Trasformatore Audio Single Ended per Valvola EL34: L’Eccellenza del Suono

Se siete alla ricerca della perfezione sonora nel vostro sistema audio a valvole, non cercate oltre: il nostro Trasformatore Audio Single Ended SE2K-EL34/2 è la risposta alle vostre esigenze di qualità e prestazioni audio senza compromessi.

Concepito e realizzato con la massima cura e attenzione ai dettagli, il nostro trasformatore SE2K-EL34/2 è stato progettato per offrire un’esperienza sonora superlativa, garantendo una fedeltà di riproduzione senza pari. La sua impedenza primaria di 2000 ohm e le impedenze secondarie di 4, 6 e 8 ohm assicurano una versatilità senza precedenti, consentendovi di adattare il trasformatore alle esigenze del vostro sistema audio con estrema precisione.

Ma le caratteristiche di questo trasformatore non si fermano qui. La sua resistenza primaria di 62 ohm e la potenza massima di 12 watt RMS assicurano un’elevata robustezza e affidabilità, mentre l’induttanza dispersa di 6,67mH garantisce una risposta in frequenza uniforme e priva di distorsioni. Con una banda passante che spazia da 10Hz a 90kHz con una deviazione di appena -1dB, potrete godere di un suono ricco, dettagliato e avvolgente, che cattura ogni sfumatura e nuance musicale con incredibile precisione.

Ma ciò che veramente distingue il nostro trasformatore è la sua qualità costruttiva e le dimensioni abbondanti che consentono di gestire senza sforzo e senza distorsioni le frequenze più basse, offrendo un’esperienza sonora veramente immersiva e coinvolgente. A differenza dei trasformatori economici e di dimensioni ridotte presenti sul mercato, il nostro trasformatore garantisce un suono cristallino e una riproduzione fedele, che soddisferà anche gli ascoltatori più esigenti.

Non è un caso che il nostro trasformatore sia stato utilizzato con grande successo in numerosi progetti presentati sul nostro sito e abbia ricevuto elogi e apprezzamenti da parte di una vasta clientela di audiofili appassionati. Unisciti a loro nel godere della qualità audio superiore che solo il nostro trasformatore SE2K-EL34/2 può offrire.

Non accontentarti di compromessi quando si tratta di qualità del suono. Investi nel nostro Trasformatore Audio Single Ended SE2K-EL34/2 e scopri la differenza che può fare un prodotto di eccellenza. Il suono che hai sempre sognato è a portata di mano.

Le fotografie mostrate sono indicative e potrebbero non corrispondere esattamente al prodotto disponibile. Le misurazioni delle bande passanti sono state effettuate nel circuito reale utilizzando la valvola specifica per cui è stato progettato il trasformatore. Queste misurazioni sono condotte a circa 1 Watt RMS, utilizzando la tipica corrente di bias della valvola. È da notare che una volta integrati nei rispettivi circuiti, l’introduzione di un feedback negativo, specialmente consigliato con i pentodi, può estendere significativamente le bande passanti e limitare le rotazioni di fase all’interno di un’ampia gamma udibile.

SE2K-EL34/2
 TU  

  • Tipo: Single Ended
  • Concepito per valvola: EL34 (*)
  • Impedenza primaria: 2000 ohm
  • Impedenze secondarie: 4/6/8 ohm
  • Resistenza primaria: 62ohm
  • Potenza MAX: 12Watt RMS
  • Induttanza dispersa: 6,67mH
  • Banda passante 10Hz~90kHz -1dB

(*)ciò non toglie che possa essere usato anche con altre valvole.

Clicca qui per visionare il progetto e la recensione di un’amplificatore che utilizza questo trasformatore d’uscita

Dimensioni (mm)
L  85
H  100
S  104
F  68
F2  58

Per ordinare conttatatemi cliccando qui.

