Luxman MQ-3600: revisione completa e adattamento da 8045G a KT88

Prodotto tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 (indicativamente dal 1977 al 1982), il Luxman MQ3600 è uno degli amplificatori a valvole più rappresentativi mai realizzati dalla casa giapponese Luxman. Questo apparecchio iconico, capace di erogare 70 watt RMS per canale, fu sviluppato in un’epoca in cui Luxman cercava il massimo equilibrio tra raffinatezza sonora, design tecnico e originalità progettuale. A rendere unico l’MQ3600 è l’impiego delle rarissime valvole finali 8045G, realizzate dalla NEC appositamente per Luxman. Le 8045G non sono altro che delle KT88 con la griglia schermo internamente collegata all’anodo: in pratica, KT88 obbligate al funzionamento in modalità triodo. Questo le rendeva valvole molto particolari e ma oggi purtroppo sono introvabili, e la loro sostituzione comporta necessariamente una modifica circuitale.

Caratteristiche e modifiche consigliate

Luxman stessa, già all’epoca, forniva indicazioni per la sostituzione delle 8045G esaurite. La modifica di base consiste nel collegare il pin della griglia schermo al pin dell’anodo tramite una resistenza da 330ohm, permettendo l’uso delle molto più comuni KT88 o 6550. Inoltre, dato che i trasformatori di uscita dell’MQ3600 sono dotati di prese per il collegamento ultralineare, è anche possibile (se lo si desidera) configurare le nuove valvole in ultralineare invece che a triodo, ottenendo maggiore potenza a scapito di un leggero cambio timbrico.

Cosa fare se le 8045G del tuo Luxman MQ-3600 sono esaurite

L’esemplare mostrato in foto è arrivato guasto: una delle valvole finali 8045G presentava il caratteristico “jetter” bianco, sintomo di rottura del vuoto interno. Come già accennato, le 8045G erano valvole sviluppate da NEC su specifica Luxman e oggi risultano del tutto introvabili (se non a volte come valvole usate di recupero). In questi casi è necessario adattare il circuito per l’uso di valvole più reperibili. La modifica standard, già consigliata da Luxman all’epoca, consiste nel collegare la griglia schermo all’anodo tramite una resistenza da 330ohm, consentendo l’impiego di normali KT88 o 6550. Poiché i trasformatori di uscita sono dotati di prese per il funzionamento in ultralineare, è anche possibile collegare le nuove finali in quella modalità, ottenendo una maggiore potenza rispetto al funzionamento a triodo, sebbene con un leggero cambiamento timbrico.

L’amplificatore presentava anche danni significativi causati da un corto circuito interno a una delle quattro valvole finali. Questo guasto aveva comportato la bruciatura di alcune resistenze attorno agli zoccoli, la cottura di diversi fili del cablaggio interno e il danneggiamento dei trimmer di regolazione del bias. Inoltre, si era bruciata l’induttanza di filtro utilizzata per la scarica dei grossi condensatori di livellamento, posizionata proprio in corrispondenza della valvola difettosa. L’induttanza, completamente intrisa di catrame, è stata ripulita e successivamente riavvolta per ripristinarne la piena funzionalità.

Oltre alla modifica sotto gli zoccoli delle valvole finali, Luxman raccomandava anche l’inserimento di due resistori di grid stopper da 22k sull’ingresso del segnale. Erano inoltre previsti tre condensatori di bypass in corrispondenza dei punti B2, B3 e B4 sul circuito stampato: in queste posizioni ho montato condensatori in polipropilene da 470nF, di qualità adeguata al contesto audio. Ho provveduto anche al bypass dei due elettrolitici catodici della 6AQ8/ECC85, sostituendoli con un polipropilene da 220nF, per migliorarne il comportamento in alta frequenza. Infine, ho rimosso i vecchi condensatori Nichicon piatti, componenti notoriamente soggetti a decadimento nei Luxman di quell’epoca: in tutti gli esemplari esaminati finora risultavano infatti compromessi o fuori specifica.

In fase di controllo ho testato le valvole di preamplificazione con l’uTracer, riscontrando che una delle due 6042G era parzialmente esaurita: una sezione risultava ancora funzionante, mentre l’altra era ormai inutilizzabile. Ho quindi provveduto alla loro sostituzione con una coppia di 6CG7, valvole compatibili dal punto di vista elettrico.

A questo proposito è utile chiarire un equivoco diffuso online: è vero che le 6CG7 possono essere utilizzate al posto delle 6042G, ma non sono perfettamente equivalenti. I tracciati ottenuti con l’uTracer lo dimostrano chiaramente: le curve della 6042G risultano più distanziate, segno di un mu (fattore di amplificazione) maggiore rispetto alla 6CG7. La sostituzione comporta quindi una lieve riduzione del guadagno complessivo e del tasso di controreazione (NFB), con una conseguente variazione del timbro sonoro dell’amplificatore.

Modifica Ultralineare

Una delle modifiche più comuni e sensate al Luxman MQ-3600 riguarda la sostituzione delle valvole finali 8045G, ormai rare, con le più facilmente reperibili KT88 o 6550. La stessa Luxman, all’epoca, consigliava questa sostituzione come alternativa ufficiale. Le KT88 possono essere utilizzate mantenendo la connessione a triodo, replicando il comportamento delle 8045G, oppure si può optare per una configurazione ultralineare sfruttando le apposite prese già presenti sui trasformatori d’uscita originali. In quest’ultimo caso, il circuito beneficia di una potenza aumentata, passando da circa 60 watt con le 8045G a circa 80 watt con le KT88 o 6550 in ultralineare. Il fattore di smorzamento si riduce leggermente, da 16 a 13, ma il comportamento in termini di distorsione armonica (THD) rimane sostanzialmente invariato, come confermato anche dai grafici ufficiali Luxman.

Tra le modifiche consigliate dal costruttore figura anche l’aggiunta di tre condensatori di disaccoppiamento sulle linee di alimentazione delle valvole ECC85 e 6240G/6CG7, per migliorare la stabilità e ridurre l’interazione tra i vari stadi. Personalmente, sostituisco sempre i condensatori piatti grigi marchiati Nippon Chemicon, spesso fuori specifica sia per capacità che per isolamento: questi componenti tendono sistematicamente a degradarsi nel tempo, risultando inferiori ai valori nominali. Un altro intervento necessario riguarda il circuito di generazione della tensione di bias: nella configurazione originale, la regolazione è spesso al limite della corsa dei trimmer, con correnti di riposo troppo elevate per le KT88, richiedendo quindi una modifica ai valori delle resistenze del partitore. Infine, sempre Luxman suggeriva l’inserimento di due resistenze di grid-stop sugli ingressi delle valvole finali per evitare fenomeni di instabilità ad alta frequenza, soprattutto quando vengono montate KT88 o 6550 in configurazione ultralineare.

Luxman MQ-3600: recupero tecnico di un esemplare devastato

Prima che qualcuno senta il bisogno di sollevare obiezioni — spesso più ideologiche che tecniche — è bene chiarire un punto fondamentale: la decisione se riavvolgere o sostituire i trasformatori guasti non spetta al tecnico, ma al proprietario dell’apparecchio. Il mio compito è offrire soluzioni tecnicamente valide e realistiche, non alimentare purismi che, in molti casi, si scontrano con la disponibilità reale dei componenti.

