Lo scherzo “Rework 2.0” Single Ended con valvole ECL82 / PCL82 / 6BM8

In risposta al crescente interesse manifestato da diversi appassionati nei confronti di “Lo Scherzo” negli ultimi mesi, sono entusiasta di presentarvi il progetto “Scherzo Rework 2.0”. Questa nuova versione, aggiornata a febbraio 2024, è stata sviluppata per soddisfare le richieste della community audiofila.

Il cuore di questa nuova incarnazione risiede nei rivoluzionari trasformatori d’uscita SE4K5-EL84, progettati per offrire flessibilità non solo con le EL84, ma anche con le ECL82/PCL82. La versatilità di questi trasformatori apre nuove possibilità sonore, consentendo un’ampia gamma di combinazioni di valvole e offrendo un’esperienza audio ancor più ricca e personalizzabile.

Mantenendo l’approccio didattico e la semplicità del progetto originale di Luca Chiomenti, lo “Scherzo Rework 2.0” offre uno schema e i nuovi trasformatori d’uscita necessari. Ideale per gli appassionati e i costruttori fai-da-te, questo aggiornamento si propone di esplorare le potenzialità della nuova era dello “Scherzo Rework 2.0”. Iniziamo analizzando lo schema originale del 1996 (clicca per ingrandire) per poi immergerci nel panorama sonoro evoluto offerto dai trasformatori SE4K5-EL84.

Su internet, è possibile trovare numerose realizzazioni di questo progetto in molteplici varianti. La maggior parte di queste configurazioni è assemblata con l’obiettivo di risparmiare, spesso utilizzando trasformatori d’uscita progettati per radio d’epoca. Questo approccio è comprensibile, specialmente tra gli appassionati alle prime armi. Tuttavia, è importante considerare che, con la giusta cura e attenzione, un circuito di questo tipo può raggiungere livelli sonori notevoli.

È comune che, erroneamente, si sottovaluti la possibilità che un progetto come lo Scherzo “Rework”, se realizzato con dedizione, possa offrire prestazioni sonore di alto livello. Al contrario, c’è il rischio che venga relegato a un ruolo marginale, considerato un semplice passatempo e, di conseguenza, trascurato nell’ascolto reale a causa della percezione di mancanza di qualità sonora superiore persino rispetto a un citofono domestico.

Differenze tra Lo Scherzo Originale del 1996 e Lo Scherzo Rework 2.0

Lo Scherzo Rework 2.0 rappresenta un significativo passo avanti rispetto al progetto originale del 1996, mirando a migliorare e ottimizzare diversi aspetti fondamentali. Una delle prime differenze sostanziali è l’eliminazione delle polarizzazioni particolari del pentodo della ECL82/PCL82 utilizzate nel progetto originale. Nel 2.0, ho voluto adottare una polarizzazione esattamente in linea con le raccomandazioni del datasheet del produttore della valvola. Questo approccio si basa sulla convinzione che, se il progettista della valvola suggerisce un metodo specifico, ciò è probabilmente giustificato da ragioni tecniche valide.

A differenza del progetto originale, nel Lo Scherzo Rework 2.0 non è prevista la connessione a triodo o ultralineare in single-ended. Ritengo che questa pratica, che può essere approfondita ulteriormente, sia un’opzione da evitare. Nel 2.0, la valvola opera a pentodo con la possibilità di attivare o disattivare la controreazione a piacimento tramite un interruttore. Questa caratteristica offre risultati strumentali e sonori eccellenti in entrambe le modalità, grazie al nuovo trasformatore SE4K5-EL84.

Una delle innovazioni chiave nel Rework 2.0 è l’adozione di un sistema di filtraggio con cella pigreco CLC sull’alimentazione, implementato utilizzando un’induttanza modello 15S56. Questa scelta contribuisce a una maggiore efficienza del filtraggio, migliorando la qualità complessiva delle prestazioni audio.

Inoltre, ho apportato alcune minori modifiche ai valori di alcune resistenze per ottimizzare ulteriormente il funzionamento del circuito. Questi miglioramenti combinati rendono lo Scherzo Rework 2.0 una scelta avanzata per gli audiofili che cercano un’esperienza sonora superiore nel mondo degli amplificatori valvolari fai-da-te.

Da Rottame a Raffinatezza: La Trasformazione in Scherzo Rework 2.0

Un appassionato audiofilo, navigando su internet, si è imbattuto in un intrigante apparecchio autocostruito in vendita su un sito non specificato. L’acquisto sembrava promettente finché, purtroppo, una nuvola di fumo ha svelato che dietro quel progetto si celava l’opera di un abile ‘cantinaro’. Fortunatamente, la delusione ha aperto la porta a un’opportunità unica.

Deciso a trasformare il destino di quell’apparecchio, il cliente ha scelto di affidare il suo ritrovato al sottoscritto, noto costruttore di amplificatori valvolari. Una volta arrivato nelle mie mani, l’apparecchio ha rivelato le sue debolezze: montaggio approssimativo, componenti di bassa qualità e un cablaggio elettrico pericoloso.

La foto qui sotto ritrae un caotico groviglio di componenti che sembrano giocare a un passo dal cortocircuito, sospesi sul classico “stendipanni” che molti montatori di immondizia adottano nei loro disordinati cablaggi. Si potrebbe ipotizzare che lo scopo di questo “stendipanni” sia sfruttare il calore generato dal circuito per asciugare canotiere e calzini quando non c’è tempo per ascoltare musica, rendendolo una sorta di centro di multitasking audio e lavanderia.

Mi sono quindi immerso nel progetto di smontare completamente l’apparecchio, liberandolo dai suoi peccati originali. La mia missione era chiara: trasformare questo rudimentale costrutto in un’elegante opera di ingegneria audio. Il cuore della trasformazione è stata l’adozione dello Scherzo Rework 2.0. Questa nuova incarnazione ha introdotto miglioramenti sostanziali, eliminando polarizzazioni problematiche e adottando una configurazione in linea con le migliori pratiche consigliate dal datasheet del produttore delle valvole utilizzate.

I trasformatori montati, nonostante il loro nucleo più imponente rispetto agli originali del 1996, sembravano quasi essere stati progettati con un notevole impegno nel replicare fedelmente i deludenti risultati di allora. Configurato a triodo, il circuito erogava in modo umoristico una titanica potenza di 0,39 watt RMS pure distorti. Una prodezza audio davvero degna di nota, sebbene meritasse certamente una trasformazione in favore di una qualità sonora superiore hanno fatto di tutto per renderlo uno schifo.

Le immagini che seguono documentano il processo di rinascita dell’apparecchio, mostrando la sostituzione di componenti, l’installazione di trasformatori SE4K5-EL84 di alta qualità e l’ottimizzazione di ogni dettaglio. La connessione a pentodo e la possibilità di attivare o disattivare la controreazione conferiscono a questo amplificatore una versatilità senza pari.

