olio utilizzato un tempo era appositamente adatto per la costruzione di questi condensatori, ma quello impiegato attualmente è decisamente diverso. Alcuni marchi esoterici si affidano addirittura all’olio vegetale, mentre altri più attenti optano per condensatori polipropilene olio, poiché riconoscono che l’olio da solo non offre la necessaria affidabilità. Anche se questi condensatori suonano come il polipropilene, l’aspetto principale è l’idea della presenza dell’olio. Fatto sta che, quelli moderni, a volte potrebbero non essere affidabili, spece se invecchiati 25 anni come questi. Nella foto sotto invece vediamo un condensatore carta olio NOS “West Cap” di tipo avionico (si riconosce dalla flangia di fissaggio) che dovrebbe avere tra i 60 e i 70 anni e mostra ancora un isolamento attorno i 100Gohm (100.000 megaohm).

Durante la fase di smontaggio, ho individuato anche un cavo privo di isolamento e con segni di bruciatura tra quelli che uscivano dal trasformatore di alimentazione danneggiato. Il cavo bianco rappresenta lo zero del circuito 3,15/3,15V che fornisce tensione al filamento della 6SN7. È probabile che il cavo sia stato danneggiato a causa dell’attrito causato dalle molle, il movimento costante potrebbe averlo usurato e lo ha portato a contatto con altre parti sotto tensione, causando infine il cortocircuito. Tuttavia, ritengo improbabile che questo cavo isolato sia stato il responsabile del guasto dei condensatori. È più probabile che siano stati due problemi distinti che si sono verificati simultaneamente.

Il primo intervento è stato raschiare via la parte bruciata della basetta di vetroresina e poi fissare quello che rimaneva con una resina UV apposita.

L’esito visibile è alquanto poco gradevole, anche perché la resina è verde e la basetta è rossa, ma almeno il problema della sbriciolatura è stato risolto.

Un altro inconveniente rilevato riguardava i condensatori di bypass catodico delle valvole finali, i quali erano classificati per 35 volt e presentavano una qualità mediocre. Considerando che nel circuito prevedevo una tensione superiore a 40 volt, ho deciso di sostituirli con condensatori di alta qualità da 100 volt di tensione nominale, che sono stati ulteriormente bypassati con piccoli condensatori polipropilene di ottima fattura. Le resistenze invece erano perfette, queste verdi in vetro ceramica è molto difficile che si brucino.

Poi ho testato tutte le valvole…

Piccolo danno avvento durante la misura sul tracciacurve, prontamente risolto con la stampa 3D in resina…

Primo test a banco del nuovo driver, alimentando la scheda con l’alimentatore anodico pubblicato in questo articolo…

Amplificatori ricablati:

Dati strumentali: L’erogazione di potenza genuina raggiunge 14 watt prima dell’insorgere di distorsioni significative dovute al clipping. Il coefficiente di smorzamento (DF) si attesta a 3, superando le mie aspettative, considerando anche il fatto che si tratta di un amplificatore a “zerofeedback”.

Distorsione armonica 0,27% a 1 watt

Purtroppo, il trasformatore di uscita evidenzia delle sgradevoli risonanze che si manifestano a partire da 10 kHz. Inoltre, è stato adottato un accorgimento per cercare di mascherare tali risonanze, ovvero collegare il primario in modo invertito: l’inizio dell’avvolgimento è stato connesso alla placca della valvola, mentre la fine dell’avvolgimento è stato collegato alla tensione anodica. Questa configurazione è stata scelta per creare una capacità nascosta tra l’anodo della finale e il punto di riferimento a massa. In ogni modo al risposta misurata è di -0,5 dB a 20 Hz e di -1 dB a 25 kHz.

È quasi divertente osservare come su internet si possano trovare individui avventurosi che, nel tentativo di migliorare i trasformatori d’uscita, hanno optato per la sostituzione del nucleo a lamierini con uno a doppia C. Questo, evidentemente, perché il nucleo a doppia C è considerato “più bello”. Tuttavia, alla luce del fatto che si registra un calo di 0,5 dB di attenuazione a 20 Hz, bisogna chiedersi quale vantaggio reale si ottenga dal cambiare il nucleo.