È utile ricordare che i trasformatori originali non sono più in produzione da decenni, e quelli “reperibili” provengono quasi sempre da altri apparecchi smantellati, che a loro volta finiscono irrimediabilmente mutilati. Difendere l’originalità “a ogni costo”, in questi casi, significa semplicemente spostare il problema da un apparecchio all’altro.

Chi ha a cuore la musica — non solo il collezionismo fine a sé stesso — sa bene che un buon ripristino elettrico è più importante della feticistica integrità formale. E in questo caso, il risultato sonoro è tutt’altro che un compromesso: i trasformatori realizzati in sostituzione offrono prestazioni strumentali e timbriche di alto livello, tali da rendere del tutto sensata la scelta fatta.

Per completezza: i trasformatori guasti originali non sono stati eliminati, ma conservati per eventuali future ricostruzioni filologiche, per chi desiderasse davvero investire tempo e risorse in quella direzione.

Questo esemplare di MQ3600 era chiaramente passato per le mani di uno di quei “riparatori creativi” che, pur senza particolare competenza, riescono comunque a lasciare il segno… in modo irreversibile. Non sorprende che sia stato acquistato a peso di metallo, dato che le condizioni erano più da rottame che da apparecchio vintage.

Il quadro era desolante: zoccoli carbonizzati, resistenze annerite, trimmer economici da circuito stampato, cablaggi sfiammati, e cavi dei trasformatori spessi come un dito, il tutto abbondantemente condito da olio e unto sparsi ovunque. La prima operazione è stata inevitabile: rimozione completa dei trasformatori e lavaggio accurato del telaio, per riportare almeno un minimo di dignità al paziente prima di iniziare la vera ricostruzione.

Ho poi provveduto a rimuovere gli zoccoli bruciati e i trimmer da circuito stampato, evidentemente installati da qualcuno convinto che potessero svolgere un ruolo adeguato in un contesto come questo. L’impressione generale era quella di un apparecchio che aveva subito più di un tentativo di riparazione, ciascuno purtroppo meno riuscito del precedente, fino a quando – verosimilmente – si è preso atto dell’incapacità tecnica e si è deciso di fermarsi.

Una volta completata la pulizia del telaio, ho eseguito il collaudo dei trasformatori. Con una certa sorpresa, il trasformatore di alimentazione e l’induttanza di filtro sono risultati perfettamente integri, nonostante le condizioni generali dell’apparecchio. Uno dei due trasformatori d’uscita, invece, era purtroppo in corto.

In accordo con il cliente, si è scelto un approccio pragmatico, optando per la sostituzione anziché il riavvolgimento, in modo da contenere i costi pur garantendo un’elevata qualità sonora. Ho quindi progettato un trasformatore di uscita da 3600 ohm, dimensionato per il funzionamento in push-pull con KT88 collegate a triodo. È utile ricordare che le 8045G originali adottate da Luxman erano triodi veri e propri, non pentodi collegati in ultralineare, per cui il ripristino è stato eseguito seguendo lo schema originale e mantenendo la coerenza circuitale di progetto.















Ripristino con valvole NEC 8045G originali: quando si può, si fa

In un’occasione piuttosto rara, un cliente mi ha portato due Luxman MQ3600, manifestando l’intenzione di ripristinare uno dei due apparecchi con le sue valvole finali originali 8045G NEC, mentre l’altro sarebbe stato destinato alla classica conversione con KT88. Il cliente disponeva di un discreto numero di 8045G usate, sia quelle montate sugli amplificatori, sia altre rimosse in precedenza e conservate. Mi ha quindi chiesto di testarle tutte per valutare la possibilità di selezionare un quartetto funzionante.

Ho eseguito l’analisi completa delle valvole disponibili con l’uTracer, tracciando le curve caratteristiche di ciascuna. Alla fine della selezione ho identificato due coppie molto ben abbinate, praticamente un quartetto “quasi” perfetto, sufficiente per riportare in funzione uno dei due apparecchi mantenendone la configurazione originale.

Il primo dei due MQ3600 era, come spesso accade, stato già manomesso in passato con interventi discutibili. Ho eseguito la consueta revisione completa, partendo dalla verifica di tutte le valvole di segnale, che in questo caso sono risultate perfettamente in ordine. Ho quindi proceduto con l’installazione delle valvole 8045G selezionate, completando le regolazioni di bias e bilanciamento.

Come in tutti gli esemplari dell’epoca, il trasformatore di alimentazione era tarato per 220V nominali. Quando alimentato con la rete attuale a 230V, si presenta una difficoltà nel regolare correttamente il bias, perché le tensioni risultano più elevate rispetto al progetto originale. Per questo motivo, è sempre necessario eseguire una piccola modifica al circuito di polarizzazione, al fine di riportare l’escursione entro un intervallo regolabile e sicuro.

Sono stati inoltre sostituiti i consueti condensatori Nichicon piatti, quasi sempre marci, e sono stati aggiunti bypass in polipropilene sulle alimentazioni dei vari stadi per ottimizzare la stabilità e la risposta in frequenza.

Una volta completata la revisione, ho eseguito le misure strumentali, che hanno restituito risultati sorprendentemente superiori alla media, soprattutto considerando che l’amplificatore è rimasto nella sua configurazione originale con valvole 8045G. La potenza erogata è risultata nettamente superiore a quella di molti MQ3600 modificati con KT88 in ultralineare, con in più un fattore di smorzamento più elevato e una distorsione armonica sensibilmente più bassa. Un’ulteriore conferma del valore intrinseco di questo progetto quando viene riportato nelle giuste condizioni operative.

Prestazioni misurate con valvole 8045G NEC originali

Dopo la revisione completa e la regolazione accurata del circuito di polarizzazione, ho eseguito le consuete misure strumentali sull’esemplare equipaggiato con valvole finali originali NEC 8045G. Il bias è stato impostato a 75mA per valvola, corrispondente a una dissipazione anodica di circa 38W, ben al di sotto del limite massimo dichiarato di 45W per questo tipo di valvola, a garanzia di affidabilità e durata.

I risultati ottenuti sono stati decisamente positivi:

  • Potenza erogata: 72W RMS per canale
  • Fattore di smorzamento (DF): 16
  • Banda passante (trasformatori originali): da 15Hz a 40kHz a –1dB
  • Distorsione armonica (THD) a 1Watt: 0,14%

Questi dati confermano l’elevato potenziale dell’MQ3600 anche nella sua configurazione originale, a condizione che venga revisionato con attenzione e tarato correttamente. Il basso livello di distorsione a bassa potenza e la larghezza di banda molto estesa testimoniano l’ottima qualità dei trasformatori originali e la bontà progettuale dell’apparecchio.

THD

Banda passante

Quadre a 100Hz / 1Khz / 10Khz

Hai un MQ-3600 (o un altro valvolare) da revisionare?

Se possiedi un Luxman MQ-3600 o un altro amplificatore a valvole che necessita di una revisione seria e competente, posso aiutarti a riportarlo alle prestazioni originali – o anche oltre. Che si tratti di una semplice manutenzione, di una conversione o di un intervento profondo come quello descritto in questo articolo, ogni lavoro viene affrontato con cura artigianale, strumentazione professionale e grande attenzione alla resa sonoraPuoi contattarmi in qualsiasi momento tramite la form nella sezione Contatti del sito, descrivendo il modello e le condizioni del tuo apparecchio. Ti risponderò al più presto per valutare insieme la soluzione migliore.