La Verità Dietro i Costi dei Materiali dei Trasformatori

Spesso si ha l’errata convinzione che un prodotto meno costoso debba necessariamente impiegare materiali di qualità inferiore rispetto a uno più costoso. Per confutare tale idea, prendo ad esempio i deludenti trasformatori di questo scherzo “immondizia”, documentando il processo di smontaggio e ricostruzione attraverso una serie di fotografie. È importante sottolineare che, per dimostrare che il costo dei materiali non è il solo indicatore di qualità, ho scelto di avvolgere i miei trasformatori SE4K5-EL84 utilizzando i materiali riciclati dai trasformatori esistenti di questo apparecchio.

Durante questa operazione, ho aperto le calotte, rimosso il rocchetto originale, avvolto un nuovo rocchetto e riutilizzato gli stessi lamierini e calotte dei trasformatori demoliti. Sorprendentemente, il mio trasformatore, nonostante l’utilizzo di 5 millimetri in meno di lamierini rispetto agli originali, offre prestazioni notevolmente superiori. È essenziale evidenziare che il tempo necessario per eseguire l’avvolgimento sul rocchetto, che sia fatto bene o fatto male è praticamente lo stesso.

Questa dimostrazione sottolinea che il miglioramento delle prestazioni non dipende esclusivamente dai costi dei materiali, ma piuttosto dalla corretta esecuzione del progetto del trasformatore. Una lezione che mette in luce come, a volte, il vero valore risieda nella competenza e nell’arte della costruzione, e non semplicemente nei materiali.

Il cablaggio

Esploriamo ora il coinvolgente processo di rinascita dell’amplificatore “immondizia”. Iniziamo dal telaio di legno originale, schermato con un foglio in rame che offre schermatura e protezione elettrica tramite il collegamento a terra.

Entriamo nel cuore dell’apparecchio, dove il circuito è stato abilmente cablato. Ogni componente è fissato con ancoraggi saldati a stagno direttamente sulla lamiera, garantendo un fissaggio robusto e affidabile. Qui non troviamo colla a caldo né stendipanni. Questo è un viaggio attraverso la costruzione di un amplificatore che sottolinea l’attenzione ai dettagli e l’impegno nella qualità del lavoro svolto.

Il risultato finale è uno Scherzo Rework 2.0 che ha riconquistato la sua dignità audiofila, pronto a deliziare il suo possessore con prestazioni sonore straordinarie. Questa storia dimostra come anche gli apparecchi smarriti possano trovare una nuova vita, trasformandosi in autentiche opere d’arte sonora.

Misure Strumentali: Lo Scherzo Rework 2.0, equipaggiato con i trasformatori d’uscita SE4K5-EL84, mostra un notevole incremento nelle prestazioni rispetto alle versioni precedenti. La potenza erogata raggiunge ora i 2,6 watt RMS, senza alcuna distorsione, in contrasto con l’1,6 watt indistorti della versione 1.0 con il vecchio SE5K6-UNI e gli appena 0,39 watt distorti della versione del 1996. Il fattore di smorzamento è aumentato da 2,22 nella versione 1.0 a un più robusto 3,1 nella 2.0 con controreazione attiva. Lo smorzamento senza feedback si attesta a 0,5. È fondamentale sottolineare che tali miglioramenti non richiedono una maggiore dissipazione o corrente dalla valvola, ma sono interamente attribuibili al nuovo trasformatore.

Analisi della Banda Passante: Nel valutare la risposta in frequenza dello Scherzo Rework 2.0, è essenziale considerare il confronto tra il grafico con e senza la controreazione (NFB). Nell’utilizzo di una valvola pentodo collegata a pentodo, è comune notare una risposta in frequenza meno eccezionale nella gamma dei bassi. Questo fenomeno è attribuibile all’altissima resistenza interna della valvola, che richiederebbe induttanze primarie eccessivamente elevate per ottenere una risposta in basso più estesa. Tuttavia, utilizzare induttanze così elevate potrebbe portare al rischio di saturazione del trasformatore, mantenendo invariata la situazione.

È importante sottolineare che la limitata risposta in basso a zero feedback è un aspetto positivo, contribuendo significativamente a ridurre il caratteristico sbrodolamento delle basse frequenze, tipico degli amplificatori senza controreazione. In questo contesto, l’SE4K5-EL84 si distingue per le sue prestazioni eccellenti, dimostrando la sua versatilità anche in queste condizioni. Questi approcci, comunemente adottati da chi progetta apparecchi zero feedback, rappresentano strategie consuete per ottenere un suono di qualità  accetabile anche senza controreazione.

Banda Passante con Controreazione Inserita: Grazie all’efficace implementazione della controreazione nello Scherzo Rework 2.0, la banda passante risulta notevolmente ampia, estendendosi da 18Hz a 38kHz con una variazione massima di -1dB. Questa prestazione contribuisce a garantire una riproduzione fedele e dettagliata delle frequenze, fornendo un’esperienza sonora completa e immersiva. Banda Passante a Zero Feedback: La configurazione senza controreazione di Scherzo Rework 2.0 offre una banda passante che spazia da 30Hz a 32kHz con una variazione massima di -3dB. Questa scelta di presentare la banda passante a -3dB è una piccola provocazione, ironicamente nota a chi è abituato a sentire parlare di zero feedback senza specifiche complete. Molti amplificatori 300B in configurazione zero feedback dichiarano bande passanti inferiori a quelle di Scherzo Rework 2.0, anche se spesso non specificano neanche i dB. È importante sottolineare che collegando l’amplificatore a casse reali, si verifica un effetto di compensazione a orecchio, con i bassi che si accentuano in modo naturale senza diventare fastidiosi, creando una sorta di bilanciamento sonoro.

THD

Quadre a 100Hz – 1khz – 10khz


Lo scherzo Rework 1.0: Vecchi Lavori e Upgrade con il Trasformatore SE5K6-UNI

In questa sezione, ci addentreremo nelle radici del progetto “Lo Scherzo” di Luca Chiomenti, un capitolo fondamentale nella storia dell’amplificazione audio. Tuttavia, questo viaggio non è solo un’osservazione nostalgica; è un’opportunità per esplorare come il progetto originale ha ispirato la creazione del “Lo scherzo Rework 1.0” e come questo ha segnato un passo avanti significativo nel mondo dell’audio.