Didascalia dimensioni

dimensioni-L300

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Esplorando la Famiglia delle Valvole EL84 ed EL86: Derivate, Equivalenze e Applicazioni

Benvenuti in un viaggio attraverso il mondo affascinante delle valvole elettroniche, veri gioielli della tecnologia vintage che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia dell’amplificazione audio. In questo articolo, esploreremo la famiglia della EL84, una delle valvole più iconiche e versatili mai prodotte. Dalla sua introduzione da parte di Mullard nel 1954, la EL84 ha conquistato gli audiofili con le sue prestazioni eccellenti e il suono caldo e avvolgente che può offrire. Non solo esamineremo le caratteristiche della EL84, ma daremo anche uno sguardo alle sue varianti come UL84, PL84 e 7189, scoprendo come queste valvole abbiano influenzato il panorama dell’amplificazione. Inoltre, faremo una sorprendente incursione nel mondo della EL86, una parente stretta della EL84, condividendo molte delle sue caratteristiche distintive. Scrivo questo articolo con l’obiettivo di dissipare la confusione che spesso circonda le sigle delle varianti di queste valvole, offrendo chiarezza e comprensione nel magico mondo delle valvole elettroniche.

La EL84

Il pentodo di potenza EL84 fu introdotto da Mullard nel 1954. Per dimostrarne l’uso e la qualità, il laboratorio di applicazioni di Mullard produsse un progetto di amplificatore che successivamente divenne un classico noto come “Mullard 5-10“. Quando la EL84 è utilizzata in una configurazione push-pull ultra-lineare con un carico distribuito del 43%, può raggiungere una potenza di 10 W con una distorsione armonica totale dello 0,9% in classe A. In configurazione classe AB, è possibile raggiungere una potenza anche di 15 watt. In foto una EL84 NOS marchiata Zenith accanto a una coppia di trasformatori d’uscita dedicati realizzati su misura per valorizzare al massimo le prestazioni di questa valvola.

Confusione nelle Sigle: Differenze Tra EL84, UL84 e Altre Varianti

In genere, la prima lettera presente nella sigla di una valvola, come la “E” in “EL84”, denota la tensione del filamento, la quale è di 6,3 volt nel caso specifico della EL84. Secondo la consuetudine classica che si applica a tutte le altre valvole, ci si aspetterebbe che una “UL84” fosse sostanzialmente identica alla EL84, ma con una tensione di filamento diversa. Tuttavia, questa aspettativa non corrisponde alla realtà.

Quando fu creata la UL84, l’obiettivo era sviluppare una valvola dedicata alle radio in cui tutte le valvole avevano il filamento in serie. Queste radio erano generalmente alimentate da autotrasformatori e, per varie ragioni che non elencherò qui, richiedevano una finale audio che operasse con tensioni inferiori rispetto alla EL84. Di conseguenza, non solo modificarono il filamento per farlo funzionare a 45 volt con una corrente di 100 mA, ma modificarono anche la struttura dell’anodo, rendendolo più piccolo e adatto a funzionare con tensioni inferiori, così come modificarono la griglia schermo. Questo ha portato alla creazione di una valvola diversa dalla EL84, infrangendo gli standard nella nomenclatura delle valvole all’epoca vigenti.

Successivamente, per vari motivi, la diversa caratteristica elettrica delle UL84 si rivelò utile anche per altre applicazioni. Fu così creata la variante PL84, pensata per l’uso nei televisori con filamento a 15 volt e 300 mA. Infine, desiderarono una versione con filamento a 6,3 volt, e la denominarono EL86. In sintesi, UL84 = PL84 = EL86 (con solo filamenti diversi), mentre queste tre valvole differiscono completamente dalla EL84 in tutti gli aspetti.

La creazione delle varianti UL84, PL84 e EL86 ha aggiunto un tocco di confusione alla nomenclatura delle valvole, rompendo lo standard precedentemente seguito. Questa rottura con la tradizione ha generato incertezza, poiché ci si sarebbe aspettati che le valvole con nomi simili fossero sostanzialmente equivalenti, con la sola differenza nella tensione del filamento. Curiosamente, molti autocostruttori sono alla ricerca della EL86 senza sapere che, a parte la differenza nel voltaggio del filamento, è la stessa valvola della UL84 e della PL84.

Curve della UL84 – PL84 e EL86 a 170volt di griglia schermo (disponibili anche sul datasheet)

Curve della UL84 – PL84 e EL86 connesse a triodo

6N43N-E una valvola semi sconosciuta

La 6N43N-E, variante russa compatibile con la EL86, si distingue principalmente per la sua costruzione interna: è un tetrodo a fascio anziché un pentodo come la EL86. Tuttavia, poiché il datasheet di questa valvola non include le curve con G2 polarizzata a 170, che sarebbero necessarie per un confronto diretto con la EL86, le curve sono state acquisite tramite u-tracer e pubblicate a tale scopo.