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6 Responses to Luxman MQ-3600: revisione completa e adattamento da 8045G a KT88

  • Bravo Stefano, averne di tecnici di poche parole(perche’ tre son troppe e due son tante..) come te. L’apparecchio collegato ad un pre luxman C12 suona veramente bene e senza ronzii. Avanti cosi alla faccia dei conservatori e non degli ascoltatori.

  • Grande Stefano.
    Dalle foto e descrizione si evince che è un lavoro svolto con
    eccelsa professionalità e conoscenza.
    Anch’io ho un luxman MQ3600 con il suo pre cl 32.
    Non le nascondo che sarei tentato a farglieli revisionare anche se funzionano bene (almeno credo).

  • Gli ho portato circa due mesi orsono il finale in questione in condizioni pessime e sono andato a ritirarlo ieri. Debbo dire che è stato fatto un ottimo lavoro, la macchina suona veramente bene. Le valvole PSvane kt88 si dimostrano aperte ed armoniche e le tarature apportate, compreso il cambio dei trafo dovrebbero garantire lunga vita. Auguri e complimenti Stefano, continua così.

  • Complimenti per il lavoro e il dettagliato resoconto. Ho letto tutto con piacere perché il LUXMAN MQ3600 è stato per me il passaggio alla alta fedeltà e lo ricordo con piacere. Pilotava le mie prime Magneplanar, le MGIIA che purtroppo richiedevano una potenza maggiore, così che vendetti il Luxman per comprare una coppia di monofonici Michaelson & Austin M100.

  • Le modifiche suggerite da luxman si trovano cercando su internet.

  • Ciao, hai foto del circuito con le modifiche? Quali sono le modifiche esatte suggerite da Marantz?

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Yet Another 300B: Il Classico Amplificatore a Valvole

Il progetto che vado a presentare oggi è l’ennesimo amplificatore basato sulla celebre valvola 300B. Questo progetto ha radici che risalgono a molti anni fa (2011), quando ero ancora solo un hobbista. All’epoca, avevo acquistato un amplificatore cinese usato, modello “Music Angel XD-850MKIII”. Spinto dalla curiosità e attratto dal basso costo e dall’estetica accattivante, decisi di acquistarlo. Tuttavia, l’entusiasmo iniziale si spense presto.

Music Angel XD-850MKIII: Un’Esperienza deludente

L’amplificatore cinese Music Angel XD-850MKIII, che inizialmente sembrava promettente, si rivelò una delusione. Come scrivevo nel mio vecchio articolo del 2011: A volte, la curiosità ti spinge ad acquistare uno di questi amplificatori cinesi. Sono economici e hanno un aspetto accattivante, ma come si comportano davvero? Per chi è alle prime armi, il giudizio all’ascolto può sembrare positivo, poiché è relativo alle esperienze di ascolto precedenti. Tuttavia, con l’esperienza maturata nel tempo, ho trovato questo amplificatore decisamente insoddisfacente. In breve, è un dispositivo che spengo volentieri, dimostrando che affidarsi solo al fascino della valvola 300B è spesso un’illusione.

L’amplificatore suonava in modo stridulo, al punto da far venire la pelle d’oca per il fastidio dell’ascolto. Tuttavia, invece di venderlo e fare un dispetto a chiunque lo avesse comprato, ho preferito divertirmi a modificarlo. La modifica che proposi allora era più di un semplice aggiornamento: si trattava di una trasformazione totale, da un amplificatore “candelabro” cinese a un amplificatore serio e ben suonante.

La Trasformazione: Da Candelabro ad Amplificatore

Quando parlo di amplificatori “candelabro”, mi riferisco a quei modelli cinesi progettati principalmente per mostrare esteticamente le valvole, piuttosto che per offrire prestazioni audio di alta qualità. Il Music Angel XD-850MKIII è un esempio perfetto: un amplificatore finale single-ended (SE) con valvole 300B, dove le 300B sono pilotate da un altro finale SE con valvole 2A3. Queste, a loro volta, sono pilotate da uno stadio di ingresso costituito da un doppio triodo RF a riscaldamento diretto DCC90, noto per la sua microfonicità ma reso esteticamente accattivante da tre anelli di acciaio inox 18/10 con un set di coltelli e una padella antiaderente in omaggio.

Nonostante tutto avere un telaio già pronto a disposizione è sempre una grande comodità, molto meglio che dover costruire qualcosa da zero in una scatola di legno improvvisata, magari con le maniglie dei cassetti del bagno prese all’IKEA o con le teglie per le lasagne. Questo progetto è quindi all’insegna del divertimento e dell’autocostruzione. Va detto che la modifica ha finito per costare più dell’amplificatore stesso, ma l’ho realizzata per recuperare il meglio da un acquisto incauto, per divertirmi e maturare un’esperienza che poi mi è stata molto utile nella vita. Anche se poco è rimasto dell’originale, il recupero del telaio ha permesso di risparmiare tempo e denaro rispetto alla costruzione di un nuovo dispositivo da zero. Il risultato finale è di altissimo livello, quindi, se possedete già un amplificatore simile, questa trasformazione potrebbe davvero valere la pena. È possibile anche costruirlo tutto da zero come vedremo più avanti in questo articolo.

Vecchie Foto e Vecchi Testi

Per chi si stesse chiedendo se sia possibile migliorare il proprio apparecchio senza dover eseguire una modifica così radicale, mi dispiace deludervi, ma la risposta è no!

La premessa iniziale di questo circuito lasciava molto a desiderare. Durante l’analisi ho scoperto che i filamenti delle valvole 300B e delle 2A3 erano alimentati in modo “pseudo DC” tramite un raddrizzatore a doppia semionda e un semplice condensatore elettrolitico. Ancora peggio, il filamento della DCC90 era alimentato da un raddrizzatore a singola semionda. Questo setup non solo rendeva l’amplificatore già predisposto a suonare male, ma l’ascolto diventava una vera e propria tortura. In aggiunta, l’apparecchio si è guastato poco dopo l’acquisto. Ho deciso di intervenire ripulendo completamente il circuito originale…

Successivamente, ho proceduto a misurare i trasformatori e le induttanze, sperando di trovare qualcosa di riutilizzabile. Tuttavia, mi sono trovato di fronte a una situazione che posso mostrare meglio con un’immagine (come si suol dire, un’immagine vale più di mille parole). Nella foto, si possono vedere chiaramente dei trasformatori completamente arrugginiti, quasi come se fossero stati conservati per trent’anni in una cantina umida. Piccoli e sottodimensionati, impacchettati in modo scadente con lamierini deformi e chiusi in maniera approssimativa. Non erano impregnati e i fili di connessione erano sottilissimi, simil “capelli di cinappa”.

I lamierini sembravano tagliati con le forbici, erano tutti rovinati, spiegazzati e arrugginiti. C’era un pezzo di secondario all’inizio e un altro alla fine, con il primario in mezzo. Praticamente erano peggio (parecchio peggio) dei trasformatori audio che si possono trovare su certe vecchie radio a valvole.

Il tensionamento del filo era quasi inesistente, l’avvolgimento era praticamente libero con più aria che isolante tra gli strati e nessuna impregnatura. Dopo averlo misurato, ho rilevato una banda passante di 200Hz a 86kHz con attenuazione di -3dB. Con così poche sezioni, senza impregnatura e con tanto spazio vuoto, non sorprende che mancassero completamente i bassi. Inoltre, l’avvolgimento così poco tenuto (era addirittura morbido al tocco) e con tanto spazio d’aria non faceva che accentuare il suono sparato e stridulo dell’amplificatore.