Il “Lo Scherzo Rework 1.0” rappresenta un impegno personale nel migliorare l’originale. Attraverso il ritocco dello schema elettrico e l’utilizzo di trasformatori d’uscita personalizzati, ho cercato di portare il progetto a nuove vette sonore. Il trasformatore SE5K6-UNI, sebbene dichiarato obsoleto nelle fasi più recenti del mio percorso creativo, ha svolto un ruolo cruciale nel plasmare il suono distintivo dell’amplificatore. Nel corso di questa sezione, metterò a confronto il classico “Lo Scherzo” con la mia versione rinnovata, evidenziando i miglioramenti sostanziali in termini di prestazioni audio. Attraverso un’analisi strumentale dettagliata, dimostreremo come il “Lo Scherzo Rework 1.0” non sia solo una riedizione, ma un salto significativo verso prestazioni audio superiori in ogni aspetto. Preparatevi a immergervi nell’evoluzione di “Lo Scherzo”, dall’ispirazione di Chiomenti alle innovazioni apportate con il “Lo Scherzo Rework 1.0”.

Questo scherzo risale al 2005 (da una firma sotto lo stampato)

L’apparecchio funzionava correttamente in questa occasione, e mi è stato sufficiente acquisire i dati grafici. Di seguito, li presento a confronto con i grafici ottenuti dalla versione equipaggiata con i trasformatori SB-LAB.

THD Originale @ 0,25Watt RMS: 2,9% THD SB-LAB @ 0,25Watt RMS: 1,99%
(il grafico è  solo zoommato, non modifica la misura)
Quadra a 100Hz originale Quadra 100Hz – SB-LAB – Sembrano uguali…
Quadra 1khz originale Quadra 1khz SB-LAB – Cominciano a notarsi differenze…
Quadra 10khz originale Quadra 10khz SB-LAB – la differenza è evidente
Banda passante originale: 20Hz -0,4dB / 8khz -1dB Banda passante SB-LAB: 20Hz -0,4dB / 25khz -1dB

Emergono notevoli disparità nel tempo di salita dei due trasformatori, e di conseguenza, nella loro risposta in frequenza, riflettendo un’apprezzabile differenza timbrica. Il trasformatore originale presenta una sonorità più cupa, mentre quello SB-LAB si distingue per una luminosità maggiore e una ricchezza di dettagli sonori nella gamma alta. Ciò si traduce in una soddisfazione di gusti musicali diversi, in quanto ciascun trasformatore offre una firma sonora unica.

Il trasformatore originale di questo apparecchio del 2005 aveva una capacità di riproduzione dei bassi superiore. Durante la stesura della prima versione dell’articolo, ho riscontrato un montaggio risalente al 1996, nel quale il trasformatore mostrava prestazioni inferiori. La mia unica misurazione, effettuata solo per documentazione e non per interesse specifico, è stata la cattura di una sinusoide a 20 Hz fortemente distorta.

Dunque, è plausibile che a un certo punto sia intervenuta una modifica nel progetto del trasformatore, il quale, va sottolineato, non è dotato di marchio né di chiara provenienza. Esiste la possibilità che il trasformatore non fosse di fabbricazione originale o potrebbe essere frutto di un’alterazione. Per tale motivo, procediamo come se non avessi mai eseguito questa particolare misurazione, dato che non è stata oggetto di un’analisi approfondita. Inizialmente, questa misura non mi appariva di particolare interesse.

Come ho già specificato, non cerco di enfatizzare forzatamente la superiorità dei miei prodotti rispetto ad altri. Ammetto apertamente quando ho avuto in mano cose ben realizzate. Tuttavia, è difficile che mi vengano affidate cose che funzionano bene per essere sistemate. Non ho nulla contro lo scherzo, chi l’ha creato o chi ha realizzato i suoi trasformatori. Ho successivamente venduto solo i 2 TU e l’induttanza, come testimoniato dalle foto che potete vedere qui sotto e anche più giù. Mai cambiato il TA! Questo articolo si propone solo di rendere in qualche modo migliore un progetto risalente a tanti anni fa.

Esaminiamo il processo per migliorare uno Scherzo originale del 1996 che mi è stato affidato per riparazioni e miglioramenti…

Purtroppo, il montaggio eseguito da chi l’ha successivamente venduto su uno dei numerosi siti di annunci lo ha categorizzato come appartenente alla categoria degli “impresentabili“. Nel caso si presentino situazioni del genere, potrebbe essere vantaggioso acquistare tali esemplari con l’intenzione di recuperare componenti come valvole, PCB, il trasformatore di alimentazione e lo chassis. Tuttavia, è consigliabile acquisirli a un prezzo basso, considerandoli come merce guasta. È prudente evitare di collegarli alla corrente, anche se il venditore li descrive come funzionanti. La definizione di “funzionante”, nonostante dovrebbe essere oggettiva, sembra essere interpretata in modo soggettivo da molte persone, come potrete constatare nelle foto successive.

I guasti al circuito erano abbastanza evidenti, oltre alle splendide saldature…

Ho dovuto ripulire il PCB sia dai vecchi componenti che dal vecchio stagno e dal saldante…

Ora, concentriamoci sui trasformatori d’uscita dello Scherzo. In passato, sul mio listino era presente il modello SE5K6-UNI, suggerito per la realizzazione dello Scherzo. Tuttavia, per adattarci alle nuove esigenze e migliorare le prestazioni, il SE5K6-UNI è stato dichiarato obsoleto. Per ottenere il massimo dal vostro progetto, consiglio vivamente l’upgrade alla più recente versione Scherzo Rework 2.0. Questa nuova iterazione incorpora trasformatori d’uscita altamente performanti, i SE4K5-EL84, che offrono caratteristiche avanzate e un suono ottimizzato. Questi trasformatori rappresentano la soluzione attuale e raccomandata per ottenere prestazioni audio di alta qualità nel vostro Scherzo Rework.

Nella prefazione di questo articolo sono presenti tutte le strumentali comparate. Per quanto riguarda il restauro in questione, ho fornito una coppia di trasformatori d’uscita SE5K6-UNI nuovi di zecca e ho ricostruito il circuito utilizzando componenti di alta qualità.

Sfortunatamente, condensatori di una certa caratura risultano più ingombranti rispetto agli originali, obbligandomi a installare alcune componenti sul lato rame del PCB. Per migliorare le prestazioni, ho bypassato gli elettrolitici catodici e di alimentazione, sostituendoli con condensatori polipropilenici Mundorf e Icel.

Il mobiletto di legno presentava tracce di sporco, la piastra di ottone verniciato era segnata da graffi e ossidazione, la manopola del volume risultava incastrata, e i connettori degli altoparlanti e di ingresso, rivolti verso l’altro, rappresentavano un dettaglio poco gradevole.

Niente che un pò di olio di gomito e di vernice non possa sistemare…

Successivamente, ho ripristinato ogni elemento al suo posto, assicurandomi di sistemare tutto in modo ordinato e ordinato.

Ho configurato le finali con una connessione a triodo secca non mutabile, ottenendo così una potenza di 1,6 watt. Da notare che la connessione ultralineare non è contemplata né possibile, poiché il trasformatore d’uscita non dispone della presa, a ragion veduta.

