Guida pratica tra falsi miti, rischi di sicurezza e segnali d’allarme, con casi reali dal banco SB-LAB.
Nel mondo dell’Hi-Fi valvolare non è raro imbattersi in apparecchi che, dietro un aspetto seducente, nascondono difetti gravi. Ci sono gli accrocchi “cantinari”, frutto di improvvisazione e materiali scadenti, ma anche amplificatori hi-end dal prezzo stellare che, pur costando come un’auto, sono cablati e progettati con la stessa sciatteria.

A complicare il quadro, si aggiungono gli apparecchi pesantemente modificati da mani inesperte: interventi che promettono miracoli sonori e invece peggiorano prestazioni, sicurezza e affidabilità. Questa guida raccoglie casi reali che mi sono passati sul banco SB-LAB, smonta i miti più diffusi e fornisce criteri concreti per distinguere un valvolare costruito a regola d’arte da un semplice “bel vestito” pieno di rischi nascosti.
Anche se spendete tanto potreste rimanere fregati
Il prezzo non è una garanzia di qualità. Nel mondo dell’Hi-Fi valvolare esistono marchi che si presentano come “hi-end” e che propongono prodotti dal costo di diversi stipendi, accompagnati da recensioni entusiastiche su riviste specializzate. Tuttavia, dietro l’immagine patinata, può celarsi una realtà molto diversa.
Un caso esaminato nel mio laboratorio lo dimostra: un amplificatore di fascia altissima, acquistato nuovo da un cliente, presentava difetti costruttivi e funzionali sorprendenti per la fascia di prezzo. Tra le anomalie riscontrate:
- Trasformatore di alimentazione rumoroso e con isolamento insufficiente.
- Zoccoli valvolari ballerini, incapaci di mantenere le valvole ben salde.
- Diafonia tra ingressi: passando da un canale all’altro restava udibile il segnale precedente, segno di commutazione e schermatura inadeguate.
- Cablaggio interno disordinato, con componenti incollati anziché fissati meccanicamente e grovigli di cavi non schermati.
- Componentistica sottodimensionata: interruttore di accensione economico, induttanza della cella CLC priva di traferro, potenziale causa di saturazione, componenti dozzinali.
La costruzione complessiva tradiva scelte economiche incompatibili con un prodotto di lusso: lamiera di fondo non lavorata professionalmente, schede elettroniche “di catalogo” incollate, collegamenti di rete realizzati senza la necessaria cura.
Il cliente aveva chiesto una revisione completa per risolvere ronzio, diafonia e fissaggio delle valvole, ma la somma di carenze progettuali e costruttive ha reso evidente che l’intervento non avrebbe potuto trasformare l’apparecchio in qualcosa di realmente affidabile: in casi simili la soluzione più sensata resta spesso la demolizione e il recupero delle sole parti riutilizzabili.
Questo episodio ricorda che il marchio e il prezzo non bastano a garantire qualità, sicurezza o prestazioni sonore. Una campagna di marketing aggressiva o recensioni entusiaste possono creare un’aura ingannevole, soprattutto quando i costruttori investono più in pubblicità che in progettazione e controllo. Prima di un acquisto importante è quindi essenziale:
- Valutare le immagini interne (cablaggio, fissaggi, schermature) oltre a quelle esterne.
- Verificare dati oggettivi come isolamento, banda passante dei trasformatori e qualità dei componenti.
- Diffidare di slogan come zero feedback o cablaggio in aria se non accompagnati da misure concrete e non di parte.
Pagare molto non significa automaticamente comprare il meglio: un progetto serio e una costruzione impeccabile contano più del nome o del prezzo in etichetta.
“Chi poco spende butta i suoi soldi…”
Nel mondo dell’Hi-Fi valvolare convivono grandi marchi, piccoli produttori, appassionati autocostruttori e chi si improvvisa costruttore. In questo scenario, chi desidera un amplificatore a valvole si trova di fronte a molte scelte e, talvolta, a clamorosi abbagli. Non si tratta di stabilire cosa “suoni bene o male” – questione spesso soggettiva – ma di distinguere in modo chiaro ciò che è costruito in maniera tecnicamente accettabile da ciò che non lo è, analizzando le motivazioni che portano a errori di valutazione.
