Nyx Aeterna – Single ended con 2A3, Il crepuscolo delle stelle, la voce dell’eternità

C’è un momento, nella vita delle stelle, in cui il bagliore della giovinezza lascia spazio a una luce più sottile, intensa e misteriosa. È il momento della nana bianca, un residuo immortale che continua a brillare nei secoli, custode silenziosa di una memoria stellare che non svanisce. È da questa immagine che nasce Nyx Aeterna, il mio nuovo amplificatore valvolare single ended, ispirato alla dea greca della notte – Nyx, oscura e maestosa – e al concetto di eternità – Aeterna, come la luce che ancora pulsa da un frammento d’universo ormai silente.

Nyx Aeterna è un tributo al suono puro, scolpito nella penombra, avvolto da armoniche naturali e privo di tempo. Un progetto senza compromessi: valvole 2A3 in configurazione single ended per soli 3,5 watt RMS di potenza, ma capaci di scolpire ogni dettaglio con grazia e fermezza. Il driver 6SL7, con il suo carattere caldo e rifinito, guida l’intero apparato come un’orchestra invisibile, mentre la raddrizzatrice a vuoto – 5U4G o 5X4G – si occupa di mantenere viva l’anima dell’amplificatore con una tensione che vibra come respiro antico.

Il suono? Setoso, avvolgente, crepuscolare. Ogni nota emerge con naturalezza, come se fluttuasse in uno spazio senza tempo, rivelando sfumature che amplificatori convenzionali si limitano solo a suggerire. Qui non si tratta di potenza bruta, ma di intimità, di verità musicale. È un’esperienza da ascoltare al buio, come si contempla il cielo stellato: in silenzio, con rispetto.

Origini di Nyx Aeterna – Da rottame dimenticato a creatura nuova

Nyx Aeterna nasce da ciò che molti definirebbero semplicemente “un vecchio ampli cinese” — uno dei tanti cloni del Single Ended Sun Audio SV2A3, come il Bowie SG-280SE o il Bowey 2A3C e altri simili, venduti in passato o ancora oggi sui vari bazar a pochi soldi e oggi dimenticati in soffitte polverose o cantine umide. Oggetti abbandonati, a volte danneggiati, con circuiti dozzinali e componentistica economica. Ma con un telaio che, volendo, può diventare la base per qualcosa di completamente diverso.

Secondo me, c’è solo un modo sensato di “modificare” questi amplificatori: ripartire da zero. Non parliamo di cambiare due resistenze o un paio di condensatori sperando in miracoli audiofili. Quando ci metto mano io, le modifiche sono così radicali che alla fine resta in piedi solo il guscio. È una ricostruzione totale, non un restyling.

E allora, ha senso comprare apposta un ampli del genere per poi ricostruirlo da capo? Probabilmente no, se lo si deve pagare. Ma se già lo si possiede, o lo si recupera a poco, riutilizzarne almeno il telaio e qualche parte meccanica può essere una scelta intelligente: il contenitore è già pronto, i fori sono fatti, i supporti valvole montati e questo, è un bel risparmio in termini di tempo e denaro.

Nyx Aeterna è nato proprio così: non da un upgrade, ma da un atto di rinascita tecnica. Non è un clone del Sun Audio, né una sua variazione sul tema. Il circuito è completamente nuovo, progettato da zero attorno a trasformatori di uscita e di alimentazione SB-LAB, scelti per valorizzare la timbrica delle valvole 2A3 e per garantire stabilità, silenzio e coerenza dinamica. Il cablaggio è stato rifatto interamente a mano, seguendo criteri costruttivi di alto livello, senza compromessi.

Quel che era nato come un amplificatore economico, è stato svuotato, ripulito, e riassemblato con un cuore e un’anima del tutto nuovi. E oggi, Nyx Aeterna racconta un’altra storia. La sua.

Smontare, sabbiare, rinascere

Il primo passo è stato quello più ovvio: smontare completamente l’amplificatore di partenza. Viti, fili, zoccoli, componenti… tutto rimosso fino ad avere tra le mani solo il telaio nudo, con ancora addosso i segni del tempo. La verniciatura lucida originale di questi apparecchi, come spesso capita, era fragile e segnata: graffi profondi, macchie indelebili, aloni opachi, e in alcuni punti persino accenni di ruggine che cominciavano a farsi largo da sotto la finitura. Il classico destino dei cloni cinesi dimenticati in qualche sottoscala umido.

