Potenziare l’Audiospace Galaxy 34 per un’Esperienza Sonora Superiore

Questo articolo potrebbe fare piacere a qualche mio detrattore, di quelli a cui non piace modificare le cose. Tuttavia, sinceramente, non mi interessa particolarmente l’opinione di certi individui, e li lascio borbottare a loro piacimento.

Iniziamo la storia di questo apparecchio con il messaggio che mi è stato inviato dal suo proprietario:

Il mio ampli distorce paurosamente da metà volume in poi. È il canale sx mi sembra più debole del dx. Sono di Roma e il tecnico dove l’ho portato ha cambiato le 4 valvole di potenza (TAD E34L 22/27). Mi può aiutare ?

Il cliente mi ha affidato il suo amplificatore e, durante una conversazione approfondita, ha lamentato una resa sonora orribile. In particolare, ha notato che alzando il volume, la musica si trasforma in un bailame sconfusionato, diventando praticamente inascoltabile. Per analizzare la situazione, ho collegato l’amplificatore al banco di prova, utilizzando un wattmetro e un oscilloscopio per individuare eventuali anomalie. Inizialmente, sulla resistenza di carico, non ho rilevato comportamenti strani. Tuttavia, la misurazione dello smorzamento ha mostrato un valore di DF (fattore di smorzamento) pari a 2 su un amplificatore da 40 watt. È diventato evidente che un valore così basso di fattore di smorzamento può trasformare l’amplificatore in una sorgente di distorsione estremamente elevata. Questa constatazione mette in discussione coloro che minimizzano l’importanza del fattore di smorzamento, dimostrando come possa influire significativamente sulla qualità del suono, sfatando le argomentazioni di chi ritiene questo parametro insignificante.

Ho temporaneamente accantonato l’amplificatore e ho salutato il cliente, poiché non potevo affrontare immediatamente il lavoro. Dopo qualche tempo, appena ho avuto l’opportunità di riprenderlo in mano, sono partito con l’ipotesi che l’amplificatore fosse a zero feedback e che il circuito del driver potesse necessitare di alcune modifiche, inclusa l’aggiunta di un adeguato meccanismo di controreazione per migliorare il funzionamento complessivo dell’amplificatore. Il primo inconveniente che ho riscontrato è una marcata instabilità del circuito quando il volume viene aumentato oltre un certo livello; in tale condizione, il circuito inizia a oscillare in modo pronunciato a basse frequenze. Nel video allegato, mostro questo fenomeno, e osservate attentamente: non avevo ancora apportato alcuna modifica, è proprio così dalla configurazione originale!

Aumentare il volume al massimo era necessario per le misurazioni, poiché il livello del segnale iniettato dal generatore di funzioni veniva gestito direttamente dall’apparecchio di misurazione. Tuttavia, successivamente ho regolato il volume a un livello stabile e ho proceduto con l’acquisizione della risposta in frequenza e della distorsione armonica.

Beh, a -1dB a 10 kHz con appena 1 watt di potenza, sembra quasi superare le prestazioni di un amplificatore PA degli anni ’50 della Geloso. Va bene, in realtà questa misura non era la mia priorità; l’ho acquisita solo per i lettori. Il passo successivo è stato decidere di aprire l’amplificatore. Volevo ottenere lo schema, in quanto la mia idea era di esaminare come avessero polarizzato il primo triodo di ingresso. Avevo in mente di dividere la sua resistenza di catodo in due e di portarci il segnale di controreazione. Quello che segue è lo schema dello stadio di ingresso, il triodo della 6SL7:

In tutta onestà, imbarazzante. Il filo giallo che si dirigeva al morsetto degli 8 ohm suggeriva l’esistenza di qualche forma di controreazione, ma la sua implementazione era quanto di più orribile si potesse immaginare. La presenza di una resistenza da 220 ohm tra la griglia e il catodo creava una polarizzazione con griglia a zero volt. Aggiungendo il condensatore elettrolitico da 3,3uF, il pilotaggio avveniva in griglia positiva. Per completare l’opera, c’era uno snubber sulla resistenza di carico anodico, aggiungendo ulteriori rotazioni di fase e aumentando le distorsioni. In modo non offensivo, posso solo concludere che chi ha concepito questa modalità di polarizzazione per una valvola sembrava non avere la minima idea di cosa stesse facendo, adottando un approccio vagamente simile a quello che si farebbe con un transistor BJT. A questo punto, ho deciso di interrompere la mia analisi del circuito, poiché mi sembrava essere una perdita di tempo. Di conseguenza, ho preso la decisione di rimuovere completamente il circuito driver, con l’obiettivo di ricostruire qualcosa che avrebbe potuto funzionare in modo più efficace.

