Luxman MQ-3600: revisione completa e adattamento da 8045G a KT88

Prodotto tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 (indicativamente dal 1977 al 1982), il Luxman MQ3600 è uno degli amplificatori a valvole più rappresentativi mai realizzati dalla casa giapponese Luxman. Questo apparecchio iconico, capace di erogare 70 watt RMS per canale, fu sviluppato in un’epoca in cui Luxman cercava il massimo equilibrio tra raffinatezza sonora, design tecnico e originalità progettuale. A rendere unico l’MQ3600 è l’impiego delle rarissime valvole finali 8045G, realizzate dalla NEC appositamente per Luxman. Le 8045G non sono altro che delle KT88 con la griglia schermo internamente collegata all’anodo: in pratica, KT88 obbligate al funzionamento in modalità triodo. Questo le rendeva valvole molto particolari e ma oggi purtroppo sono introvabili, e la loro sostituzione comporta necessariamente una modifica circuitale.

Caratteristiche e modifiche consigliate

Luxman stessa, già all’epoca, forniva indicazioni per la sostituzione delle 8045G esaurite. La modifica di base consiste nel collegare il pin della griglia schermo al pin dell’anodo tramite una resistenza da 330ohm, permettendo l’uso delle molto più comuni KT88 o 6550. Inoltre, dato che i trasformatori di uscita dell’MQ3600 sono dotati di prese per il collegamento ultralineare, è anche possibile (se lo si desidera) configurare le nuove valvole in ultralineare invece che a triodo, ottenendo maggiore potenza a scapito di un leggero cambio timbrico.

Cosa fare se le 8045G del tuo Luxman MQ-3600 sono esaurite

L’esemplare mostrato in foto è arrivato guasto: una delle valvole finali 8045G presentava il caratteristico “jetter” bianco, sintomo di rottura del vuoto interno. Come già accennato, le 8045G erano valvole sviluppate da NEC su specifica Luxman e oggi risultano del tutto introvabili (se non a volte come valvole usate di recupero). In questi casi è necessario adattare il circuito per l’uso di valvole più reperibili. La modifica standard, già consigliata da Luxman all’epoca, consiste nel collegare la griglia schermo all’anodo tramite una resistenza da 330ohm, consentendo l’impiego di normali KT88 o 6550. Poiché i trasformatori di uscita sono dotati di prese per il funzionamento in ultralineare, è anche possibile collegare le nuove finali in quella modalità, ottenendo una maggiore potenza rispetto al funzionamento a triodo, sebbene con un leggero cambiamento timbrico.

L’amplificatore presentava anche danni significativi causati da un corto circuito interno a una delle quattro valvole finali. Questo guasto aveva comportato la bruciatura di alcune resistenze attorno agli zoccoli, la cottura di diversi fili del cablaggio interno e il danneggiamento dei trimmer di regolazione del bias. Inoltre, si era bruciata l’induttanza di filtro utilizzata per la scarica dei grossi condensatori di livellamento, posizionata proprio in corrispondenza della valvola difettosa. L’induttanza, completamente intrisa di catrame, è stata ripulita e successivamente riavvolta per ripristinarne la piena funzionalità.

Oltre alla modifica sotto gli zoccoli delle valvole finali, Luxman raccomandava anche l’inserimento di due resistori di grid stopper da 22k sull’ingresso del segnale. Erano inoltre previsti tre condensatori di bypass in corrispondenza dei punti B2, B3 e B4 sul circuito stampato: in queste posizioni ho montato condensatori in polipropilene da 470nF, di qualità adeguata al contesto audio. Ho provveduto anche al bypass dei due elettrolitici catodici della 6AQ8/ECC85, sostituendoli con un polipropilene da 220nF, per migliorarne il comportamento in alta frequenza. Infine, ho rimosso i vecchi condensatori Nichicon piatti, componenti notoriamente soggetti a decadimento nei Luxman di quell’epoca: in tutti gli esemplari esaminati finora risultavano infatti compromessi o fuori specifica.

In fase di controllo ho testato le valvole di preamplificazione con l’uTracer, riscontrando che una delle due 6042G era parzialmente esaurita: una sezione risultava ancora funzionante, mentre l’altra era ormai inutilizzabile. Ho quindi provveduto alla loro sostituzione con una coppia di 6CG7, valvole compatibili dal punto di vista elettrico.

A questo proposito è utile chiarire un equivoco diffuso online: è vero che le 6CG7 possono essere utilizzate al posto delle 6042G, ma non sono perfettamente equivalenti. I tracciati ottenuti con l’uTracer lo dimostrano chiaramente: le curve della 6042G risultano più distanziate, segno di un mu (fattore di amplificazione) maggiore rispetto alla 6CG7. La sostituzione comporta quindi una lieve riduzione del guadagno complessivo e del tasso di controreazione (NFB), con una conseguente variazione del timbro sonoro dell’amplificatore.

Modifica Ultralineare

Una delle modifiche più comuni e sensate al Luxman MQ-3600 riguarda la sostituzione delle valvole finali 8045G, ormai rare, con le più facilmente reperibili KT88 o 6550. La stessa Luxman, all’epoca, consigliava questa sostituzione come alternativa ufficiale. Le KT88 possono essere utilizzate mantenendo la connessione a triodo, replicando il comportamento delle 8045G, oppure si può optare per una configurazione ultralineare sfruttando le apposite prese già presenti sui trasformatori d’uscita originali. In quest’ultimo caso, il circuito beneficia di una potenza aumentata, passando da circa 60 watt con le 8045G a circa 80 watt con le KT88 o 6550 in ultralineare. Il fattore di smorzamento si riduce leggermente, da 16 a 13, ma il comportamento in termini di distorsione armonica (THD) rimane sostanzialmente invariato, come confermato anche dai grafici ufficiali Luxman.

Tra le modifiche consigliate dal costruttore figura anche l’aggiunta di tre condensatori di disaccoppiamento sulle linee di alimentazione delle valvole ECC85 e 6240G/6CG7, per migliorare la stabilità e ridurre l’interazione tra i vari stadi. Personalmente, sostituisco sempre i condensatori piatti grigi marchiati Nippon Chemicon, spesso fuori specifica sia per capacità che per isolamento: questi componenti tendono sistematicamente a degradarsi nel tempo, risultando inferiori ai valori nominali. Un altro intervento necessario riguarda il circuito di generazione della tensione di bias: nella configurazione originale, la regolazione è spesso al limite della corsa dei trimmer, con correnti di riposo troppo elevate per le KT88, richiedendo quindi una modifica ai valori delle resistenze del partitore. Infine, sempre Luxman suggeriva l’inserimento di due resistenze di grid-stop sugli ingressi delle valvole finali per evitare fenomeni di instabilità ad alta frequenza, soprattutto quando vengono montate KT88 o 6550 in configurazione ultralineare.

Luxman MQ-3600: recupero tecnico di un esemplare devastato

Prima che qualcuno senta il bisogno di sollevare obiezioni — spesso più ideologiche che tecniche — è bene chiarire un punto fondamentale: la decisione se riavvolgere o sostituire i trasformatori guasti non spetta al tecnico, ma al proprietario dell’apparecchio. Il mio compito è offrire soluzioni tecnicamente valide e realistiche, non alimentare purismi che, in molti casi, si scontrano con la disponibilità reale dei componenti.

È utile ricordare che i trasformatori originali non sono più in produzione da decenni, e quelli “reperibili” provengono quasi sempre da altri apparecchi smantellati, che a loro volta finiscono irrimediabilmente mutilati. Difendere l’originalità “a ogni costo”, in questi casi, significa semplicemente spostare il problema da un apparecchio all’altro.

