Le “valvole da guardare” (ma che non amplificano)
Negli ultimi anni è dilagata una moda per gli amplificatori “valvolari a basso costo”. Molti utenti attratti dal fascino visivo delle valvole accese sperano di possedere un pezzo di elettronica “vintage” o “caldo”. Peccato che, in numerosi casi, ciò che si acquista non è un vero amplificatore valvolare, ma una sofisticata presa in giro: valvole inserite soltanto per estetica, mentre il “lavoro” è svolto da chip integrati da TV o transistor.

Questi apparecchi, che chiamo “amplifinti” (amplificatori valvolari finti) fanno leva sull’illusione visiva e sul marketing, e sono spesso venduti a prezzi bassissimi. L’obiettivo è attrarre gli appassionati alle prime armi o chi vuole “suono valvolare” senza un grande esborso. Ma la realtà è che le funzioni di guadagno, potenza e linearità sono affidate a circuiti solid-state “mascherati” da elementi valvolari puramente decorativi.
In questo articolo spiego come riconoscerli, perché sono pericolosi (per le valvole stesse) e soprattutto perché è meglio comprarsi un ampli a stato solido economico piuttosto che cadere in queste trappole.
Nota dell’autore – L’idea di affrontare il tema degli amplifinti mi frullava in testa da tempo, anche grazie a qualche spunto di Marco Valleggi di MVVBlog. In diversi suoi video accennava all’argomento, dicendo che un giorno ne avrebbe parlato, ma il video non è mai arrivato. Così, approfittando del riordino del mio sito, ho preso un vecchio articolo piuttosto insignificante – dedicato alla riparazione di un amplifinto ancora più insignificante – e l’ho trasformato in questo che state leggendo. La vignetta “nakakata” è anch’essa un piccolo omaggio ai suoi meme.
Cos’è un inseguitore catodico (cathode follower) e perché è la tecnica preferita nei “valvolari finti”
Un inseguitore catodico (cathode follower) è una configurazione molto nota nei circuiti valvolari: essa non fornisce guadagno in tensione, ma si comporta come buffer ossia “segue” la tensione di griglia applicata, offrendo alta impedenza di ingresso e bassa impedenza di uscita.
In pratica:
- Il segnale applicato alla griglia viene “ripetuto” al catodo, con la stessa ampiezza (o leggermente inferiore).
- La valvola “lavora in retroazione intrinseca” al 100 % (feedback negativo interno), rendendo il comportamento piuttosto lineare, ma con nessun guadagno.
- È utile come stadio di adattamento o buffer per pilotare stadi successivi che richiedono corrente, ma non serve a ottenere potenza o amplificazione di tensione.
Se un amplificatore mette le valvole tutte come inseguitori catodici, esse non stanno “maggiorando” il segnale, ma semplicemente ripetendolo (a costo aggiuntivo!) e senza portarvi un contributo significativo di tensione o potenza. In questi casi il vero “lavoro” sia svolto da chip o transistor nascosti.
Quando queste valvole sono alimentate a tensioni anodiche molto basse, o collegate in modo “morbido”, non funzionano come veri stadi attivi, ma solo come elementi passivi (o quasi) costellati da retroazione interna. L’uso sistematico dell’inseguitore catodico nei “valvolari finti” è un modo elegante per dare una parvenza di circuito valvolare vero, pur riducendo drasticamente costi, peso e complessità.
Avvelenamento del catodo (cathode poisoning) e perché le valvole muoiono
A questo punto è importante spiegare un fenomeno che accomuna molti di questi amplificatori: l’avvelenamento del catodo (cathode poisoning). Si tratta di un degrado irreversibile della superficie catodica emissiva della valvola, che ne riduce fortemente la capacità di emettere elettroni (ossia di “funzionare”) quando alla valvola risulta col filamento acceso ma non vengono applicate tensioni anodiche oppure tensioni anodiche troppo basse.
Meccanismo del catodo avvelenato
- Le valvole usano un catodo rivestito con ossidi alcalini (ossido di bario, stronzio, calcio), che abbassano il lavoro di emissione degli elettroni.
- Se la valvola resta accesa (filamento attivo) ma senza adeguata corrente anodica o tensione sufficiente (cioè “non usata” in condizioni operative reali), il catodo non riesce a stabilire il cosiddetto spazio di carica (“space charge”) corretto. In tali condizioni, impurità gassose o ioni possono bombardare la superficie del catodo, depositando materiali isolanti o alterando il rivestimento ossidico. Questo deteriora la sua emissività, riducendo l’emissione di elettroni.