Prima di procedere, ho praticato un paio di forature aggiuntive per adattare il layout del mio nuovo circuito. Poi, il telaio è stato sabbiato, così da ottenere una sverniciatura completa e soprattutto una superficie leggermente ruvida, ideale per offrire presa alla nuova verniciatura a polveri. Il risultato finale è una finitura nera effetto bucciato, molto più robusta, resistente ai graffi e dall’aspetto tecnico ed elegante al tempo stesso.

Alla fine, dell’amplificatore originale resta ben poco: il telaio, con i suoi caratteristici barattoli dei trasformatori, gli zoccoli, le boccole RCA, i morsetti banana per gli altoparlanti, qualche resistenza di potenza, la vaschetta VDE, la spia LED, le manopole frontali e poca minuteria interna. Tutto il resto è stato rimosso, sostituito, ripensato da zero.

Nelle foto seguenti si possono vedere i due trasformatori d’uscita SE2K5-2A3, progettati espressamente per l’impiego con valvole 2A3 in configurazione single ended, e il trasformatore di alimentazione 23S48, dimensionato per garantire stabilità e silenzio di fondo, per questo montaggio sono stati realizzati con frame di montaggio invece delle solite calotte. Una scelta funzionale, necessaria per poterli alloggiare all’interno delle scatole in lamierino originali del telaio cinese, senza rinunciare a robustezza e schermatura.

Accanto a essi, l’induttanza 18S5200, parte integrante del gruppo di alimentazione induttivo che assicura un filtraggio pulito e profondo. Tutto il kit di trasformatori – SE2K5-2A3, 23S48 e 18S5200 insieme allo schema elettrico completo, è disponibile come schema premium, per chi volesse replicare un progetto simile partendo da componenti selezionati e pensati appositamente per questa topologia.

Nel passaggio successivo, ho creato e montato una basetta in bachelite su cui sono stati installati tutti gli zoccoli, pronta ad accogliere il cablaggio punto-punto. Una soluzione ordinata, robusta e facilmente manutenibile. La basetta è stata assemblata assieme ai trasformatori e al telaio, segnando il punto di non ritorno: da quel momento Nyx Aeterna prendeva forma concreta.

Nella foto seguente si può vedere il cablaggio completo del circuito, eseguito rigorosamente a mano, con attenzione ai percorsi di massa, alle separazioni tra segnale e potenza, e all’estetica ordinata e funzionale. Ogni componente è stato scelto per affidabilità, caratteristiche elettriche e coerenza sonora, evitando mode eccessive ma anche le soluzioni economiche da catalogo.

Infine, il tocco personale: l’effige decorativa frontale. Ho inciso al laser un pezzetto di noce nazionale, ritagliato da un’asse antica di circa 80 anni, con una decorazione evocativa che richiama lo stile rococò e il mistero notturno del nome dell’apparecchio. Al centro, il nome Nyx Aeterna, accompagnato dal logo SB-LAB. Una firma, una dichiarazione d’identità. Un amplificatore non si giudica solo da come suona, ma anche da come racconta sé stesso, prima ancora che la musica cominci.

Misure strumentali – Dati concreti a supporto dell’ascolto

Nyx Aeterna non è solo suggestione estetica e timbrica: dietro la cura artigianale e l’eleganza del suono c’è un progetto tecnicamente solido, confermato da misure strumentali eseguite con strumentazione di laboratorio.