Questa qui sotto è l’induttanza, da solo 1 Henry e così piccola che era sicuramente in totale saturazione durante il funzionamento, tenuta ferma con una sostanza cerosa giallastra e dura, la cui natura non è chiaramente identificata, così come il trasformatore di alimentazione.

Progetto YA300B – “Yet Another 300B”

Il circuito è così configurato: Lo stadio di ingresso utilizza due triodi di una 6SL7GT connessi in configurazione catode coupled, fornendo una preamplificazione minima di 9,5 dB. Lo stadio successivo consiste di un triodo della 6SN7 (metà valvola per ciascun canale), caricato con un CSS a transistor. Questo approccio si è rivelato necessario per ottenere uno swing di tensione sufficiente per pilotare la finale utilizzando la stessa alimentazione. Utilizzare una resistenza come carico avrebbe richiesto una tensione di alimentazione molto più elevata, poiché la 300B, in questa configurazione, richiede un’impressionante escursione di 240V peak-to-peak per essere pilotata completamente. Altrimenti, il driver avrebbe distorto prima della finale, come accade in molti altri progetti con la 300B (compresi apparecchi commerciali da 5000 e passa €). È ovvio che questo è da evitare assolutamente.

Una soluzione completamente valvolare sarebbe stata quella di utilizzare una tensione molto più elevata per il driver e adottare circuiti come il mufollower, come nei successivi progetti Triodino 3,5 e Triodino 4. Tuttavia, questa opzione avrebbe reso necessario aggiungere un’altra valvola e un ulteriore stadio di alimentazione, rendendo il tutto più complicato. Il CCS (Current Source/Sink) rappresenta un altro approccio significativo per coloro che apprezzano l’ascolto dettagliato e non sottovalutano tali soluzioni senza averle provate. È importante ricordare che i CCS, in generale, e in particolare quelli basati su MJE340/350, sono utilizzati come carichi anodici o sorgenti di corrente in numerosi preamplificatori di fama.

Per avere lo schema Premium leggi qui e contattami qui.

Ho dedicato molto tempo all’ottimizzazione del driver e sono riuscito a ottenere una compensazione armonica tra la 6SN7 e la 300B, riducendo significativamente la distorsione della finale fino quasi al limite del clipping. Il feedback negativo globale è molto moderato (circa 4 dB) ed è applicato solo al driver (disattivabile opzionalmente), mentre le 6SL7 sono escluse dal circuito di retroazione a priori. Nelle foto successive è illustrato il processo di ricostruzione del Music Angel.

Ho rimosso la torretta di protezione della DCC90 e ampliato il foro per ospitare una valvola octal.

E cablato il nuovo circuito.

Con lo spirito del riciclo, per il cablaggio del circuito ho riutilizzato parte dei componenti originali e alcuni provenienti da altri dispositivi smontati, integrando anche nuovi componenti. Ecco l’apparecchio finito…

Finalmente ho montato una coppia di 300B Full Music in un circuito abbinato a trasformatori di alta qualità.

Ecco la raddrizzatrice che ho utilizzato: una 5U4GB NOS.

Il Ritorno del Progetto nel 2024

Ad oggi, nel 2024, un cliente si è interessato a realizzare questo mio vecchissimo progetto. Così, ho ripreso il mio vecchio schema e l’ho leggermente migliorato grazie alle conoscenze che ho acquisito negli ultimi 13 anni. Anche se le migliorie sono state marginali, hanno comunque contribuito a perfezionarlo ulteriormente.

Il cliente, essendo uno dei suoi primi montaggi, ha incontrato alcune difficoltà tecniche. Di conseguenza, mi ha portato il dispositivo in laboratorio perchè lo aiutassi a risolvere un paio di piccoli problemi. In questo modo, avendo l’amplificatore sul banco, ho potuto anche effettuare delle misure più precise rispetto a quelle che avevo fatto tanti anni fa. Nelle foto che seguono si può vedere il suo montaggio.

Visione termica dei 2 transistor MJE350

Prestazioni Strumentali dell’Amplificatore

Durante i test strumentali dell’amplificatore, sono emersi risultati eccellenti. La potenza RMS indistorta è di 8,2 watt per canale, con una potenza massima di 9,8 watt in condizioni di profondo clipping. Il fattore di smorzamento (DF) è 7,7. La distorsione armonica totale a 1 watt è di 0,52%, mentre la banda passante si estende da 10 Hz a -0,2 dB fino a 20 kHz a -1,2 dB. Questi valori confermano l’alta qualità e le prestazioni del progetto. Ecco di seguito i consueti grafici di riferimento:

THD

Banda passante

Quadra a 100Hz

Quadra a 1khz

Quadra a 10khz

Come suona: assolutamente eccezionale. L’apertura sonora è sorprendente, con bassi profondi, puliti e ben controllati, e un’estensione nelle alte frequenze che provoca brividi lungo la schiena per la sua perfezione. Ogni microdettaglio è reso con impressionante precisione, creando un palcoscenico sonoro davvero magnifico. La 300B, quando utilizzata correttamente, offre risultati straordinari, mostrando una ricchezza e una profondità che lasciano senza parole.

Grazie per aver esplorato il nostro progetto YA300B, un’evoluzione significativa dell’amplificatore a valvole basato sul Music Angel XD-850MKIII. Con miglioramenti sostanziali e prestazioni audio eccezionali, YA300B dimostra il potenziale delle valvole 300B quando utilizzate con sapienza e ingegneria accurata. Se sei interessato a realizzare questo progetto, sia modificando un Music Angel esistente che costruendo da zero, consulta il nostro schema premium e il set di trasformatori disponibile. Contattaci per ulteriori informazioni e per acquistare il kit.

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9 Responses to Yet Another 300B: Il Classico Amplificatore a Valvole

  • Grazie mille per il tuo commento e per aver condiviso la tua esperienza con lo YA300B! Sono davvero felice di sapere che sei soddisfatto della resa sonora dell’amplificatore e che si sposa così bene con le tue Klipsch Forte 4. È sempre un piacere sapere che il lavoro che ho svolto ha portato a risultati così positivi.

    Le tue parole sono un grande incoraggiamento per me e mi motivano a continuare a migliorare e a dedicarmi con passione a questi progetti. Concordo pienamente: la 300B è una valvola leggendaria e merita un progetto di altissimo livello come lo YA300B.

    Grazie ancora per il tuo feedback e per la fiducia che hai riposto in me. Sono sempre qui per supportarti e per qualsiasi futura esigenza o domanda.

    Buon ascolto!

  • Finalmente ho portato a casa lo YA300B dopo l’intervento di Stefano. Sono molto soddisfatto della resa sonora dell’ amplificatore. Suono pulito, dettagliato, veloce e ben controllato. Collegato a delle casse con buona efficienza, Klipsch Forte 4 nel mio caso, la potenza erogata è più che sufficiente ad insonorizzare una stanza ad alti livelli.
    Vorrei cogliere l’occasione per ringraziare Stefano per l’ottimo lavoro. Credo che una valvola mitica come la 300B meriti un progetto all’altezza, come lo YA300B!