G2 +100v

G2 +170v

6N43N-E connessa a triodo

Quando l’EL84 Diventa Assassina: La Verità sulla 7189

La 7189 rappresenta una variante della EL84, ma con tensioni di placca e griglia schermo superiori rispetto alla EL84 standard. Questa configurazione consente alla 7189 di erogare potenze superiori, rendendole una scelta comune in molte applicazioni negli amplificatori hi-fi alla fine degli anni ’50 e all’inizio degli anni ’60.

È importante sottolineare che, nonostante la somiglianza tra i due tipi di valvole, la 7189 non è equivalente alla EL84. Questa distinzione è cruciale per evitare errori di montaggio e danni agli apparecchi. Alcuni venditori su piattaforme come eBay pubblicizzano erroneamente la 7189 come equivalente alla EL84, portando gli acquirenti a installare quest’ultima in dispositivi progettati per la 7189. Questa confusione è così diffusa che la maggior parte dei venditori online, ad eccezione di pochi affidabili, tende a presentarle come intercambiabili e le offre come se fossero identiche. Questa pratica può purtroppo trarre in inganno gli acquirenti, talvolta in modo inconsapevole, risultando in situazioni di truffa.

Ci sono differenze significative tra le valvole EL84 (o 6BQ5) e le 7189. La tensione anodica massima delle EL84 è di 300 V, mentre le 7189 possono sopportare tensioni anodiche più elevate, tipicamente fino a 440v. La 7189 è una versione potenziata della EL84 in grado di sopportare tensioni superiori, consentendo quindi di erogare potenze maggiori. Tuttavia, è importante notare che queste due valvole non sono equivalenti. La EL84, se montata in un circuito progettato per la 7189, si troverebbe ad affrontare tensioni dell’anodo e della griglia schermo oltre i suoi limiti operativi. Questo scenario spesso comporta sovracorrenti o guasti della valvola, che possono facilmente danneggiare l’avvolgimento primario del trasformatore di uscita. Osserviamo la foto qui sotto:

Al centro si trova una EL84, che funziona a una tensione di anodo di 300 volt. A destra c’è una UL84, una versione con un filamento a 45 volt e progettata per operare con un massimo di 170 volt di tensione anodica. Si può notare chiaramente che la struttura dell’anodo della UL84 è più stretta rispetto a quella della EL84. Infine, a sinistra c’è una 7189A, evidenziata dalla sua imponente struttura dell’anodo, che è significativamente più grande rispetto a quello della EL84.

Piccola tabella delle equivalenze:

EL84 = 6BQ5 = 6N14N

7189/7189A = 6BQ5B

Fino a poco tempo fa, le valvole 7189 erano disponibili principalmente come valvole NOS (New Old Stock) a prezzi spesso proibitivi. Tuttavia, la buona notizia è che oggi alcuni produttori hanno iniziato a riprodurle per garantire un’opzione di ricambio accessibile. Questa è una notizia positiva per i proprietari di amplificatori vintage, poiché spesso la gente tende a sostituire le 7189 con le EL84, creando disastri. Nella foto qui sotto un quartetto di 7189 del mio produttore attuale preferito Thung-Sol.

Considerazioni sull’utilizzo delle valvole EL84 connesse a triodo

Nel panorama delle valvole, l’EL84 e le sue varianti hanno sempre destato grande interesse per il loro utilizzo versatile in numerosi circuiti audio. Tuttavia, quando si tratta di utilizzare l’EL84 connessa a triodo, ci sono alcune considerazioni importanti da tenere a mente. Mentre le varie EL86 connesse a triodo mostrano curve ben definite e utilizzabili, l’EL84 connessa a triodo presenta una sfida significativa. In un grafico illustrativo, si può notare una pendenza molto accentuata nelle sue curve, compromettendo la sua idoneità per questo tipo di configurazione.

Ottimisticamente, anche con una dissipazione di 12 watt, si può ottenere meno di mezzo watt da un’EL84 connessa a triodo, con un trasferimento inferiore al 5%. Questo la rende inadatta per applicazioni di questo tipo. È importante sottolineare che non mancano informazioni fuorvianti sul mercato, con alcuni esperti che promettono apparecchi con EL84 a triodo in grado di produrre decine di watt. Tuttavia, la realtà è spesso diversa, con esperienze pratiche che dimostrano una resa reale di soli 0,39 watt RMS in alcuni casi.

