Nibiru: il preamplificatore che smonta i miti su distorsione e feedback

“NIBIRU” è il nome, un po’ ironico, di un preamplificatore sperimentale nato per verificare sul campo alcune convinzioni molto diffuse tra gli audiofili: la presunta “magia” delle armoniche pari generate dalle valvole, la demonizzazione del negative feedback e l’idea che un circuito “zero feedback” possa restituire tridimensionalità sonora assente nella registrazione originale. Questo progetto, sviluppato come vero e proprio banco prova, ha l’obiettivo di misurare, ascoltare e capire cosa accade realmente ad un segnale quando lo si sottopone a diversi tipi di carico e di controreazione.

Perché il nome “Nibiru” ?

Nibiru è il pianeta mitico inventato dallo scrittore Zecharia Sitchin, completamente privo di riscontri scientifici. Allo stesso modo, anche nell’audio di alta fedeltà circolano “pianeti immaginari”: dogmi, leggende e convinzioni mai dimostrate, che però influenzano scelte progettuali e marketing.

Miti da sfatare: armoniche e feedback

Secondo una narrazione diffusa, il fascino delle valvole dipenderebbe dal fatto che generano solo armoniche pari, mentre i circuiti push-pull produrrebbero armoniche dispari, ritenute meno gradevoli. In realtà qualsiasi triodo genera un mix di armoniche pari e dispari, in quantità variabili a seconda del circuito, del punto di lavoro e persino della singola valvola. Altro mito: la controreazione (negative feedback) “cancellerebbe informazioni sonore”. In verità, la sua assenza non preserva la purezza del segnale, ma aggiunge distorsioni e irregolarità che possono in certi casi piacere all’orecchio, ma che non sono nel segnale originale.

Distorsione: non solo armoniche

La distorsione armonica è solo una delle tante possibili. Esistono anche distorsioni di fase, di intermodulazione e di memoria, spesso più influenti sul risultato sonoro. Mostrare e interpretare tutte queste grandezze richiederebbe strumenti sofisticati, ma anche con le sole misure disponibili il quadro è chiaro: la realtà è più complessa della percentuale di THD riportata in una scheda tecnica.

Il circuito sperimentale

Nibiru utilizza una sola valvola ECC82/12AU7 (o equivalenti 6189, 5814A, 12BH7, 6CG7, 6SN7) alimentata a bassa tensione (circa 80 V). Un deviatore quadruplo permette due modalità operative:

  1. Resistiva – carico anodico resistivo e catodo non bypassato: quasi nessun elemento reattivo.
  2. Reattiva – catodo bypassato e induttanza di carico 19S555: il classico schema parafeed, arricchito da una controreazione locale variabile, caratteristica originale di questo esperimento.

Due potenziometri doppi completano il circuito:

  • controllo di tono per regolare le basse frequenze;
  • regolazione continua del tasso di negative feedback.

Ascolto guidato

L’esperimento consiste nel collegare Nibiru fra una sorgente di qualità nota (ad esempio un DAC o un lettore CD) e un finale di potenza retroazionato, cioè con adeguato smorzamento dei diffusori. È preferibile un amplificatore di buona qualità: un apparecchio scadente o zero feedback falserebbe le prove.

A questo punto ci si può divertire a sperimentare, ruotando i potenziometri per ascoltare come varia il suono. Vale davvero la pena provare di persona, perché l’esperienza è istruttiva e fa luce su fenomeni che di solito restano teorici.

Modalità resistiva

In configurazione resistiva, priva di elementi reattivi, Nibiru si comporta in modo quasi neutro. L’unico effetto percepibile è una leggera preamplificazione e la minima distorsione armonica tipica della valvola. Con la controreazione al massimo, anche questa distorsione si riduce ulteriormente, rendendo la differenza rispetto a un collegamento diretto quasi impercettibile.

Modalità reattiva

Il carattere del circuito cambia radicalmente quando si inserisce l’induttanza di carico, trasformandolo in un vero parafeed. In più, Nibiru introduce un’idea originale: negative feedback locale variabile.

L’ascolto mette in evidenza una sequenza di trasformazioni molto netta:

  • Feedback massimo – il suono è piuttosto chiuso e aderente alle casse. Curiosamente, alcune persone lo preferiscono così, a conferma della soggettività del giudizio “meglio o peggio”.
  • Riducendo gradualmente il feedback – la scena sonora si apre, si distacca dai diffusori, compare un fronte centrale e prende forma il cosiddetto “palcoscenico”, con voci e strumenti ben distribuiti.
  • Feedback intermedio (circa ore 13 del potenziometro) – inizia una leggera fusione tra i canali destro e sinistro.
  • Feedback minimo – la gamma medio-alta rimane ariosa, ma le basse frequenze diventano poco definite, dapprima solo sporche, poi via via più slabbrate e invadenti. Il controllo di tono può attenuarle, ma non risolvere del tutto il problema.