  • la dimensione dell’induttanza è sempre in rapporto a quella del condensatore, io ho usato 1H sugli albireo ma perchè avevo un duplicatore che esce con un ripple a dente di sega che si filtra facile e dopo la L ci sono 1000uF di condensatore. Quanto alle valvole a riscaldamento diretto te continui a dare sentenze senza mai aver provato le cose le 300B sono valvole fantastiche e quella coppia di full music costa più di 300 euro credo, a usarle non c’è proprio nessuna complicazione regolando un reostato da alcune decine di ohm tra i capi del filamento e il cursore a massa porti il ronzio che esce verso gli AP a meno di 10mVpp.

  • Mi fa pensare quella impedenza da 1 solo henry. Alcune banali radio a valvole avevano già roba migliore,gli va che essendo in classe A l’assorbimento è costante. Magari mettono elettrolitici più grandi.
    sto cominciando a pensare che molta gente ha le orecchie mosce e non sente le differenze tra uno e l’altro (e si che io cerco di stare abbastanza distante dall’hi fi…..e sopratutto dalle valvole). Quello che faccio lo faccio perchè obbligato.

    Se si pensa che nel super ampli (teorico) che presenterò a ottobre novembre per filtrare l’anodica serve un induttanza che regga 300 mA da 4 H che pesa quasi 2 kg. Ed è un ampli mono …
    Penso che attaccandogli anche una banale 5 valvole quell’induttanza è già al pelo

    Poi…anche qui con le complicazioni filamento catodo….valvole a riscaldamento diretto….questo 2angel non mi sta simpatico manco un pò

  • Sono un artigiano che ripara e costruisce amplificatori valvolari ,ho cominciato a giocare con il saldatore a 13 anni e so quello che dico, spendere 600 euro per comprare dell’immondizia cinese con sopra due valvole sono tanti.Me ne portano in laboratorio tutti i giorni , e li mando indietro, l’autoradio che ho sul furgone suona meglio .la gente ha le idee confuse ,solo per costruire un trasformatore ci metto una settimana e se non sono soddisfatto lo smonto e ne faccio un altro .Con 600 euro non ci compra neanche il rame e il nucleo.

  • Che i cinesi facciano pure i loro cellulari e iphone fighettini che dopo 1 anno sono da gettare nella spazzatura, tecnologie di cui non mi interessa proprio niente tra l’altro. E questi non sono affatto pregiudizi, quell’ampli suonava da schifo e s’è rotto dopo 2 mesi. Non è per niente uno schema anni 50, ma una vaccata con 2 finali che pilotano altri 2 finali fatto solo per far mostra di vetro inutilmente. Se fanno felice qualcuno ? bho, probabilmente qualcuno che non ha sentito suonare amplificatori progettati come si deve e che l’amplificatore lo guarda invece che ascoltarlo. Tra l’altro non sono d’accordo che per fare l’alta fedeltà oggi si debbano copiare schemi di 50 anni fà, no assolutamente. Il copiare vecchi schemi lo fanno le persone prive di fantasia e di voglia di creare qualcosa di nuovo. Tanto per iniziare la musica che si ascolta oggi non è quella che si ascoltava allora. Io penso che se devo spendere 800 euro per un’amplificatore dal risultato sonoro così scarso piuttosto tengo i soldi, compro un’amplificatorino a SS da 100 euro che suona meglio. I pregiudizi ce li hanno anche quelli che non avendo mai sentito niente di decoroso si accontentano di quello che passa il convento e magari chiamano “pseudo esperti” persone che non conoscono, che costruiscono amplificatori che non hanno nemmeno sentito. Tu hai mai sentito gli OTL GRAAF ad esempio? Io conosco di persona chi progettava quegli apparecchi e ho giudizi sui miei lavori molto più rilevanti delle tue ciance. Io so come suonano i miei amplificatori, il proprietario di questo music angel rifatto pure e sa pure come suonava prima e come suonava dopo, tu no. Quindi non sputare sentenze, che si e no saprai tenere in mano il saldatore.

  • Trovo veramente divertenti questi commenti lasciati da pseudo “esperti” del settore. Peccato che di oggetti cinesi siamo circondati tutti i giorni e li utilizziamo con soddisfazione: vedi IPHONE O IPAD tutti rigorosamente Made in China. Forse questi amplificatori che perfetti non sono, sicuramente possono far felice qualche appassionato che non ha i soldi per comprarsi un amplificatore KONDO o un AUDIO TECHNè giusto per citarne qualcuno di “economico”. A livello costruttivo non sono diversi da tanti ampli a tubi costruiti negli anni d’oro dell’ alta fedeltà tipo anni 40 o 50 di cui riprendono lo schema, e che tra l’altro funzionano ancora oggi… “SIAMO TUTTI MILIONARI” E CON TANTI PREGIUDIZI…

  • Già, purtroppo ancora molti ci cascano, sugli amplificatori valvolari NON puoi risparmiare. Purtroppo molti pensano che siccome già 600 euro di un cinese son di più di quello che costa un compattone di plastica del supermercato l’ampli cinese (siccome valvolare) debba suonare cmq meglio della roba normale, invece non è vero, finiscono a spendere 600 euro per un candelabro cinese che suona orrendamente male come questo prima della modifica o che nei casi migliori non suona meglio (o al massimo al pari) di apparecchi moderni da 2 soldi. Se vuoi la vera qualità devi essere disposto a spendere, un valvolare costruito come si deve suona mooooolto ma moooolto meglio di qualsiasi cosa che una persona abbia mai sentito.

  • Mi complimento per la qualità dei suoi interventi,e mi unisco al coro del suo cliente MAI e poi MAI materiale cinese.
    Saluti

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Amplificatori Single Ended e Connessione Ultralineare

Da un po’ di tempo ho notato una cosa che mi ero ripromesso di affrontare prima o poi. Sempre più spesso, ricevo domande e richieste di consigli riguardo a circuiti e schemi che le persone trovano su Internet e vorrebbero realizzare. In più di un’occasione mi sono trovato a dire loro: “Dimentica questa idea, o vai con un’uscita a triodo o a pentodo, perché la connessione ultralineare in amplificatori single-ended semplicemente non funziona.”

Quando affermo che un amplificatore ‘non funziona’ con la connessione ultralineare in un circuito single-ended, non intendo dire che lo accenderete e sentirete un esplosione o che non produrrà suono, o che il suono sarà così distorto da risultare inascoltabile. Invece, sto sottolineando che si è scelto un circuito concettualmente inadatto che, sebbene produca suono, lo fa in modo subottimale e senza apportare vantaggi significativi o addirittura causando altri problemi. Pertanto, è di fondamentale importanza dedicare tempo a leggere attentamente le mie osservazioni, comprenderle appieno e evitare di lasciare commenti che dimostrano la non comprensione del mio pensiero.

Le persone rimangono perplesse di fronte a queste mie risposte, tanto che ho ancora in catalogo trasformatori per amplificatori single-ended con presa UL, ma ne sconsiglio l’utilizzo. Questo è dovuto anche al fatto che, a un certo punto, devo pur vendere, e se i clienti non li acquistano da me, li acquistano altrove. È incredibile come si tratti di un errore clamoroso che è stato condiviso ed emulato praticamente da tutto il mondo audiofilo, compresi grandi marchi, senza che nessuno se ne sia mai accorto. La comunità degli appassionati di autocostruzione e degli audiofili è convinta che la connessione ultralineare sia una soluzione valida sia per gli amplificatori push-pull che per quelli single-ended, e nessuno sembra preoccuparsi di verificare effettivamente il funzionamento di questa configurazione. Forse è il nome stesso, “Ultra Lineare” che suona così rassicurante… non è solo lineare, è ULTRA! (Questo è un rafforzativo letterario e psicologico, ma non di fatto.)