Chi ha a cuore la musica — non solo il collezionismo fine a sé stesso — sa bene che un buon ripristino elettrico è più importante della feticistica integrità formale. E in questo caso, il risultato sonoro è tutt’altro che un compromesso: i trasformatori realizzati in sostituzione offrono prestazioni strumentali e timbriche di alto livello, tali da rendere del tutto sensata la scelta fatta.

Per completezza: i trasformatori guasti originali non sono stati eliminati, ma conservati per eventuali future ricostruzioni filologiche, per chi desiderasse davvero investire tempo e risorse in quella direzione.

Questo esemplare di MQ3600 era chiaramente passato per le mani di uno di quei “riparatori creativi” che, pur senza particolare competenza, riescono comunque a lasciare il segno… in modo irreversibile. Non sorprende che sia stato acquistato a peso di metallo, dato che le condizioni erano più da rottame che da apparecchio vintage.

Il quadro era desolante: zoccoli carbonizzati, resistenze annerite, trimmer economici da circuito stampato, cablaggi sfiammati, e cavi dei trasformatori spessi come un dito, il tutto abbondantemente condito da olio e unto sparsi ovunque. La prima operazione è stata inevitabile: rimozione completa dei trasformatori e lavaggio accurato del telaio, per riportare almeno un minimo di dignità al paziente prima di iniziare la vera ricostruzione.

Ho poi provveduto a rimuovere gli zoccoli bruciati e i trimmer da circuito stampato, evidentemente installati da qualcuno convinto che potessero svolgere un ruolo adeguato in un contesto come questo. L’impressione generale era quella di un apparecchio che aveva subito più di un tentativo di riparazione, ciascuno purtroppo meno riuscito del precedente, fino a quando – verosimilmente – si è preso atto dell’incapacità tecnica e si è deciso di fermarsi.

Una volta completata la pulizia del telaio, ho eseguito il collaudo dei trasformatori. Con una certa sorpresa, il trasformatore di alimentazione e l’induttanza di filtro sono risultati perfettamente integri, nonostante le condizioni generali dell’apparecchio. Uno dei due trasformatori d’uscita, invece, era purtroppo in corto.

In accordo con il cliente, si è scelto un approccio pragmatico, optando per la sostituzione anziché il riavvolgimento, in modo da contenere i costi pur garantendo un’elevata qualità sonora. Ho quindi progettato un trasformatore di uscita da 3600 ohm, dimensionato per il funzionamento in push-pull con KT88 collegate a triodo. È utile ricordare che le 8045G originali adottate da Luxman erano triodi veri e propri, non pentodi collegati in ultralineare, per cui il ripristino è stato eseguito seguendo lo schema originale e mantenendo la coerenza circuitale di progetto.















Ripristino con valvole NEC 8045G originali: quando si può, si fa

In un’occasione piuttosto rara, un cliente mi ha portato due Luxman MQ3600, manifestando l’intenzione di ripristinare uno dei due apparecchi con le sue valvole finali originali 8045G NEC, mentre l’altro sarebbe stato destinato alla classica conversione con KT88. Il cliente disponeva di un discreto numero di 8045G usate, sia quelle montate sugli amplificatori, sia altre rimosse in precedenza e conservate. Mi ha quindi chiesto di testarle tutte per valutare la possibilità di selezionare un quartetto funzionante.

Ho eseguito l’analisi completa delle valvole disponibili con l’uTracer, tracciando le curve caratteristiche di ciascuna. Alla fine della selezione ho identificato due coppie molto ben abbinate, praticamente un quartetto “quasi” perfetto, sufficiente per riportare in funzione uno dei due apparecchi mantenendone la configurazione originale.

Il primo dei due MQ3600 era, come spesso accade, stato già manomesso in passato con interventi discutibili. Ho eseguito la consueta revisione completa, partendo dalla verifica di tutte le valvole di segnale, che in questo caso sono risultate perfettamente in ordine. Ho quindi proceduto con l’installazione delle valvole 8045G selezionate, completando le regolazioni di bias e bilanciamento.

Come in tutti gli esemplari dell’epoca, il trasformatore di alimentazione era tarato per 220V nominali. Quando alimentato con la rete attuale a 230V, si presenta una difficoltà nel regolare correttamente il bias, perché le tensioni risultano più elevate rispetto al progetto originale. Per questo motivo, è sempre necessario eseguire una piccola modifica al circuito di polarizzazione, al fine di riportare l’escursione entro un intervallo regolabile e sicuro.

Sono stati inoltre sostituiti i consueti condensatori Nichicon piatti, quasi sempre marci, e sono stati aggiunti bypass in polipropilene sulle alimentazioni dei vari stadi per ottimizzare la stabilità e la risposta in frequenza.

Una volta completata la revisione, ho eseguito le misure strumentali, che hanno restituito risultati sorprendentemente superiori alla media, soprattutto considerando che l’amplificatore è rimasto nella sua configurazione originale con valvole 8045G. La potenza erogata è risultata nettamente superiore a quella di molti MQ3600 modificati con KT88 in ultralineare, con in più un fattore di smorzamento più elevato e una distorsione armonica sensibilmente più bassa. Un’ulteriore conferma del valore intrinseco di questo progetto quando viene riportato nelle giuste condizioni operative.

Prestazioni misurate con valvole 8045G NEC originali

Dopo la revisione completa e la regolazione accurata del circuito di polarizzazione, ho eseguito le consuete misure strumentali sull’esemplare equipaggiato con valvole finali originali NEC 8045G. Il bias è stato impostato a 75mA per valvola, corrispondente a una dissipazione anodica di circa 38W, ben al di sotto del limite massimo dichiarato di 45W per questo tipo di valvola, a garanzia di affidabilità e durata.

I risultati ottenuti sono stati decisamente positivi:

  • Potenza erogata: 72W RMS per canale
  • Fattore di smorzamento (DF): 16
  • Banda passante (trasformatori originali): da 15Hz a 40kHz a –1dB
  • Distorsione armonica (THD) a 1Watt: 0,14%

Questi dati confermano l’elevato potenziale dell’MQ3600 anche nella sua configurazione originale, a condizione che venga revisionato con attenzione e tarato correttamente. Il basso livello di distorsione a bassa potenza e la larghezza di banda molto estesa testimoniano l’ottima qualità dei trasformatori originali e la bontà progettuale dell’apparecchio.

THD

Banda passante

Quadre a 100Hz / 1Khz / 10Khz

Hai un MQ-3600 (o un altro valvolare) da revisionare?

Se possiedi un Luxman MQ-3600 o un altro amplificatore a valvole che necessita di una revisione seria e competente, posso aiutarti a riportarlo alle prestazioni originali – o anche oltre. Che si tratti di una semplice manutenzione, di una conversione o di un intervento profondo come quello descritto in questo articolo, ogni lavoro viene affrontato con cura artigianale, strumentazione professionale e grande attenzione alla resa sonoraPuoi contattarmi in qualsiasi momento tramite la form nella sezione Contatti del sito, descrivendo il modello e le condizioni del tuo apparecchio. Ti risponderò al più presto per valutare insieme la soluzione migliore.

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6 Responses to Luxman MQ-3600: revisione completa e adattamento da 8045G a KT88

  • Bravo Stefano, averne di tecnici di poche parole(perche’ tre son troppe e due son tante..) come te. L’apparecchio collegato ad un pre luxman C12 suona veramente bene e senza ronzii. Avanti cosi alla faccia dei conservatori e non degli ascoltatori.