Ho effettivamente invertito l’alloggiamento delle 6SN7 e delle 6SL7, utilizzando un triodo della 6SN7 come stadio di ingresso, la 6SL7 come sfasatore long-tail, e il secondo triodo della 6SN7, con un accorgimento, l’ho fatto funzionare come un pozzo di corrente sotto la 6SL7.

Di solito, un pozzo di corrente si realizza con un pentodo, ma con alcuni accorgimenti è possibile utilizzare anche un triodo. Certo, qualcuno più tecnico potrebbe suggerire che sarebbe stato meglio utilizzare la 6SN7 come sfasatore che pilota le finali e la 6SL7 come valvola di ingresso, ed è vero. Tuttavia, un solo triodo della 6SL7 non può gestire tutta la corrente che può circolare in una 6SN7 completa. Non volevo neanche far lavorare la 6SN7 a correnti troppo basse, poiché avrebbe compromesso la sua linearità. Con questo piccolo compromesso, mirato soprattutto a conservare le valvole originali dell’amplificatore, alla fine il circuito ha funzionato in modo eccellente.

La foto qui sotto è solo preliminare. Inizialmente, ho cercato di utilizzare una coppia di 6SN7 eliminando la 6SL7, ma il guadagno risultava troppo basso. Successivamente, ho rivisto completamente il progetto, ripristinando la 6SL7 nella parte dello sfasatore eliminando anche uno dei 2 condensatori bianchi per ogni canale. Pertanto, chiunque tenti di copiare lo schema dalla foto non otterrà nulla di utilizzabile, poiché è stato apportato un significativo cambiamento nella configurazione.

L’amplificatore presentava un selettore che consentiva di configurare le valvole finali sia in modalità triodo che in ultralineare. Questo selettore comandava due relè dedicati che si occupavano della commutazione tra le due configurazioni. Tuttavia, al di là della sua funzionalità apparentemente versatile, ho riscontrato alcuni aspetti che sollevavano preoccupazioni.

Innanzitutto, c’era il rischio di scintillazioni all’interno dei relè, un inconveniente che poteva compromettere il funzionamento stabile dell’amplificatore nel tempo. In secondo luogo, personalmente, non sono un sostenitore di questi “pastrocchi” circuitali. La ragione principale risiede nel fatto che, modificando radicalmente il guadagno della valvola finale, diventa estremamente difficile effettuare una messa a punto precisa del circuito e della rete di retroazione.

Nel senso, se ottimizzo il setup in modalità ultralineare, potrebbe non funzionare altrettanto bene in modalità triodo, e viceversa. Questi compromessi tecnici sembrano spesso essere introdotti solo per attirare clienti non esperti, che vedono queste opzioni come un vantaggio aggiuntivo senza rendersi conto che, in realtà, rappresentano una potenziale fonte di problemi. Pertanto, ho preso la decisione di scollegare completamente il relè e ho cablato direttamente i fili dai trasformatori d’uscita alle valvole, fissando la configurazione in modalità ultralineare per garantire una maggiore stabilità e prestazioni ottimali.

Già alla prima accensione, ancor prima di iniziare a implementare qualsiasi forma di controreazione, ho notato un cambiamento notevole nella risposta in frequenza dei trasformatori. Questo cambiamento si è manifestato con un’estensione significativa verso le frequenze più elevate. La differenza è stata talmente evidente da catturare immediatamente la mia attenzione, suggerendo che le modifiche apportate stessero già influenzando positivamente le caratteristiche sonore dell’amplificatore. Questo incoraggiante segnale ha consolidato la mia convinzione che le modifiche e le ottimizzazioni stesse avrebbero portato a risultati notevoli nell’ottimizzazione complessiva del sistema.

