Stereo Vintage: H.H. Scott 222C, il Restauro

H.H. Scott, Inc. era un’azienda americana che produceva e commercializzava componenti audio e attrezzature stereo negli anni ’50 e ’60, noti soprattutto per i loro amplificatori valvolari di alta qualità. La società fu fondata da Howard H. Scott nel 1946. Scott era un ingegnere elettronico di talento e il suo marchio divenne presto sinonimo di alta fedeltà e prestazioni audio.

I prodotti di H.H. Scott erano rinomati per la loro costruzione solida e la qualità del suono. I loro amplificatori valvolari erano particolarmente apprezzati dagli audiofili dell’epoca. La società produsse una serie di modelli popolari, tra cui l’Scott 299, l’Scott 222 e l’Scott 299B. Questi amplificatori offrivano una potenza pulita e una riproduzione audio accurata, e molti di essi sono ancora ricercati dagli appassionati di audio vintage.

Negli anni ’60, la società iniziò a produrre anche ricevitori stereo, preamplificatori, giradischi e altoparlanti. H.H. Scott continuò a guadagnare una reputazione di eccellenza nel settore audio fino alla metà degli anni ’70.

Tuttavia, a partire dagli anni ’70, l’industria dell’audio vide una transizione dalle valvole termoioniche ai transistor, e molte aziende, compresa H.H. Scott, dovettero adattarsi a questa nuova tecnologia. La qualità audio dei dispositivi a transistor migliorò considerevolmente, ma ciò portò alla fine dei dispositivi valvolari. Nel 1978, H.H. Scott, Inc. dichiarò bancarotta e fu acquisita dalla Emerson Electric Company, che successivamente cessò la produzione di componenti audio con il marchio H.H. Scott.

Anche se l’azienda non esiste più, i prodotti H.H. Scott degli anni ’50 e ’60 rimangono molto apprezzati dagli appassionati di audio vintage, e molti cercano ancora i loro amplificatori, ricevitori e altri dispositivi sul mercato dell’usato per godere dell’esperienza sonora autentica di quegli anni.

Ritorno al Passato dell’Audio Vintage: Restauro dei Leggendari H.H. Scott Stereomaster 222C

Nell’era digitale odierna, dove la tecnologia avanza a un ritmo incessante, c’è un fascino intramontabile nel riparare e restaurare apparecchi audio vintage, che incarna il calore e la nostalgia del passato. In questo articolo, ci immergeremo in un affascinante viaggio nel mondo del suono d’epoca, concentrandoci su due gioielli dell’audio d’altri tempi: i prestigiosi H.H. Scott Stereomaster 222C.

Nati nell’epoca d’oro dell’audio valvolare, gli amplificatori H.H. Scott hanno catturato l’immaginazione di appassionati e audiofili con la loro straordinaria qualità sonora e costruzione artigianale. Tuttavia, il tempo può mettere alla prova anche le creazioni più robuste, e questi due esemplari avevano bisogno di cure amorevoli per rivivere.

Il nostro viaggio inizia con la sostituzione del trasformatore di alimentazione bruciato su uno dei 222C, un’opera d’arte ingegneristica che richiede abilità e attenzione ai dettagli. Successivamente, affronteremo la sfida di riparare completamente un trasformatore d’uscita bruciato, aprendo le porte all’ingegneria inversa e all’arte del riavvolgimento. La perseveranza e la dedizione che richiede questa impresa sono un tributo alla passione per l’audio vintage.

Ma l’avventura non si ferma qui. Mentre restauriamo questi pezzi unici, esploreremo anche le sottili differenze tra le valvole EL84 e le meno conosciute 7189, che sono state montate negli H.H. Scott Stereomaster 222C. Conoscere le differenze tra queste valvole è essenziale per ottenere il massimo da queste meravigliose unità audio.

Alla fine, ciò che emerge da questo viaggio è un’ammirazione per il passato e il desiderio di preservare la ricchezza dell’audio vintage. Il nostro obiettivo è far rivivere questi H.H. Scott Stereomaster 222C, affinché possano continuare a portare gioia e meraviglia con il loro suono straordinario, come facevano decenni fa. Siate pronti per una profonda immersione nell’arte del restauro audio e nell’apprezzamento del suono d’epoca. Benvenuti nel mondo dei classici restaurati con passione e maestria.