- Il risultato è che la valvola “si ammala”: la corrente che può erogare è molto ridotta, il segnale distorce molto e spesso la valvola diventa inutilizzabile. Questo stato è spesso irreversibile.
In pratica: lasciare una valvola col filamento acceso, senza utilizzarla correttamente o senza una corrente anodica adeguata, favorisce l’avvelenamento lento del catodo. Negli amplificatori “valvolari finti”, questa situazione è spesso deliberata: le valvole sono alimentate a bassa tensione anodica per questione di riduzione estrema dei costi e così la loro funzionalità reale decade spesso anche in breve tempo.
Perché è meglio comprare un ampli a stato solido piuttosto che un “amplifinto”
Se si desidera spendere il meno possibile, acquistare un amplificatore che dichiara “valvole” ma è in gran parte solid-state è una decisione rischiosa:
- Le valvole sono destinate a degradarsi
In questi circuiti, le valvole operano in condizioni non ideali e sono soggette a deterioramento rapido. Spenderci sopra per valvole costose o NOS è come gettarle nel bidone: non possono esprimersi correttamente. Il miglior consiglio è montare le valvole più economiche disponibili, tipo brand generici (JJ, Tesla, Sovtek, ecc.), tanto il circuito non ne estrae mai il potenziale. - Il guadagno e la qualità reale dipendono dal chip / transistor
Poiché l’elemento attivo è un circuito integrato o transistor, il suono sarà determinato da quel chip, non dalle valvole. Le valvole sono solo un orpello visivo che al più introduce un pò di distorsione e degrado del segnale. - Prestazioni peggiori con le valvole inserite
È possibile che l’apparecchio suoni meglio bypassando le valvole, con distorsione inferiore e potenza maggiore. Questo è esattamente ciò che ho sperimentato su un “amplifinto” (vedi sezione successiva). - Rischio di fallimento prematuro
L’uso di valvole in condizioni marginali accelera il degrado, causando guasti o perdite di emissione a volte entro pochi mesi. - Il suono “valvolare” vero costa
I veri amplificatori valvolari richiedono trasformatori d’uscita, alimentazioni ad alta tensione, componenti robusti e progettazione attenta. Non è realistico aspettarsi tutto questo a pochi decine di euro.
Quindi, se non si vuole investire seriamente in un valvolare autentico, è preferibile acquistare un piccolo amplificatore a stato solido: le prestazioni saranno migliori.
Come riconoscere un amplificatore valvolare falso (amplifinto)
Riconoscere un “valvolare finto” non è difficile se si sa a cosa guardare. Ecco i principali indizi:
- Assenza dei trasformatori d’uscita
Un vero amplificatore valvolare, per pilotare altoparlanti, ha trasformatori d’uscita pesanti, voluminosi e costosi. Se un amplificatore “valvolare” non li mostra, è quasi certamente un “finto”. In molti casi, i produttori inseriscono scatole vuote (plastiche o lamierate) per simulare trasformatori, ma al tatto o smontando si scopre che sono vuote o contengono poco più di cavi. - Peso molto ridotto
L’assenza di trasformatori e di alimentazioni complesse rende l’amplificatore molto leggero, ben al di sotto di quanto ci si aspetterebbe da un vero valvolare. - C’è un “albero di Natale”
Display digitali, LED lampeggianti, vumeter che fanno giochi di luce anche in assenza di segnale: tipici elementi estetici dei giocattoli. Un vero amplificatore hi-fi serio non ha bisogno di queste lucine decorative; si concentra sulla qualità sonora, non sul “fattore wow”. - Bluetooth e funzioni multiple nel pannello valvolare
Ad un’amplifinto con le lucine di natale non può mancare la ricezione bluethooth.
Insomma: leggerezza, assenza di trasformatori reali, lucine decorative sono campanelli d’allarme.
Esempio pratico: il “valvolare finto” che ho smontato
Vi racconto un caso concreto che ho studiato anni fa e che mostra in modo lampante le magagne di questi amplificatori. Si trattava di un apparecchio incredibilmente leggero, con una copertura dei trasformatori che a un primo sguardo sembrava convincente, ma che in realtà era solo una scatola di plastica vuota. All’interno trovai quattro valvole impiegate esclusivamente a scopo scenografico: due doppi triodi 6N1, equivalenti alle classiche 6N2/6N1P, e due valvole tipo EL84 o analoghe.