Il vecchio driver, a quanto pare, era così inefficiente da influire negativamente sul corretto funzionamento del circuito. Le sue limitazioni erano così evidenti che, al momento della sostituzione con il nuovo setup, ho notato un’immediata miglioria nelle prestazioni complessive. In particolare, con il volume portato al massimo, non si manifestava più alcuna instabilità o oscillazione, sottolineando ulteriormente quanto il nuovo circuito driver avesse contribuito a garantire una maggiore stabilità operativa.

Durante queste prime fasi di prova, è emerso un altro problema significativo correlato al potenziometro del volume, il cui valore era eccessivamente elevato (250kohm). Questo episodio rappresenta un monito e un importante insegnamento per tutti gli appassionati autocostruttori. Spesso, si commette l’errore di utilizzare potenziometri di valori molto alti, come 200k o addirittura 500k, senza rendersi conto delle conseguenze potenzialmente indesiderate.

Il problema risiede nella presenza di una capacità parassita nel circuito situato sul cursore del potenziometro. In combinazione con la capacità dei cavi schermati, come in questo caso, e la capacità di ingresso della valvola, si forma un filtro passa-basso. La frequenza di taglio di questo filtro varia in base al volume impostato. Per dimostrare questa problematica, ho creato un video in cui inietto un’onda quadra a 10 kHz nell’amplificatore, con il volume portato al massimo. Successivamente, abbassando il volume, la forma d’onda subisce una trasformazione significativa, evidenziando un notevole aumento del tempo di salita.

Questo esempio concreto sottolinea l’importanza di selezionare accuratamente il valore del potenziometro in modo da evitare alterazioni indesiderate nella risposta in frequenza e garantire un funzionamento ottimale dell’amplificatore. L’amplificatore era dotato di un potenziometro motorizzato di produzione cinese, di una qualità che potrei definire “di basso costo”. Purtroppo, non potevo sostituirlo con un potenziometro motorizzato convenzionale, poiché le dimensioni e il layout del telaio non lo permettevano.

Di fronte a questa limitazione, ho deciso di rinunciare alla funzionalità del volume controllato dal telecomando. Al suo posto, ho montato un potenziometro più semplice, con una resistenza di 20k, che ha risolto il problema della risposta in frequenza. Successivamente, nelle analisi strumentali, presenterò un grafico della risposta in frequenza per evidenziare la gravità dell’impatto che il potenziometro originale causava.

Per coloro che potrebbero essere interessati, è possibile fornire una soluzione alternativa per linearizzare la risposta in frequenza quando si utilizza un potenziometro di valore molto elevato. La proposta coinvolge l’implementazione di filtri e condensatori, come illustrato nell’immagine allegata. Tuttavia, ho scelto di evitare questa soluzione particolare.

La ragione principale per cui ho evitato di usarla è che quel circuito, oltre a essere poco pratico da montare nella posizione specifica disponibile, non mi soddisfaceva per motivi di pulizia del circuito stesso. Inoltre, il potenziometro di basso valore che ho utilizzato si è dimostrato una scelta migliore. Le moderne sorgenti audio, come DAC e lettori CD, escono tutte a bassa impedenza, e quindi non presentano difficoltà nel pilotare carichi anche inferiori a 20k. Questa opzione ha contribuito a mantenere il circuito più pulito e ha soddisfatto appieno le esigenze del sistema.

Passiamo ora alle analisi strumentali. Ho scelto di non spingere le finali fino a 40 watt, poiché tale configurazione risultava eccessiva e provocava una brutta distorsione. Pertanto, la potenza massima prima del clipping è stata limitata a 28 watt, mentre il fattore di smorzamento è stato misurato ad un valore di 8. Questa scelta mira a garantire prestazioni ottimali e un suono pulito senza compromettere la qualità dell’amplificatore.

Qui sotto trovi la risposta in frequenza (a 1 watt) dell’amplificatore con il potenziometro del volume al 100%. La risposta in frequenza è stata misurata con la controreazione già messa a punto, compresa la compensazione. Si nota un -0,1 dB a 10 Hz e un -1 dB a circa 52 kHz.