Le strumentali:
Potenza: 1,6 Watt RMS per canale
Distorsione THD @ 0,25Watt: 1,9%
Smorzamento DF: 2,22
Banda passante @ 0,25Watt: 10Hz / 25khz -1dB

Analisi di spettro

Banda passante su carico resistivo

E carico reattivo

Quadre a 100hz – 1k – 10k

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4 risposte a Lo scherzo “Rework 2.0” Single Ended con valvole ECL82 / PCL82 / 6BM8

  • Il mio scherzo cambia totalmente la polarizzazione della finale e del pilota, polarizzato semplicemente seguendo i consigli dei datasheet della valvola al contrario della versione di chiomenti che fa cose diverse non si sa nemmeno il perchè, ma resta che i risultati dimostrano che forse chi ha prodotto la valvola a suo tempo sapeva come doveve essere impiegata. Il resto è un buon cablaggio e buoni componenti, ora hai un sigle ended da 3watt che rivaleggia con un il tuo amplificatore di riferimento, se invece di una PCL82 ci fosse stato qualcosa di più potente? 🙂

  • Premessa: mi serviva un ampli, preferibilmente a valvole, per un secondo impianto con cui gioco. Del primo impianto, di cui non intendo rivelare marca e tipologia, sono molto soddisfatto — mai pensato di sostituirlo. Avevo sempre letto tanto e bene di Chiomenti e dello Scherzo, così alla prima occasione decente su Subito l’ho acquistato, con aspettative certo elevate, ma non stellari. L’ampli ha rispettato appieno le aspettative: un bel suono, con un suo timbro riconoscibile, morbido e compassato come un whisky d’annata. In rapporto al prezzo (meno di 300E), eccellente.

    Il mio esemplare proveniva da un autocostruttore, che mi ha garantito trasformatori uguali a quelli del kit originale, ed in effetti ascoltandolo fianco a fianco con un altro Scherzo che certamente usava i trasformatori originali di Chiomenti (presi brevi manu da lui in persona) le differenze sonore si riducevano a sfumature, senza un chiaro vincitore. Con una coppia di monovia fostex avevo un piacevolissimo risultato, ovviamente limitato agli estremi di banda. Galeotta si è rivelata la fumata nera che mi ha costretto a mandare l’apparecchio nelle mani di Stefano Bianchini per la riparazione.

    L’ampli era cablato malissimo ed i trasformatori abbondantemente sotto la soglia di decenza di Stefano. Parlando con lui mi sono convinto quindi per l’upgrade totale, ricablaggio più nuovi trasformatori ad hoc, bel oltre la mia idea iniziale, e ho aspettato circa tre mesi per avere lo scherzo rework 2.0 da inaugurare a casa.

    In linea di principio, filosoficamente, sono del’idea che un buon progetto non vada modificato in nulla. A volte il risultato è la sinergia di così tanti fattori in equilibrio che basta cambiare un componente per mandare tutto a putt.. ehm belledonne. In più, i buoni progettisti sanno (o dovrebbero sapere) quello che fanno, modifiche estese trasformano il prodotto in altro senza alcuna garanzia di miglioramento. Stefano non solo ha ricablato tutto, ha perfino disassemblato i trasformatori originali per riavvolgerli secondo sue specifiche, apportando alcune modifiche circuitali a me oscure. Ero francamente perplesso. Non l’avrei mai accettato per il mio ampli principale, ma suvvia, mi sono detto che per un secondo impianto potevo pure rischiare.

    Il risultato ex post? Beati coloro che si fidano! Un miglioramento netto su tutti i fronti: la scena si è ampliata in tutte e tre le dimensioni, la distorsione e la fatica d’ascolto (già basse) sono virtualmente scomparse, la potenza, l’estensione e l’autorevolezza in basso sono aumentate, la separazione degli strumenti, il loro corpo e la trasparenza sono aumentate sensibilmente. Lo scherzo rework 2.0 adesso rivaleggia con il mio ampli di riferimento, rispetto al quale perde qualcosa in profondità e ampiezza della scena, anche in naturalezza e tridimensionalità, ma guadagna in corpo e immanenza degli strumenti. Mi ha fatto tentennare.

    La prima lezione appresa è che, come molti dicono ma pochi sperimentano, i trasformatori sono il pilastro su cui si regge il risultato sonoro di un buon valvolare, davvero.
    La seconda è che Stefano Bianchini è un’autentica eccellenza italiana e che i suoi trasformatori fanno la differenza, davvero. “worth every penny”, come dicono gli inglesi.

  • Ho fatto revisionare il mio Scherzo e sostituire i trasformatori con quelli SB LAB da Stefano. Un risultato al di la di ogni aspettativa. Ne è risultato un apparecchio degno del confronto con macchine sulla carta decisamente superiori. Nessun confronto possibile con la versione originale. Tutto un altro pianeta. Ascoltati anche pezzi per organo impegnativi. Tutto perfettamente intelleggibile. Mai confuso. Sembra un ampli da 50 watt!! Precisione assoluta e nessuna sbavatura. Complimenti e grazie per il Tuo lavoro!!!

  • Vi racconto brevemente lastoria di qs. “Scherzo” acquistato per fare un impiantino di base a mia figlia che una discreta cultura musicale. Quindi ho voluto darle i mezzi di base per ascoltare i suoi CD in modo decoroso. Sul mercato dell’usato ho reperito un sempre eccellente Naim CDI (350 €) ed una coppia di vecchie Richard Allan Pavane (280 €) anni 60′ che ho restaurato con un po di pazienza. Come ampli ho acquistato usato “Lo Scherzo” … ma quando lo accendevo saltava il fusibile… apro il fondo e scopro un ginepraio di cavi mai visto realizzato da un incompetente alle prime armi. Chiudo tutto e dopo aver fatto una ricerca veloce su internet trovo il sito web di SB Lab a cui invio modulo di richiesta riparazione compilato. Prontamente il Sig. Bianchini mi risponde dicendosi disposto ricablarlo. Beh devo dire che non si è limitato alla ricabatura; sono stati sostituiti i condensatori di alimentazione perchè negli anni avevano perso di efficienza e tutta la componentistica presente sulla scheda … tabula rasa… bocciati anche i trasformatori di uscita, che come si vede dai grafici sopra non rispondevano ai requisiti necessari per dare un risultato di qualità che io ricercavo nell’ampli. Il risultato sonoro di 1,6 watt a triodo è strepitoso !! Non mi aspettavo tanta musicalità da un progetto del genere con un contenuto armonico di tutto rispetto ed una gestione delle basse frequenze molto buona. Anche il timing è ottimo, la musica ha una liquidità incredibile … devo dire che sono veramente soddisfatto dell’impiantino realizzato a mia figlia… e devo fare i miei personali complimenti a mr. Bianchini che si è rivelato un tecnico molto preparato e veramente appassionato del suo lavoro che mette a disposizione tutte le sue conoscenze. Complimenti ancora per la serietà e per il risultato. Mia figlia Giulia ringrazia …