Cos’è la connessione Ultra Lineare

La connessione ultralineare è una particolare configurazione ottenibile solo con i pentodi, in cui la griglia schermo viene collegata ad una presa intermedia del trasformatore di uscita. Questo collegamento fa sì che la tensione della griglia schermo sia variabile e segua il valore della tensione di placca. Il risultato è un rendimento elevato e un comportamento che rappresenta una via di mezzo tra quello di un pentodo classico e quello di un triodo. Questa innovativa configurazione è stata concepita da Alan Blumlein e mirava a sfruttare il meglio delle caratteristiche di entrambe le tipologie di valvole, triodo e pentodo. È una configurazione che può essere adottata sia per un finale push-pull al fine di massimizzare le potenzialità delle valvole.

Vantaggi della connessione ultralineare

Attraverso una scelta oculata della percentuale di derivazione della griglia schermo, è possibile sfruttare i vantaggi sia delle valvole triodo che delle valvole pentodo. In una gamma molto ristretta di valori di percentuale di derivazione, si è riscontrato che la distorsione diminuisce a valori insolitamente bassi, talvolta inferiori sia all’operazione a triodo che a pentodo, mentre l’efficienza energetica subisce solo una lieve riduzione rispetto all’operazione in pentodo completo. La percentuale di derivazione ottimale per ottenere un funzionamento ultralineare dipende principalmente dal tipo di valvola utilizzato; un valore comunemente osservato è il 43% (rispetto al numero di spire primarie del trasformatore sul circuito dell’anodo), che si applica alla KT88, anche se molte altre tipologie di valvole hanno valori ottimali vicini a questo. Un valore del 20% è stato raccomandato per le 6V6GT. Circuiti Mullard utilizzavano anche il 20% di carico distribuito, mentre gli amplificatori LEAK utilizzavano il 50%. Le caratteristiche del circuito che rendono il carico distribuito adatto agli amplificatori di potenza audio, rispetto a un amplificatore basato su triodo, tetrodo a fascio o pentodo, sono le seguenti:

  1. L’impedenza di uscita viene abbassata a circa la metà di quella ottenuta con un triodo.
  2. La distorsione viene abbassata per avvicinarsi a quella ottenuta con una valvola triodo, ma può essere ancora inferiore nell’operazione ultralineare.
  3. La potenza in uscita è superiore rispetto a quella di un triodo, avvicinandosi a quella fornita da un pentodo.
  4. La potenza in uscita è più costante, poiché il carico distribuito è una combinazione di un amplificatore di transconduttanza e di un amplificatore di tensione.

Alan Blumlein nel passato ha inventato e utilizzato la connessione ultralineare esclusivamente in circuitazioni pushpull e come lui tutti i produttori storici, non vi sono esempi di amplificatori che utilizzino la connessione ultralineare in single ended se non in tempi recenti, scopriamo il perchè! Qui sotto lo schema di un’amplificatore Single Ended Ultralineare realizzato da un cliente SB-LAB apparso in questo articolo (clicca). Come si può vedere la griglia schermo è collegata ad una presa intermedia del trasformatore di uscita.

Voglio far notare il valore della resistenza posta sotto al catodo della KT88 nello schema, del valore di 360ohm… Ora cito quanto mi ha scritto il cliente che ha realizzato questo schema “se può aggiungere una sua nota nel non farsi influenzare dalla resistenza da 360 ohm, io l’ho sostituita con un valore misurato di circa 190 ohm, dopo vari tentativi perchè non tornava la giusta corrente di bias” … È un particolare molto importante ricordatevelo! Ma dico subito da ora che questo problema evidenzia il fatto che il signor Jean Hiraga non abbia mai testato lo schema che ha pubblicato su internet, perchè si sarebbe accordo che la polarizzazione della finale non torna. Questo schema circola su internet da decenni e nessuno si è mai posto il problema di capire come mai non tornasse la corrente di bias (molti sicuramente non se ne sono nemmeno mai accorti e hanno ascoltato solo distorsione felici e ignari affermando quasi sicuramente che andava anche bene).

Tutti coloro che hanno una minima conoscenza di progettazione e sono in grado di interpretare le curve caratteristiche di una valvola, che sia essa un triodo o un pentodo, e che possono disegnare una retta di carico basata sull’impedenza del carico, quindi del trasformatore di uscita, sanno che si seleziona un punto di lavoro tensione/corrente “qualsiasi”, o almeno ci si basa spesso su punti di lavoro caratteristici, nel rispetto dei limiti di dissipazione della valvola, e quindi si traccia la retta che dipende dall’impedenza di carico. Tuttavia, è importante sottolineare che quando si utilizza una valvola connessa in modalità ultralineare, non è possibile selezionare liberamente un punto di lavoro a piacere. Si è infatti vincolati dalla caratteristica della griglia schermo. Ogni modifica della tensione del punto di lavoro comporta una completa modifica del percorso delle curve caratteristiche della valvola. Per chiarire ulteriormente questo concetto, possiamo fare riferimento alle curve presentate nel datasheet della KT88 della Genalex (clicca per ingrandire):

Inizio sottolineando che nel datasheet della KT88, l’utilizzo della modalità ultralineare viene descritto esclusivamente in configurazioni push-pull. In sostanza, all’epoca, non suscitava nessun interesse l’idea di utilizzare l’ultralineare in un amplificatore single-ended. Tuttavia, potrebbe verificarsi il seguente ragionamento da parte di un progettista poco attento: ‘Bene, l’impedenza tipica per una KT88 in configurazione single-ended è di 2500 ohm. A occhio, posso impostare una tensione di 250 volt con 120 mA di bias e una tensione di griglia di circa -32 volt…’. Questo porta alla generazione di una retta caratteristica che può essere visualizzata di seguito:

Per evitare di dover effettuare montaggi fisici in laboratorio, utilizzeremo LTSpice per simulare questa la polarizzazione (2,5k primari e 8ohm secondari con UL al 50%) di una KT88 in questa configurazione e osservare i risultati ottenuti. Il modello della KT88 utilizzato è quello sviluppato da Norman Koren, noto per la sua accuratezza, e posso garantire che se fosse stato realizzato con una valvola reale, il risultato sarebbe stato altrettanto preciso. In teoria dovremmo ottenere una corrente di 120mA che scorre nel catodo…

Ecco cosa accade: La corrente di BIAS è di 24mA !!! A questo punto, chiunque abbia anche solo una minima conoscenza del campo (gli autocostruttori hobbisti sono perdonati, ma chi si definisce un progettista dovrebbe essere in grado di riconoscerlo!) dovrebbe chiedersi: ‘Ma perché le curve caratteristiche prevedono una corrente di 120mA e invece quando assemblo il circuito ne ottengo solo 24?!’ In altre parole, una piccola differenza dovuta alla tolleranza delle valvole è comprensibile, quindi devo regolare leggermente il bias. Ma trovare 24mA invece di 120 è una discrepanza così significativa che dovrebbe destare seri dubbi sulla correttezza della teoria utilizzata per stabilire la polarizzazione della valvola. In realtà, la maggior parte delle persone ignora questo segnale d’allarme e continua a regolare il bias fino a forzare la corrente della valvola senza porsi ulteriori domande. Proviamo a dargli segnale…

Il circuito sembra funzionare ora, anche se è evidente una forma d’onda fortemente distorta (in blu il segnale in ingresso e in verde quello in uscita). Quindi, ciò che ci si potrebbe chiedere è: perché, quando si realizza un amplificatore single-ended in modalità ultralineare, la corrente di bias e l’impedenza del trasformatore non coincidono con le aspettative? Diamo un’occhiata più approfondita alle curve presentate nel datasheet…

Notate quella linea tratteggiata con l’indicazione Va,g2(o) = 425V? Facciamo un breve ripasso sul funzionamento delle valvole, sia triodi che pentodi, e concentriamoci soprattutto sulla loro struttura interna. Iniziamo osservando il triodo, che dispone di una sola griglia e una piastra a forma di “toast,” molto sottile e vicina al catodo.