Va ricordato che queste osservazioni riguardano un carico costituito dal potenziometro di un amplificatore; con un carico diretto di cassa acustica le interazioni diventano ancora più complesse.

Prove strumentali

Misure su carichi resistivi e reattivi confermano l’osservazione:

  • Distorsione armonica totale (THD): varia tra 0,4 % e 1,3 % a seconda di modalità e feedback.
  • In tutti i casi compaiono armoniche pari e dispari (2ª, 3ª, 5ª, 7ª, 9ª), smentendo l’idea che le valvole producano solo armoniche pari.
  • Risposta in frequenza e in fase: il carico reattivo introduce più rotazione di fase.
  • Onda quadra a 10 kHz: le forme d’onda mostrano arrotondamenti e ringing che variano con il tasso di NFB.
Distorsione su carico resistivo puro

Senza Feedback (THD 1,3%)

Massimo Feedback (THD 0,86%)

Distorsione su carico reattivo puro

Senza Feedback (THD 1,24%)

Massimo Feedback (THD 0,4%)

Le analisi di spettro, pur dettagliate, non offrono spiegazioni decisive: le variazioni di distorsione armonica fra le diverse configurazioni si riducono a poche frazioni di punto percentuale e non giustificano le marcate differenze percepite all’ascolto. Vale però la pena sottolineare un dato importante: anche un semplice stadio a un solo triodo non produce solo armoniche pari, né con né senza controreazione.

Lo spettro misurato senza feedback mostra, in ordine, le armoniche 2ª, 3ª, 5ª e 9ª, mentre con il massimo feedback compaiono 2ª, 3ª, 7ª e 9ª. Anche in modalità reattiva la situazione è analoga, con una miscela di armoniche di vario ordine. Chi sostiene che una valvola generi esclusivamente armoniche pari non descrive la realtà.

Un’obiezione prevedibile potrebbe essere: «Ma anche uno 0,1 % di differenza si può sentire!». L’esperienza dimostra il contrario. Sostituendo la ECC82 con altre ECC82, o con valvole compatibili come 6211, 5814 o 12BH7, ho riscontrato scostamenti anche superiori a quello 0,1 % di THD. Eppure, all’ascolto nessuno di questi cambiamenti era percepibile. Nelle prove svolte negli anni – sempre in cieco, senza che i partecipanti sapessero cosa stesse avvenendo – differenze di distorsione inferiori a circa mezzo punto percentuale sono rimaste registrabili solo dagli strumenti, non dall’orecchio umano.

Dopo questa verifica si può passare con maggiore consapevolezza all’analisi della risposta in frequenza e in fase, dove emergono altri aspetti significativi del comportamento del circuito.

Risposta in frequenza su carico resistivo

Senza Feedback (25 gradi a 60khz)

 Massimo Feedback (25 gradi a 70khz)

Risposta in frequenza su carico reattivo

Senza Feedback (25 gradi a 20khz)

Massimo Feedback (25 gradi a 50khz)

Per un mio errore nell’acquisizione dei grafici, la scala della fase non è uniforme: 50 gradi per quadretto nel caso del carico resistivo e 10 gradi per quadretto nel caso del carico reattivo. Nonostante questa differenza, il comportamento in fase del carico resistivo risulta comunque migliore, con una rotazione di circa 25 gradi a partire da 1 kHz. Già da questa misura emerge un punto chiave: l’elemento reattivo introduce una rotazione di fase più marcata. Per approfondire, conviene osservare la risposta del circuito quando viene sollecitato con un segnale ad onda quadra a 10 kHz – nel grafico, il tracciato giallo rappresenta il segnale del generatore, quello azzurro l’uscita del circuito.

Quadra su carico resistivo

Senza Feedback (1volt / div)

Massimo Feedback (1volt / div)

Quadra su carico reattivo

Senza Feedback (10volt / div)

Massimo Feedback (2volt / div)

Considerazioni finali

Sul carico resistivo non si osservano fenomeni rilevanti, a parte la variazione di ampiezza del segnale. Il fronte di salita e di discesa dell’onda quadra risulta solo leggermente arrotondato, effetto normale dovuto alle capacità parassite del circuito.