Primo caso: un 300B anonimo, proposto come prestigioso “dual mono” in un unico telaio, con due alimentazioni separate, attenuatore a scatti e condensatori carta-olio – caratteristiche che, sulla carta, promettevano un suono eccellente. È stato venduto per 700 €, ma il proprietario lamentava un suono debole e poco brillante, con fruscii su un canale. All’apertura, la realtà era ben diversa: piastra fissata con velcro (VELCRO !!!), cablaggio disordinato, condensatori ad alta tensione isolati solo con un nastro, altri appesi a fili nudi e colla a caldo. Durante il trasporto i trasformatori si erano quasi staccati, fissati com’erano a semplice compensato con viti sottodimensionate. I trasformatori d’uscita, nonostante le etichette ottimistiche (30 Hz–30 kHz), mostravano una banda passante reale ferma a circa 15 kHz (-3 dB). In sostanza: 40 kg di materiale poco riutilizzabile e nessun reale valore musicale.
Un secondo esempio riguarda un altro 300B, questa volta in configurazione push-pull, venduto per 800 €. Pur cablato leggermente meglio, presentava difetti gravi: un condensatore ad alta tensione fissato solo con colla a caldo si era staccato provocando scariche, e un fastidioso “hum” persisteva anche dopo interventi di emergenza. Indagando, ho scoperto che i trasformatori d’uscita pubblicizzati come artigianali erano in realtà trasformatori di nuova elettronica per EL34 nascosti in gusci metallici e sigillati con silicone, con prestazioni da apparecchio di fortuna.
In più punti di questi apparecchi si notavano soluzioni tecniche scorrette, come collegamenti lasciati flottanti e sezioni di avvolgimento inutilizzate, con conseguente degrado della resa sonora e potenziali rischi di affidabilità.
Questi episodi mostrano che l’errore non è solo di chi assembla: anche chi compra, spinto da luoghi comuni (“la 300B suona sempre meglio”, “la valvola X ha il basso perfetto”), può cadere in trappole costose. In realtà non si ascolta mai “una valvola” isolata: il risultato dipende da schema, trasformatori, componenti e messa a punto complessiva. Con progetti equivalenti e ben eseguiti, le differenze fra valvole si riducono a sfumature di gusto.
Alcune valvole, come la 300B, richiedono peraltro maggiori competenze e materiali per dare il meglio: alimentazione in continua dei filamenti, driver capaci di ampi swing di tensione, trasformatori di qualità superiore. Di conseguenza, due apparecchi equivalenti per potenza e risultato sonoro possono avere costi molto diversi a seconda della valvola impiegata.
Molti costruttori poco seri puntano invece su dettagli appariscenti ma marginali – condensatori carta-olio costosissimi, morsetti dorati, saldature in argento – mentre trascurano aspetti cruciali come cablaggio, schermature, percorsi di massa e dimensionamento dei trasformatori.
Il risultato è che, seguendo certe mode, si può finire per acquistare apparecchi che suonano peggio di quanto promettono, o che presentano criticità di sicurezza. Non basta una bella valvola per garantire qualità: serve un progetto solido e una costruzione impeccabile.

In conclusione, un amplificatore valvolare costruito correttamente ha inevitabilmente un costo adeguato. Con budget limitato, è meglio scegliere valvole meno impegnative ma un progetto ben eseguito, piuttosto che cedere a prodotti dall’aspetto lussuoso ma realizzati in modo approssimativo. In caso contrario, il rischio è di ritrovarsi con un oggetto costoso che offre poco più di una bella vetrina.
Il caso: Gamma Acoustic Space Reference – Attenzione ai “devastati”
Quando un “upgrade” diventa un disastro
I cosiddetti devastati: amplificatori nati da marchi reali, spesso validi in origine, poi modificati pesantemente e rivenduti come “upgrade”, quando in realtà sono stati devastati nelle scelte circuitali, nella sicurezza e talvolta anche nell’affidabilità.