  • Grande Stefano.
    Dalle foto e descrizione si evince che è un lavoro svolto con
    eccelsa professionalità e conoscenza.
    Anch’io ho un luxman MQ3600 con il suo pre cl 32.
    Non le nascondo che sarei tentato a farglieli revisionare anche se funzionano bene (almeno credo).

  • Gli ho portato circa due mesi orsono il finale in questione in condizioni pessime e sono andato a ritirarlo ieri. Debbo dire che è stato fatto un ottimo lavoro, la macchina suona veramente bene. Le valvole PSvane kt88 si dimostrano aperte ed armoniche e le tarature apportate, compreso il cambio dei trafo dovrebbero garantire lunga vita. Auguri e complimenti Stefano, continua così.

  • Complimenti per il lavoro e il dettagliato resoconto. Ho letto tutto con piacere perché il LUXMAN MQ3600 è stato per me il passaggio alla alta fedeltà e lo ricordo con piacere. Pilotava le mie prime Magneplanar, le MGIIA che purtroppo richiedevano una potenza maggiore, così che vendetti il Luxman per comprare una coppia di monofonici Michaelson & Austin M100.

  • Le modifiche suggerite da luxman si trovano cercando su internet.

  • Ciao, hai foto del circuito con le modifiche? Quali sono le modifiche esatte suggerite da Marantz?

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Zero Feedback o Controreazione? Ascolta e Scopri Chi Mente

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Introduzione

Questo articolo è un doppio appuntamento: da un lato propongo alcune semplici ma efficaci modifiche a un piccolo amplificatore single ended cinese basato su valvole 6L6G ed ECC83; dall’altro, utilizzo proprio questo apparecchio come banco di prova per affrontare una delle questioni più discusse (e spesso fraintese) del mondo dell’alta fedeltà valvolare: la controreazione.

Ho scelto questo amplificatore economico come base per dimostrare — con misurazioni strumentali e registrazioni audio reali ascoltabili in cuffia — cosa succede realmente quando si inserisce o si esclude la controreazione in un circuito ben progettato. Il risultato è chiaro: con un corretto dosaggio, la controreazione non degrada affatto il segnale. Al contrario, preserva fedelmente il contenuto originale, introducendo solo minime variazioni. Viceversa, in modalità zero feedback, le alterazioni del suono sono evidenti, soprattutto su gamma bassa e risposta complessiva, al punto da rendere riconoscibile a orecchio nudo il cambiamento.

Questo non significa affatto che la tecnologia a valvole sia inutile o superata. Al contrario: il bello del mondo valvolare è proprio poter sperimentare, costruire, e modellare il proprio suono in base ai gusti personali, scegliendo una valvola piuttosto che un’altra, un condensatore invece di un altro, e andando alla ricerca di quelle sfumature che rendono ogni progetto unico. Tuttavia, è importante mettere a tacere certi falsi miti che si continuano a ripetere senza alcuna verifica oggettiva: come quello secondo cui la controreazione cancellerebbe informazioni e il zero feedback le preserverebbe. In questo test dimostro l’esatto contrario: è la controreazione a conservare l’integrità del segnale, mentre il circuito zero feedback aggiunge contenuti spuri che nell’originale non esistono.

Utilizzando bassi tassi di controreazione (senza mai esagerare) e giocando con la scelta di valvole, trasformatori e componentistica, si possono ottenere esperienze d’ascolto davvero interessanti, divertenti sia dal punto di vista didattico che musicale. È un terreno fertile per chi ama sperimentare, capire, e modellare il suono secondo i propri gusti.

Tuttavia, io sono convinto che questi esperimenti riuscirebbero ancora meglio se si affrontassero con la consapevolezza di voler alterare volontariamente il suono in modo piacevole, per ottenere un effetto “godereccio”, personale, anche creativo — piuttosto che restare inchiodati alla convinzione di cercare una fedeltà assoluta, mentre in realtà si sta modificando il segnale ma senza rendersene conto. Saper distinguere la ricerca della fedeltà da quella del carattere sonoro è fondamentale. Solo così l’autocostruzione diventa una forma di espressione consapevole e non un’illusione alimentata da miti tecnici distorti. Questo articolo vuole essere un contributo pratico e trasparente, dedicato a chi ascolta con le orecchie e misura con la testa, non con i pregiudizi.


Approfitto di questa opportunità per ricordare a coloro che sono alla ricerca di amplificatori valvolari a basso costo che è preferibile optare per una di queste scatolette cinesi disponibili sul mercato rispetto a una delle molte soluzioni discutibili e mal costruite offerte da smanettoni di Facebook, hobbisti o individui senza competenza che si trovano in giro.


L’intento di questo articolo

Nel corso degli anni, ho sempre condiviso con entusiasmo la mia esperienza e le conoscenze acquisite nella costruzione di amplificatori e trasformatori audio. Ho spesso espresso opinioni critiche verso alcune pratiche comuni del settore, ma comprendo anche che, dato il mio coinvolgimento diretto, qualcuno potrebbe pensare che io stia semplicemente promuovendo le mie idee personali.

Una delle mie battaglie è stata quella di chiarire la verità riguardo alla controreazione, spesso ingiustamente considerata responsabile di cattivo suono, problemi vari e perfino catastrofi. Al contrario, ho sempre evidenziato l’importanza di avere un’amplificazione con un fattore di smorzamento adeguato per godere di un ascolto piacevole, privo di bassi fastidiosi e disturbanti.

Navigando sul web e ascoltando podcast, ho incontrato persone che tentavano di confutare le mie affermazioni, forse in risposta ai dubbi sollevati dai miei articoli. È noto che spesso è più semplice convincere con argomentazioni superficiali piuttosto che con analisi approfondite. Molti venditori e televenditori cavalcano l’onda della credulità popolare, sostenendo che gli amplificatori “zero feedback” siano assolutamente superiori. Affermano anche che lo smorzamento non sia così fondamentale, e che i bassi fastidiosi siano solo una scusa per vendere casse acustiche speciali (spesso molto costose) proposte come unica soluzione a un problema che loro stessi hanno creato. È il classico caso di vendere prima la malattia e poi la cura.

Inoltre, alcuni critici sono arrivati persino a definire i miei trasformatori, che sono più grandi e costosi, come inutili, promuovendo prodotti economici e di qualità inferiore che promettono miracoli a prezzi ridotti. Credo che sia essenziale mantenere sempre uno spirito critico e non lasciarsi influenzare da idee estremiste senza solide basi tecniche. Ogni scelta deve essere ponderata in base alle proprie esigenze e preferenze sonore personali.

È naturale che il lettore si trovi disorientato di fronte a opinioni contrastanti, specialmente quando non si ha la possibilità di confrontare direttamente le varie soluzioni. Nel mondo degli amplificatori valvolari, dove il gusto personale può variare enormemente, non esiste una risposta unica e universale. Quello che piace a una persona potrebbe non piacere affatto a un’altra. Molti fattori influenzano l’esperienza d’ascolto, come l’ambiente, le preferenze individuali e la combinazione con altri componenti audio. Nonostante la frustrazione di non avere certezze assolute, è importante mantenere una mentalità aperta e curiosa, valutando attentamente le proprie esigenze, gusti e budget.