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Restauro e Aggiornamento dell’Amplificatore J.C. Verdier LE220: Modifiche e Riparazioni

Esaminando vari amplificatori valvolari prodotti soprattutto tra gli anni ’80 e ’90, ho riscontrato talvolta scelte di progettazione curiose e, in alcuni casi, persino assurdità senza senso. Nel caso specifico del J.C. Verdier, ho avuto l’opportunità di esplorare il suo design originale e identificare alcuni aspetti suscettibili di miglioramenti. Mi preme sottolineare, con tono rispettoso e professionale, alcune limitazioni riscontrate nel sistema di bias, elementi che possono incidere sul corretto funzionamento dell’amplificatore.

Nel dettaglio, ho notato che anziché adottare una resistenza di bias separata per ciascuna valvola, coppia di valvole o un sistema di bias fisso, si è scelto di unire i catodi delle quattro valvole. Questa configurazione consente l’utilizzo della corrente di bias per alimentare i filamenti delle due valvole pilota. Tuttavia, questa scelta di design può presentare alcune complicazioni. La corrente delle quattro valvole non è regolata in modo ottimale e bilanciato, generando consumi differenziati tra di loro. Questo può causare distorsioni e la presenza di corrente continua nel trasformatore di uscita. Di seguito, è riportato uno schema approssimativo del circuito.

Il trimmer presente sulla scheda consente di portare la tensione delle griglie a un livello positivo, ma non svolge la funzione di regolare il bias delle valvole. In realtà, il suo scopo è incrementare la corrente per accendere in modo ottimale i filamenti della ECC81 e della ECC83. In pratica, le valvole finali sono utilizzate come elemento di potenza di un dimmer. È importante sottolineare che questa scelta di progettazione potrebbe non massimizzare appieno le potenzialità delle valvole e garantire un funzionamento ottimale. Nella mia esperienza, ho ritenuto necessario apportare modifiche significative per affrontare queste problematiche e potenziare le prestazioni complessive dell’amplificatore.

Nelle 2 foto sotto le 2 versioni con e senza controlli

È importante notare che ci sono casi in cui le scelte fatte dai progettisti non sono necessariamente basate sulla ricerca del miglior suono o su conoscenze profonde del settore. A volte, possono esserci considerazioni economiche che portano a soluzioni che potrebbero sembrare poco intuitive o persino ingenue.

Nel caso specifico dell’amplificatore valvolare che sto esaminando, è possibile notare alcune caratteristiche o scelte di progettazione che potrebbero far riflettere. Ad esempio, potrebbe sembrare strano o poco sensato che invece di adottare soluzioni standardizzate o ampiamente accettate, siano state implementate soluzioni insolite o poco convenzionali. Tuttavia, è importante considerare che queste decisioni potrebbero essere state prese per motivi economici, nel tentativo di ridurre i costi anche di pochi spiccioli. È importante sottolineare che ciò non significa necessariamente che tali soluzioni siano le migliori o che siano frutto di una profonda conoscenza dell’argomento. Al contrario, potrebbero essere il risultato di compromessi o di una mancata consapevolezza dell’impatto che queste scelte potrebbero avere sul funzionamento dell’amplificatore.

Fortunatamente, i catodi delle finali e i filamenti delle ECC8x sono collegati tramite fili anziché piste sulla scheda. Questo ha permesso di intervenire senza apportare modifiche irreversibili al layout originale, evitando tagli alle piste e preservando l’integrità dello stampato, fatta eccezione per alcuni fori di fissaggio delle “patch”.

Nelle foto sotto l’aspetto del PCB della versione con controlli e quella senza controlli

Prima di iniziare la modifica, ovviamente ho provveduto alla riparazione del circuito, che aveva una gran parte di condensatori elettrolitici giunti al termine della loro vita utile. Ho iniziato a dissaldarli uno per uno per testarli sul ponte, avendo questa sorpresa…

Almeno la metà di essi aveva i pin corrosi dall’interno; praticamente, il condensatore si era auto-scollegato dal circuito. Però ci tengo a sottolineare che quelli sopravvissuti avevano caratteristiche elettriche di tutto rispetto, molto migliori dei condensatori nuovi che ho comprato come rimpiazzo. Guardate un po’:

Per illustrare brevemente la questione: gli originali, con almeno 30 anni sulle spalle, erano doppi da 25+25uF, successivamente utilizzati con sezioni in parallelo, con una capacità totale di 50uF se misurati effettivamente risultavano essere da 52uF con una ESR di 0,26 ohm. In contrasto, i nuovi (colorati di rosso) prodotti alcuni mesi fa, con una capacità nominale di 47uF, mostravano una misurazione di circa 42uF, accompagnata da una ESR di 1,1 ohm. Questa discrepanza evidenzia la differenza qualitativa tra i condensatori attuali e pone in luce la misconoscenza di coloro sui social che sostengono che cambiare i condensatori vecchi con altri della stessa capacità e tensione sia sufficiente. Dal punto di vista sonoro, una disparità così marcata nella ESR è udibile facilmente. È sorprendente constatare come un condensatore vintage di 30 anni sia notevolmente superiore a uno nuovo di recente produzione. Questo fenomeno sottolinea che, nonostante le capacità moderne, talvolta le tecnologie antiche mantengono un livello di qualità superiore. Non è una questione di competenza, ma piuttosto di un approccio al design che mira a garantire la durata nel tempo. Si tratta dell’obsolescenza programmata, una problematica che affligge la moderna tecnologia. Quanto a questo condensatore rosso, si prevede una vita utile di circa 5 anni, dopo i quali sarà inevitabile sostituirlo.

Naturalmente, esistono condensatori audio di alta qualità che potrebbero essere stati una scelta valida come sostituti dei vecchi originali (vale la pena notare che in passato non c’erano condensatori audio, erano tutti generici e di buona qualità). Tuttavia, mi trovavo di fronte anche a una questione meccanica, poiché avevo bisogno di un ricambio con almeno lo stesso diametro degli originali per garantire una corretta installazione senza compromettere l’estetica. Pertanto, nei tre punti più critici del circuito, ho aggiunto in parallelo agli elettrolitici dei condensatori polipropilenici Audyn Cap per compensare la mancanza tecnica degli elettrolitici.

Questo episodio dovrebbe servire come lezione per i restauratori, invitandoli a smettere di sostituire a casaccio i componenti degli amplificatori che si trovano tra le mani. Questa pratica, sebbene possa sembrare un’operazione di manutenzione, può danneggiare irrimediabilmente l’integrità sonora degli amplificatori. Anche se, diversamente da alcuni restauratori, io non apporterò modifiche al circuito in questo articolo, ritengo fondamentale sottolineare come alcuni professionisti, invece di migliorare, peggiorino la qualità sonora sostituendo condensatori vecchi, perfettamente funzionanti e caratterizzati da prestazioni eccellenti, con componenti di scarsa qualità, compromettendo così irrimediabilmente la resa sonora complessiva.

La pratica corretta in situazioni del genere consiste nell’utilizzare un ponte LCR di qualità, evitando i tester cinesi economici da 8€, per verificare lo stato di salute del componente da sostituire. È fondamentale valutare attentamente se la sostituzione sia effettivamente necessaria e, nel caso in cui si opti per nuovi componenti, valutarne le prestazioni per assicurarsi che siano all’altezza o se richiedano un miglioramento. Il secondo miglioramento che ho apportato è stato la sostituzione dei vecchi condensatori Wima rossi in poliestere (non polipropilene) da 250 volt con condensatori polipropilenici assiali, presenti in abbondanza nel mio inventario e occasionalmente utilizzati nelle radio d’epoca. Sebbene questi bianchi siano limitati a 250 volt di tensione, presentano caratteristiche paragonabili a quelli di alta fascia come i Mundorf.

Nel caso di condensatori a film posizionati lungo il percorso del segnale, il fattore di dissipazione “D” assume un ruolo cruciale per le caratteristiche sonore. Ad esempio, il D del Wima rosso è 0,0032 @ 1 kHz, mentre quello del condensatore ERO al polipropilene è di 0,0001 (come riscontrato nei Mundorf Supreme). Considerando che gli originali erano da 470nF e io avevo a disposizione dei condensatori da 220nF, ho optato per l’installazione di due in parallelo. Sebbene possedessi anche dei condensatori da 470nF, erano da 1000 volt e troppo ingombranti per lo spazio disponibile. Questa differenza nel fattore D si traduce in un aumento del dettaglio sonoro e una maggiore pulizia/precisione, specialmente alle frequenze più elevate.