Con il carico induttivo e senza controreazione, invece, la forma d’onda appare più arrotondata e deformata. Aumentando gradualmente il tasso di negative feedback la deformazione si riduce, ma non scompare del tutto. Al massimo feedback compaiono persino lievi ondulazioni sulle creste dell’onda – il cosiddetto ringing – evidenti solo ingrandendo la traccia e dovute a una piccola risonanza interna.

Questi comportamenti indicano che i fenomeni più significativi si manifestano soprattutto sui segnali transitori, quando condensatori e induttanze immettono nel segnale ulteriori componenti. Il negative feedback riesce in parte a cancellare le alterazioni introdotte dal circuito stesso (non informazioni presenti nel segnale originale) e, per effetto di interazione, può generarne di nuove. Strumentazioni più sofisticate potrebbero misurare questi effetti con maggiore precisione, ma le tendenze emerse sono già chiare.

In conclusione, è evidente che gli elementi reattivi aggiungono distorsioni al segnale, e queste distorsioni non hanno nulla a che vedere con le sole armoniche. Ne consegue che molti circuiti zero-feedback e l’uso stesso di trasformatori interstadio hanno come scopo principale colorare il suono, cioè introdurre caratteristiche aggiuntive. Non è la controreazione a “cancellare” informazioni: è piuttosto la sua assenza a generare nuove componenti, che talvolta possono risultare gradevoli ma che, come dimostra l’esperimento con Nibiru, comportano anche effetti indesiderati, come sporcature e perdita di definizione.

L’esperienza suggerisce che il miglior risultato d’ascolto si ottenga cercando un equilibrio: dosare con attenzione la quantità di negative feedback fino a individuare quel punto intermedio in cui si ottiene un palcoscenico sonoro ampio e coinvolgente, ma senza le impurità e le imprecisioni tipiche di una totale assenza di controreazione. Chi volesse replicare l’esperimento in modo semplice può comunque realizzare solo la sezione reattiva con feedback regolabile, omettendo il commutatore e il controllo di tono.

Nibiru dimostra che molte “verità audiofile” sono in realtà miti. Un pizzico di controreazione, dosato con competenza, è come un condimento ben bilanciato: esalta il sapore della musica senza coprirlo.

Continue reading...

12 Responses to Nibiru: il preamplificatore che smonta i miti su distorsione e feedback

  • Come ti ho già risposto su facebook questo è il mio progetto, a me interessava fare quelle quelle prove li. Il valore della RK però va lasciata invariata per non sposare il punto di lavoro della valvola. Tu cmq puoi fare le prove che vuoi. A me non interessa vendere questo oggetto, lo costruii solo per verificare una mia teoria sugli effetti all’ascolto, mi ha confermato quello che pensavo, per me il suo scopo si è esaurito li, se vuoi le 2 induttanze ed evantualmente un trasformatore di alimentazione te lo posso fornire e dopo puoi fare le tue prove poi ci racconti cosa scopri 🙂

  • Il fatto che lei abbia pensato di realizzare un cotale induttore ha un significato importante di per sé, indipendentemente dalle difficoltà realizzative. Le degenerazioni introdotte dall’assenza dei condensatori catodici si ha dunque anche selezionando il carico anodico resistivo? Ecco che sarebbe dune importante testare sia il resistore sia l’induttore anodico nelle stesse condizioni di presenza e/o assenza dell’array di condensatori catodici. Il potenziometro non sarebbe del tutto in serie ai condensatori di by-pass, ma sostituirebbe il resistore catodico. Il cursore sarebbe collegato all’array dei condensatori, dunque solo una parte di quel potenziometro sarebbe in serie ai condensatori, esclusa la posizione in cui tali condensatori verrebbero a trovarsi direttamente collegati al catodo del triodo.

  • L’induttanza da 600henry non è stato poi niente di tanto difficile da realizzare. Togliendo la capacità sotto il catodo introduci degenerazione locale che è equivalente ad aggiungere controreazione, cioè è controreazione locale anche quella. Con il potenziometro in serie al C di bypass puoi variare quest’altra controreazione con la differenza direi che sposti anche il taglio e la rotazione di fase in basso.