Sfortunatamente, ascoltare qualcosa che appare gradevole non garantisce sempre il massimo della qualità sonora. Spesso si è soddisfatti semplicemente perché non si è avuto modo di ascoltare qualcosa di superiore. Può capitare che un giorno si incontri un impianto audio di qualità superiore, e solo allora ci si renda conto che in precedenza non si era mai realmente ascoltato in modo ottimale.

Mi viene in mente l’esperienza di un mio cliente, che dopo anni di ascolto di un vinile dei Beatles, ha avuto l’occasione di ascoltarlo con un impianto di qualità superiore. Solo allora ha scoperto dettagli e sfumature sonore mai percepite prima, nonostante avesse già utilizzato amplificatori prestigiosi. Questo esempio mostra chiaramente che esistono livelli qualitativi raggiungibili soltanto con apparecchiature audio di alto livello.

Purtroppo, alcuni commercianti spingono gli appassionati in un continuo ciclo di acquisto e sostituzione di apparecchiature, alimentando insoddisfazione costante. Molti audiofili addirittura valutano un amplificatore più per il suo valore di rivendita che per la sua qualità sonora effettiva. Questo è un approccio sbagliato e controproducente. Ho visto persone sostituire amplificatori di qualità eccellente con prodotti di impatto sonoro deludente ma ben valutati dalla stampa specializzata. Ritengo che chi si comporta così non abbia realmente compreso cosa significhi l’audio di alta qualità e forse non saprebbe nemmeno distinguere il suono di un amplificatore pregiato da quello di un semplice citofono.

È fondamentale cercare un’esperienza di ascolto personale, effettuare ricerche, confrontare varie opzioni e, possibilmente, affidarsi a professionisti del settore che abbiano competenze approfondite e imparziali. Solo così è possibile fare una scelta consapevole e ottenere un amplificatore che garantisca un’esperienza di ascolto realmente soddisfacente, al di là delle mode commerciali.

Trovo triste che alcuni acquistino apparecchi audio solo per ostentare la propria ricchezza. Spesso ciò che viene pubblicizzato come eccellente delude le aspettative. Esistono prodotti costosi e blasonati che offrono prestazioni mediocri, così come prodotti più economici e meno conosciuti capaci di ottime performance.

Questo articolo vuole essere un contributo onesto, un invito a una riflessione personale. È destinato agli autocostruttori come un simpatico esperimento didattico che offre comunque un risultato sonoro soddisfacente. Non prometto il suono perfetto, ma garantisco un’esperienza piacevole e istruttiva. Il mio obiettivo resta quello di offrire una visione aperta e trasparente sul mondo dell’audio, affinché ciascuno possa scoprire e apprezzare il suono secondo le proprie preferenze e possibilità.

Il Nobsound 6p3p + 6n1 (6L6G + ECC83)

La base di questo esperimento è un piccolo amplificatore cinese, praticamente senza un vero nome. Si può trovare facilmente su vari siti di shopping online, disponibile sia già assemblato che in kit da montare. Lo si riconosce facilmente dalla foto, proposto con marchio Nobsound, sotto altri nomi o addirittura senza marchio. Si tratta probabilmente di una delle opzioni più economiche disponibili sul mercato.

Questo è lo schema elettrico originale:

I trasformatori originali di questo amplificatore hanno purtroppo un’impedenza di 3500 ohm, non adatta per l’uso con una valvola 6L6GB (o equivalente). Durante i test a banco, ottenevo una potenza limitata a circa 3,5 watt, con un livello di distorsione decisamente elevato: in pratica, una semionda veniva riprodotta bene mentre l’altra risultava fortemente compromessa.

Per migliorare la situazione, ho smontato i trasformatori originali. Non potendo sostituirli con trasformatori più grandi costruiti secondo il mio metodo (perché non c’era sufficiente spazio), ho scelto di riavvolgere i trasformatori originali utilizzando lo stesso rocchetto e lamierini di identiche dimensioni, ma ho sostituito i lamierini originali in semplice ferro-silicio con lamierini in ferro a grani orientati (GO). Ho realizzato così trasformatori con un’impedenza di 4500 ohm, ideale per la 6L6GB in configurazione Single-Ended, con un altro preciso obiettivo in mente.

In diversi articoli precedenti ho già evidenziato che molti amplificatori zero-feedback, inclusi alcuni di marchi prestigiosi, utilizzano trasformatori d’uscita con induttanze primarie insufficienti o nuclei prossimi alla saturazione. Questo approccio serve a mascherare i difetti più evidenti causati dall’assenza di controreazione, in particolare quei famosi bassi “gonfi” e fastidiosi. È evidente infatti che, scegliendo la strada dello zero feedback e rifiutando categoricamente la controreazione, questi bassi problematici debbano essere in qualche modo eliminati. Le soluzioni più comuni sono filtrare l’ingresso dell’amplificatore, utilizzare trasformatori d’uscita volutamente limitati, oppure abbinare casse acustiche che per loro natura siano già carenti nelle basse frequenze (ad esempio casse monovia o casse aperte).

Ecco lo schema, clicca sora per ingrandire, o clicca qui per scaricare ad alta definizione

Come si può notare, ho previsto un interruttore che consente di escludere il segnale di controreazione (NFB) a piacimento. Ho sostituito la valvola 6N1 con una ECC83, scelta necessaria per ottenere un adeguato fattore di smorzamento mantenendo al contempo un carico facilmente pilotabile per il finale. Anche la raddrizzatrice originale, una 5Z4, è stata sostituita con una GZ34, indispensabile per recuperare tensione utile: il trasformatore di origine cinese, infatti, tendeva ad avere un cedimento di tensione superiore al previsto.

Nota: questo schema è pensato per utilizzare valvole del tipo 6L6 / 6L6G / 6L6GA / 6L6GB / 5881 e anche le 6p3p. Sono invece escluse le 6L6GC e le 6N3C-e, che richiedono una tensione di griglia schermo più elevata. È comunque possibile adattare l’amplificatore a queste ultime modificando il valore della resistenza da 12k in serie alla schermatura con una di valore inferiore, fino a ottenere il punto di bias desiderato senza dover cambiare altri componenti. Non indico un valore preciso perché la corrente a riposo delle griglie schermo è spesso imprevedibile e può discostarsi dai valori riportati nei datasheet. Passiamo ora alle fasi di montaggio:

Per chi fosse curioso di sapere come sono riuscito a saldare a stagno sull’acciaio inox, consiglio di guardare questo video su YouTube: https://youtu.be/SHxo5tcNNMg. La procedura mostrata è identica a quella che ho utilizzato, con l’unica differenza che io ho impiegato del cloruro ferrico già pronto, anziché preparare la soluzione da zero. Senza questo trattamento galvanico (che ho effettuato con l’aiuto del mio alimentatore modificato) stagnare sull’inox sarebbe praticamente impossibile. Naturalmente, è indispensabile anche uno stagnatore a punta piatta (tipo cacciavite) da almeno 150 watt.

Passiamo ora alle consuete misurazioni strumentali. Ci tengo a chiarire un punto spesso oggetto di confusione: c’è chi sostiene che, in un circuito senza controreazione (zero feedback), la distorsione armonica totale (THD) aumenti in modo progressivo dalla potenza minima fino alla massima. Al contrario, secondo la stessa teoria, in un circuito retroazionato la THD sarebbe più elevata a bassissimo volume, per poi diminuire a volumi medi e risalire nuovamente man mano che ci si avvicina al clipping.

Questo comportamento – più simile a quello che ci si aspetterebbe da un finale in classe B piuttosto che da un single-ended – viene talvolta usato come argomento per sconsigliare l’uso della controreazione nei sistemi destinati all’ascolto a basso volume. L’idea sarebbe che, a potenze contenute, un circuito retroazionato distorca più di uno senza feedback.