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Luxman MQ3600 – Riparazione e Trasformatori di Ricambio

Questo è un piccolo aggiornamento di questo articolo. Mi hanno riportato indietro (a distanza di 2 anni) il 3600 devastato che potete vede più in basso in questo stesso articolo perchè il trasformatore di alimentazione aveva preso a vibrare in modo fastidioso, nessun guasto particolare ma a volte capita che col tempo qualche trasformatore di alimentazione per rilassamento del rocchetto, sopratutto se è un rocchetto di cartone come nel caso di questo trasformatore, i lamierini dentro inizino a sviluppare dei giochi. Non sono stato a prova di reimpregnare il trasformatore come fanno altri perchè so che è una cosa che conta 1 mese e poi torna tutto a vibrare di nuovo. Ho prodotto un nuovo trasformatore di alimentazione, che chi è interessato a comprare sfuso potrà ordinarmi con la sigla di 23S45.

Il vecchio TA

Il nuovo TA

Prosegue il vecchio articolo…


L’MQ3600 è un’amplificatore prodotto alla fine degli anni 70 inizio anni 80 dalla Luxman, montava come finali delle 8045G prodotte dalla NEC appositamente per Luxman, queste valvole ormai sono del tutto introvabili, quindi quando esaurite diventa obbligatorio rimpiazzarle con qualcos’altro modificando necessariamente il circuito per ospitare i rimpiazzi. Le 8045G non sono altro che dell KT88 con la griglia schermo internamente collegata all’anodo, quindi in pratica sono KT88 forzate a funzionare obbligatoriamente a triodo. La modifica di base consigliata anche dalla Luxman, all’epoca, è molto semplice e consiste nel collegare il pin della griglia schermo a quello dell’anodo tramite una piccola resistenza da 330ohm, questo permette di usare normali KT88 / 6550. È possibile anche connettere le finali in ultralineare (visto che i trasformatori sono dotati delle relative prese) invece che a triodo per ottenere più potenza. L’apparecchio nella foto qui sopra è arrivato guasto (si nota la 8045G col jetter bianco).

L’amplificatore in questione aveva subito anche danni dovuti ad un corto interno di una delle 4 finali che ha causato la bruciatura di alcune resistenze attorno agli zoccoli, la cottura di alcuni fili e il guasto ai trimmer di regolazione del bias e si era bruciata l’induttanza di filtro per la scarica dei grossi condensatori di livellamento addosso alla valvola guasta. L’induttanza è stata liberata dal catrame e riavvolta.

Oltre alle modifica sotto gli zoccoli delle finali luxman consigliava anche di inserire 2 gridstop da 22k sull’ingresso e 3 bypass nei punti B2/B3/B4 nello stampato in cui io ho montato 3 mundorf supreme classic da 1uF, ho bypassato anche i 2 piccoli elettrolitici catodici della 6AQ8/ECC85 con un polipropilene di qualità paragonabile ai mundorf da 220nF.

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Successivamente ho verificato le valvole di pre su uTracer e ho verificato che una delle due 6042G era per metà esaurita e metà funzionante e quindi ho dovuto sostituirle con una coppia di 6CG7. A questo proposito volevo semi smentire quello che si legge su internet: è si possibile cambiare le 6042G con le 6CG7 ma le 6042 non sono perfettamente uguali alle 6CG7, qui sotto potete vedere i tracciati acquisiti con uTracer delle 2 valvole, e si nota bene che le curve della 6042G sono più spaziate il che significa che ha un “mu” maggiore rispetto la 6CG7. Quindi la sostituzione di queste valvola causa una leggera diminuzione del guadagno complessivo e del tasso di NFB, quindi anche di timbro dell’amplificatore.

Ecco l’apparecchio finito

La prova di ascolto è stata entusiasmante, il senso di pressione e fastidio sui timpani è svanito, il suono è diventato piacevole, i piano sono vellutati e dettagliatissimi i la dinamica non manca, rispetto alla prima prova anche la tridimensionalità è migliorata, si è passati di un suono “tutto in mezzo” ad una sensazione di ambienza maggiore, con aria tra i vari suoni e anche sensazione non solo di destra e sinistra ma anche di alto e basso.

Un pò di strumentali

Queste sono le misure strumentali che ho rilevato dall’apparecchio dopo le modifiche, uno dei pochi apparecchi commerciali che vanno davvero bene, paragonabili a quelli che realizzo io normalmente, vediamo il grafico di banda passante (in giallo la banda passante e in azzurro la rotazione di fase):

Potenza massima erogata 40Watt RMS
Banda passante a 1watt: 20Hz -1db ~ 70kHz -3db
Smorzamento DF: 1,9

Spettro a 1watt (nell’immagine sono riportati i dati riguardo il THD e il livello delle varie armoniche)


Ricostruzione di un 3600 devastato

Prima che si sveglino i soliti personaggi che non hanno niente da fare se non tormentare il prossimo devo fare la premessa che la scelta se riavvolgere o rimpiazzare i trasformatori guasti di un’apparecchio dipende dal cliente e non da me, quindi per piacere astenetevi dai soliti sterili commenti che ho rovinato un’apparecchio. Faccio inoltre presente che i ricambi originali non sono più in produzione e che quelli che si trovano sono usati strappati via da altri apparecchi che quindi ne sono rimasti privi, per questo ha poco senso fare i conservatori se per riparare un’apparecchio ne devo guastare un’altro perchè ci sarà sempre un’amplificatore che rimane senza e piuttosto che buttarlo via vale la pena recuperarlo anche se non completamente originale. Oltre al collezionismo c’è anche a chi interessa ascoltare musica, e se suona bene non esiste motivo valido per non farlo. Che i trasformatori rotti rimasti non sono stati buttati via ma conservati per chi avesse voglia di spendere il necessario per riavvolgerli e infine che l’amplificatore non suona peggio e che i trasformatori di rimpiazzo sono di tutto rispetto sia strumentale che sonoro.

Questo povero MQ3600 era finito in mano a uno dei tanti non professori che lo aveva devastato per bene… Ovviamente e giustamente comprato a peso di ferro. Zoccoli e resistenze carbonizzare, trimmer da PCB, fili sfiammati, cavi dei trasformatori grossi come un dito, unto e olio… La prima cosa che ho fatto è stato rimuovere tutti i trasformatori per un lavaggio del telaio.