Questo amplificatore mi è stato consegnato dopo una revisione, ma purtroppo il trasformatore era danneggiato. Ho proceduto con la creazione di un nuovo trasformatore (per chiunque volesse acquistarlo separatamente, con il codice 21S4665) e l’ho successivamente installato.


In seguito, mi è stato affidato un secondo esemplare dell’amplificatore che lamentava il danneggiamento del trasformatore d’uscita. Questo apparecchio aveva chiaramente subito danni legati all’umidità, che inevitabilmente hanno compromesso la qualità dei materiali del trasformatore. Per affrontare questa sfida, ho proceduto allo smontaggio del trasformatore, ottenendo un dettagliato schema dell’avvolgimento interno. Questo passo preliminare mi ha permesso di avviare il processo di creazione di due nuovi trasformatori, riutilizzando gli originali lamierini e calotte dei trasformatori danneggiati.

Nella fotografia sotto è possibile osservare una distinta traccia di ossido verdognolo lasciata dal filo di rame che aveva perso la sua smaltatura a causa del contatto con la carta umida. Durante il processo di sbobinamento, ho notato la presenza di numerose di queste tracce. In alcuni punti, il filo si spezzava autonomamente mentre lo srotolavo.

In quest’altra immagine, è evidente un solco nero nella carta isolante, il risultato di una scarica elettrica tra fili adiacenti. Questa scarica ha perforato la carta isolante e ha causato la bruciatura che si è propagata fino a interrompere il filo di rame stesso.

Dopo aver completato il processo di sbobinamento, ho deciso di aggiungere un tocco di modernità alla replica. Ho realizzato due rocchetti utilizzando una resina tecnica simile al nylon…

In seguito, ho proceduto al riavvolgimento dei trasformatori, utilizzando materiali che mantenessero l’autenticità dell’epoca, combinati con isolanti moderni in quei punti critici in cui era necessaria una sicura e avanzata capacità di isolamento…

E così ho fatto per entrambi i trasformatori; ho riavvolto completamente anche quello che era ancora funzionante. Ma prima di procedere con l’articolo sulla riparazione dell’amplificatore, desidero concentrarmi sulle valvole. Vi invito a leggere questo articolo in cui chiarisco le differenze tra le valvole EL84 e le 7189, evidenziando perché non dovrebbero essere scambiate tra loro per evitare situazioni potenzialmente disastrose, come illustrato in questo caso specifico.

Torniamo all’amplificatore…

Nel video qui sotto, l’amplificatore è in funzione, ma l’audio originale è stato sovrascritto per ragioni legate al copyright.

Ora, passiamo ad alcune misurazioni strumentali. L’apparecchio è in grado di erogare da 22 a 25 watt (a seconda dell’efficienza delle valvole) con un fattore di smorzamento pari a 18. Qui di seguito, troverai due grafici relativi alla distorsione armonica totale (THD) e alla banda passante ottenuti dall’amplificatore “verde” menzionato all’inizio dell’articolo, che manteneva i suoi trasformatori d’uscita originali. Nel grafico relativo alla banda passante, è evidente la presenza di disturbi, in gran parte attribuibili a una stabilità non ottimale del circuito, che sfrutta tassi di controreazione notevolmente elevati.

THD 1watt

Banda passante 1watt su carico resistivo

Ecco invece il grafico della banda passante ottenuto con i trasformatori che ho riavvolto, dopo aver apportato una leggera riduzione del tasso di controreazione. Questo passaggio ha comportato il passaggio da un fattore di smorzamento di 18 a un fattore di 12. È importante notare che questa modifica non ha avuto alcun impatto negativo sul suono, ma ha notevolmente migliorato la stabilità del circuito. È stata una lunga messa a punto.