  • Potenza RMS indistorta: 3 watt
  • Potenza in clipping: 3,7 watt
  • Banda passante a -1 dB: da 18 Hz a 38 kHz, una risposta ampia e ben estesa, che restituisce corpo e dettaglio anche alle registrazioni più complesse
  • Fattore di smorzamento: 4,4 – un valore equilibrato, che garantisce un buon controllo dei carichi reattivi senza sacrificare musicalità
  • THD @ 1 watt: 1% – una distorsione armonica naturale e gradevole, perfettamente in linea con la filosofia dei single ended a triodo

A completare il quadro, le forme d’onda quadra a 100 Hz, 1 kHz e 10 kHz mostrano una risposta ben controllata e priva di eccessive risonanze o sfasamenti. Il comportamento del trasformatore d’uscita è stabile, privo di overshoot marcati, con transitori netti e simmetrici, indice dell’elevata qualità progettuale e costruttiva della sezione magnetica.

Nyx Aeterna – L’epilogo di un viaggio, l’inizio di un altro

Nelle immagini finali potete ammirare Nyx Aeterna nella sua forma compiuta: elegante, solido, rifinito nei dettagli. L’apparecchio è completo di marcatura CE, libretto di istruzioni, dichiarazione di conformità e garanzia di 2 anni, come ogni oggetto progettato e realizzato con criterio tecnico e responsabilità artigianale.

>>> Ma Nyx Aeterna non è solo un esemplare unico. È anche una possibilità. <<<

Se avete in casa uno di questi amplificatorini cinesi con la 2A3 magari dimenticato da anni, con la vernice segnata e un ronzio che non vi siete mai decisi a sistemare sappiate che può rinascere. Anche se spento, anche se non lo usate più. Affidatemelo, e diventerà qualcosa di completamente diverso: non un upgrade, non una modifica, ma una nuova creatura. Una Nyx Aeterna!

E se invece partite da zero o siete autocostruttori, sappiate che è disponibile il set completo di trasformatori progettati appositamente per questo circuito (alimentazione, uscita, induttanza), insieme allo schema premium e al supporto necessario per realizzare la vostra versione personale del progetto.

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1 Responses to Nyx Aeterna – Single ended con 2A3, Il crepuscolo delle stelle, la voce dell’eternità

  • Salve, sono Alessio e sono il proprietario dell’ ampli integrato con 2A3 poi trasformato in finale, bè che dire, quando l’ho acceso mi si è staccata la mascella, ho subito notato un buon incremento di potenza, che con casse da 91 db come le mie si riesce ad ottenere un buona sonorizzazione, altra cosa che salta alle orecchie è la notevole estensione della risposta in frequenza i bassi sono magicamente comparsi, molto molto belli e profondi, anche la dinamica è aumentata, la grana e la trasparenza sono diventate ai massimi livelli, nulla a che vedere con l’apparecchio che era in origine.
    Bravo Stefano, veramente un risultato degno di nota, non tarderò a “sfruttare” le ottime capacita di Stefano Bianchini per altri apparecchi.
    Alessio Lodesani

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Perché non dovresti fidarti delle modifiche “da forum” sugli amplificatori valvolari

Nell’era di internet è fin troppo facile trovare guide, “miglioramenti”, modifiche e consigli tecnici su qualsiasi cosa, dagli aspirapolvere alle testate valvolari. Il problema nasce quando queste modifiche vengono ideate, consigliate e replicate da persone che non hanno nemmeno le basi dell’elettronica, e ancora peggio quando tali interventi coinvolgono circuiti ad alta tensione, ad alta amplificazione e potenzialmente instabili come gli amplificatori valvolari.

Il caso: Mesa Boogie DC10 modificato a casaccio

Un cliente mi ha portato un amplificatore Mesa Boogie DC10 lamentando problemi di funzionamento strani e inspiegabili. Il motivo? Aveva seguito una serie di modifiche trovate in un forum americano dove si discuteva del “suono troppo chiuso, cupo e intubato” tipico di questa macchina.