I problemi di questo trasformatore, se dovessimo proprio fare una “punta ai chiodi”, sono presenti nella regione più alta della risposta in frequenza, non in quella più bassa.

Vediamo le quadre a 100Hz – 1khz – 10khz

Eccoli finiti e pronti per tornare a casa!

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Una risposta a Audio Note Conquest: Riparazione e Miglioramento

  • Sono il proprietario dei Conquest Audio Note. Gli amplificatori sono stati messi “alla prova” con i miei due sistemi di altoparlanti, Quad ESL 2805 e Trenner&Friedl Pharoah rispettivamente con efficienze 86 e 91 db. Con entrambi i sistemi ho riscontrato un miglioramento della dinamica ed un netto incremento del microcontrasto. Il suono appare piu equilibrato e meno “gonfio” nelle mediobasse a tutto vantaggio della pulizia complessiva. Un suono meno “ruffiano” che in precedenza ma sicuramenta piu’ corretto ed emozionante.Un plauso, quindi, al sig. Bianchini per la perizia, la conoscenza e la passione con le quali svolge il proprio lavoro. Alessandro Carparelli.

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Aureavox Arcana88SE: Riparazione e piccolo upgrade risolvono un critico bug di progettazione

Salve, sono possessore di un valvolare SE con KT88.
Le valvole sono nuove anche se non di eccelsa qualità e il bias regolato di recente.
Mi sembra, che suoni “impastato”, non saprei come altro descriverlo. Ovviamente provato con differenti diffusori e con differenti valvole.
Senza urgenza se puoi mettermi in lista per una controllata / riparazione.

Grazie e buona giornata

Questo amplificatore Arcana88SE è stato acquisito tramite il mercato dell’usato, ma purtroppo presentava un suono di qualità scadente. Dopo averlo aperto mi sono subito reso conto che era stato manomesso dal solito inesperto pasticcione. Come si può chiaramente notare nella foto qui sotto, dei condensatori sono appesi in modo precario, i fili sono stati tagliati e ricollegati con mammouth e nastro isolante, e si possono notare diversi altri interventi poco estetici.

Quando si tratta di apparecchi di origine cinese come questo, è spesso difficile conoscere l’effettiva qualità della progettazione. Purtroppo, è comune che presentino errori di progettazione. Nel mio caso, avevo bisogno dello schema elettrico per comprendere meglio il funzionamento dell’amplificatore, ma purtroppo non era disponibile su internet. Il produttore sembra essere scomparso da tempo e non ho trovato alcuna traccia del manuale o dello schema. Di conseguenza, ho preso la decisione di smontare uno dei circuiti stampati e, armato di carta e matita, ho lavorato diligentemente per estrapolare lo schema elettrico direttamente da esso.

L’errore più significativo nella progettazione di questo amplificatore riguardava i trasformatori d’uscita con un’impedenza di 2500 ohm. La KT88 era alimentata con una tensione di circa 410/420 volt e un bias di 70/80 mA, risultando polarizzata in classe AB situazione che risulta errata per un amplificatore single-ended che dovrebbe funzionare in classe A. Utilizzando LTspice per analizzare l’apparecchio, mi sono reso conto di ulteriori errori nella polarizzazione dei triodi della valvola di ingresso. Nell’immagine sotto il driver originale:

Durante la simulazione del circuito originale, è emersa immediatamente una bruttissima distorsione causata dalla ECC83. Questo problema diventava meglio visibile quando il segnale di ingresso viene abbassato a livelli bassi. Nella foto sottostante, il segnale sulla griglia del triodo inseguitore U2 è rappresentato in verde, mentre il segnale presente sul catodo dello stesso è mostrato in blu. Il fatto che il segnale del catodo sia spostato verso il basso rispetto alla griglia indica che il triodo U2 stava “funzionando” in griglia positiva! In pratica, la polarizzazione del primo triodo e il carico dell’inseguitore erano completamente errati. Questa configurazione sbagliata portava l’inseguitore a essere costantemente in saturazione, mentre il triodo di ingresso si trovava in una condizione di sovraccarico che impediva un movimento lineare. È importante sottolineare che una tale situazione non solo causava una brutta distorsione, ma era anche dannosa per la valvola stessa, portando al suo deterioramento.