Poi ho tolto gli zoccoli bruciati e i trimmerini da circuito stampato che qualcuno pensava potessero essere adatti al lavoro… Da vedere l’apparecchio aveva subito diversi tentativi di riparazione prima che capissero di non essere capaci.

Ripulito il telaio ho collaudato i trasformatori: incredibilmente quello di alimentazione e l’induttanza erano sani, mentre purtroppo uno dei 2 d’uscita era in corto. Si è deciso di prendere la strada economica del rimpiazzo invece che quella del riavvolgimento. Ho quindi calcolato un trasformatore da 3600 ohm per pushpull di KT88 connesse a triodo. Ricordiamo che le 8045 originarie di questo luxman sono triodi e non pentodi in ultralineare. Quindi schema alla mano ho cominciato a ripristinare il circuito.

Potenza massima erogata 40Watt RMS
Banda passante a 1watt: 10Hz -0,8db ~ 60kHz -1db
Smorzamento DF: 3

THD

Banda passante su carico resistivo

E carico reattivo

Quadre a 100Hz / 1khz / 10khz

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6 risposte a Luxman MQ3600 – Riparazione e Trasformatori di Ricambio

  • Bravo Stefano, averne di tecnici di poche parole(perche’ tre son troppe e due son tante..) come te. L’apparecchio collegato ad un pre luxman C12 suona veramente bene e senza ronzii. Avanti cosi alla faccia dei conservatori e non degli ascoltatori.

  • Grande Stefano.
    Dalle foto e descrizione si evince che è un lavoro svolto con
    eccelsa professionalità e conoscenza.
    Anch’io ho un luxman MQ3600 con il suo pre cl 32.
    Non le nascondo che sarei tentato a farglieli revisionare anche se funzionano bene (almeno credo).

  • Gli ho portato circa due mesi orsono il finale in questione in condizioni pessime e sono andato a ritirarlo ieri. Debbo dire che è stato fatto un ottimo lavoro, la macchina suona veramente bene. Le valvole PSvane kt88 si dimostrano aperte ed armoniche e le tarature apportate, compreso il cambio dei trafo dovrebbero garantire lunga vita. Auguri e complimenti Stefano, continua così.

  • Complimenti per il lavoro e il dettagliato resoconto. Ho letto tutto con piacere perché il LUXMAN MQ3600 è stato per me il passaggio alla alta fedeltà e lo ricordo con piacere. Pilotava le mie prime Magneplanar, le MGIIA che purtroppo richiedevano una potenza maggiore, così che vendetti il Luxman per comprare una coppia di monofonici Michaelson & Austin M100.

  • Le modifiche suggerite da luxman si trovano cercando su internet.

  • Ciao, hai foto del circuito con le modifiche? Quali sono le modifiche esatte suggerite da Marantz?

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Consigli per novelli dell’autocostruzione audio valvolare

Pagina correlata: esenzione di responsabilità

Mi ripromettevo da diverso tempo di scrivere questo articolo, anche per poter smettere di ripetere sempre le stesse cose per email in via privata ai vari clienti. Sono stato definitivamente convinto a farlo dopo che un cliente che mi aveva appena acquistato uno schema premium con set di trasformatori annesso, alla mia domanda “hai tutta la strumentazione?” mi ha risposto “si si ho cacciaviti e pinze” e poi mi domandava cosa fosse quello strano simbolo a forma di rombo sullo schema, ossia il ponte raddrizzatore… Potete immaginare i brividi che mi sono corsi per la schiena pensando a una persona totalmente a digiuno delle nozioni tecniche più basilari che voleva mettersi ad armeggiare con trasformatori e circuiti che vanno connessi alla rete elettrica. Ogniuno nel suo privato è libero di fare quello che vuole, se mette a rischio la sua stessa vita  apprestandosi ad eseguire lavori che non è in grado di eseguire sono fatti suoi, ma è anche vero che tutti devono iniziare da zero, quindi sono qui a scrivere un’articolo che non vuole essere esaustivo ma per lo meno che indichi come cominciare a chi vuole iniziare il suo percorso di autocostruttore hobbysta di amplificatori valvolari.

Prima di tutto voglio dire che “a valvole” non è necessariamente meglio. I valvolari hanno la reputazione di essere amplificatori che suonano meglio rispetto alle controparti con tecnologia moderna, questo può essere vero o meno, dipende dal gusto personale e dipende anche dagli apparecchi che si mettono a confronto… E dipende anche dalla qualità della realizzazione stessa! Molte persone sui forum e sui social si scambiano messaggi indicando un qualche schema elettrico, che magarti circola da 50 anni, come ben suonante quindi 100 persone diverse si mettono a costruire lo stesso schema a modo loro, con trasformatori diversi, con componenti diversi, con diverse tecniche di cablaggio… Otterranno 100 apparecchi che suonano uno diverso dall’altro, ma saranno tutti convinti che la loro realizzazione suoni alla stesso modo di quella degli altri 99. Alcune persone addirittura sono convinte che sia sufficente la presenza di una tal valvola per far suonare un’amplificatore che la monta come qualsiasi altro amplificatore che monti la stessa valvola, è su queste inconsistenti fondamenta che è costruita la cultura degli audiofili da forum, che diranno “c’è la 300B quindi suonerà come tutti i 300B” … è stata una mia surreale discussione con il proprietario di questo amplificatore devastato, mentre cercavo di spiegare che una volta riparato non avrebbe più suonato (male) come lo aveva sentito (non) andare fino a quel momento.

Quindi il punto è che le scelte costruttive che farete in fase di montaggio di qualsiasi apparecchio ne decreterà la prestazione finale, perchè un condensatore da 100uF 400v da 2,5€ non è uguale a un condensatore da 100uF 400v da 15€, anche se è vero che a volte esistono componenti economici di buona qualità a basso costo, reperibili sopratutto nel mercato del surplus, e altre volte esistono componenti costosi che fanno schifo (o che non valgono la spesa), reperibili di solito nel mercato dell’esoterico… Non è una regola, ma se chi li vende parla come Wanna Marchi è meglio starci lontano.

Non solo la qualità dei componenti ma anche la qualità e la precisione del montaggio stesso influiscono non poco sul funzionamento del circuito, alcune persone pensano che basti rispettare le connessioni dello schema tra tutti i vari componenti e un circuito dovrà funzionare, anche questo è assolutamente falso! Basti osservare le foto qui sotto (di cui ci tengo a dire che 2 sono dei 300B)…

Accoppiamenti parassiti tra i conduttori sono causa di diafonia, disturbi e oscillazioni indesiderate fino al punto da rendere il circuito totalmente non funzionante (come la prima foto), pericoloso (come la seconda foto) o fortemente malfunzionante (come la terza foto). Quindi la questione è: se siete alle prime armi scordatevi le 300B le 2A3 e tutte le valvole a riscaldamento diretto perchè richiedono cura nel montaggio per essere sfruttate bene, scordatevi le 211 e le 845 con 1000 a passa volt di tensione anodica perchè non sapete gestire e calblare circuiti con tali tensioni, rischiate di spendere soldi senza risultati e anche di farvi male.