Le modifiche proposte? Eliminazione di vari condensatori ceramici (presenti sulle placche di diversi stadi) e la sostituzione di alcune resistenze, con l’intento di “aprire il suono” o “renderlo più dinamico”. Il risultato apparente, a detta del proprietario, sembrava inizialmente positivo. Ma subito dopo sono comparsi comportamenti assurdi: pedali che non funzionavano più correttamente, controlli dell’amplificatore che si comportavano in modo imprevedibile e persino un lettore DVD collegato al PC che, appena accendeva l’ampli, impazziva aprendo e chiudendo il cassetto a ripetizione…

La diagnosi: instabilità e disturbi EMI

Una volta sul mio banco, l’amplificatore si è rivelato altamente instabile. Oscillava da solo in radiofrequenza (RF), generando ogni sorta di disturbo elettromagnetico (EMI – Electromagnetic Interference). Le oscillazioni in RF in un circuito audio non sono udibili come “fruscio” o “ronzio”, ma possono interferire con altri dispositivi elettronici, generare comportamento anomalo nei circuiti interni, e in casi estremi anche danneggiare componenti o emettere segnali disturbanti che si propagano nell’ambiente. In poche parole: un amplificatore che non amplifica più, ma trasmette.

Perché Mesa ha messo quei condensatori?

I Mesa Boogie, per loro natura o per scelta progettuale, hanno un suono piuttosto scuro, compresso, con un attacco morbido. A molti piace (Santana incluso), ad altri no. Ma quello che spesso non si capisce è che quel suono non è solo frutto della scelta di valvole o di una equalizzazione: è conseguenza anche della necessità di tenere stabile un circuito non esattamente “tranquillo”.

I progettisti Mesa, nel tempo, hanno inserito numerose soppressioni RF (snubber, ceramici a massa in punti strategici) proprio per domare queste instabilità. Quelle che per l’utente inesperto appaiono come “inutili condensatori che mangiano il suono”, in realtà sono necessari per impedire che l’amplificatore diventi un generatore di disturbi radio o si comporti in modo imprevedibile.

Non basta togliere 3 condensatori qua e là

Togliere i componenti antipatici “per sentito dire” è come svitare bulloni a caso sotto una macchina pensando di migliorarne l’aerodinamica. Se davvero si vuole cambiare il carattere sonoro di un amplificatore, non si può prescindere da una revisione completa del progetto: guadagni di stadio, controreazione, impedenze, layout del cablaggio (o del PCB, nel caso non si possa proprio modificare), punto di lavoro delle valvole, accoppiamenti RC… tutto è interconnesso. E ogni modifica ha effetti potenzialmente devastanti sulla stabilità globale.

Vale per gli ampli da chitarra come per quelli HiFi

Questo tipo di superficialità non è appannaggio solo degli ampli per strumenti musicali. Anche in ambito HiFi si trovano “esperti” che consigliano di eliminare i condensatori ceramici “perché suonano male”, ignorando che la loro funzione primaria è bloccare o sopprimere oscillazioni ad alta frequenza che non hanno nulla a che vedere col segnale audio. Sì, a volte questi componenti possono “colorare” il suono. Ma rimuoverli senza una seria analisi delle conseguenze equivale a giocare alla roulette russa con l’integrità dell’amplificatore.

Conclusione: se non ti piace il suono Mesa… non comprare un Mesa

Il cliente in questione ha pagato tre volte: una per comprare l’amplificatore, una per farlo “migliorare” e una terza per farmelo sistemare e riportarlo al progetto originale. L’unico modo corretto per modificare un amplificatore è: sapere cosa si sta facendo. E se non si è in grado, è meglio lasciarlo com’è o rivolgersi a chi ha competenze vere.

Il mio consiglio è semplice: se non ti piace il suono di un Mesa Boogie… non comprarlo. Ma per favore, non trasformarlo in un disturbatore di frequenze casuali basandoti sui pareri letti in un thread del 2009 scritto da un nickname con l’avatar di un gatto.

Video del test finale

Nel video qui sotto potete vedere l’amplificatore Mesa Boogie DC10 dopo il mio intervento di ripristino completo allo schema originale. Il cliente lo sta provando in laboratorio: nessuna oscillazione, nessun disturbo strano, controlli reattivi e soprattutto suono stabile e coerente. È la prova concreta che la stabilità e l’affidabilità di un circuito vengono prima di qualsiasi “tweak da forum”.

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Vade mecum sulla sostituzione delle valvole: quando, come e perché (e soprattutto quando NON farlo)

Negli ultimi anni, complici i social e una certa tendenza a mitizzare le valvole come fossero reliquie sacre, si è diffusa un’abitudine piuttosto pericolosa: sostituire valvole “a sentimento”. Questo articolo nasce dopo aver visto su Facebook un video di un “esperto” che insegnava a capire se una valvola fosse buona o da buttare… battendola con le dita, come si fa con i cocomeri… Sì, avete letto bene.