I trasformatori d’uscita di questo amplificatore si dimostrano piuttosto buoni, con prestazioni generali che sarebbero addirittura eccellenti, se non fosse per una marcata risonanza che si manifesta avvicinandosi ai 100 kHz. Questo difetto, tuttavia, può essere efficacemente soppresso mediante la compensazione della controreazione nel circuito. Questa caratteristica, che rende gli amplificatori di questo modello particolarmente attraenti, può essere sfruttata appieno quando si trova un esemplare usato a un prezzo vantaggioso, soprattutto se l’intenzione è quella di apportare modifiche.

Le modifiche necessarie al circuito si limitano a poche resistenze, e il processo di ricablatura risulta relativamente semplice. Questo rende l’amplificatore un’opzione ideale per coloro che desiderano effettuare personalizzazioni e miglioramenti, sfruttando appieno le potenzialità dei trasformatori d’uscita di qualità, pur gestendo in modo efficiente la risonanza attraverso la compensazione della controreazione.

Ora vediamo come appariva la risposta in frequenza con il potenziometro originale da 250k posizionato a metà corsa… -1dB a 7khz

Con il potenziometro da 20k, invece, si osserva un -1 dB a 25 kHz, e questa tendenza rimane invariata anche posizionando il potenziometro a un quarto della corsa.

La misura delle onde quadre evidenzia l’ottima caratteristica dei trasformatori d’uscita (100Hz/1khz/10khz):

Questa è la distorsione armonica:

Questi problemi sono abbastanza comuni quando si acquista qualcosa di provenienza cinese. È normale trovarsi di fronte a mobili ben fatti in acciaio e alluminio fresato dal pieno, poiché tali lavorazioni non comportano costi elevati la in cina. Tuttavia, ciò che spesso si riscontra all’interno dello chassis è il nulla più assoluto: circuiti privi di senso e altre componenti di scarsa qualità.

Tuttavia, nel caso specifico di questo apparecchio, la presenza di due trasformatori d’uscita discretamente buoni apre la porta a risultati di alto livello con una spesa relativamente contenuta. Invito i lettori che possiedono uno di questi amplificatori a contattarmi, se interessati a effettuare la modifica al loro apparecchio. Con pochi interventi mirati, è possibile ottenere miglioramenti sostanziali nelle prestazioni complessive.

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2 risposte a Potenziare l’Audiospace Galaxy 34 per un’Esperienza Sonora Superiore

  • Grazie per il tuo commento. Beh, che dire? È davvero interessante notare come molte persone elogino gli apparecchi senza feedback come se fossero la soluzione perfetta per ogni situazione. Purtroppo, la realtà è ben diversa, e spesso ci si ritrova con dispositivi che presentano smorzamenti così bassi da risultare completamente indecenti. È ironico che qualcuno abbia scherzato sulla mia “mania” per lo smorzamento, poiché sembra che ancora una volta questa caratteristica si sia dimostrata cruciale. La qualità dello smorzamento è indubbiamente un aspetto importante da considerare, e chi continua a sottovalutarlo rischia di trovarsi in situazioni come questa: vendere a caro prezzo degli apparecchi del tutto inutilizzabili. Mi fa ridere poi pensare a quel “tecnico” che voleva sistemarti l’amplificatore cambiandoti le valvole.

  • Sono tornato in possesso del mio ampli . Devo dire che Stefano ha fatto un ottimo lavoro. Sono veramente contento. I canali sono tornati ad essere bilanciati. Non c’è più il minimo fruscio , in qualunque settaggio. I toni alti sono meravigliosi, i bassi sono caldi e mai invadenti. Sinceramente non mi aspettavo un risultato del genere.
    Stefano si è rilevato un professionista, poche chiacchiere e molti fatti.
    Grazie Stefano

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Line Magnetic Audio LM210 IA – Revisione e Riparazione

Mi è stato affidato il compito di revisionare e misurare l’amplificatore valvolare Line Magnetic Audio LM210IA. Nel vasto mondo dell’amplificazione a valvole, questo modello si fa notare, in particolare per l’impiego della 300B. La 300B, originariamente introdotta nel lontano 1933, ha una storia ricca, utilizzata inizialmente nelle cabine di ripetizione telefonica e successivamente adottata nell’industria audio come la valvola per eccellenza per gli impianti hi-fi. La Line Magnetic Audio, azienda con sede nella provincia di Guangdong, Cina, si distingue per la passione dei due fratelli fondatori nei confronti degli amplificatori teatrali Western Electric. La loro attività ha iniziato con la riparazione e il restauro di questi amplificatori, per poi evolversi nella progettazione di amplificatori propri, principalmente utilizzando le valvole Western Electric.