Il mio consiglio per chi comincia i primi montaggi è di puntare su circuiti semplici, possibilmente single ended con piccole valvole come le EL84, in questa pagina trovare diversi progettini a difficoltà crescente basati sulla EL84. Oppure un progettino come quello dello Scherzo che è anche più semplice, con una sola valvola per canale. O questo semplice DAC valvolare, anche in versione a bassa tensione (24v).

Alcuni Consigli Generici

Se si devono mettere le mani su un circuito in tensione è necessario prestare sempre la massima attenzione e seguire alcune regole fondamentali:

  • Per prima cosa bisogna assicurarsi di essere ben isolati dalla terra e da qualsiasi altro elemento (anche solo debolmente) conduttore.
  • È bene indossare scarpe di gomma (ma attenzione a quelle “antistatiche” che sono in qualche misura conduttive) e – specie se le tensioni in gioco sono alte – isolare adeguatamente anche il pavimento su cui si poggia. Ciò che uccide è la corrente che attraversa il corpo, non la tensione di per sé. Il corpo umano è un conduttore con una resistività relativamente elevata; le tensioni elevate sono pericolose perché (contrariamente a quelle molto basse) provocano correnti capaci di produrre effetti letali. In linea di principio, se si è completamente e perfettamente isolati da qualsiasi altra cosa, anche toccando un conduttore ad alta tensione non si avrebbero conseguenze: l’intero corpo assumerebbe il potenziale del conduttore che si sta toccando senza che ci sia passaggio di corrente (e quindi conseguenza alcuna). È il motivo per cui gli uccelli possono posarsi tranquillamente sulle linee ad alta tensione senza restare fulminati. Spero però sia superfluo aggiungere che, anche se si ritiene di essere ben isolati, non è assolutamente il caso di verificarlo andando a toccare direttamente elementi sotto tensione!
  • Quando si opera è bene usare sempre una sola mano – preferibilmente la destra – e tenere l’altra lontana sia dal circuito che da qualsiasi altro elemento conduttore (quale può essere e.g. il telaio dell’apparecchio, una struttura metallica, una parete, ecc). Idealmente, l’altra mano andrebbe tenuta libera dietro la schiena. In questo modo si riduce il rischio che una eventuale scossa attraversi il cuore, cosa che avrebbe conseguenze fatali immediate (morte per arresto cardiaco).
  • Se si deve andare a toccare qualcosa è bene verificare la presenza di tensione prima con un cacciavite cercafase e poi con un tester/volmetro per assicurarsi che non ci sia tensione.
  • Se siete alle prime armi iniziate con progetti semplici, magari a bassa tensione per cominciare a prendere dimestichezza con il vostro hobby, voler cominciare subito con un finale con 845 alimentato a 1500volt senza mai aver fatto nulla prima è una pessima idea.
  • Procuratevi la strumentazione adeguata, non potete montare o riparare cose senza adeguati strumenti e la conoscenza per usarli.

La strumentazione

Questa è la parte calda di questo articolo, la strumentazione è la cosa più importante in assoluto! Nessuno deve pensare di poter assemblare e rendere realmente funzionante un’amplificatore audio in assenza di strumentazione. Chiunque voglia provare ad assemblare un circuito deve necessariamente e obbligatoriamente procurarsi un minimo sindacale di strumentazione. Non bastano un tavolo, due cacciaviti, un tester e uno stagnatore. Il problema di certe persone che vogliono autocostruirsi un’amplificatore è che vorrebbero un valvolare HiEnd senza spendere tutti i soldi necessari a comprare un costoso apparecchio commerciale, quindi pensano di poterselo costruire da soli comprando un SET di trasformatori e un buon schema elettrico ma senza saper nulla o quasi di elettronica. Pensano di potersi costruire l’apparecchio definitivo e poi di non far mai più un montaggio per il resto della loro vita, quindi come sopra, fanno scelte sbagliate puntando subito alle 300B, alle 211, alle 845… “perchè deve essere quello definitivo” e vogliono spendere poco, quindi pretendono che qualcuno gli dia uno schema e i trasformatori e loro vogliono essere rassicurati che una volta montato suonerà come il canto degli angeli, ma purtroppo le realtà è un’altra, la realtà è che se fate un montaggio di “M” suonerà di “M”, o non funzionerà, potrebbe fumare qualcosa, potreste bruciare qualcosa… potreste anche farvi male se non sapete come muovervi e come gestire le cose. E se non avete la strumentazione adatta, nessuno, mai, per telefono o per email potrà aiutarvi a risolvere un bel niente di niente… Se mi chiedete per email “sento un sibilo nella cassa destra come lo risolvo?” la mia risposta sarà “prendi l’oscilloscopio e vedi cosa esce dai morsetti dell’altoparlante, o cosa c’è sulla griglia della finale” e se poi voi mi rispondete “non ho l’oscilloscopio!”… Fine della storia, non vi POSSO aiutare, nessuno vi può aiutare! Magari qualche guru saputone di facebook vi indica di fare qualche prova ma la realtà è che state andando a tentoni. Come cercare un’ago i un pagliaio in una notte senza luna e con le mani legate, perdete solo tempo ed è qui che diventano popolari circuiti zero feedback notoriamente meno problematici da mettere a punto (anche se qualcuno riesce a far oscillare anche quelli) e varie schedine pappa pronta made in cina (et simila) che potete montare come un lego e poi avvitare dento una brutta scatola di legno ma che lascieranno sempre a desiderare in termini di prestazioni.

Quindi se la vostra idea è costruirvi l’amplificatore definitivo e poi scordarvi di fare altri montaggi lasciate stare, vi costa meno tempo, fatica e denaro comprarlo già fatto. Se invece avete capito perchè vostro padre, quando avevate 3 anni, vi ha messo in sella ad un triciclo e non direttamente su un camion articolato, avete capito che ci vuole tempo ed esperienza e bisogna partire dal basso. Ora vi elencherò alcune cose che dovete comprarvi per cominciare.

Tester chiamato anche Multimetro

Per cominciare potete comprarne uno da circa 12/20€, da battaglia va benissimo per cominciare, così se per errore lo impostate male e lo guastate non avrete fatto un danno grosso, sono comunque abbastanza precisi, serve che possa misurare almeno tensione CA/CC, resistenza e continuità. Sul mercato si trovano anche dei tester sotto i 5€ ma li eviterei perchè spesso son costruiti male, soffrono di falsi contatti dentro nel loro circuito e non sono per niente affidabili.