  • Buongiorno, non sono un elettronico “studiato”, ma un semplice appassionato autodidatta. Devo farle i complimenti per questo interessante circuito di prova. E anche per la realizzazione di codesto altrettanto interessante induttore da ben 600 H! Detto questo, la mia curiosità mi avrebbe spinto a disgiungere la commutazione delle capacità catodiche dall’induttanza anodica, per vedere cosa accade inserendo/disinserendo le capacità catodiche sia col resistore che con l’induttore come carico anodico. In altre parole provare la differenza di prestazioni fra induttore e resistore anodico nelle stesse condizioni catodiche. Addirittura: sostituire il resistore catodico con un potenziometro avente il cursore collegato a detti condensatori riferiti a massa, in modo da parzializzare a piacimento l’inserimento di quelle capacità. Ed infine provare ad inserire/disinserire una grid stopper immediatamente prima della griglia di controllo. Questo è quanto, la ringrazio per l’attenzione e le auguro buon lavoro.

  • Certo AleD ti dicono sempre che devi spendere tanto se no non va bene poi vai a casa di un tuo amico che ti chiama a sentire un 300b che ha pagato 12000 euro e fa schifo se anche fosse che spendi un sacco di trasformatori e va bene uguale a come va bene fatto in un altro modo cosa ci hai guadagnato?, vale l’idea o vale il risultato? dai retta a me che di apparecchi con i trasformatori di stefano ne ho già costruiti 3 con i suoi schemi e suonano molto meglio di tanta roba che compri senza feedback anche costosa

  • “Ma con un budget elevato sarebbe possibile progettare e costruire per esempio un SE a triodi con nessuna retroazione, ne’ globale e nemmeno locale, e che funzioni sonicamente bene? Da abbinare a diffusori ad alta sensibilità e facili da pilotare.”

    C’è anche da dire che il fastidio del basso smorzamento dipende anche dall’inerzia delle casse e dalla potenza del circuito, con questo 45 che ho realizzato io https://www.sb-lab.eu/sb-tulipa-single-ended-45/ avevo usato un tasso di NFB veramente poco limitato, il DF era appena di 3 ma con i soli 2,2 watt era sufficiente a fare un buon ascolto, però la questione è sempre quella che si rifugge il negative feedback perchè vi si associa una esperienza uditiva negativa, ma questo non è sempre vero, sopratutto se i trasformatori hanno bande passanti elevate e la rete di NFB è fatta bene non si trova nessuna differenza apprezzabile ad orecchio se non che senza del tutto in molte situazioni si ha esperienza di bassi fuori controllo, quindi non capisco la ragione dell’accanimento. In ogni modo il lilliput https://www.sb-lab.eu/lilliput-amplificatore-single-ended/ potrebbe essere uno di quei progetti molto semplici e con uno smorzamento buono nonostante l’assenza di controreazione, perchè la 6080 ha una resistenza interna di appena 300ohm… purtroppo le altre valvole di più comune uso hanno Ri di migliaia di ohm…

  • Gentile utente non posso fare commenti diretti su prodotti della concorrenza e ho dovuto per ovvi motivi eliminare il link, io non dico niente su quell’apparecchio perchè non l’ho mai provato ma un’idea ce l’ho e il video in questione l’ho già visto tempo fà e non mi trovo d’accordo con quelle che viene affermato, un monotriodo zero feedback accoppiato e trasformatori avrà un certo risultato che può piacere o non piacere ma trovo sbagliato affermare che l’uso di NFB sia incontrovertibilmente e sicuramente peggiorativo perchè si afferma come verità assoluta quello che invece è un gusto personale, ho pubblicato il progetto del triodino 4 con nfb disattivabile proprio per incuriosire le persone perchè il paragone tra 2 apparecchi diversi non vale niente e si traggono conclusioni errate, ci sono fior di amplificatori che usano la controreazioni venduti a parecchie migliaia di € di marchi famosi, che suonano bene. La questione piuttosto è che i sostenitori dello zerofeedback a tutti i costi a mio modesto parere siano una minoranza ma sono accaniti e fanno tanta “confusione” tutti gli altri comprano e realizzano quello che gli pare senza fare tanta propaganda, il problema è che sempre secondo me gli stessi stanno portando al collasso il mercato dei valvolari perchè ho osservato tantissime persone stanche di essere prese in giro con apparecchi che costano un’occhio della testa e mi dicono che non suona bene e sono passati allo stato solido perchè si sono arresi che quella via di mezzo non gliela da nessuno… o stato solito o valvolari zero feedback e tutti e dire così suona meglio.. in termini culari è come se tutti proponessero la loro ricetta per cucinare il baccalà dicendo questo è buono, è meglio, ma se non ti piace il baccalà?