Come potete osservare dall’immagine qui di seguito, correggere un errore così evidente è stato sorprendentemente semplice. Purtroppo, troppo spesso mi imbatto in problematiche di progettazione del genere: errori banali che hanno conseguenze gravi. È davvero sconcertante constatare che chi ha progettato un tale apparecchio non si sia accorto di simili lacune. Non si tratta solo di una questione di ricerca di un suono naturale, ma di veri e propri errori che non possono essere ignorati. È un fatto che, per chiunque abbia una conoscenza anche minima di progettazione, sarebbe imbarazzante commettere tali sviste. Come si vede dal mio nuovo schema ho cambiato i valori delle resistenze attorno ai 2 triodi della ECC83.

Il condensatore C5 era solo funzionale alla stabilità della simulazione, nella realtà non è servito. Nell’immagine sotto il circuito modificato in funzione:

Nella nuova configurazione, il segnale del catodo è rappresentato in blu, mentre il segnale della griglia è mostrato in verde. È rassicurante constatare che, questa volta, il segnale della griglia è negativo rispetto al suo catodo. Di conseguenza, il triodo di ingresso non è più intrappolato dalla griglia dell’inseguitore e l’inseguitore stesso sta lavorando liberamente. Questa nuova condizione permette al segnale di fluire in modo lineare all’interno del circuito. È un risultato soddisfacente che dimostra come la correzione dell’errore di progettazione abbia restituito il giusto funzionamento all’amplificatore, consentendo ai componenti di operare nel modo previsto.

A livello circuitale, i problemi erano stati risolti con successo. Tuttavia, rimaneva ancora la questione dell’impedenza errata dei trasformatori, un problema che avrebbe richiesto la sostituzione dei trasformatori stessi. Purtroppo, i trasformatori avevano una forma piuttosto insolita e sostituirli sarebbe stato scomodo. Pertanto, ho deciso di limitarmi a regolare la rete di controreazione solo nella misura necessaria, lasciando le altre cose com’erano.

Durante la comunicazione con il cliente tramite WhatsApp, mi è stato segnalato che il trasformatore di alimentazione si riscaldava come un reattore nucleare. Ho quindi deciso di effettuare un test di isolamento e ho constatato che il trasformatore scaricava a circa 1500 volt AC tra uno dei secondari e il primario, una condizione chiaramente non accettabile. Inoltre, analizzando le correnti in gioco, ho calcolato che il trasformatore doveva erogare 114 watt, ma il suo nucleo, dalle dimensioni attuali, poteva gestire in modo affidabile solo 108.

Il trasformatore era anche posizionato tra le due KT88, esposto alla radiazione termica emessa da entrambe che contribuivano ulteriormente al suo surriscaldamento. Per risolvere questi problemi, ho preso la decisione di ricalcolare il trasformatore, mantenendo le stesse caratteristiche ma dotandolo di un nucleo sovradimensionato, in grado di gestire fino a 160 watt. Una volta montato il nuovo trasformatore, con dimensioni maggiori, all’interno dell’amplificatore, ho completato il lavoro di ripristino del dispositivo.

Ora, il nuovo trasformatore si stabilizza a una temperatura di circa 70 gradi, che, sebbene non sia freddo, rappresenta un notevole miglioramento rispetto alla situazione precedente. Tuttavia, va tenuto presente che il trasformatore è ancora posizionato tra le due valvole finali, che irraggiano una considerevole quantità di calore. Nonostante ciò, la situazione è ora notevolmente migliorata e inoltre il trasformatore è in grado di gestire in sicurezza i 3 kV richiesti oltre ad essere dotato anche di schermo elettrostatico prima non presente.