Per verificare concretamente questa affermazione, vediamo i risultati della THD misurata sia in configurazione zero feedback che con la controreazione inserita, a diversi livelli di potenza, da 0,1 watt fino a poco prima del clipping. Confronteremo i valori per capire davvero cosa accade.

Con controreazione inserita Zero Feedback
0,1watt RMS – (0,18%) 0,1watt RMS – 0,85%
0,5Watt RMS – 0,47% 0,5Watt RMS – 2,45%
1Watt RMS – 0,73% 1Watt RMS – 3,6%
3Watt RMS – 1,31% 3Watt RMS – 6,2%
Proco prima del clipping (5watt) – 2,35% Proco prima del clipping (4watt) – 8,4%

Come si può osservare, il tasso di distorsione cresce in modo progressivo da un valore minimo fino alla soglia di clipping, sia nella configurazione zero feedback che in quella retroazionata. Tuttavia, la distorsione è sempre superiore nella versione senza controreazione, anche alla potenza minima misurata.

Naturalmente, ci sarà sempre qualcuno pronto a sostenere che il problema dipende da me: che non so progettare i circuiti, che i miei trasformatori non sono realizzati correttamente, o che le mie apparecchiature di misura non sono all’altezza — perché non sono costose o blasonate come quelle di altri. A queste critiche rispondo semplicemente così: lo schema è disponibile, potete costruirvelo da soli. I trasformatori posso realizzarli io, oppure potete affidarvi a chi preferite. Si tratta di un classico 22×30 con primario da 4500 ohm e secondari da 4 e 8 ohm, senza particolari pretese.

La potenza massima del circuito con controreazione attiva è di circa 6 watt, con una soglia di distorsione percettibile a partire da 5 watt. Il fattore di smorzamento è di 0,3 in modalità zero feedback e raggiunge 9 con la controreazione inserita. La banda passante, in configurazione zero feedback, è di 40 Hz – 40 kHz a -1 dB. Va precisato che il trasformatore è stato progettato appositamente con un taglio sulle basse frequenze, scelta obbligata data la dimensione contenuta del nucleo. Con la controreazione attiva, la risposta in frequenza si estende da 10 Hz (a -0,6 dB) fino a 40 kHz (-1 dB), offrendo una resa complessiva decisamente più estesa. Di seguito mostro i grafici comparativi… e qualche contenuto extra.

Banda passante con controreazione (carico resistivo) Banda passante zero feedback (carico resistivo)
Banda passante con controreazione (carico reattivo) DF = 9 Banda passante zero feedback (carico reattivo) DF = 0,3

Passiamo ora ai contenuti extra. Mi sono reso conto che molti lettori non comprendono appieno il significato dei grafici relativi al comportamento su carico reattivo. Per approfondire, rimando al mio articolo dedicato alla costruzione del carico reattivo.

In generale, c’è poca consapevolezza di cosa comporti realmente un basso fattore di smorzamento. Al di là delle classiche descrizioni — come quella del diffusore che, una volta spinto, continua per inerzia invece di seguire fedelmente il segnale — manca una comprensione concreta degli effetti sul comportamento reale dell’amplificatore durante l’uso.

Tutti sembrano concentrarsi esclusivamente sulla distorsione armonica e sulle sue componenti, mentre pochi si preoccupano di osservare cosa accade quando un finale con basso smorzamento pilota effettivamente un diffusore. Per questo motivo, ho realizzato due brevi filmati in cui mostro il quadrante dell’oscilloscopio, con l’amplificatore collegato a una cassa e alimentato da un generatore di funzioni.

Attenzione! Nei video seguenti sono presenti toni sinusoidali fissi. Si consiglia vivamente di abbassare il volume al minimo prima della riproduzione, soprattutto se state utilizzando cuffie. Questi suoni potrebbero risultare fastidiosi o persino dannosi per l’udito, oltre che per cuffie, altoparlanti di computer o smartphone. L’audio è comunque indispensabile per comprendere correttamente il fenomeno analizzato. Non mi assumo alcuna responsabilità per eventuali danni a dispositivi audio o all’udito derivanti dalla visione dei video. Procedete con cautela.

Iniziamo analizzando la situazione senza controreazione (Zero Feedback). Sullo schermo dell’oscilloscopio sono visibili due tracce: la traccia inferiore rappresenta il segnale generato dal generatore di funzioni, mentre quella superiore mostra il segnale effettivamente presente ai morsetti dell’altoparlante.

Come si può osservare chiaramente, mentre l’ampiezza della traccia inferiore (il segnale del generatore) rimane costante, quella superiore — ovvero il segnale in uscita dall’amplificatore — varia sensibilmente al variare della frequenza. È un comportamento che ricorda quello di un controllo toni integrato nell’amplificatore, con la differenza che in questo caso i punti di massima e minima risposta sono determinati dalle caratteristiche del diffusore.

Ciò che si osserva nei grafici relativi al carico reattivo rappresenta esattamente questo fenomeno: una risposta in frequenza alterata a causa del basso smorzamento. A chi si limita a parlare esclusivamente di distorsione armonica, rivolgo una domanda: questa non è una distorsione armonica, ma è pur sempre una distorsione. Come la vogliamo considerare? Vediamo ora cosa accade nella stessa situazione, ma con la controreazione attiva e un fattore di smorzamento pari a 9.

In questa configurazione, con la controreazione attiva, si può notare che l’ampiezza del segnale in uscita dall’amplificatore mostra variazioni minime, quasi trascurabili. Come già affermato in altri contesti, ritengo che un fattore di smorzamento pari a 5 sia ottimale per amplificatori di piccola potenza, come i single-ended. In apparecchi di potenza maggiore si può arrivare tranquillamente a un valore di 10. Superare questo limite è, a mio avviso, inutile e persino controproducente: un’eccessiva controreazione può compromettere la naturalezza del suono, rendendo l’amplificatore meno piacevole all’ascolto.

Passiamo ora a un altro contenuto extra: un confronto diretto tra il suono del circuito retroazionato e quello in configurazione zero feedback. Come ho realizzato questa prova? Ho collegato un attenuatore direttamente ai morsetti delle casse e ho inviato il segnale attenuato all’ingresso linea (“line in”) di un vecchio portatile, che normalmente utilizzo per pilotare un incisore laser.

Mi scuso per la qualità della registrazione: il portatile ha quasi 10 anni e l’ho pagato 40 €, quindi è inevitabile qualche disturbo di fondo dovuto alla sua scheda audio. Nonostante questo, le differenze sonore tra le due configurazioni risultano comunque percepibili.

Va detto che una dimostrazione più accurata avrebbe richiesto l’uso di un microfono binaurale, capace di catturare anche la componente distorsiva introdotta fisicamente dal diffusore, e non solo quella di tipo elettrico. Aggiungo infine che, avendo utilizzato trasformatori con nucleo di dimensioni ridotte e una primaria calcolata con induttanza modesta, l’amplificatore non presenta i tipici bassi gonfi e incontrollati nemmeno in modalità zero feedback.

Per iniziare, ho scelto una traccia audio royalty-free intitolata “At First Sight” di FiftySounds, scaricata dal sito EpidemicSound.com. Potete ascoltare il file originale al link indicato.

Mi raccomando: per cogliere appieno le differenze e i dettagli sonori, è fondamentale ascoltare con delle cuffie.