  • Te lo dicono a parole, ma tu lo hai sentito e confrontati, sopratutto confrontati con retroazionati fatti al mio modo (e non uno qualsiasi) ? perchè un mio amico di roma che ha realizzato questo: https://www.sb-lab.eu/single-ended-el34-di-alberto/ aveva uno che continuava a dirgli (quando gli schemi erano ancora visibili in chiaro… infatti li ho pixelati tutti anche perchè mi ero rotto di queste persone) “non farlo, da un circuito così non puoi aspettarti più di tanto, è sbagliato, toglie quello aggiungi quall’altro, stacca il negative feedabck…” poi per fortuna alberto ha fatto il progetto rispettandolo, con i miei trasformatori e ottimi condensatori che gli hanno suggerito i ragazzi di audiokit e quando il guru di turno è andato a sentire è rimasto pietrificato e alla fine ha dovuto ammettere che non ha mai sentito così tanto dettaglio in un’amplificatore… e non è l’unico che si è trovato amici e conoscenti che remavano contro le mie progettazioni alla fine si sono trovati col loro amplificatori di marchi o nomi altisonanti … 845, 2a3, 300B i cui marchi i modelli non posso citare perchè poi sarei passibile di azioni legali, totalmente seppelliti.. tanto per dire che c’è uno che fa dei 300B e dichiara che siano zerofeedback e con uno smorzamento di diverse centinaia come cifra (totalmente impossibile anche con il più retroazionato degli stati solidi) ma poi nei vari commenti leggi gente che dice che però lo usa un biamplificazione solo sui medi alti perchè le basse non le fa bene.

  • Comunque l’esempio sarebbe questo:

    link eliminato

    Che ne pensi?

  • Chiedevo perché ci sono progettisti che li realizzano con costi di costruzione (non di vendita) di svariati migliaia di euro e sostengono appunto che la controreazione zero dia risultati sonicamente migliori usando valvole adatte in circuiti adatti. Boh.
    Se interessa in privato posso fornire il contatto (nostrano).

  • Come ho spiegato in altri articoli si riesce ad avere uno smorzamento “decente” ( https://www.sb-lab.eu/fattore-smorzamento-amplificatori/ )solo con un ristretto numero di valvole che posseggono una Ri molto molto bassa che praticamente si restringe alle regolatrici di tensione come la 6080 / 6336 / 6c33 e poche altre… con valvole come la 2A3 e le 300b non si riesce ad avere ottimisticamente parlante uno smorzamento superiore a fattore 2, ma sinceramente la cosa non deve essere di nessun interesse perchè quello che conta è il risultato e non come lo si ottiene e questo continuare a trattare il negative feedback come una sorte di peste a me personalmente ha stancato, ( https://www.sb-lab.eu/negative-feedback-e-la-caccia-alle-streghe/ ) tutti quelli che hanno sentito le mie realizzazioni o abbiano eseguito qualche mio schema con i miei trasformatori alla fine si sono trovati d’accordo che la buona progettazione con moderato (e sottolinea moderato) uso di NFB abbinato a buoni trasformatori da risultati superiori e non raggiungibili in sua assenza… Ma poi pubblicassero le strumentali a parole potrei anche dire di avere 4 braccia e 3 occhi… quanti ce ne sono che pubblicano i dati che pubblico io? Ho visto mcintosh, un produttore di amplificatori che costano come casa mia e basta… di contro ho avuto qualcuno che ha voluto insinuare che le misure che faccio sono taroccate perchè voglio tirare acqua al mio mulino, oppure quando per dire ho riparato il fatman 252 non ho avuto problemi a scrivere che faceva 100khz di banda passante perchè aveva ottimi trasformatori https://www.sb-lab.eu/fatman-itube-252/

  • Ma con un budget elevato sarebbe possibile progettare e costruire per esempio un SE a triodi con nessuna retroazione, ne’ globale e nemmeno locale, e che funzioni sonicamente bene? Da abbinare a diffusori ad alta sensibilità e facili da pilotare.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Audio Note P1 – Restauro completo e revisione professionale

Articolo aggiornato con foto d’archivio dei primissimi anni della mia attività: mi scuso per la qualità delle immagini, ma ho deciso di conservarle perché raccontano bene il “prima e dopo” del lavoro svolto.