In conclusione, il restauro di questi amplificatori H.H. Scott Stereomaster 222C ha rappresentato un affascinante viaggio attraverso il mondo dell’audio vintage. Dall’arte di riparare trasformatori bruciati, all’ingegneria inversa dei circuiti originali, ogni passo di questo processo è stato intrapreso con cura, dedizione e rispetto per l’autenticità dell’epoca. Il risultato? Un ritorno alla vita di due classici, capaci di riprodurre il suono caldo e avvolgente che li ha resi celebri.

L’articolo ha anche gettato luce su una confusione comune riguardo alle valvole, in particolare tra le EL84 e le 7189. L’importanza di comprendere le differenze e di adattare correttamente il circuito è stata sottolineata per garantire il corretto funzionamento dell’amplificatore e la sua longevità.

Infine, le misurazioni strumentali hanno dimostrato come piccole modifiche al circuito, come la riduzione del tasso di controreazione, possano migliorare la stabilità del sistema senza compromettere la qualità del suono.

Questo progetto è un omaggio alla passione dell’audio vintage, un’ode alla maestria artigianale dei giorni passati e un segno di speranza per i possessori di amplificatori d’epoca, poiché ora sappiamo che è possibile riportare in vita questi gioielli del passato, conservando la loro autenticità sonora. Ecco a un futuro di suono classico e autentico, restaurato con amore e maestria.

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3 risposte a Stereo Vintage: H.H. Scott 222C, il Restauro

  • Ciao Stefano. Bellissimo articolo, e sopratutto molto utile e istruttiva la parte sulle 7189. Valvole peraltro molto interessanti. Ne ho uno davanti di 222c proprio ora, del 1963, mio anno di nascita. È perfetto, rivalvolato a nuivo dql precedente proprietario con tutte Tung Sol, ma da rivedere elettricamente vista l’età ormai molto avanzata di entrambi, mia e dell’ampli (anche io sarei da rivedere un po’, ma non è facile come con le elettroniche purtroppo! ?). Grazie! E complimenti ancora

  • lo strumento fa così quando rileva un’inversione di 180 gradi, probabilmente l’inversione avviene dentro la rete dei toni

  • che fase stana…???

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Preamplificatore VTPA The Last “Aloia” – Riparazione

L’audio è una passione che accomuna molti di noi, un mondo di suoni e dettagli che ci affascina e ci coinvolge in un’esperienza unica. In questo mondo, ci sono dispositivi e progettisti che hanno contribuito in modo significativo a plasmare il suono che amiamo. Uno di questi nomi di riferimento è Bartolomeo Aloia, un ingegnere che ha dato vita a dispositivi audio affascinanti e che è oggetto di grande ammirazione da parte degli appassionati.

Mi è stato affidato il compito di riparare il VTPA The Last, accompagnato dal suo imponente e massiccio alimentatore, a causa di un canale muto e di problemi insoliti nell’altro canale…

I problemi erano abbastanza modesti, un canale presentava una 6SN7 con un triodo completamente morto mentre un timer dell’altro canale continuava ad agganciare e sganciare, problemi entrambi risolti.

Ma veniamo a qualche curiosità didattica vedendo qualcosa agli strumenti. Entrando nella sezione di linea, ingresso CD del preamplificatore non si nota niente di particolare, posto i grafici solo per i curiosi.

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Audion Sterling Stereo MK1: Riparazione e Analisi del Circuito

Prima voglio riportare la traduzione di cosa dicono dell’Audio Sterling MK1…

Il modello Audion Sterling Stereo MK1 EL34 si distingue per il suo prezzo accessibile, offrendo al contempo una performance sonora di alta qualità. Prodotto da Audion, rappresenta un’opzione conveniente all’interno della gamma di amplificatori. Il design minimalista è improntato alle tradizionali caratteristiche del suono valvolare. L’amplificatore è privo di telecomando e di un ingresso specifico per il giradischi, ma ciò non pregiudica la sua essenza.

Il telaio sottile, realizzato in laminato, conferisce all’amplificatore un aspetto sobrio ed elegante. L’attenzione ai dettagli è evidente: alcune parti sono state assemblate senza l’uso di viti o rivetti. La bellezza di questo amplificatore sta nella sua semplicità; il pannello frontale presenta una superficie anodizzata, mentre gli altri pannelli del corpo sono verniciati in grigio.