Il modello LM210IA, oggetto della mia attenzione, rappresenta un connubio di tradizione e modernità. La sua imponenza estetica, con il robusto pannello frontale in alluminio e i controlli di alta qualità, è accompagnata da una disposizione di valvole che include la 300B per l’uscita, la 310B per l’ingresso e due 12AX7 per l’input. La varietà di ingressi e le terminazioni degli altoparlanti a impedenza multipla riflettono un impegno continuo nella produzione di apparecchiature audio di qualità.

Il viaggio nella riparazione dell’amplificatore Line Magnetic Audio LM210IA ha avuto inizio quando il cliente, appassionato di audio, lo ha acquistato usato online. Portato nel mio laboratorio per un’attenta verifica, l’amplificatore presentava alcuni problemi, tra cui un paio di morsetti a banana degli altoparlanti che si erano allentati, richiedendo una stretta al dado per fissarli. Inoltre, ho notato che erano installate delle valvole ECC82, contrariamente a quanto previsto dalle specifiche del produttore e dalle immagini online che mostravano ECC83. Il venditore sosteneva che l’amplificatore fosse originariamente dotato di ECC82, ricevuto nuovo con quelle valvole li, ma la qualità delle valvole fornite sollevava dubbi. Di conseguenza, il cliente desiderava un’analisi del circuito per confermare se fosse progettato per accogliere le ECC82 o le ECC83.

Dopo aver esaminato attentamente l’interno dell’amplificatore, ho notato che la resistenza di carico anodico della valvola ECC8x era di 220k, mentre quella di catodo era di 3k. Questa configurazione suggeriva una polarizzazione a una corrente estremamente bassa persino per una ECC83. Senza ombra di dubbio, il circuito era progettato per accogliere le ECC83. L’installazione di una ECC82 avrebbe costretto la valvola a lavorare in condizioni estreme, al limite dell’interdizione, causando forti distorsioni e probabilmente il taglio delle alte frequenze.

Inoltre, vorrei far notare come spesso certi audiofili apportino modifiche casuali nei loro apparecchi, come la sostituzione delle valvole senza cognizione di causa, compromettendo le prestazioni dell’apparecchio.

Alla ricerca della distorsione più fedele, TATTARATAAAA…

Certi individui nel mondo dell’audio, forse mossi da una ricerca dell’elusivo “miglioramento”, finiscono per manipolare gli elementi senza comprenderne appieno le implicazioni. In questo caso, sembra che il venditore che ha ceduto l’amplificatore abbia fornito informazioni erronee e avrebbe potuto influenzare negativamente l’esperienza audio del cliente. È fondamentale sottolineare l’importanza di una conoscenza approfondita e di una manutenzione accurata per preservare l’integrità degli apparecchi audio e garantire un’esperienza sonora ottimale.

Nel valutare l’architettura di questo amplificatore, emerge una considerazione critica riguardo alla disposizione interna. Contrariamente alla tradizionale disposizione che prevede i trasformatori posizionati sopra lo chassis, creando un design più compatto e accessibile, l’attuale configurazione di questo amplificatore sembra seguire un approccio più insolito.

Guardando all’interno, ci si imbatte in un vero e proprio labirinto di componenti, con i trasformatori situati all’interno dello chassis. Questo approccio di impilare gli elementi in modo intricato, oltre a compromettere l’accessibilità, solleva preoccupazioni in caso di eventuali necessità di manutenzione. Immaginatevi la sfida di sostituire uno di quegli elettrolitici di qualità cinese, nascosto tra le pieghe di questa disposizione, dover entrare con una mano per afferrare il componente e con lo stagnatore nell’alta. In un tale scenario, ci si troverebbe a fronteggiare una vera sfida, da mettersi a piangere.