Successivamente, passiamo a osservare un tetrodo o pentodo, che dispone di 2 o 3 griglie (nel caso del tetrodo a fascio, la terza griglia è costituita da due sottili lamelle metalliche, ma in questo articolo non ci concentreremo su questa terza griglia). È invece cruciale notare che la piastra è situata a una distanza molto maggiore dal catodo rispetto a quanto accade nei triodi…

Nei triodi, il campo elettrico generato dalla placca agisce direttamente sugli elettroni, attrattivamente, mentre la griglia di controllo (G1) a tensione negativa li rallenta e ne regola il flusso. Nei tetrodi o pentodi, tuttavia, la placca è situata a una distanza troppo grande dal catodo per attrarre gli elettroni emessi da sola (o li attrarrebbe solo debolmente). In questi dispositivi, la griglia schermo (G2), polarizzata positivamente e posizionata subito dopo la griglia di controllo (G1), accelera il flusso di elettroni. Tuttavia, poiché G2 è costituita da sottili fili, la maggior parte degli elettroni non riesce a depositarsi su di essa. Invece, a causa della velocità acquisita, in quello che potremmo definire un effetto fionda, continuano la loro corsa oltre G2, fino a raggiungere il campo elettrico generato dalla placca, che li attira definitivamente verso di essa. È quindi evidente che la corrente che raggiunge la placca di un pentodo non dipende solo dalla tensione negativa applicata a G1, ma anche dalla tensione positiva applicata a G2.

Nella connessione ultralineare, a riposo, la tensione che arriva a G2 è pressoché la stessa che arriva alla placca, dato che la resistenza interna dell’avvolgimento del trasformatore è quasi irrilevante in questo contesto. Ciò significa che se si varia la tensione di placca, si varia anche la corrente che attraversa la valvola in modo significativo. Questo avviene perché la tensione su G2 varia inevitabilmente insieme alla tensione di placca. In modalità ultralineare, quindi, possiamo parlare di curve “dinamiche,” mentre nei triodi e nei pentodi connessi come pentodi, le curve sono “statiche”.

Le linee tratteggiate nel datasheet Genalex a cui ho fatto riferimento precedentemente indicano essenzialmente che il punto di lavoro può essere posizionato a una corrente qualsiasi, ma deve rimanere sopra quella linea, ossia a 425 volt! Se si modifica la tensione del punto di lavoro, le curve rappresentate nel datasheet non sono più valide e cambiano completamente. Esaminiamo questo fenomeno con l’ausilio di uTracer, che può essere configurato per acquisire anche curve in modalità ultralineare. Tuttavia, per motivi precedentemente menzionati (e a causa di una mancata implementazione software), uTracer acquisisce curve dinamiche solo al di sotto della tensione specificata (quella delle linee tratteggiate di Genalex). Per comprendere appieno il fenomeno delle curve dinamiche, ho quindi evidenziato con un pallino nero un punto intermedio corrispondente a 300 volt, con la griglia di controllo G1 a una tensione di -25 volt.

Con una tensione di “stop” a 400 volt abbiamo 80mA a 200volt con G1 a -25…

Se portiamo la tensione di “stop” a 300volt la corrente misurata sempre sui 200volt con -25 di G1 scende a un pò meno di 40mA

Se poi abbassiamo ulteriormente la tensione di “stop” a 250volt ci ritroviamo una corrente inferiore ai 20mA

Inoltre, si può notare che la capacità di erogazione di corrente della valvola diminuisce notevolmente, mentre la sua resistenza interna aumenta, come evidenziato dalla pendenza delle curve. Questo implica che la capacità di erogare corrente e quindi potenza è notevolmente compromessa. Ad esempio, a una tensione di ‘stop’ di 400 volt, la valvola potrebbe raggiungere un picco di 170mA a 50 volt, ma solo 60mA con una tensione di ‘stop’ di 250 volt.

Se ciò non bastasse, la modifica della pendenza delle curve richiede anche la modifica dell’impedenza del trasformatore per evitare forti distorsioni. La potenza erogata all’altoparlante è quasi la stessa (o insignificativamente superiore) a quella ottenuta con una connessione a triodo puro. Tuttavia, in modalità triodo puro, la valvola risulta estremamente più lineare. In definitiva, se non si intende utilizzare la valvola in modalità pentodo puro, potrebbe essere più vantaggioso utilizzarla in modalità triodo puro senza neppure considerare l’opzione dell’ultralineare.

È importante notare che tutte queste considerazioni riguardano l’uso in classe A (sia single-ended che push-pull), in cui la tensione del punto di lavoro non è elevata e le curve UL a diverse tensioni non sono conosciute. La connessione ultralineare è stata concepita per essere utilizzata in push-pull in classe AB, dove la tensione a riposo è elevata. In queste condizioni, la valvola funziona bene e offre vantaggi in termini di distorsione e talvolta anche di potenza. Ad esempio, le KT88 possono erogare solitamente fino a 50 watt in modo sicuro in un push-pull in classe AB a pentodo. Oltre questa potenza, la griglia schermo inizia a mostrare segni di stress a causa dei picchi di corrente quando la tensione di placca scende al di sotto della tensione dello schermo. Tuttavia, quando le KT88 sono connesse in modalità ultralineare, è possibile ottenere tranquillamente 70/75 watt senza problemi di arrossamenti della G2, grazie al controllo migliore della corrente.

Ora esaminiamo questa retta di carico con un punto di lavoro a 425 volt, una corrente di 75mA, una tensione di griglia di controllo di -50 volt e un’impedenza del trasformatore di 6k…

In questa simulazione, otteniamo una corrente di 66mA, che è molto vicina ai valori previsti (piccole imprecisioni possono essere attribuite al modello matematico utilizzato). In questo caso, la corrente di bias torna ai valori attesi poiché ho selezionato un punto di lavoro sulla linea tratteggiata del datasheet a 425 volt. Questo dimostra la validità delle mie affermazioni finora esposte. Vediamo come si comporta se pilotato con un segnale sinusoidale:

E ancora una volta, il segnale in uscita mostra una forte distorsione e non soddisfa le aspettative. Si può notare una semionda fortemente schiacciata, ma quale potrebbe essere la causa di questo problema? L’asimmetria delle curve UL è chiaramente visibile; è sufficiente aprire le immagini e osservarle attentamente. Sulla sinistra, i passaggi tra le curve sono visibilmente più larghi rispetto a quelli sulla destra del grafico, indicando che le due semionde riprodotte da un punto di lavoro ipotetico X saranno sempre una allungata e l’altra accorciata. Questo fenomeno è intrinseco alla connessione ultralineare e rappresenta una delle ragioni per cui il circuito è stato concepito per l’uso in push-pull, in cui questa distorsione viene mutualmente annullata dalla valvola gemella che lavora in fase opposta.