I devastati sono particolarmente insidiosi sul mercato dell’usato: l’annuncio può farli apparire come elettroniche commerciali “normali”, magari con qualche miglioria, ma all’interno nascondono interventi arbitrari che alterano progetto, prestazioni e sicurezza. Il tono è volutamente ironico, ma il problema è serio: interventi non verificati possono trasformare un apparecchio sano in un devastato. Come riconoscere un devastato quando valutate un usato? Nelle inserzioni online può sembrare tutto regolare…
…ma sotto il coperchio possono nascondersi modifiche arbitrarie presentate come “upgrade”. Il rischio concreto è pagare un usato a prezzo pieno e dover poi investire molto di più per riportarlo alle condizioni originali. Prima di acquistare chiedete sempre: stato di originalità, dettaglio delle modifiche, foto interne. Valutate con un tecnico qualificato se l’apparecchio sia stato devastato e se il ripristino abbia senso tecnico ed economico.
Esempio reale: l’apparecchio arrivato in laboratorio “suonava bene” secondo il venditore, ma le misure di base raccontavano altro: canali sbilanciati (circa 9 W RMS vs 6 W RMS), differenza di livello di ~2 dB e rumorosità evidente. In ascolto, la resa era scadente. È emersa anche un’innescata a radiofrequenza attorno a 2,45 MHz, sintomo di stabilità compromessa da scelte circuitali discutibili.

All’apertura si riscontravano interventi non documentati: componenti incollati, percorsi di segnale tortuosi, aggiunte “magiche” prive di funzione tecnica, cablaggi dei filamenti sottodimensionati, condensatori e ponti in posizioni inusuali o a rischio.
Cablaggi sottili dove scorrono correnti elevate e “mummie” di isolante: altri segnali tipici di devastato.
“Soluzioni distensive”: accessori e materiali non tecnici non migliorano il suono.
Esempi di scelte a rischio: condensatori e cablaggi tra masse ravvicinate senza criterio di ritorni e percorsi di corrente.
Anche le alimentazioni mostrano talvolta soluzioni improprie (diodi + valvola usata come semplice resistenza in una CRC mascherata), scelte che non portano benefici misurabili e complicano affidabilità e manutenzione.
Componenti danneggiati: altri campanelli d’allarme.
In casi del genere il ripristino richiede tempo: ricostruzione dello schema, distinzione fra parti originali e interventi successivi, pulizia, rifissaggio meccanico, sostituzione di prese e boccole danneggiate, riprogettazione della sezione di alimentazione con valori e topologia adeguati al carico reale. (Nella foto un ponte di diodi perforato volutamente con il trapano, il motivo nessuno lo sà, e ovviamente non c’è nessun motivo sensato per fare una cosa del genere).
La prima cosa che ho fatto…
Il lavoro è consistito nel ripristino funzionale e di sicurezza: revisione della topologia di alimentazione, dimensionamento corretto di induttanze e condensatori, gestione dei percorsi di massa, fissaggi meccanici, sostituzione di prese, morsetti e controlli frontali danneggiati. Dove necessario, sono stati impiegati componenti NOS di qualità (ad es. polistirene) in luogo di elementi impropri o mal fissati.
Apparecchiature audio fantascientifiche e paranormali
Presentiamo l’Amplificatore Meta-Analogico Quantico a Risonanza Epigenetica: fine dell’era dei numeri, inizio dell’Armonia Totale.
Solo trasformatori a risonanza fisico-metaforica (chilometri di filo avvolti su nucleo diamagnetico), nessun componente attivo, nessun componente passivo: il suono si auto-organizza. Post-acceleratore delta quantico per allineare digitale e analogico; stabilizzatore epigenetico che “educa” la corrente senza toccarla. Notch cosmico e risposta “oltre l’udibile”: le pareti scompaiono. Puff!Nota: trafiletto satirico, ogni riferimento è arbitrario e puramente casuale.