Quando si parla di amplificatori valvolari musicali e dal suono elegante, il nome Audio Note è inevitabile. L’Audio Note P1 rappresenta uno dei modelli simbolo di questa filosofia: un integrato essenziale, dedicato a chi cerca naturalezza e micro-dettaglio più che pura potenza. Nato per offrire l’inconfondibile “voce” Audio Note in un formato accessibile, il P1 conquista per la sua capacità di dare vita alla musica, con un timbro caldo e una scena sonora ariosa che restano impressi anche dopo molti ascolti. L’esemplare protagonista di questo intervento porta con sé anche una piccola storia: acquistato anni fa da un appassionato di classica e jazz, ha macinato innumerevoli ore di ascolto senza mai essere toccato, fino a quando alcuni cedimenti interni hanno reso inevitabile una revisione completa.

Diagnosi iniziale

Quando l’amplificatore è arrivato nel mio laboratorio si presentava piuttosto provato. Diversi condensatori elettrolitici erano ormai esausti, alcune resistenze si erano bruciate e una delle valvole finali JJ Tesla aveva subito un guasto con corto interno, aggravando la situazione. Prima di ogni misura ho quindi provveduto a un’ispezione accurata del cablaggio e delle masse, per evitare che danni secondari rimanessero nascosti.

Ripristino e sostituzioni

Dopo la diagnosi ho sostituito tutti i componenti guasti e preventivamente rinnovato i condensatori più consumati. Tutte le valvole sono state rimpiazzate, eccetto una coppia di ECC83 ancora in perfetta forma e ben accoppiate: le ho mantenute nella sezione sfasatrice, preservando così un tocco dell’originale “voce” dell’apparecchio.

Analisi dei trasformatori d’uscita

Durante l’ispezione preliminare ho osservato che, nel trasformatore di uscita, l’ultimo strato del secondario non occupava completamente la gola del rocchetto. Questa scelta costruttiva, che può dipendere da precise valutazioni di progetto o da esigenze di avvolgimento, suggerisce una possibile incidenza sull’induttanza dispersa. Le successive misure hanno infatti confermato alcune caratteristiche coerenti con questa configurazione.

Misure e comportamento

  • Potenza massima: 10 W RMS, in linea con la targa.
  • Banda passante a 1 W: 20 Hz (–0 dB) ~ 17 kHz (–3 dB).
  • Banda passante a 6 W: la gamma bassa risulta più affaticata (distorsione già sotto i 30 Hz), mentre in gamma alta si osserva un lieve miglioramento, segno della compensazione parziale dell’induttanza dispersa.

Le misure evidenziano una banda passante con attenuazione di –3 dB già a 17 kHz. Questo significa che, all’ascolto, l’amplificatore può risultare leggermente carente nella gamma acuta e dare un’impressione di suono più “cupo o scuro” rispetto a progetti con trasformatori più estesi in frequenza. Senza sostituire i trasformatori d’uscita non è realistico ottenere un miglioramento sostanziale di questo aspetto; per contro, una scelta di diffusori dal carattere brillante in alto potrebbe compensare in parte la tendenza, offrendo un equilibrio tonale più neutro. Il fattore di smorzamento, pari a 8, resta comunque valido, ma ottenuto mediante un ricorso piuttosto spinto al negative feedback. Con un trasformatore limitato in banda, un NFB elevato può favorire instabilità: non a caso, in assenza di carico, ho riscontrato un’auto-oscillazione intorno ai 10 Hz, fenomeno che potrebbe occasionalmente presentarsi anche in condizioni reali quando l’impedenza dei diffusori cresce nella fase di ritorno del cono.

Risultato finale

Dopo la sostituzione dei componenti critici, la regolazione del bias e il collaudo strumentale, il P1 è tornato a suonare con la sua classica impronta Audio Note. L’intervento garantisce ora molti anni di ascolto affidabile, preservando quel carattere “british” che rende questo integrato ancora oggi una scelta amata dagli appassionati.

Continue reading...

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Riparazione e manutenzione del PrimaLuna ProLogue Two

Il PrimaLuna ProLogue Two è un amplificatore integrato a valvole molto apprezzato per la sua musicalità, la costruzione robusta e le soluzioni tecniche come l’Adaptive AutoBias. Come tutti gli apparecchi a valvole, però, richiede una certa manutenzione periodica: le valvole hanno una vita limitata, i contatti possono usurarsi e alcuni componenti elettronici non sono eterni.

Vale la pena sottolineare che il sistema Adaptive AutoBias, spesso citato come punto di forza, non è altro che un circuito di servo-bias: un comparatore a operazionali che controlla in automatico la polarizzazione delle valvole finali. Una soluzione semplice, ma molto efficace, che garantisce un funzionamento stabile senza la necessità di continue regolazioni manuali.