Stagnatore

Io uso proprio questo della foto, un modello RS da 40Watt (codice 771-9477 comprabile per poco più di 20€), per l’elettronica normale di solito si consigliano stagnatori da 15/20 watt ma dovendo saldare zoccoli delle valvole, i morsetti degli ancoraggio etc risulta molto più comodo un modello più potente che possa scandare la massa metallica senza incollarsi, facendo una stagnatura pulita e non pastosa come tante volte vedo, ovviamente ci si deve prendere la mano per non colare fili e altri pezzi mente ci si lavora. Poi per saldare su parti metalliche con una certa massa, come le boccole banana femmina degli altoparlanti o anche per saldare fili o pagliette sulla lamiera come in questa foto:

Utilizzo un modello da 150watt.

Oscilloscopio

Per cominciare basta procurarsi un vecchio oscilloscopio analogico, possibilmente a 2 canali / 20mhz. L’oscilloscopio serve per osservare il funzionamento ondulatorio nei vari punti di un circuito al fine di comprenderne il funzionamento o un difetto. Non importa che sia nuovo, sul mercato dell’usato, come su ebay se ne trovano di ottimi per iniziare.

L’importante è che siano funzionanti e non troppo vecchi, evitate gli oscilloscopi a valvole perchè rischiate di dover prima riparare e ritarare lo strumento prima di poterlo usare o che dia letture errate. Evitate anche i giocattoli cinesi a basso costo venduti come schedine elettroniche nude o che stanno su una mano, meglio uno strumento professionale d’epoca che del pattume economico moderno.

Generatore di Funzioni

Il generatore di funzioni è uno strumento che genera forme d’onda primitive come onde sinusoidali, quadre, triangolari etc a varie frequenze impostabili, nel caso dell’uso in audio è necessario che possa generare frequenze da un range di 20Hz fino a 200khz. Il generatore di funzioni è necessario, abbinato all’oscilloscopio, per iniettare segnale nell’amplificatore sotto test, per osservarne il comportamento, ad esempio per vedere che non inneschino oscillazioni o distorsioni molto forti. Non è possibile usare un segnale audio variabile come della musica per questo scopo in quanto proprio perchè variando in continuazione non è possibile comprendere se esso sia distorto o se ci siano altri problemi. Anche qui siti come ebay e amazon ci vengono in aiuto, si trovano facilmente sia usati che anche nuovi a costi abbordabili…

Sconsiglio sempre di comprare i giocattolini destinati a trasformarsi in pattume molto in fretta, ma accenno al fatto che esistono dei software che possono trasformare un computer (anche vecchio) dotato di scheda sonora in un generatore di funzioni audio, cercando con google se ne trovano diversi freeware, alcuni girano addirittura anche con Windows 98, quindi se volete ridare un’utilità ad un vostro vecchio PC che si riempe di polvere in solaio e che vi dispiace portare in discarica perchè ricordate le ore che ci avete passato a giocare a tomb raider 1 è questa l’occasione. Se poi fulminate la scheda madre pazienza, vorrà dire che è morto con gloria.

Variac e trasformatore di isolamento

Il variac è praticamente un trasformatore variabile, o per essere più precisi, un’auto trasformatore variabile, viene connesso alla rete 230 da una parte e dall’altra permette di alimentare un carico come una lampadina, una radio d’epoca o un’amplificatore sotto test con una tensione regolabile a piacimento da 0V fino a 230V della rete e anche qualcosa di più. Lo scopo del variac nell’autocostruzione di amplificatori è quello di alimentare gradualmente l’amplificatore in modo da poter controllare tutte le tensioni e le correnti man mano che si sale di tensione, prima a 50v, poi a 100v … poi a 120… 150… 180 etc… in modo che se avete commesso qualche errore “distruttivo”, invece di vedere il fuoco d’artificio e dire addio a un quartetto di valvole appena comprate o ad un trasformatore nuovo di zecca avete modo di accorgervi che qualcosa non va perchè magari notare una corrente troppo elevata sotto una delle finali, o che manca tensione in un punto del circuito, o che una resistenza comincia a fumare, o che sull’oscilloscopio l’amplificatore comincia a inenscare un’oscillazione, che se venisse pienamente almentato potrebbe essere così violenta da guastare qualcosa e via discorrendo. In pratica qualsiasi nuovo circuito appena montato andrebbe sempre alimentato gradualmente sotto variac e mai alimentato di botto. Alimentado di botto alla prima accensione si rischia di far danni!

Anche qui li potete trovare su ebay, amazon etc a prezzi abbordabili. Quelli che vendono di solito sono come in foto, molto spartani, con delle boccolette che non sono un granchè sicure per un newbye e non sono dotati di amperometro, necessario a individuare sovraccarichi dal lato del primario del trasformatore di alimentazione dell’apprecchio sotto prova. Ma per questo discorso per adesso mi fermo perchè tra poco farò un’articolo dove mostro la costruzione di un variac dotato di tutti gli accessori partendo da uno di questi comprati su ebay, unito a un trasformatore di isolamento, con voltmetro, amperometro e magnetotermico regolabile.

Carico fittizio resistivo

 

 

Quando si fanno i primi test strumentali su un’amplificatore di norma si utilizza un carico resistivo, ossia una resistenza e non un’altoparlante, questo per 2 motivi: il primo motivo è che la resistenza è lineare quindi non disurba il funzionamento del circuito mentre un’altoparlante è reattivo e disturba il funzionamento del circuito. In pratica con un carico resistivo possiamo osservare come si comporta il solo amplificatore, mentre con un’altoparlante come carico vedremmo come l’amplificare interagiscesce con esso, e sono 2 cose diverse, per ora interessa solo l’uso del carico resistivo puro, il secondo motivo è che ci si procurerebbe lesioni ai timpani quando si fanno misurr con onde sinusoidali e piena potenza, quindi l’amplificatore deve essere connesso ad un carico che “non suona”. Esistono anche carichi reattivi che non suonano, ma si parla già di misure avanzate. In ogni modo per fare un carico resistivo è sufficente comprare 2 grosse resistenze da 8ohm (potete comprarle anche da 4/6 e 16ohm in base alle vostre esigenze, costano pochi €) e la si connetterà in modo provvisorio alle uscite degli altoparlanti dell’amplificatore sotto test.

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2 risposte a Consigli per novelli dell’autocostruzione audio valvolare

  • Ciao Stefano,
    sono un neofita assoluto, con la passione e la voglia di cominciare a cimentarmi nell’autocostruzione di un amplificatore valvolare.
    Ho trovato il tuo articolo assolutamente piacevole e pieno di buon senso.
    Spero di poter scambiare con te pareri, avere consigli, insomma tutto quello che servirà per realizzare il mio desiderio.
    Grazie ancora e a presto, spero.
    Alberto

  • Articolo eccellente e necessario! Grazie stefano

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