È possibile vedere il comportamento di un circuito reale in questo articolo, all’inizio del quale prendo in esame un’amplificatore che utilizzava una KT88 in single ended UL su carico di 6k, di cui posto qui sotto la forma d’onda catturata (in giallo il segnale del generatore e in blu quello che esce dal circuito).

Come è possibile osservare, il comportamento riproduce fedelmente quello delle simulazioni. Inoltre, desidero sottolineare alcuni altri aspetti evidenziati dai miei esperimenti:

  1. La KT88 in modalità SE ultralineare è in grado di erogare effettivamente circa 6 / 6,5 watt, ma con una forte distorsione che potrebbe essere considerata inaccettabile, e richiede uso di controreazione a meno che non siate appassionati della distorsione, ovvero ‘distorsofili’.
  2. La KT88 a pentodo arriva a erogare 12watt con uso di controreazione.
  3. La KT88 connessa a triodo arriva a erogare circa 5 / 5,5watt a triodo con basse distorsioni.

La mia conclusione personale è che, se si sta lavorando in modalità single-ended con un pentodo o lo si utilizza a pentodo per ottenere potenza, o lo si connette a triodo per ottenere linearità, la connessione ultralineare non offre alcun vantaggio significativo. La maggiore potenza rispetto alla connessione in triodo è insignificante, mentre la distorsione è troppo alta e richiede l’uso di controreazione. In questo caso, sarebbe più sensato utilizzare un pentodo puro, dove almeno si dispone di una maggiore potenza. Oppure se vuole linearità e si usa la valvola a triodo. Io vedo l’uso della connessione UL nei Single Ended (sopratutto se zero feedback) solo come un modo per ottenere distorsione. Ovviamente tutto questo ha valore per l’uso nei single ended, mentre nei pushpull l’uso della connessione UL porta grandi vantaggi.

E a questo proposito, vorrei segnalare un’alternativa migliore alla connessione ultralineare, che è la connessione Shadeode. Questa configurazione può essere utilizzata anche in modalità single-ended e offre la piena potenza di un pentodo unita alla linearità di un triodo. Presenta inoltre interessanti vantaggi, come un elevato fattore di smorzamento e basse rotazioni di fase, aspetti in cui la connessione single-ended ultralineare fallisce miseramente.

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6 Responses to Amplificatori Single Ended e Connessione Ultralineare

  • Quelli di norman koren sono buoni, comunque i risulti sulla distorsione della KT88 SE+UL li ottieni tali e quali anche con una KT88 vera sul tavolaccio di prova o sui vari amplificatori pastrocchio che ho avuto in mano, autocostruiti dai clienti o venduti in giro dai vari cinesi o non cinesi… Il guadagno del tubo diminuisce sulle tensioni alte e aumenta in basso (si vede anche a occhio guardando le curve) rendendo la valvola estremamente assimetrica, in pushpull funziona perchè sovrapponi le 2 valvole ribaltate una con l’altra che produrranno una piccola distorsione di terza ma è palese che diventa un distorsore inaccettabile in single ended.

  • Ci sono diversi file spice in giro della KT88, dove hai trovato il file spice affidabile a cui fai riferimento? Grazie

  • Tu stai parlando di un pushpull, l’ultralinare nei pushpull va bene e non è un problema, anzi per le KT88 va meglio che a pentodo. Il problema dell’ultrlineare è se lo vuoi fare in single ended, in quel caso la valvola lavora con le 2 semionde fortemente assimmetriche. Per capire se un trasformatore è in corto bisognerebbe iniettare segnale sul suo primario e vedere se sul secondario esce pulito o con delle distorsioni, con un tester non lo puoi capire. Di certo però un trasformatore con un pezzo di avvolgimento in corto emetterebbe pernacchioni e non solo un leggero rumorino…

  • Buon giorno,

    come prima cosa La ringrazio per la spiegazione, ne faro’ tesoro.
    Ho una domanda, ho riparato un amplificatore in Kit di nuova Elettronica (LX1113).
    Monta 2 KT88 in configurazione Push-Pull ultralineare (grazie a lei ora so’ cosa significa).
    Dopo aver riportato in vita detto amplificatore, piste bruciate e resistenze di griglia schermo esplose, sostituite due ECC82, una KT88 ed effettuate le tarature della corrente di bias mi sono accorto che un canale aveva un leggero ronzio (16 mVpp), indagando ho scoperto che l’avvolgimentio dell’ultralineare di una sola KT88 (quella che era in cortocircuito fra catodo e griglia schermo) risulta con caratteristiche alterate (gli altri avvolgimenti sono perfetti ).
    L’amplificatore sembra funzionare ma non vorrei che questa condizione porti ad un nuovo disastro. Quali rischi si corrono a lasciarlo cosi’?
    Cosa mi consiglia di fare? e’ indispensabile la sostituzione del trasformatore di cui sopra?
    E’ la mia prima riparazione su un valvolare.

    Cordialmente
    Antonio

  • Come ho scritto sull’articolo a mio parere l’uso di ultralineare in configurazione SE non porta nessun vantaggio ma solo maggiore distorsione, basta che guardi le curve di esempio della KT88 sull’articolo, come puoi vedere è assimetrica,, la distanza tra le varie linee inizialmente è più larga che verso la fine, in SE non è lineare. L’UL è nato per essere usato nei pushpull dove diventa vantaggioso usarlo, se con la 6V6 triodo ottieni 3 watt con l’UL ne hai forse 3,2?! ma distorce molto di più! non ha senso, fallo andare a triodo, oppure se vuoi più potenza a pentodo. Poi fai quello che vuoi, ma io non lo farei. Posso segnalarti questo progetto https://www.sb-lab.eu/sb-varuna-phono-single-ended-6v6gt/ , di cui potrei rendere disponibile lo schema come premium, posso fornirti il set di trasformatori per realizzarlo o per realizzare quello che hai trovato su internet, ho visto lo schema è molto semplice e va bene per cominciare, oltre alla 12AU7/ecc82 potresti usare anche altre valvole simili e anche la poco conosciuta e snobbata ECC84 che è antesignana della ECC88, ha un mu di poco superiore alla ecc82 (24 invece di 22) ma la pendenza della curve è molto inferiore (ha una resistenza interna che è quasi la metà di quella della ECC82!), potrei anche suggerirti qualche modifica come ad esempio un feedback disattivabile o variabile così puoi sentire la differenza ad orecchio e formare una tua preferenza invece di dar solo credito ai soliti guru.

  • Ciao ho letto con interesse tutta la trattazione e siccome mi stò accingendo anche io alla costruzione di un single end (modesto in potenza e senza tante pretese essendo il mio primo…) con finali 2x 6V6 pilotate da 1/2 triodo ecc82 per canale, vorrei chiedere un parere.
    Lo schema che ho trovato in rete e che mi è piaciuto è realizzato con TU a presa intermedia. Cito il modello per chiarezza: 6V6 Marblewood.
    Dovendo approvvigionarmi dei 2 TU, mi domando se un TU ultralineare non è sufficiente, anche in considerazione del fatto che ho visto altri schema dove la tensione di graglia schermo viene prelevata dalla tensione anodica tramite una resistenza.
    Ringrazio e attendo un parere

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