Ho riprodotto la traccia dal mio media center, collegato direttamente al Nobsound, e ho registrato il segnale prelevato dalle boccole delle casse: prima in configurazione zero feedback, poi con la controreazione attivata.

Successivamente, utilizzando un software di editing audio (Audacity), ho sovrapposto un segmento della registrazione originale allo stesso passaggio filtrato attraverso l’amplificatore. Grazie alla funzione “solo” del software, durante la riproduzione posso passare rapidamente da una versione all’altra, consentendovi di percepire chiaramente le differenze in tempo reale. Iniziamo con il confronto tra la traccia originale e l’uscita dell’amplificatore in modalità zero feedback.

Nella schermata audio, la traccia superiore rappresenta il file originale, mentre quella inferiore è la registrazione dell’amplificatore in configurazione zero feedback. All’ascolto, si nota chiaramente una perdita di corposità sulle basse frequenze e una certa opacità sulle alte, accompagnata da un’esaltazione della gamma media. Inoltre, anche se la registrazione elettrica già ne dà un’idea, è nell’ambiente reale che si percepisce come la riproduzione zero feedback risulti più “sporca”.

Passiamo ora alla registrazione con la controreazione attiva. A questo punto, tutti gli scettici convinti delle solite leggende metropolitane si aspetteranno un suono sgradevole: metallico, fastidioso, simile a vetri rotti, unghie sulla lavagna o il famigerato stridio della forchetta sul piatto. Vediamo (e ascoltiamo) se è davvero così.

Come nella prova precedente, la traccia superiore rappresenta l’audio originale, mentre quella inferiore è la registrazione del segnale dopo il passaggio attraverso l’amplificatore, questa volta con la controreazione inserita.

Ed ecco finalmente, una volta per tutte, la dimostrazione concreta: l’uso corretto della controreazione non degrada affatto il segnale. Al contrario, è la versione zero feedback a suonare peggio. Chi afferma di preferire lo zero feedback, nella realtà dei fatti, sta cercando un certo tipo di distorsione — e non sempre lo ammette.

La registrazione con controreazione è talmente fedele all’originale da risultare quasi indistinguibile, se non fosse per un leggero rumore di fondo e una lieve perdita di brillantezza, già presente anche nella versione zero feedback. Questi limiti sono imputabili esclusivamente alla scheda audio integrata (e tutt’altro che professionale) del vecchio portatile usato per la registrazione. Per completare lascio il download delle 2 registrazioni integrali, in futuro se avrò modo di ripetere esperimenti simili con strumentazione più seria (vedi microfono binaurale state certi che lo farò). Clicca qui per scaricare lo zip con i 2 file in formato flac

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1 Responses to Zero Feedback o Controreazione? Ascolta e Scopri Chi Mente

  • Questo è il mio amplificatore che Stefano ha sapientemente sistemato per me! Ho comprato questo ampli della nobsound in kit da assemblare per avvicinarmi al mondo delle valvole, e dopo un attento assemblaggio mi sembrava andasse bene ma mancava sempre qualcosa che mi facesse entusiasmare. Ho cominciato a cambiar valvole, condensatori , pot, connettori ed a correggere lo schema elettrico con vari trovati qua e la sui forum. Mi sembrava che ad ogni modifica qualcosa migliorasse, ma forse era solo frutto dell’ auto convincimento. Finchè sono capitato sul sito di SB Lab ed ho contattato Stefano che gentilmente mi ha aiutato a fare prove elettriche varie e dato suggerimenti, ma subito mi ha detto che il problema dell ampli erano i trasformatori di uscita, di impedenza sbagliati e poco performanti. Così mi sono deciso e ho portato il mio ampli nel suo laboratorio e credetemi se vi dico che dopo questo lavoro che ha eseguito il mio ampli suona come non avevo mai sentito!! Mi sono reso conto che tutto quello che avevo fatto in precedenza per migliorare il suono è stata una gran perdita di tempo e denaro. Affidatevi ad un esperto come lui, non buttate soldi in inutili cambiamenti di componenti Nos e pregiati, tanto non serve a nulla se tutto lo schema è sbagliato, ve lo dico con esperienza fatta sulle mie tasche! Grazie Stefano, ora mi godo il mio ampli e la musica!!

  • Avevo seguito vari consigli che mi avevano dato persone su facebook cambiando valvole con delle nos e cambiando condensatori, mi dicevano che sarebbe migliorato tantissimo ma alla fine non mi ha mai convinto, leggeri cambiamenti di tonalità ma non era mai troppo lontano dall’originale. Poi ho comprato lo schema premium e i trasformatori sb lab per modificare il mio amplificatorino , il risultato è sorprendente!!!! non è più lui, non ho mai sentito un suono così limpido e equilibrato davvero pazzesco e distnate anni luce, mi sono reso conto che le prime modifiche che ho fatto all inizio sono state una perdita di tempo e di soldi, suona meglio dell’amplificatore di marca con le 300B da migliaia di € del mio amico. Datemi retta seguite i consigli di stefano perchè valgono oro, i suoi trasformatori sembrano costosi rispetto ad altri rivenditori ma valgono quello che costano!!!!

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Riparazione degli Amplificatori Audio Innovations 700 e 800

Nel vasto universo dell’audio hi-fi, pochi marchi evocano la stessa aura di prestigio e innovazione di Audio Innovations. Fondato a Brighton, Inghilterra, nel 1984, da due appassionati di musica e tecnologia, David Chessel e Peter Qvortrup, l’azienda ha guadagnato una reputazione ineguagliabile nella creazione di amplificatori valvolari che incarnano il perfetto equilibrio tra musicalità e precisione.

I Modelli 700 e 800

Tra i gioielli della corona di Audio Innovations, spiccano i modelli 700 e 800, due capolavori valvolari che affascinano gli appassionati di audio di tutto il mondo. L’Audio Innovations 700 si presenta come un amplificatore integrato, completo di controlli volume e multi-ingresso, pensato per offrire flessibilità e facilità d’uso. Dall’altro lato, l’Audio Innovations 800, un finale senza controlli volume, è dotato di un solo ingresso. Tuttavia, la loro circuiteria interna è notevolmente simile, se non del tutto identica.

Entrambi i modelli condividono una potenza nominale di 25 watt RMS per canale, fornendo un’esperienza d’ascolto potente e dettagliata. La magia avviene grazie alle finali EL34 in push-pull, lavoranti in classe A o in una leggera classe AB quando il volume raggiunge livelli più elevati.

In questa pagina, condividerò dettagliate esperienze di riparazione e restauro di due esemplari di questi amplificatori iconici: l’Audio Innovations 700S e l’Audio Innovations 800 MKII. Se possiedi uno di questi amplificatori che richiede attenzione o revisione a causa dell’età, ti invito a contattarmi. Sono disponibile per lavori di riparazione che mirano a restituire a questi gioielli della tecnologia valvolare la loro piena vitalità e performance audio.

Riparazione dell’Audio Innovations 800

L’Audio Innovations 800 è stato un affascinante viaggio nella riparazione di un amplificatore iconico. Una sfida che ha portato alla luce non solo la maestria della progettazione originale, ma anche le sfide nascoste e le sorprese lasciate da un passato oscuro.