Nella mia esperienza di laboratorio ho riscontrato che questi amplificatori, pur essendo progettati con grande cura, tendono a mostrare alcuni difetti ricorrenti:

  • La scheda del servo-bias a volte sviluppa problemi di deriva e instabilità nella regolazione, rendendo difficoltoso mantenere corretta la polarizzazione delle KT88.
  • Gli zoccoli octal delle valvole finali, col tempo, possono allentarsi: le valvole restano leggermente “ballerine” e si creano falsi contatti. Questo può portare a situazioni pericolose come il red-plating di una KT88, con conseguente surriscaldamento, resistenze bruciate o guasti più seri.

Per questo motivo offro un servizio di revisione e manutenzione completa: sostituzione dei componenti critici, ripristino degli zoccoli, controlli approfonditi e tarature, così da restituire all’amplificatore l’affidabilità e la qualità sonora originali.

PrimaLuna ProLogue Two – Riparazione e manutenzione completa

Un cliente mi ha consegnato un PrimaLuna ProLogue Two dopo che una delle valvole finali era entrata in red-plate, surriscaldandosi fino a guastarsi. Per tentare una soluzione rapida, il proprietario aveva sostituito la valvola bruciata con un’altra di marca diversa, lasciando però le tre originali ancora in funzione. Questo genere di “mix” tra valvole differenti, seppur comprensibile come emergenza, non è mai consigliabile: infatti l’amplificatore continuava a manifestare difetti e instabilità.

Diagnosi iniziale

La prima operazione è stata una pulizia accurata con aria compressa, poiché l’interno dell’apparecchio era molto impolverato. Successivamente ho verificato lo stato dei componenti critici e ho riscontrato un problema comune a questi modelli: gli zoccoli octal delle valvole finali erano troppo lenti e laschi, tanto da far “dondolare” le KT88. Questo non solo compromette l’affidabilità dei contatti, ma può provocare falsi contatti con conseguenti guasti gravi, come valvole in red-plate e resistenze bruciate come conseguenza.

Interventi eseguiti

  • Sostituzione zoccoli: ho rimosso i quattro zoccoli octal difettosi e li ho sostituiti con nuovi zoccoli di qualità, dotati di contatti placcati oro per garantire maggiore affidabilità nel tempo.
  • Controllo valvole di segnale: ho testato tutte le valvole preamplificatrici. Una delle ECC82 originali risultava ormai consumata e fuori specifica, quindi l’ho sostituita con una coppia nuova di ECC82 Tung-Sol. Le due ECC83 originali PrimaLuna, invece, erano ancora in ottimo stato e sono state mantenute.
  • Nuovo quartetto di finali: per ripristinare una condizione di equilibrio e omogeneità, ho installato un quartetto di 6550 Tung-Sol nuove di fabbrica, scelte per affidabilità e coerenza timbrica.

Collaudo e rodaggio

Dopo gli interventi ho proceduto con un’accensione controllata sotto Variac, monitorando assorbimenti e stabilità di bias. L’amplificatore ha risposto correttamente e ha iniziato a funzionare senza alcun difetto. Come consuetudine, ho lasciato suonare il ProLogue Two per diverse ore in laboratorio, così da verificarne la piena affidabilità nel tempo.

Grazie a questa manutenzione, l’amplificatore è tornato ad essere affidabile, stabile e pronto per molti altri anni di musica, con contatti sicuri, valvole nuove e un funzionamento privo di rischi.

Un amplificatore conservato male, molto male!

Non tutti gli apparecchi arrivano in laboratorio nelle stesse condizioni. Alcuni hanno alle spalle anni di utilizzo regolare, altri invece una vita meno fortunata. Questo amplificatore, ad esempio, era stato conservato in un ambiente ostile: umidità elevata e probabilmente anche agenti chimici o esalazioni aggressive ne avevano compromesso l’interno. Quando è giunto da me, presentava pesanti segni di ossidazione e corrosione diffusa.

Il primo passo è stato lo smontaggio. Molte viti erano talmente arrugginite da richiedere la ripassata dei filetti con maschi nuovi per poter rimontare tutto in sicurezza. Ho pulito e riverniciato le ghiere dei condensatori di livellamento e ripristinato i supporti meccanici, ridando ordine e solidità all’interno dell’amplificatore.