All’interno del dispositivo, si trovano piccoli trasformatori di uscita di origine non cinese, come indicato nelle specifiche d’origine. Questo concetto si estende a tutti i componenti dell’amplificatore, con l’uso esclusivo di elementi di provenienza americana ed europea. La cura per i dettagli emerge anche nella disposizione degli interruttori di selezione delle cinque entrate, che conferisce all’amplificatore un aspetto unico. È presente anche un’uscita per il registratore e la possibilità di sollevare la “terra”.

Il cuore del sistema è il circuito, alimentato da valvole EL34 senza feedback negativo. Le fasi di driver sfruttano i tubi NOS Jan Phillips 5687 e l’intera catena di amplificazione opera in classe A. La potenza di uscita limitata a 12 watt per canale richiede diffusori ad alta sensibilità per una resa ottimale.

L’Audion Sterling Stereo MK1 EL34 si distingue per la sua delicatezza sonora. Questo significa che la chiarezza della riproduzione è prioritaria rispetto alla potenza sonora. Nonostante la capacità di aumentare il volume, si possono notare leggere sfumature di morbidezza nelle alte frequenze e un leggero clipping nel registro medio a volume elevato. Superare una determinata soglia di volume potrebbe non portare a un miglioramento dell’esperienza, ma piuttosto far sembrare l’amplificatore sopraffatto e in difficoltà.

In termini di comfort d’ascolto, un aumento del guadagno può portare a una variazione della tonalità nelle basse frequenze. Tuttavia, questa caratteristica non è da considerarsi un difetto, ma piuttosto un aspetto che contribuisce a creare un senso di “loudness”. La dinamica dell’amplificatore è modesta ma risponde rapidamente ed è coinvolgente. L’impatto nelle basse frequenze è notevole, mentre le frequenze medie presentano un attacco chiaro ed espressivo. Le alte frequenze offrono una piacevole trasparenza uditiva. Pur non avendo il tipico calore delle valvole, l’amplificatore mantiene un equilibrio musicale coinvolgente e una resa dei dettagli notevole. Ad esempio, le voci soprano sono riprodotte in modo neutro. Il rumore di fondo è minimo, mentre le alte frequenze sono leggermente accentuate, migliorando la chiarezza e la naturalezza del suono complessivo. In conclusione, l’Audion Sterling Stereo MK1 EL34 si presenta come un amplificatore che coniuga semplicità di design ed eccellenza sonora, offrendo una performance audio delicata e coinvolgente.

Mi è stato portato un esemplare di Sterling MK1 mezzo smontato perché qualcuno prima di me aveva provato a metterci le mani per capire i problemi che aveva. Il proprietario dell’amplificatore in questione riferiva di aver dovuto cambiare più volte nel corso degli anni i tweeter delle sue casse, che ogni tanto si bruciavano e non sapeva il perchè. Il tecnico precedente aveva notato che uno dei due canali distorceva alle basse frequenze, ma non aveva le competenze specifiche e gli strumenti necessari per approfondire il problema. Così, con la speranza di una soluzione, l’ha consegnato a me.

Questo amplificatore è noto per le sue recensioni entusiastiche e il suo posto d’onore in molte liste dei desideri degli audiofili. Tuttavia, l’entusiasmo suscitato dalle promesse di marketing non sempre coincide con la realtà pratica. Nel mio esame dell’Audion Sterling MK1, ho scoperto dettagli che sollevano interrogativi sulla sua vera performance.

Uno dei primi aspetti che ho indagato è stata la questione della retroazione. Contrariamente a quanto affermato, durante l’analisi del circuito, ho notato la presenza di una retroazione eccessivamente pesante. Questo non è un problema in sé, ma è importante comprenderne le implicazioni sul suono e sul comportamento dell’apparecchio, sopratutto se questo eccesso di controreazione è tale da portare il circuito al punto di essere instabile forse fino al punto di essere lui la causa del danneggiamento dei tweeter delle casse in certe situazioni.