Tutte erano collegate in cascata in configurazione di inseguitore catodico e alimentate con appena 24 volt di tensione anodica, un valore talmente basso da escludere qualunque reale capacità di amplificazione. Il resto del circuito era costituito da un amplificatore operazionale posto prima e da un altro dopo il percorso del segnale perchè a correnti così basse le valvole non sarebbero state capaci di pilotare nulla.

Le valvole, pur avendo meno di un anno di funzionamento, risultarono già “marce”, con un’emissione fortemente degradata. Decisi allora di fare una prova: bypassai completamente la sezione valvolare, ponticellando i pin di griglia e catodo, in modo che il segnale non attraversasse più le valvole.

Il risultato fu sorprendente: l’amplificatore proseguì a funzionare senza il minimo problema anche senza le valvole, offrendo addirittura una potenza un po’ superiore e una distorsione più bassa rispetto a quando le valvole erano in funzione. Nel video qui sotto si nota bene anche l’immancabile display “albero di Natale”.
Le misure parlavano chiaro: con le valvole inserite la distorsione, a 1 watt RMS, era di circa 0,079 %, mentre senza scendeva a circa 0,05 %. Anche la potenza aumentava, passando da circa 10 watt su 8 ohm con le valvole a circa 15 watt bypassandole. La banda passante restava invariata, da 35 Hz a 48 kHz, segno che la sezione valvolare non contribuiva in alcun modo al guadagno. Nella foto sotto potete vedere chi veramente stava amplificando il segnale…
In altre parole, quelle valvole non solo erano inutili, ma addirittura peggioravano le prestazioni. La conclusione fu inevitabile: spendere soldi per sostituire valvole costose o NOS in un amplificatore di questo tipo è semplicemente uno spreco, perché il circuito non è progettato per sfruttarle. Se proprio occorre rimpiazzarle, conviene usare valvole economiche come JJ, Tesla o Sowtek. E se l’apparecchio in questione è davvero un “valvolare finto”, il consiglio più sensato è smettere di investirci e orientarsi su un’alternativa più seria.
Amplifinti anche nel “mondo hi-end”: quando l’abito fa il prezzo
Non pensiate che le truffe si fermino alla fascia economica. Ho visto con i miei occhi amplificatori dichiarati “hi-end”, venduti a cifre da capogiro, che sotto la carrozzeria scintillante nascondevano soluzioni identiche a quelle degli economici “amplifinti”. La differenza stava tutta nell’estetica: frontali in alluminio spazzolato, manopole tornite, colori vivaci, finiture perfette e una confezione lussuosa. Ma dentro c’era lo stesso schema minimale, a volte addirittura identico a prodotti cinesi venduti su Aliexpress a un decimo del prezzo e poi semplicemente ribrandizzati.
Il prezzo esorbitante, in questi casi, non corrisponde a un progetto migliore ma solo a un’operazione di marketing e maquillage. Non basta quindi spendere di più per avere la certezza della qualità: anche nella fascia “high-end” possono nascondersi amplificatori che, tolto l’involucro patinato, valgono quanto un giocattolo. Meglio diffidare delle vetrine abbaglianti e guardare sempre dentro: ciò che conta è la sostanza del circuito, non la vernice o il logo.








































Grazie Stefano per aver dato vita a questo apparecchio, sono felice di sapere che il mio vecchio amplificatore adesso suona come doveva…
Partirò per le filippine senza rimpianti. 🙂
grazie
Complimenti per tanto lavoro
le raddrizzatrici a riscaldamento diretto arrivano in temperatura in un paio di secondi, mentre le finali a riscaldamento indiretto impiegano anche 30 secondi, quindi se usi una raddrizzatrice DHT sbagli, se usi una raddrizzatrice IHT ivece è corretto, ma se ti riferisci a questo progetto una singola raddrizzatrice è non è abbastanza per alimentare tutto il circuito e in ogni modo se anche usassi 2 valvole raddrizzatrici andrebbe modificato il trasformatore di alimentazione e poi finiresti con i piedi pari in una sporta di altri problemi dovuti alla non stabilità della sezione di alimentazione che potrebbero innescare motorboat etc.
Per prima cosa grazie mille per la risposta esauriente.