Il nostro protagonista è giunto nelle mie mani con un problema noto: il trasformatore di alimentazione bruciato in cortocircuito secco che causava il repentino saltare del fusibile. Smontato l’amplificatore e misurate le sue viscere, ho progettato un nuovo trasformatore di alimentazione di ricambio, codice 23S72, che mantiene esattamente le stesse caratteristiche elettriche dell’originale. Il montaggio del trasformatore 23S72 non richiede modifiche aggiuntive ai fori esistenti, garantendo così il rispetto dell’integrità strutturale originale dell’amplificatore. Va notato che il trasformatore originale, con misure in pollici, su colonna 38, è un elemento introvabile in Europa. Il nuovo trasformatore, realizzato su colonna 40, è solo leggermente più grande dell’originale (un paio di millimetri), ma si adatta agevolmente al posto del vecchio senza necessità di allargare i fori esistenti. Un adattamento intelligente che conserva l’estetica e la struttura originale dell’Audio Innovations 800. Il trasformatore è adatto anche al modello 700.

L’amplificatore è stato venduto al mio cliente come “perfettamente funzionante, mai riparato,” ha rivelato una verità meno luccicante. L’insidioso venditore, con intenti meno che onesti, ha nascosto un passato di interventi poco ortodossi. All’interno, gli elettrolitici di catodo delle EL34 erano stati sostituiti con i raffinati Mundorf. Tuttavia, la presenza di questi condensatori di alta qualità già indicava un intervento precedente sull’amplificatore. Un segno di bruciatura sotto una delle quattro resistenze di catodo ha svelato una verità spiacevole: il precedente riparatore aveva sostituito le resistenze da 470 ohm con altre da 47 ohm, causando un bias sparato e facendo delle EL34 delle mini-centrali nucleari.

Nella mia opera di riparazione, ho rimesso le cose a posto. Le resistenze sono state sostituite con le corrispondenti da 470 ohm, e un condensatore visibilmente compromesso ha ceduto il posto a uno nuovo.

Dopo un’attenta revisione e il test delle valvole, l’amplificatore è stato rimontato. Il risultato? Una potenza misurata di 22 watt con valvole non nuove, un fattore di smorzamento di 6.2, e un suono restaurato alla sua antica grandezza.

Guardando indietro, questo Audio Innovations 800 ha attraversato il fuoco della sua storia passata, con un bravo riparatore incapace e un venditore ingannevole come avversari. Ma ora, ripulito, rinnovato, e pronto a cantare ancora. Seguiteci attraverso i grafici e le immagini, testimoniando il ritorno di questo capolavoro dell’audio valvolare alla sua gloria originale.

Riparazione di un Audio Innovations 800 con trasformatore d’uscita guasto

Recentemente mi è stato affidato un amplificatore Audio Innovations 800 che presentava un problema su uno dei canali. L’amplificatore si accendeva regolarmente, ma dal canale difettoso proveniva un fastidioso rumore di “spernacchiamento”. Dopo una prima analisi, è emerso che il trasformatore d’uscita era guasto. L’unica soluzione possibile, considerando che questi trasformatori non sono più in produzione, era creare un clone fedele partendo dallo schema originale.

Sbobinamento e analisi interna

Ho smontato con attenzione il trasformatore guasto per esaminarne la costruzione interna. L’obiettivo era ottenere uno schema dettagliato dell’avvolgimento per poter realizzare una copia fedele. Durante lo sbobinamento, ho notato subito una condizione piuttosto insolita e preoccupante: l’interno dell’avvolgimento era estremamente appiccicoso. Tutti gli avvolgimenti erano stati fissati con nastro da carrozzaio, la cui colla, con il passare degli anni, si era completamente sciolta e aveva reso tutto il trasformatore un ammasso colloso.

Il problema più grave, però, era che la smaltatura del rame risultava completamente compromessa. Quando ho rimosso un pezzo di nastro, assieme ad esso è venuta via anche la smaltatura del filo, lasciando il rame scoperto e scolorito. La causa del guasto era quindi una sorta di decomposizione interna: la combinazione di umidità, invecchiamento dei materiali e deterioramento della colla aveva portato a un cortocircuito progressivo tra gli avvolgimenti.

Non vi erano segni di guasto elettrico diretto (come sovratensioni o scariche), ma semplicemente una lenta e inevitabile autodistruzione dovuta all’età e ai materiali utilizzati nella costruzione originale.

Ricostruzione e messa a punto

Dallo schema ricavato tramite il paziente lavoro di sbobinamento, ho realizzato una nuova coppia di trasformatori d’uscita, costruiti seguendo fedelmente le specifiche dell’originale. Ho poi installato entrambi i trasformatori rigenerati nell’amplificatore, per garantire la simmetria tra i due canali e mantenere le caratteristiche sonore originali.

Dopo l’installazione, ho eseguito una serie completa di misure strumentali, confrontando le risposte in frequenza, la distorsione armonica e il comportamento ai transienti tra i nuovi trasformatori e i dati già in mio possesso ottenuti da amplificatori riparati in precedenza con i loro trasformatori originali. Il risultato è stato sorprendente: i grafici ottenuti con i trasformatori rigenerati sono pressoché identici a quelli dell’originale.

Originale Clone
Quadre a 100Hz – 1khz – 10khz
Grafico di banda passante

La ricostruzione è quindi riuscita perfettamente, ripristinando la piena funzionalità dell’Audio Innovations 800. Il cliente è rimasto soddisfatto sia dal punto di vista tecnico che sonoro, e l’amplificatore è tornato a funzionare come appena uscito dalla fabbrica.

Analisi di spettro a 1watt

Ecco una foto dei due nuovi trasformatori d’uscita installati sull’amplificatore. Ho realizzato i trasformatori seguendo fedelmente le specifiche dell’originale, assicurandomi che le dimensioni, l’avvolgimento e la finitura fossero il più possibile identici ai componenti originali. Il montaggio è stato eseguito con cura per mantenere la disposizione originale e garantire un risultato esteticamente e funzionalmente impeccabile.

Disposizione delle Valvole di Segnale

Di seguito è mostrata un’immagine che evidenzia la disposizione delle valvole di segnale sull’Audio Innovations 800, utile come riferimento per chi dovesse procedere con una rivalvolatura. Le quattro EL34 finali non sono state indicate nella foto, in quanto facilmente riconoscibili.

Un aspetto interessante riguarda le ECC83 in posizione 2 e 4. Andando a misurare queste due valvole con l’analizzatore uTracer 3+, si riscontra sistematicamente uno sbilanciamento tra le due sezioni interne del triodo, come evidenziato dal grafico che riporto di seguito.

Tuttavia, questo sbilanciamento è perfettamente normale e inevitabile, poiché nel circuito le due sezioni sono polarizzate con correnti diverse. Di conseguenza, anche se si installassero ECC83 perfettamente bilanciate, queste finirebbero comunque per sbilanciarsi dopo pochi mesi di utilizzo a causa delle diverse condizioni di lavoro.

Pertanto, è consigliabile non accanirsi nel cercare il perfetto match tra le sezioni interne di queste due valvole. Finché risultano efficienti e il circuito funziona correttamente, non è necessario sostituirle. La sostituzione compulsiva di ECC83 in queste posizioni è quindi inutile, poiché qualsiasi nuova valvola finirà comunque per sbilanciarsi in poco tempo.


Audio Innovations 700S

Mi è stato affidato un Audio Innovations 700S in uno stato non funzionante. Al momento dell’apertura, il primo dettaglio che ha catturato la mia attenzione è stato il piccolo PCB nella sezione di alimentazione, completamente danneggiato da un incendio che aveva generato una intensa fiammata all’interno della scocca… L’apparecchio ha emesso un fischio attraverso le casse, accompagnato da colpi secchi, mentre una densa nuvola di fumo si è diffusa rapidamente in tutta la stanza.