Una progettazione più ordinata e accessibile non solo avrebbe facilitato le operazioni di manutenzione, ma avrebbe migliorato anche l’efficienza complessiva del dispositivo, garantendo una maggiore praticità per chi interviene sull’apparecchio. La funzionalità e l’accessibilità, infatti, dovrebbero essere aspetti prioritari nella costruzione di dispositivi destinati a un utilizzo prolungato e, inevitabilmente, a periodi di manutenzione e riparazione.

Veniamo ora alle misurazioni delle prestazioni strumentali, utilizzando le valvole originariamente montate sull’apparecchio, che, sebbene non nuove, mantenevano comunque una buona efficienza. Pertanto, confermo che i 8 watt dichiarati dal produttore sono effettivamente presenti, con la possibilità di raggiungere anche 9 watt in condizioni di clipping profondo. La massima potenza indistorta registrata è di 6,23 watt RMS senza feedback e 6,85 watt con il feedback inserito. Per quanto riguarda lo smorzamento, si attesta a 2,4 con il selettore su zero feedback e a 4,3 con il selettore a 3 dB di feedback. Di seguito, riporto i grafici relativi ai due modi operativi.

BP Zero Feedback BP con Feedback
THD Zero Feedback THD con Feedback
Quadra 100Hz zero Feedback Quadra 100Hz con Feedback
Quadra 1kHz zero Feedback Quadra 1kHz con Feedback
Quadra 10kHz zero Feedback (ho erroneamente impostato una scala del tempi diversa). Quadra 10kHz con Feedback

Ancora una volta, tengo a far notare che, nonostante la potenza impostata sia di 1 watt, a zero feedback la distorsione è sempre superiore rispetto alla controparte con feedback. Questo sottolinea, una volta di più, che non è vero che la presenza di controreazione aumenti la distorsione a livelli bassi di potenza. Posso anche informarvi che, quando il cliente me lo ha consegnato, ha affermato che impostato a zero feedback, i bassi risultavano gonfi, molli e fastidiosi. Sicuramente, con la presenza della ECC83 e uno smorzamento di poco più di 2, questa caratteristica non può che persistere, quindi se volete usarlo zero feedback è bene che voi vi procuriate casse acustiche che tagliano via i bassi come le monovia, trombe, etc…

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Geloso G 236-HF / G 235-HF: Restauro di un Amplificatore Valvolare Vintage

Mi è stato portato un Geloso G 236-HF per un restauro, il cliente, consapevole delle sue limitate doti sonore, desiderava comunque riportare in vita questo amplificatore valvolare vintage. Acceso, l’unico suono emesso era un forte ronzio, un lamento del passato che richiedeva il mio intervento.

La sfida iniziale è stata affrontare i componenti vecchi e usurati. Tutti i condensatori elettrolitici erano sfondati e esauriti. La sostituzione era inevitabile, un passo fondamentale per preservare e migliorare l’eredità di questo pezzo storico.

La sorpresa più grande è stata scoprire il ponte raddrizzatore al selenio, con immagini che mostrano al suo interno con gocce di metallo fuso e bruciature. Ho sostituito entrambi i ponti al selenio con versioni al silicio, più affidabili e con una caduta di tensione inferiore. Per compensare questa differenza, ho aggiunto con attenzione due resistenze in serie, trovando il valore perfetto attraverso prove empiriche.

Misurare e valutare ogni valvola è stato il passo successivo. Sorprendentemente, la maggior parte delle valvole originali era ancora efficiente, tranne una delle EL84 che ho sostituito con un componente di recupero che si abbinava perfettamente alle 3 rimaste. Nel corso del restauro, ho anche sostituito alcuni condensatori non polarizzati che avevano il corpo crepato, portando nuova vita anche al preamplificatore G 235-HF.

Durante il processo di restauro dell’amplificatore Geloso G 236-HF, ho dedicato particolare attenzione alla sicurezza elettrica, un aspetto spesso trascurato nei vecchi apparecchi. Uno dei primi interventi è stato il cambio del cordone di alimentazione con uno nuovo tripolare, seguito dal collegamento della carcassa dell’amplificatore a terra.