Con una raddrizzatrice a vuoto suppongo sia ugualmente non necessaria in quanto l’anodica sui condensatori di filtro dovrebbe salire lentamente con il riscaldarsi del catodo della rettificatrice o sbaglio?
Per “ritardo dell’anodica” si riferisce all’atto di applicare la tensione anodica solo dopo che i catodi delle valvole sono stati riscaldati adeguatamente. Tale pratica è finalizzata principalmente alla conservazione dei condensatori elettrolitici. Questo approccio mira a evitare situazioni in cui la tensione anodica sia attiva senza che i catodi delle valvole siano in funzione. In taluni casi, ciò potrebbe causare un’elevazione eccessiva della tensione a vuoto, superando i limiti massimi di tolleranza dei condensatori e provocandone il danneggiamento. In tanti amplificatori da chitarra è così, infatti le già altissime tensioni anodiche applicate per tirare per il collo le finali di potenza senza carico si innalzano pericolosamente oltre il limite dei condensatori per questo quasi tutti hanno un’interruttore di standy (molto vestigiale che ricorda gli anni 50 quando non era facile fare un temporizzatore come lo sarebbe oggi).
Tuttavia, per il progetto in questione, questa pratica non è necessaria, poiché è stata adottata da un cliente di sua iniziativa. È importante notare che su Internet e sui social media circolano molte voci infondate. Ad esempio, si sostiene che l’applicazione di tensione con i catodi freddi possa causare la “strappatura degli elettroni”, danneggiare i catodi e provocare altri effetti negativi. Tali affermazioni, però, sono prive di fondamento e non trovano riscontro nella realtà.
Ciao Stefano/Fabio,
cosa intendete con “ritardo sull’anodica”? Aspettare che i filamenti siano caldi?
Grazie,
Marco
Signor michelangelo capisco che lei l’ha progettato pasandosi su antichi progetti del williamson, ma il risultato all’ascolto è quello che è, quoto in toto la modifica prodotta di sb-lab che ho realizzato con piena soddisfazione e posso garantile che il suono è tutto un’altro pianeta.
Non sono un tecnico elettronico e quindi non mi addentro in disquisizioni a me ignote. Sono semplicemente il felice ed appagato proprietario del finale NE, modificato grazie a Stefano e le cui foto appaiono in questo link. Lo si può riconoscere dal mobile mogano e dai due occhioni vu meter frontali incorniciati dalla mascherina in ottone e monta le 6550. Per lui ho già detto in un altro post qui pubblicato. Ho seguito da sempre NE, sin dall’inizio e posseggo l’intera collezione tranne le ultime pubblicazioni di cui ho preso subito le distanze. Motivo? Non sembravano più di NE. Lo spirito di Nuova Elettronica per conto mio era quello di dare una poliedricità di progetti che spaziavano su tutto ad un prezzo che tutti potevano permettersi. Progetti vari montati funzionavano e funzionano ancora ma… e questo è il punto, quelli finalizzati all’audio eo Hifi, purtroppo non era così. La teoria esposta era completa ed allettante, ma il relativo circuito, probabilmente costretto dal prezzo finale, risultava purtroppo mediocre. L’economia “pratica” di ogni progetto la faceva da padrona e così mentre un interruttore crepuscolare funzionava e continua a funzionare a dovere, non era lo stesso per un progetto audio.
Prendo per esempio il mio finale. Nasce dall’amplificatore valvolare LX 1320, esclusa la sua preamplificazione, (per questo possiedo LX1140) acquistato dopo aver letto del finale precedente in cui si mettevano in luce tutte le peculiarità di questo incredibile (a detta loro) finale ma con un cablaggio interno alquanto caotico e della pericolosa ed estrema difficoltà nella taratura del bias. La scelta del LX 1240 è stata presa per la sua ingegnerizzazione e pulizia di montaggio rispetto al precedente, fermo restando i suoi parametri di targa.
Sia con il pre che con il finale, con il loro acquisto, ho voluto dare una ulteriore chance a NE. Il risultato complessivo all’inizio è stato buono, per quello che davano, ma poi, l’economicità dei progetti non si è fatta attendere.. Il mini trasformatore del pre ha tirato le cuoia e lo stesso ha fatto quello del finale che ronzava più di un favo di vespe. Per non parlare di una usura anomala dei tubi. I miei diffusori, sono una coppia di ESL 63 Pro, mi facevano notare che qualcosa non andava, per non parlare poi delle continue e snervanti tarature del bias. Conosciuto Stefano, ho provato, e quando me lo ha riconsegnato non credevo alle mie orecchie. Questo dimostra a parer mio che NE, in fondo qualcosa di buono in teoria lo faceva, ma in pratica, contenendo i costi, no.