Come funziona? Lavora in classe A fino a circa 4,5 watt, dopodiché una delle due semionde comincia a comprimere perchè passa in classe AB, operando in modo asimmetrico con una forte distorsione, e continua fino a 11,5 watt. Se il trasformatore avesse avuto un’impedenza primaria di 6k, l’amplificatore sarebbe stato in grado di funzionare in classe A per l’intera potenza di 12 watt. Tuttavia, con un’impedenza primaria superiore, sarebbe stato necessario avere una maggiore induttanza primaria per gestire efficacemente le basse frequenze. Questo richiedeva un nucleo più grande, con più ferro e rame, oltre a un telaio di dimensioni maggiori. Purtroppo, sembra che abbiano cercato di risparmiare anche su piccoli dettagli, come la riduzione di due centimetri dei lamerini del trasformatore di alimentazione. Tanto agli audiofili piace la distorsione no? perchè è lo stesso tipo di distorsione che si può osservare in un single ended che sia stato collegato in ultralineare. Nel video qui di seguito è possibile osservare questo comportamento, che tuttavia sono riuscito a limitare in modo significativo attraverso l’utilizzo della controreazione. È importante sottolineare che, in generale, non sono un sostenitore dell’uso della controreazione per correggere problemi gravi. Gli amplificatori dovrebbero essere lineari per conto loro e la controreazione andrebbe usata solo per aggiustare lo smorzamento degli apparecchi. Tuttavia, in questa specifica situazione, mi sono trovato costretto a fare ciò che non mi piaceva poiché non avevo alternative e senza poteva solo andare peggio. La controreazione ha contribuito a mitigare la distorsione e a migliorare le prestazioni globali dell’amplificatore, anche se idealmente avrei preferito risolvere il problema alla radice con l’uso di trasformatori di impedenza corretta.

Lo smorzamento è limitato a un fattore 4, non volevo eccedere con la controreazione in questa situazione di non linearità del circuito perchè avrei compromesso troppo altri aspetti dell’ascolto. vediamo sotto le altre misure strumentali che ho effettuato. Per prima la distorsione armonica si attesta a 1% ad 1watt:

La risposta in frequenza è questa, sembra bella dritta ma prima che venisse fuori così ho applicato una bella compensazione per eliminare delle forti risonanze del trasformatore d’uscita…

A seguire le quadre a 100Hz, 1k, 10k

Alla fine di queste modifiche, nonostante i compromessi necessari e le sfide incontrate lungo il percorso, l’amplificatore risulta ora piacevole da ascoltare. Nonostante gli errori di progettazione iniziali e i problemi riscontrati con il trasformatore di alimentazione, il lavoro di riparazione e l’aggiunta delle correzioni necessarie hanno portato a un notevole miglioramento delle prestazioni complessive dell’apparecchio. Nonostante i compromessi inevitabili, l’amplificatore offre ora una riproduzione audio più pulita, restituendo una piacevole esperienza d’ascolto. È gratificante vedere come un intervento accurato e attento possa trasformare un dispositivo problematico in un amplificatore che merita davvero di essere apprezzato.

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Una risposta a Aureavox Arcana88SE: Riparazione e piccolo upgrade risolvono un critico bug di progettazione

  • Preso dall’emozione, ho sempre voluto delle KT88, ho fatto l’errore di ascoltarlo per poco tempo ed in modo superficiale; oppure, in quel momento, anducchiava! Come quasi sempre succede con i prodotti vintage e non propriamente di brand blasonati, i nodi sono venuti al pettine, Devo dire che ho trovato grande competenza e professionalità, l’amplificatore possiamo dire, è stato ricostruito ed in parte riprogettato per correggerne errori di base. Certo, è passato un momento, in cui ho pensato di usarlo come zeppa per il carrello. Alla fine tuttavia, abbiamo trovato il giusto compromesso per farlo suonare come si deve, probabilmente come non ha mai suonato. Direi di essere soddisfatto. Grazie a Stefano per la disponibilità e soprattutto per la perseveranza. Non è semplice raddrizzare prodotti nati male!

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