Cos’è il fattore di dissipazione?

Il fattore di dissipazione è un parametro funzionale di un condensatore chiamata anche perdita elettrica o resistenza di dissipazione, o semplicemente “D”. In termini semplici, indica quanto efficacemente un condensatore può convertire l’energia elettrica in un segnale sonoro senza perdite o distorsioni indesiderate. È essenzialmente un indicatore della qualità e delle prestazioni di un condensatore.

Quando il segnale audio passa attraverso un condensatore, il componente “D” può dissipare parte dell’energia elettrica sotto forma di calore. Questo può causare una perdita di potenza e una distorsione del segnale, compromettendo la fedeltà dell’amplificazione. Il condensatore può avere un effetto sulle frequenze del segnale audio che fa sì che l’energia si disperda maggiormente a determinate frequenze (solitamente quelle più alte). Ciò può influire sulla risposta in frequenza dell’amplificatore, attenuando alcune frequenze e alterando l’equilibrio sonoro complessivo. Pertanto, la scelta dei condensatori con un basso fattore di dissipazione è essenziale per garantire la qualità del suono dell’amplificatore. Condensatori di alta qualità e ben progettati, con un basso fattore di dissipazione, possono minimizzare le perdite e la distorsione, preservando l’integrità del segnale audio e mantenendo una risposta in frequenza accurata.

In conclusione, il fattore di dissipazione dei condensatori è un aspetto significativo da considerare quando si analizza l’influenza dei componenti elettronici sull’amplificazione audio. La scelta di condensatori di alta qualità con un basso fattore di dissipazione può contribuire a minimizzare le perdite, ridurre la distorsione e mantenere una risposta in frequenza accurata. Questa attenzione ai dettagli nella selezione dei componenti è fondamentale per ottenere un suono cristallino e un’esperienza audio appagante.

Curiosità: i condensatori con più alto fattore di dissipazione, quindi che causano il maggiore degrado delle componenti ad alta frequenza di un segnale audio sono (generalmente) i carta olio (con alcune eccezioni), mentre i condensatori con il D più basso in assoluto, quindi che apportano il minimo degrado sono quelli in polipropilene (ovviamente devono essere di buona qualità).

Terminato il recap mi sono concentrato sulla modifica del sistema di bias, costruendo e montando a sandwich 2 ritagli di 1000 fori dove avevo realizzato un circuito di self bias – self balancing di Blumlein di cui ho già parlato in questo articolo. In questo modo ho ottenuto in modo semplice e che non richiede manutenzione un sistema per mantenere sempre bilanciate le correnti di bias delle 2 valvole del canale in modo da garantirne un’usura uniforme, minizzare la distorsione e evitare correnti DC nel trasformatore d’uscita.

Gli elettrolitici gialli che vedete appartengono a dei lotti NOS che ho acquistato anni fà, condensatori elettrolitici che fanno tranquillemente mangiare la polvere a molta roba moderna. Ho anche modificato il valore della resistenza di ancoraggio delle griglie controllo delle finali da 470k originali a 220k, perchè 470k sono troppi per finali come le EL34/6L6GC e simili, si rischia la deriva del bias delle valvole e anche effetti distruttivi come potete vedere su certi unison research causati dall’innalzamento della tensione della stessa griglia rispetto la massa, o al suo riferimento, per colpa di correnti di perdita (sulla griglia) che si instaurano quando la valvola comincia a non essere più nuovissima, probabilmente difetto che affligge più che altro le valvole di recente produzione visto che i datasheet d’epoca effettivamente dicono che la puoi portare fino a 0,5Mohm, ma nella mia esperienza pratica ho visto che con 220k si ha una maggiore stabilità e affidabilità fino alla fine della vita utile della valvola.