Grazie Stefano, per il capolavoro che hai creato partendo dall’LX1321 che io consideravo ben suonante. Su internet girovagando ho incontrato il tuo sito, mi è piaciuto. Provare? perchè no! è uscita una meraviglia ora si che si parla di HIFI, ora si che si ascolta veramente la musica, non l’impianto, lui fa solo il suo dovere. Suona come non potevo neanche minimamente immaginare… le mie Quad mi hanno ringraziato e ti ringraziano
Grazie.
Devi collegare il tester nella scala dei 2volt sulla resistenza di test point (quella in serie sotto il catodo) e conoscendo il valore di questa resistenza e la corrente che dovrà passarci, con la legge di ohm calcoli la tensione che dovrai leggere sul tester, quindi colleghi il tester sulla resistenza ad amplificatore acceso e se non leggi la tensione che ci si aspetta devi regolare il trimmer del bias fino ad ottenerla.
Salve, avrei una domanda in merito al problema con la regolazione della corrente di riposo. Qualcuno può descrivere come farlo? Non conosco l’italiano, mi scuso in anticipo per gli errori.
2 induttanze separate non intermodulano, perchè sono separate. Quando le accoppi magneticamente invece sì… ad esempio nel 1240 modificato l’accoppiamento magnetico tra le 2 induttanze causava l’innesco di una leggera oscillazione a bassa frequenza che compariva non solo nel montaggio reale ma anche su Spice. Non c’è nessun segreto, lo hanno fatto solo per risparmiare.
Avevo letto da qualche parte che le induttanze doppie di NE erano avvolte in contro fase per limitare appunto problemi di intermodulazione a bassa frequenza…bisognerebbe analizzarle con oscilloscopio per scoprirlo
Ciao Stefano,
Ti comunico che ho ultimato il montaggio dell’ampli (upgrade LX1321 NUOVA ELETTRONICA).
Nonostante il cablaggio in aria è andato tutto per il meglio al primo colpo! (ovviamente prima accensione col variac).
Ti faccio i complimenti per i trasformatori, mai visto una risposta in frequenza cosi’ ampia (sinusoide perfetta e stabile da 10Hz a 76.000Hz!), onda quadra a 100, 1000, 5000Hz perfetta, una quarantina di watt con KT90, DF 4,2 circa.
Suna molto bene, almeno per i miei gusti, ovviamente ci sara’ roba che suona meglio ma considerando che e’ una modifica di un circuito precedentemente fatto male direi che e’ ottimo.
Entro con un preampli a valvole sempre di NE con componenti migliorati, e, come dicevi tu, il suono viene ulteriormente distorto, entrando direttamente con un lettore cd la faccenda cambia di molto.
Ho fatto lievi modifiche (consigliate da te):
-sull’anodica ho inserito un elettrolitico da 1000uF 650V (al posto dei due in serie da 500uF) e in parallelo allo stesso ne ho messo uno da 10uF e un ulteriore da 0.1uF in polipropilene.
-Ho messo un altro polipropilene di bassa capacita’ in parallelo a ciascun elettrolitico sulla sezione pre (C1-C2-C5)
-Inserito un ritardo sull’anodica.
-Ho eliminato il potenziometro in ingresso entrando direttamente nella griglia della ecc81 e mettendo una resistenza da 50Kohm tra ingresso e massa.
Grazie ancora.
Fabio
Ho eseguito la modifica con i trasformatori Sb lab e devo dire che sono rimasto veramente colpito amplificatori che suonano cosi’ non li senti spesso nemmeno nei negozi hi end e pensare che si parte da quel rottamino di nuova elettronica il risultato finale lascia senza fiato, trasformatori veramente ben fatti che nulla hanno da invidiare a roba super ricercata e molto costosa, veramente complimenti.
Perchè dovrei prende in giro? l’apparecchio dell’articolo sta a roma da un mio caro amico, tra un pò dovrebbero darmene un’altro per fare la stessa cosa così pubblico anche le strumentali acquisite con nuovo strumento computerizzato che non avevo al tempo del primo articolo
Ciao, mi fai paura…
Ma quanto sei preparato?
O ci prendi in giro.
Comunque grazie, articolo affascinante.