Questo upgrade è stato fondamentale per garantire un livello di sicurezza minimo rispetto a scariche indesiderate. Nel corso del restauro, ho ritenuto essenziale condividere con voi una dimostrazione visiva di questo processo. Nel video qui sotto, utilizzo un tester di isolamento per eseguire una prova tra il circuito collegato alla rete elettrica e la carcassa dell’apparecchio.

Nel video, potrete osservare delle scintille elettriche che si generano tra i fili isolati con cotone e la carcassa dell’amplificatore. Questo fenomeno mette in luce il rischio potenziale di non avere un collegamento a terra. Questo è un aspetto critico che molte persone potrebbero trascurare durante il restauro di apparecchi vintage. Ecco perché è fondamentale effettuare tali interventi di sicurezza. Troppo spesso, gli appassionati di restauro potrebbero concentrarsi solo sulla parte estetica o sulla riparazione dei componenti interni, trascurando gli aspetti cruciali della sicurezza elettrica.

Va notato che test di questo tipo sono rari nel mondo del restauro. Non tutti i tecnici si prendono il tempo di eseguire prove di isolamento, e questo può comportare rischi di sicurezza per gli utenti finali. Dopo la prova con le scintille elettriche, ho prontamente provveduto a fasciare il fascio di fili di cotone con del nastro di gomma autoagglomerante, ottenendo un notevole risultato di isolamento fino a 3000 volt CA. Questa precauzione aggiuntiva garantisce una maggiore sicurezza per chiunque interagisca con l’amplificatore Geloso G 236-HF restaurato.

Tuttavia, una verità andava accettata. Questo amplificatore Geloso, benché un’icona vintage, non appartiene alla categoria HiFi moderna. La sua banda passante limitata (60Hz/8kHz -1dB) e la distorsione di intermodulazione è molto elevata quindi la qualità audio è lontana dagli standard odierni. Molti cercano apparecchi vintage Geloso pensando di trovare un suono eccezionale solo perché a valvole. È essenziale sottolineare che, sebbene il suono pastoso possa piacere a qualcuno, non può essere considerato HiFi. Questi amplificatori sono più adatti ad essere accoppiati con vecchi giradischi con testine a cristallo, progettati per riprodurre dischi d’epoca.

L’articolo prosegue con la riparazione di un altro amplificatore Geloso G 236-HF, affrontando nuove sfide e problemi unici. Infatti sono stato incaricato di revisionare un’altra coppia di Geloso G235HF e G236HF, e di fornire loro un nuovo contenitore. Il finale G236 presentava un trasformatore di alimentazione bruciato, che richiedeva un riavvolgimento a causa di interventi approssimativi effettuati da qualcuno che ha cercato di ripararlo in modo molto rudimentale. Nell’immagine successiva è possibile osservare il trasformatore dopo il riavvolgimento.

Il processo di restauro dell’apparecchio ha coinvolto il ripristino della sezione di alimentazione seguendo lo schema originale. Sono stati sostituiti tutti i condensatori a carta e altri elettrolitici di dimensioni ridotte nella sezione pre, insieme alla sostituzione di alcune resistenze che mostravano segni di degrado. Le valvole sono state accuratamente testate utilizzando l’uTracer3+. Infine, il tutto è stato alloggiato in una scatola di legno appositamente costruita su misura, completando il restauro dell’apparecchio in modo esteticamente gradevole e funzionalmente ottimale.

L’apparecchio, risalente al 1962, costituisce un affascinante esempio tecnico e strumentale delle elettroniche d’epoca. Esplorare il funzionamento di queste componenti è un viaggio nel passato che fornisce preziosi insight sulla reale prestazione sonora del dispositivo. Nell’ambito di questa analisi, mi sono concentrato sulla sezione G236HF, ossia il finale.

Ho effettuato la misurazione della potenza, che si attesta a circa 10 watt con le valvole originali in uso e potrebbe probabilmente salire a circa 15 watt con valvole nuove. Il fattore di smorzamento è risultato essere di DF 4. La banda passante, misurata a circa 1 watt, è di 60Hz/8,5kHz -1dB. Di seguito, il grafico illustrativo di queste misurazioni.