Il guasto principale si era manifestato proprio sulla scheda di servobias. Le saldature corrosive avevano intaccato i sottili conduttori che collegavano la scheda alle valvole finali: due griglie erano rimaste “flottanti”, causando scariche e danni irreversibili al circuito.

Ho provato a recuperare la scheda originale, pulendola con spray specifici e ripassando le saldature, ma la situazione era compromessa: linee interrotte, passaggi corrosi e saldature che rilasciavano sostanze anomale al riscaldamento. Nonostante ore di tentativi, il circuito restava instabile e impossibile da tarare correttamente.

A quel punto non restava altra scelta: ricostruire la scheda da zero. Ho rilevato lo schema direttamente dalla PCB danneggiata, salvando solo alcuni componenti ancora validi, e ho realizzato un nuovo circuito su basetta millefori. Per praticità ho utilizzato due TL082 al posto del TL084 originario (che di fatto contiene due TL082 in un unico package). Ecco il risultato durante la fase di lavorazione:

Il nuovo servobias ha funzionato perfettamente al primo collaudo, restituendo all’amplificatore una regolazione stabile e sicura del bias. Dopo ore di test, l’apparecchio è tornato a suonare senza problemi, pronto a riprendere la sua funzione musicale nonostante le difficili condizioni di partenza.

Veniamo alle strumentali misurate sull’apparecchio campione con tutte le valvole nuove:

Potenza: 30 Watt RMS
Banda passante @ 1watt : 15Hz~34khz -3db
Banda passante @ 25watt: meno di 10Hz~25khz -3db con -1db a 10khz
Smorzamento: 1,5
Distorsione armonica THD a 1 watt: 0,3%
Distorsione armonica THD a 25 watt: inferiore all’1%

Le analisi di spettro, a 1 watt su carico resistivo:

A 25 watt sempre su resistivo:

Mentre sul carico reattivo su accentuano le armoniche dispari

Questo il grafico di banda passante a 1watt su carico resistivo

1 watt Su carico reattivo…

Il negative feedback è presente, ma in quantità piuttosto ridotta: lo si evince chiaramente dal fattore di smorzamento (DF) di circa 1,5. Questo valore è piuttosto basso e rende l’amplificatore poco adatto a pilotare diffusori reflex con grandi coni o con volumi interni importanti, perché emergono facilmente problemi di bassi gonfi, poco controllati e fastidiosi. Un comportamento che spesso, in modo superficiale, viene attribuito alle KT88, quando in realtà non è la valvola in sé a determinare questo tipo di resa, ma il basso smorzamento dovuto al limitato impiego di controreazione.

L’ingresso, infatti, risulta molto sensibile: basta un segnale piuttosto contenuto per portare l’amplificatore al clipping (anche se non ho misurato con precisione il valore di sensibilità). Durante le prove non ho riscontrato distorsioni della sinusoide nella zona tra gli 8 e i 15 kHz, distorsioni che sarebbero state presenti se fosse stato applicato un elevato NFB in abbinamento a trasformatori con una banda passante così modesta. Fa però riflettere il fatto che l’apparecchio mostri instabilità in assenza di carico, un fenomeno che comunque può capitare con trasformatori che presentano queste caratteristiche di banda.

Contatta il laboratorio

Se possiedi un PrimaLuna ProLogue Two (o un altro modello della stessa serie) che presenta problemi di stabilità, valvole consumate o difetti di funzionamento, non aspettare che la situazione peggiori. Una manutenzione eseguita per tempo può evitare guasti più seri e costosi, oltre a restituire al tuo amplificatore tutta la sua affidabilità e qualità sonora. Puoi contattarmi direttamente tramite la pagina Contatti SB-LAB per ricevere informazioni, valutazioni o un preventivo sulla riparazione del tuo apparecchio.

Continue reading...

3 Responses to Riparazione e manutenzione del PrimaLuna ProLogue Two

  • Non sono né un tecnico e quantomeno un esperto,ma ad orecchio posso dire che
    SUONA MOLTO MA MOLTO MEGLIO!
    Ottimo lavoro!!!
    Grande STEFANO

  • Ottimo lavoro!

  • Primaluna Prologue Two riparato a seguito di trasformatore di alimentazione in entrata andato. Lavoro non semplicissimo anche perchè il trasformatore originale recuperato era leggermente diverso da quello andato in corto pertanto la sostituzione ha comportato modifiche di non facile approccio. Ringrazio Stefano per la maestria e la bravura con la quale affronta casi complessi e difficili come il mio! Ora il mio Primaluna a ripreso a suonare come i vecchi tempi.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.