Quasi sempre sono sceneggiature per vendere scatole costose. Niente nomi: vale per chiunque usi misticismo (quantico, epigenetico & co.) al posto di progetto.
Regola pratica (brevissima):
- Se mancano schema, misure ripetibili e foto interne, sono cose campate in aria, lascia stare.
- Se parlano di “energie quantiche/epigenetiche”, lascia stare.
- Se promettono miracoli “senza componenti” o con oggetti “magici”, lascia stare.

Meglio un ampli normale ma ben progettato e misurato di un talismano da salotto.
Chiusura: e se ho già comprato un “impresentabile”?
Capita. E sì, brucia. Ma non peggiorare il danno: non cercare di rivendere la fregatura ad altri. Così si alimenta l’idea che nell’Hi-Fi ci siano solo bidoni. Meglio fermarsi qui e rimettere in sesto la situazione in modo pulito.
Cosa puoi fare (pratico e breve):
- Perizia lampo: fatti fare un preventivo serio di ripristino. Se il costo supera ½ del valore di un apparecchio onesto, non conviene.
- Demolizione selettiva: recupera ciò che ha senso (valvole, zoccoli buoni, manopole, induttanze; trasformatori solo se realmente validi; chassis se robusto). Il resto è riciclo.
- Riparti da basi sane: meglio un progetto semplice ma corretto che un “accrocchio” rifatto tre volte. Valuta un apparecchio economico da ottimizzare con un tecnico capace o, se il budget è strettissimo, un piccolo t-amp: non è a valvole, ma suonerà più pulito di tanta fuffa.
- Impara il filtro anti-bufala: foto interne, misure credibili, costruzione solida > slogan e luccichii.
Servizio di Rottamazione:
Con il servizio di rottamazione SB-LAB valutiamo l’apparecchio, recuperiamo solo le parti sane (se ha senso) e ti proponiamo un percorso pulito: ripristino serio oppure credito su un progetto affidabile. Scopri modalità, tempi e cosa serve per la valutazione sulla pagina Rottamazione.
Risposte veloci
- Voglio spendere pochissimo ma avere un valvolare “vero”: tieni i soldi. Rischi solo di buttarli.
- Budget ~1000€: evita le “regine” costose (2A3, 300B, 845, 211) e gli apparecchi iper-potenti. Cerca 10–15 W ben progettati, cablaggio ordinato, trasformatori seri; lascia perdere attenuatori esoterici e saldature d’argento come criterio.
- Voglio proprio una 2A3/300B/845/211 “come si deve”: si può, ma non sotto i 1000€ (spesso ben oltre), altrimenti è compromesso pesante.
Morale: Un amplificatore ben costruito, con trasformatori decenti, anche con la più umile valvola da TV, suonerà meglio di un apparecchio mal fatto pieno di nomi altisonanti. Punto. E niente “scaricabarile”: la qualità si difende anche con l’etica.





























































Quelli di norman koren sono buoni, comunque i risulti sulla distorsione della KT88 SE+UL li ottieni tali e quali anche con una KT88 vera sul tavolaccio di prova o sui vari amplificatori pastrocchio che ho avuto in mano, autocostruiti dai clienti o venduti in giro dai vari cinesi o non cinesi… Il guadagno del tubo diminuisce sulle tensioni alte e aumenta in basso (si vede anche a occhio guardando le curve) rendendo la valvola estremamente assimetrica, in pushpull funziona perchè sovrapponi le 2 valvole ribaltate una con l’altra che produrranno una piccola distorsione di terza ma è palese che diventa un distorsore inaccettabile in single ended.