Risulta evidente che questi apparecchi presentano una resa sonora molto concentrata sui medi, con carenze sia nella gamma dei bassi che in quella degli alti, aspetti che, in quegli anni, erano spesso trascurati. Proseguo ora con l’analisi spettrale e gli spettri a 100Hz, 1kHz e 10kHz, anche se questi ultimi potrebbero avere una rilevanza limitata.

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7 risposte a Geloso G 236-HF / G 235-HF: Restauro di un Amplificatore Valvolare Vintage

  • Un po’ come le automobili d’epoca non potrebbero competere con le attuali, questi amplificatori, sebbene non in linea con gli attuali standard hi-fi, racchiudono lo spirito di un’industria nazionale pionieristica e ancora basata sulla sola manodopera di esperti artigiani. Far rivivere un’incisione d’epoca attraverso una testina al cristallo e questo valvolare rende quindi, tra i crepitii dei vinili vissuti, quella che doveva essere l’esperienza d’ascolto dei nostri genitori negli anni ’50 e ’60. Solo la passione e la competenza di Stefano Bianchini potevano rendere possibile quest’esperienza e solo la sua formazione ed attenzione potevano intervenire sull’unico aspetto che fosse imprescindibile aggiornare ai tempi attuali: la sicurezza.
    Complimenti dal proprietario Alessandro Ancarani

  • L’aver usato una piattina per avvolgere il secondario (che al giorno d’oggi credo sarebbe introvabile se non in sezioni enormi per trasformatori trifase) dovrebbe essere un trucco similare ad avvolgere il secondario in bi o trifilare che ha 2 vantaggi uno quello di aumentare la sezione del conduttore abbassato la RDC sprecando meno spazio dentro al rocchetto e il secondo vantaggio è quello di riuscire ad abbattare l’induttanza dispersa del trasformatore

  • Grazie per la pubblicazione dei dati.
    Ho un G236 HF che ho impiegato per anni sul secondo impianto, come diffusione domestica, finché uno dei trasformatori finali si interruppe.
    Nel mio esemplare mancava la targhetta, era uno dei primi pezzi ed era stato impiegato come finale in un organo elettronico del 1957.
    La banda passante del mio esemplare era un po’ più ampia, ma nel mio caso avevo collegato le griglie schermo in ultralineare.
    L’aspetto più interessante rispetto, per esempio, al Leak Stereo 20 della stessa epoca che possiedo è il modo in cui avevano ridotto i flussi dispersi del TU, pur facendo uscire le molte prese necessarie per l’ampio spettro di possibili impedenze di uscita che intendevano coprire: i collegamenti a mezzo strato erano tutti realizzati con piattina di argento.
    Dopo tanti anni temo di aver perso i lamierini del TU guasto, ma sicuramente ho conservato il conteggio delle spire e i campioni del filo smaltato primario e secondario, se ti interessano.

  • Si quieres hacer funcionar aparatos tan viejos, aunque nunca se hayan usado, tienes que cambiar todos los electrolíticos, si hay esos condensadores de papel sellados con alquitrán hay que cambiarlos. Luego están los calentadores de carbón que pierden totalmente la tolerancia a medida que envejecemos. Encenderlo sin hacer las revisiones necesarias es arriesgado, incluso podrías quemar los transformadores.

  • Hola Stefano gracias por responder, en realidad tengo dos amplificadores uno esta en su caja de trasporte en madera original Geloso, pero no funciona.

    Después voy a mirar los transformadores que vende, me gustaría realizar algún proyecto. Abraso

  • Curioso, me gustaría saber cómo una luminaria vintage italiana llegó tan lejos de Italia.

    Para responder a su pregunta Geloso en sus boletines, definió transformadores de audio de “alta calidad” cuyo ancho de banda era de 8khz -3dB. Como puedes ver en los gráficos que he publicado, las características instrumentales son muy pobres. No vale la pena cambiarlos, es mejor que se queden como están, reliquias históricas de una época pasada.

  • Hola, me encuentro en Uruguay, tengo uno de estos (G235HF y G236HF), y me gustaría saber si tiene algún consejo para mejorar el sonido o seria mejor dejarlo así ya que no valdría la pena? Molte grazie.

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