Lo schema dell’apparecchio, trovato su internet con anche un’errore (manca la resistenza di ancoraggio del secondo triodo)

Uno dei momenti più sorprendenti della mia analisi è stato quando ho individuato un trasformatore con un grave difetto di costruzione: un nucleo aperto con un air gap di almeno 3 millimetri. Questo difetto ha implicazioni dirette sulle prestazioni dell’amplificatore e ha sollevato delle domande sulla qualità di costruzione e il controllo di qualità in generale. Potrei scherzare dicendo che quel trasformatore suona ‘trasparente’… il gap è così largo da farci passare la luce!

Non intendo minare la reputazione di questo prodotto o dei suoi sostenitori, ma ritengo che sia fondamentale guardare oltre il marketing e le recensioni entusiastiche. La verità dietro qualsiasi prodotto va valutata in modo obiettivo, basandosi su fatti concreti e prove tangibili. Il mio primo intervento è stato smontare il trasformatore aperto per sistemarlo…

Sfortunatamente, non è stato così semplice come speravo. In realtà, tutti i lamierini erano incollati insieme come un unico blocco a causa della resina con cui erano stati impregnati. Ho dovuto aprire completamente il trasformatore, separare uno per uno i lamierini (poiché il gruppo delle “I” non combaciava con quello delle “E”), ricollocarli nella giusta posizione, sostituire il traferro e chiudere nuovamente il trasformatore.

Successivamente, ho effettuato una veloce ispezione dei componenti sulla scheda, sostituendo alcuni condensatori deteriorati e una resistenza che era stata compromessa dal calore eccessivo. La resistenza è stata sostituita con una di pari valore ma con una capacità di dissipazione superiore. Ho anche esaminato le valvole, sostituendo una ECC88 molto usurata, mentre ho mantenuto gli altri componenti invariati.

Ho fatto la prima accesione col variac senza riscontrare problemi quindi sono andato a vedere come si comportava il trasformatore riparato alle basse frequenza, nell’immagine qui sotto anche se la traccia si vede solo in parte si vedono i 2 trasformatori mentre erogano 20Hz, è piuttosto esilarante che quello che fa quella brutta distorsione sia il trasformatore ancora intatto. La spiegazione è molto semplice: io ho usato un traferro più sottile dell’originale, i lamierini a laminazione sottile evidentemente sono di buona qualità e non saturano quindi il trasformatore che ho riparato ora funziona meglio del suo gemello che avendo un traferro più spesso ha più perdite e quindi va in distorsione prima di quello riparato.

Successivamente, ho effettuato un’analisi dell’erogazione di potenza dell’apparecchio. Purtroppo, questo amplificatore sembra essere stato influenzato dalla moda del single-ended ultralineare, un termine che spesso suscita aspettative esagerate, ignorando il fatto che questa tecnologia sia stata originariamente concepita per applicazioni push-pull. È possibile leggere ulteriori dettagli su questo argomento in un articolo dedicato qui. Tuttavia, vale la pena notare che il fattore di smorzamento di questo amplificatore raggiunge un valore di 18, il che da un’idea della quantità eccessiva di controreazione applicata al circuito.

Nonostante questa considerevole controreazione, la sinusoide risultante rimane visibilmente asimmetrica. La potenza in uscita in condizioni di clipping profondo corrisponde a quella dichiarata dal produttore di 9 watt, ma una valutazione più accurata mostra che la potenza prima del clipping, in questo circuito single-ended ultralineare, si ferma a circa 6 watt o 6,5watt al massimo. Nonostante il notevole livello di controreazione applicato al circuito, è sorprendentemente sensibile al punto da raggiungere il clipping con un segnale d’ingresso di appena 160 millivolt peak-to-peak. Questa sensibilità è tale che è possibile osservare disturbi entrare nel segnale anche solo avvicinando la mano al pomello del volume. Due stadi per pilotare una EL34 sono troppi, probabilmente la ECC88 da sola sarebbe state sufficente.