Le ultime 3 modifiche che ho fatto sono state il ritocco della rete di NFB per aumentare il fattore di smorzamento da circa 1,5/2 del circuito originale a un fattore di 6,1 (c’era guadagno a sufficienza per farlo senza rendere troppo difficile da pilotare il finale) e l’esclusione degli ingressi posteriori serviti da una coppia di commutatori a contatti striscianti tutti neri di ossido (ricambio introvabile), ho escluso anche l’interruttore Control/Direct portando il segnale delle 4 boccole RCA dell’ingresso direct direttamente ai 2 potenziometri del volume, sostituiti con 2 potenziometri nuovi. Avrei voluto mettere un’ALPS stereo ma fisicamente era difficile alloggiarlo, quindi ho optato per cambiare i 2 potenziometri mono con 2 uguali, nuovi ovviamente. E l’alimentazione della ECC81 e della ECC83 direttamente in alternata dal circuito che serve i filamenti delle finali. Il circuito ora eroga circa 14/15watt RMS, con le valvole che c’erano al momento della consegna, non nuovissime ma nemmeno consumate da buttare via, che però sono 5881 e non EL34/6CA7 come sarebbe corretto per questo amplificatore. Vediamo un pò di strumentali:

La banda passante a 1watt è di 20Hz -0dB / 43khz -1dB

Sempre la banda passante a 10watt è 20Hz meno una frazione inferiore di db e appena qualcosa sopra 40khz a -1dB

Ci tengo a evidenziare, per tutti quegli uccellacci che dicono che io critico qualsiasi cosa che non è vero, io sono obbiettivo e pragmatico, racconto quello che vedo e non quello che mi fa comodo per mio tornaconto personale e i trasformatori d’uscita di questo J.C. Verdier sono fatti bene, con ottime caratteristiche paragonabili ai trasformatori che produco io. Anche senza controreazione non è che il loro comportamento cambi più di tanto. Se tante cose fanno schifo non è colpa mia e di certo non mi metto a solleticarvi l’ego solo per farvi piacere, a me interessa raccontare le cose per come sono in realtà. Inoltre, vorrei far presente ai lettori che seguono anche alcune trasmissioni altrui che i grafici che pubblico, come potete constatare aprendone uno a schermo intero, presentano una scala verticale a “1dB per quadretto”, non -3.

Continuo con i THD a 1watt e a 10watt, con una distorsione a 0,17 e 0,28%

Quadre a 100Hz / 1k /10k

L’amplificatore ha suonato subito in modo eccellente, pulito, brillante. Mi è stato consegnato che montava quattro 5881, una ECC81 sylvania e una ECC83 sowtek, tutte in ottimo stato di efficenza. In ogni modo sostituire la ECC83 sowtek con una Philips Miniwatt ho portato un un netto miglioramento della brillantezza in gamma alta e del dettaglio sonoro in generale. Rispetto com’è in versione originale tutte queste piccole modifiche hanno portato aria all’ascolto, l’ampli suona bene e nonostante resti ancora in essere una sezione di alimentazione praticamente non filtrata e non disaccoppiata per i 2 canali molti amplificatori che si comprano in giro, anche dalle doti dichiarate superiori, suonano sicuramente peggio.

Errore nella Scelta delle Valvole: Quando un Sbaglio Provoca Gravi Danni…

Recentemente mi è stato affidato un amplificatore che ha subito danni significativi a causa di una errata sostituzione delle valvole. Il cliente ha montato le valvole russe 6n3C (equivalenti alle 6L6G) in un circuito progettato per le 6n3C-E (equivalenti alle 6L6GC). Questa scelta ha causato danni rilevanti, evidenziati da componenti carbonizzati, buchi di carbone nero nella resina del PCB e zoccoli di valvole fusi. Le foto di questo disastroso errore sono illustrate sotto, evidenziando l’importanza cruciale di selezionare e sostituire le valvole correttamente.

Per una comprensione dettagliata delle differenze tra le varie valvole della famiglia delle 6L6 e i rischi associati a cambi non ponderati, potete fare riferimento a questo articolo, clicca qui. Le immagini successive documentano il processo di riparazione dell’amplificatore. Ho accuratamente rimosso le “carie” con una fresa del dremel. Successivamente, ho applicato resina UV per consolidare le fibre di vetro e ho proceduto con la sostituzione degli zoccoli fusi. Questo intervento richiedeva precisione e attenzione, ma il risultato finale rappresenta una vera e propria rigenerazione dell’elettronica, dimostrando l’importanza di un intervento tempestivo e competente in caso di danni causati da errori nella scelta dei componenti.