La massiccia resistenza che si trovava sopra il PCB era totalmente scomparsa, praticamente vaporizzata!

L’intensa ondata di calore generata durante l’incendio ha avuto l’effetto di sverniciare la superficie della lamiera…

Continuando l’esame approfondito dei danni, ho individuato un trasformatore d’uscita con il primario che scaricava verso il secondario (quindi verso massa), mentre l’altro trasformatore d’uscita presentava un corto circuito nel primario. Fondamentalmente, si è verificata un’auto-oscillazione distruttiva. È interessante notare che, in un’analisi passata sugli Audio Innovations 500, ho segnalato problemi di stabilità e inneschi spuri, attribuiti principalmente all’uso di tassi eccessivi di feedback negativo in questi dispositivi.

Vorrei evidenziare che questa sezione dell’articolo sull’IA700 è vecchia di sei anni rispetto la precedente sull’IA800. Nell’IA800, ho misurato uno smorzamento di 6.2 che denota un tasso di controreazione moderato, mentre queste informazioni datate suggeriscono una maggior quantità di controreazione nella versione 700 rispetto all’800. Rimarrò in attesa di riparare un altro IA700 per raccogliere dati strumentali più precisi di quelli raccolti sei anni fa.

L’AI500, se non altro, presentava un circuito “simmetrico”. Diversamente, l’AI700 utilizza un telaio molto simile a quello del 500 con 5 valvole pilota. Tuttavia, non include l’ingresso phono, e il progettista sembrava perplesso su come impiegare il buco aggiuntivo a disposizione. Invece di adottare una soluzione più elegante come un robusto longtail con un triodo per canale in ingresso, un long tail sfasatore con il secondo doppio triodo di ogni canale e un buffer con il terzo doppio triodo di ogni canale – una scelta pulita, simmetrica e tecnicamente pulita – ha optato per un SRPP sull’ingresso.

Il segnale che esce da questo stadio viene quindi preso attenuato per pilotare un altro triodo che uscirà in opposizione di fase. Questo dovrebbe costituire uno sfasatore paraphase, notoriamente svantaggioso dal punto di vista sonico se inserito in un circuito con controreazione. La mancanza di simmetria nel disegno dello schema è evidente, soprattutto nel fatto che le due finali del push-pull non sono pilotate da due circuiti identici che operano pilotate da due circuiti diversi, con una finale che ha un triodo in più dell’altra.

Al di là di queste scelte discutibili, lo schema proposto, che allego, presenta alcune peculiarità che potrebbero aver influito sulla minore stabilità del circuito, aprendo la porta a oscillazioni indesiderate. Da notare che anche il modello AI800 adotta uno strano disegno circuitale simile, ereditando le peculiarità discutibili che possono influire sulla stabilità del circuito e contribuire ad oscillazioni indesiderate.

IA700 IA800

Unendo questo circuito a un eccessivo tasso di feedback negativo e a un insieme di EL34 non più nuove, che manifestavano sbilanciamenti nelle caratteristiche, il circuito ha iniziato ad oscillare. Tale oscillazione ha portato in risonanza i trasformatori, generando tensioni così elevate da perforare gli isolanti e causare un corto circuito verso massa. La sezione di alimentazione si è bruciata a causa di questo corto circuito. Entrambi i trasformatori d’uscita sono stati disassemblati, privati del loro avvolgimento e, successivamente, sono stati ricostruiti da zero con delle copie perfette, preservando unicamente le calotte originali.

Ho replicato il PCB della sezione di alimentazione. È importante notare che questa scheda è compatibile non solo con l’Audio Innovations 700, ma anche con il modello 800. Posso fornirla come pezzo di ricambio su richiesta.

Dopo aver rimontato l’amplificatore e installato inizialmente un quartetto nuovo di EL34, ho successivamente sostituito la coppia di ECC82. Questa sostituzione è stata necessaria poiché il filamento di una delle due si è interrotto alcune ore dopo aver riacceso l’amplificatore.

Durante le prime accensioni sotto variac dell’amplificatore, ho notato una notevole instabilità nel circuito, che generava spurie casuali anche con carico fittizio. Questo comportamento sembrava variare in base alle valvole installate e addirittura in relazione alla vicinanza delle mani alle stesse. Trovare valvole che non causassero problemi non era una soluzione sostenibile nel tempo, considerando che nel deteriorarsi avrebbero potuto generare nuovi disturbi, potenzialmente danneggiando nuovamente l’amplificatore.

Dopo alcune prove, ho identificato il punto critico del circuito, situato sulle griglie schermo, come tipico in ogni circuito ultralineare. Per risolvere prontamente tutti gli inneschi spuri, ho proceduto saldando 4 condensatori ceramici da 470pF 400VCA tra la G2 e l’anodo delle finali. Ritengo che questa modifica debba essere applicata a tutti gli amplificatori AI che ho incontrato fino a questo momento, compreso l’AI500, anche se le spurie erano meno evidenti in quest’ultimo. Inoltre, potrei considerare, in futuro, una riduzione del tasso di controreazione globale come ulteriore miglioramento sonoro, se dovesse essere necessario intervenire nuovamente.

Eccolo finito:

Esaminiamo ora le caratteristiche strumentali:

  • Potenza massima: Circa 25 watt RMS (valutata in base alle valvole attualmente installate)
  • Risposta in frequenza a 1 watt: 37Hz – 50kHz, -3dB
  • Risposta in frequenza a 15 watt: 30Hz – 50kHz, -3dB (Va notato che, oltre i 8/10kHz, la forma d’onda presenta una notevole distorsione, probabilmente attribuibile a un eccessivo tasso di controreazione negativa.)
  • Smorzamento: Non disponibile. Non ho avuto il coraggio di scollegare il carico o di utilizzarne uno con un’impedenza superiore per evitare il rischio di destabilizzare il circuito e causare conseguenze indesiderate.

È importante sottolineare che queste sono misurazioni effettuate con gli strumenti di cui disponevo all’apertura della mia attività, quindi potrebbero non essere estremamente precise. I grafici che c’erano sono stati eliminati dal sito al momento dell’aggiornamento di questo articolo. Aspetterò di riparare un altro AI700 per ottenere misurazioni più accurate e aggiornate.

In questo video, è evidente la distorsione della sinusoide che si verifica nel range tra 8 e 20 kHz. Tale distorsione è attribuibile a un eccessivo tasso di controreazione negativa (NFB), accentuato dalla presenza di trasformatori di qualità inferiore forniti da AI (va precisato che si tratta di repliche fedeli da me prodotte, ma che replicano esattamente gli originali). La traccia più piccola, corrispondente al canale “muto”, mostra un certo grado di diafonia. Ho scelto di mantenere questo video poiché evidenzia chiaramente l’abbondante utilizzo di controreazione nella versione 700, fornendo un’ulteriore prospettiva sulla qualità del suono.

In alcuni commenti online, si afferma che questo amplificatore offre un suono dolce e mai affaticante. Tuttavia, nella mia esperienza, sia questo modello che i suoi fratelli, AI500 e AI800, almeno in abbinamento alle mie Tannoy (casse rivelatrici e esigenti), si rivelano piuttosto robusti e potenzialmente affaticanti durante l’ascolto. Personalmente, ho avvertito una certa durezza nell’espressione sonora, che, sebbene possa variare tra gli utenti e le configurazioni audio, è stata per me più pronunciata rispetto all’AI500, anche se in misura minore. Va sottolineato che questa è una percezione soggettiva e la resa sonora può variare notevolmente in base alle preferenze personali e al tipo di diffusori utilizzati.

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