Ci sono diversi file spice in giro della KT88, dove hai trovato il file spice affidabile a cui fai riferimento? Grazie
Tu stai parlando di un pushpull, l’ultralinare nei pushpull va bene e non è un problema, anzi per le KT88 va meglio che a pentodo. Il problema dell’ultrlineare è se lo vuoi fare in single ended, in quel caso la valvola lavora con le 2 semionde fortemente assimmetriche. Per capire se un trasformatore è in corto bisognerebbe iniettare segnale sul suo primario e vedere se sul secondario esce pulito o con delle distorsioni, con un tester non lo puoi capire. Di certo però un trasformatore con un pezzo di avvolgimento in corto emetterebbe pernacchioni e non solo un leggero rumorino…
Buon giorno,
come prima cosa La ringrazio per la spiegazione, ne faro’ tesoro.
Ho una domanda, ho riparato un amplificatore in Kit di nuova Elettronica (LX1113).
Monta 2 KT88 in configurazione Push-Pull ultralineare (grazie a lei ora so’ cosa significa).
Dopo aver riportato in vita detto amplificatore, piste bruciate e resistenze di griglia schermo esplose, sostituite due ECC82, una KT88 ed effettuate le tarature della corrente di bias mi sono accorto che un canale aveva un leggero ronzio (16 mVpp), indagando ho scoperto che l’avvolgimentio dell’ultralineare di una sola KT88 (quella che era in cortocircuito fra catodo e griglia schermo) risulta con caratteristiche alterate (gli altri avvolgimenti sono perfetti ).
L’amplificatore sembra funzionare ma non vorrei che questa condizione porti ad un nuovo disastro. Quali rischi si corrono a lasciarlo cosi’?
Cosa mi consiglia di fare? e’ indispensabile la sostituzione del trasformatore di cui sopra?
E’ la mia prima riparazione su un valvolare.
Cordialmente
Antonio
Come ho scritto sull’articolo a mio parere l’uso di ultralineare in configurazione SE non porta nessun vantaggio ma solo maggiore distorsione, basta che guardi le curve di esempio della KT88 sull’articolo, come puoi vedere è assimetrica,, la distanza tra le varie linee inizialmente è più larga che verso la fine, in SE non è lineare. L’UL è nato per essere usato nei pushpull dove diventa vantaggioso usarlo, se con la 6V6 triodo ottieni 3 watt con l’UL ne hai forse 3,2?! ma distorce molto di più! non ha senso, fallo andare a triodo, oppure se vuoi più potenza a pentodo. Poi fai quello che vuoi, ma io non lo farei. Posso segnalarti questo progetto https://www.sb-lab.eu/sb-varuna-phono-single-ended-6v6gt/ , di cui potrei rendere disponibile lo schema come premium, posso fornirti il set di trasformatori per realizzarlo o per realizzare quello che hai trovato su internet, ho visto lo schema è molto semplice e va bene per cominciare, oltre alla 12AU7/ecc82 potresti usare anche altre valvole simili e anche la poco conosciuta e snobbata ECC84 che è antesignana della ECC88, ha un mu di poco superiore alla ecc82 (24 invece di 22) ma la pendenza della curve è molto inferiore (ha una resistenza interna che è quasi la metà di quella della ECC82!), potrei anche suggerirti qualche modifica come ad esempio un feedback disattivabile o variabile così puoi sentire la differenza ad orecchio e formare una tua preferenza invece di dar solo credito ai soliti guru.
Ciao ho letto con interesse tutta la trattazione e siccome mi stò accingendo anche io alla costruzione di un single end (modesto in potenza e senza tante pretese essendo il mio primo…) con finali 2x 6V6 pilotate da 1/2 triodo ecc82 per canale, vorrei chiedere un parere.
Lo schema che ho trovato in rete e che mi è piaciuto è realizzato con TU a presa intermedia. Cito il modello per chiarezza: 6V6 Marblewood.
Dovendo approvvigionarmi dei 2 TU, mi domando se un TU ultralineare non è sufficiente, anche in considerazione del fatto che ho visto altri schema dove la tensione di graglia schermo viene prelevata dalla tensione anodica tramite una resistenza.
Ringrazio e attendo un parere