In conclusione, vorrei sottolineare che sullo chassis dell’amplificatore è indicato il montaggio di valvole 6CA7, considerate equivalenti alle EL34. Nonostante il circuito sia compatibile con le 6L6GC e molte persone optino per queste ultime, e forse ciò era ammesso anche dal produttore (fonte non certa), ho ritenuto opportuno suggerire al cliente l’acquisto di un quartetto nuovo di valvole EL34. Gli ho consigliato di optare per le EL34 Tungsol, una delle mie marche di produzione attualmente preferite.

Nota: I condensatori marroni sottili e alti e poco estetici sono stati installati da un precedente riparatore meno preciso di me. Poiché i condensatori funzionavano nonostante il loro aspetto estetico, ho scelto di lasciarli in sede.


J.C. Verdier DE220 Control (vecchio articolo del 2019)

Anche questo amplificatore può essere migliorato, aspetto solo che qualcuno me ne dia un’altro…

Curiosità: Diverse persone si chiedono cosa voglia dire Double Ended, alcuni ipotizzano che questo amplificatore sia un single ended parallelo o ipotizzano chissà quale innovativo circuito ci sia dentro… Sbagliato… Double Ended non vuol dire niente… questo amplificatore è un normalissimo PushPull in classe AB con sfasatore catodyna, un circuito normalissimo visto 1milione di volte, double ended è solo un’etichetta commerciale, una parola inventata per far sembrare speciale qualcosa che invece è normalissimo.

Questo apparecchio mi è stato consegnato con un canale muto con sospetto di guasto ad un trasformatore di uscita, dopo un’ispezione ho trovato una finale esaurita e una resistenza guasta sul circuito, oltre questo ho sostituito a tappeto tutti i condensatori elettrolitici che risultavano ormai esausti. Il circuito risulta semplificato al limite, ridotto ai minimi termini al punto che hanno usato una sola resistenza e 1 solo condensatore per polarizzare il catodo di tutte e 4 le finali, hanno risparmiato anche sulle viti che sorreggono lo stampato tanto che quando inserisci le valvole negli zoccoli flette tutto. Nel circuito è presente pochissima controreazione e questo si traduce in difficoltà di pilotaggio dei diffusori.

L’apparecchio eroga 20 Watt RMS con un fattore di smorzamento di appena 1,2. I trasformatori d’uscita inaspettatamente mostrano una buona banda passante e renderebbero questo apparecchio ottimo per essere modificato, migliorando la sezione di alimentazione e la polarizzazione delle finali, la qualità dei condensatori utilizzati, la qualità dei controlli del volume, commutatori connettori e inserendo una controreazione più decisa (per altro il circuito ha un’ingresso troppo sensibile e la diminuzione di guadagno che si avrebbe aggiungendo controreazione è desiderabile) potendoci potenzialmente ottenere risultati sonori molto interessanti. Vediamo un pò di strumentali (Nota: per mio distrazione ho settato i grafici in modo lineare invece che in decibel, se avrò nuovamente uno di questi apparecchi per le mani riacquisirò i grafici in modo corretto).

Banda passante su carico resistivo (1 watt)

Banda passante su carico reattivo (1 watt)

Banda passante su carico reattivo alla massima potenza non clippata

Le varie forme d’onda non mostrano distorsioni particolari anche su carico reattivo, la quadra evidenzia un pò di ringing…

Infine vediamo l’analisi si spettro a 1 watt

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3 Responses to Restauro e Aggiornamento dell’Amplificatore J.C. Verdier LE220: Modifiche e Riparazioni

  • bel lavoro!

  • Ho affidato il mio Verdier 220 control a Stefano per un forte ronzio ad un canale e per una revisione generale ed eventuale upgrade. Il lavoro fatto è descritto benissimo e dettagliatamente in questo sito. Io posso dire che i risultati sono veramente eccellenti. È’ migliorata la dinamica, migliorati decisamente anche il controllo dei bassi e il dettaglio e in generale, se così si può dire, la musicalità e il piacere dell’ascolto. Finalmente ho potuto riascoltare con soddisfazione anche un po’ di musica classica e sentire particolari che in passato non erano udibili.
    In conclusione ,grazie Stefano per la grande professionalità e l’esito davvero ottimo!

  • Grande lavoro! Fatto con competenza, professionalita’, questo e’amore per l’elettronica applicata all’audio.
    Recensione intelligente e mai fuori dalle righe.
    Ringrazio Bianchini per questo grande e importante atto di divulgazione.

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