Tuttavia, le principali problematiche di questo amplificatore sono emerse quando ho condotto test sul comportamento alle onde quadre e ho generato il grafico della banda passante, che sono visibili nelle immagini seguenti:

Quadra a 10khz:

Risposta in frequenza

Il comportamento di questo amplificatore presenta alcune caratteristiche strane quando si esaminano le onde quadre e si analizza il grafico della banda passante. A bassa frequenza, a 20Hz, si osserva un leggero aumento di +1dB rispetto ai 100Hz, un fenomeno che, per quanto anomalo, non sembra essere particolarmente problematico. Tuttavia, le vere preoccupazioni emergono nella regione ad alta frequenza.

Sembra manifestarsi una risonanza a 60kHz, seguita da una seconda a 90kHz, con una netta inversione di fase proprio appena un peolo dopo i 90kHz, evidenziata dal brusco cambio di direzione della linea azzurra nella base del grafico. Queste risonanze sono probabilmente correlate ai trasformatori di uscita e sembrano essere amplificate dalla forte controreazione presente nel circuito. Infatti, in presenza di una rotazione di fase di 180 gradi, il segnale di feedback negativo diventa positivo, portando il circuito all’instabilità. Questa situazione è ulteriormente confermata dalla mancanza del tipico condensatore di compensazione in parallelo alla resistenza di feedback negativo nel circuito (come mostrato nel diagramma sopra).

Ho effettuato due test con l’aggiunta di un condensatore di compensazione, ma il circuito ha iniziato immediatamente a oscillare violentemente a frequenze radio, segno inequivocabile che è al limite della stabilità in presenza di una rotazione di fase che supera i 180 gradi. Questa situazione è critica. In queste condizioni, quando l’amplificatore è collegato a carichi reattivi come le casse acustiche, è possibile che durante la modulazione del segnale audio si verifichino oscillazioni momentanee che potrebbero interagire con la musica. Questa situazione potrebbe non manifestarsi con tutti i diffusori, ma l’esperienza del proprietario, che ha già sostituito i tweeter quattro volte, è una chiara testimonianza dei problemi di stabilità di questo apparecchio.

Per completezza, condivido anche il grafico della distorsione armonica totale (THD), che si attesta intorno al 0,6% a 1 watt di potenza. Questo è un ulteriore indicatore dell’errore derivante dall’adozione della connessione ultralineare in un circuito Single Ended. In un circuito con così tanta controreazione, ci si aspetterebbe una THD non superiore allo 0,1% a 1 watt, ma il valore osservato è notevolmente più alto.

In conclusione, desidero sottolineare che questo articolo ha lo scopo di fornire un’analisi tecnica, strumentale e scientifica del circuito dell’amplificatore Sterling MK1, senza intenzioni di recensione nel senso commerciale della parola. È importante chiarire che l’obiettivo qui è fornire dati oggettivi basati su misurazioni e non esprimere giudizi personali.

Non intendo offendere o sminuire coloro che potrebbero essere appassionati o apprezzano questo apparecchio. Riporto ciò che ho misurato e osservato, e le criticità emerse dall’analisi tecnica del circuito. Ogni appassionato o possessore di questo amplificatore ha il diritto di valutare queste informazioni in modo oggettivo.

L’apparecchio è stato restituito al tecnico che me lo ha portato, e ho condiviso tutte le osservazioni e misurazioni riportate in questo articolo. Spetterà al proprietario dell’amplificatore, con il quale non sono in contatto diretto, prendere una decisione informata su come procedere. Tuttavia, personalmente ritengo che per risolvere le criticità emerse, potrebbe essere necessaria una modifica significativa del circuito.

Tra le possibili modifiche, ritengo che eliminare la connessione ultralineare e optare per una configurazione puramente a triodo o puramente a pentodo potrebbe essere una soluzione da considerare. Inoltre, la riduzione del guadagno complessivo del circuito e la diminuzione del tasso di controreazione potrebbero contribuire a migliorare le prestazioni dell’apparecchio.

È importante sottolineare che se il proprietario dell’amplificatore decidesse di apportare modifiche aggiornerò questo articolo e che sono disposto a collaborare e a fornire assistenza per effettuare un’eventuale upgrade anche ad altre persone.

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