Nel corso degli anni ho assistito alle situazioni più assurde: gente che cambia le valvole “perché è passato un po’ di tempo”, guru furbetti che si fanno pagare migliaia di euro per cambiarvi tutte le valvole buone e rivendersele come NOS, oppure tecnici improvvisati che cambiano le valvole di una vecchia radio lasciando tutti i condensatori marci al loro posto… È ora di mettere ordine!

Le valvole: non sono frutta, non vanno “bussate”

Partiamo da un concetto base: le valvole non si consumano a tempo. Non perdono rendimento semplicemente stando spente o ferme.

Un apparecchio valvolare — che sia una radio d’epoca, un amplificatore hi-fi o un amplificatore per chitarra — contiene tante altre parti soggette a degrado: condensatori, zoccoli, contatti ossidati, circuiti accordati, isolanti dei fili dei cablaggi che diventano fragili. Anche tutte queste parti col tempo si deteriorano. Nelle radio d’epoca poi per mia esperienza, su dieci apparecchi capita di cambiare una o due valvole, e solo se davvero necessario.

Segnali visibili di una valvola da scartare

Ci sono segni inequivocabili che una valvola è da sostituire, anche senza strumenti…

Getter bianco:
indica ingresso d’aria, valvola completamente non funzionante.

Getter parzialmente sbiancato:
situazione pericolosa, la valvola potrebbe funzionare ma rischia archi interni che possono danneggiare i trasformatori !!!

Macchie marroni o aloni interni (affumicature):
segno che la valvola ha lavorato molte ore, ma non significa sempre che sia da buttare. Va misurata.
(nella foto una EL42 estremamente affumicata, le valvole rimlock sono parecchio afflitte da questo problema).

Vetro rotto: non serve aggiungere altro…

Microfonicità: quando la valvola diventa un microfono

Altra questione è la microfonicità, cioè la capacità della valvola di vibrare e generare rumori o fischi se colpita o se soggetta a vibrazioni ambientali.  Tutte le valvole sono leggermente microfoniche per natura, ma un eccesso può dare problemi, soprattutto in pre phono o stadi molto sensibili. Può capitare che una valvola sia troppo microfonica per un preamplificatore, ma perfettamente utilizzabile come sfasatore in un push-pull.

Inoltre molti audiofili oggi comprano valvole nate per uso nei computer (ad esempio le 6350) che non venivano progettate per limitare la microfonicità, dato che servivano come interruttori logici. Ecco spiegati certi rumori misteriosi…

Quando serve davvero cambiarle?

Oltre ai segni visibili, il vero giudizio si fa con strumenti. Serve un prova valvole serio (non quelli stile SRE “Scuola Radio Elettra”, totalmente inaffidabili, anche se restaurati).

Ancora meglio, se disponibile, un tracciacurve computerizzato: permette di analizzare la valvola in profondità, vedere emissione, linearità, dispersione, e fare selezioni precise, fondamentali in ambito hi-fi.

Confronto reale: valvola nuova vs valvola esaurita

Per chi ancora pensa che “a occhio” o “a orecchio” si possa valutare una valvola, ecco un esempio concreto tratto dal mio laboratorio. Nei grafici seguenti potete vedere il confronto tra due valvole della stessa sigla e provenienza:

valvola nuova o comunque perfettamente efficiente valvola esaurita, con emissione molto ridotta

Nel primo grafico si nota una famiglia di curve ben distribuite, regolari, con un guadagno stabile e una corrente anodica che cresce in modo prevedibile al variare della griglia. Questo indica una valvola in ottime condizioni operative. Nel secondo grafico invece le curve sono “piatte”, la corrente anodica si sviluppa poco anche a griglia aperta, segno che la valvola ha perso emissione. In un circuito audio questa valvola potrebbe causare distorsioni, perdita di guadagno, suono ovattato o addirittura non funzionare affatto.

Caso studio: due ECC82 a confronto, quello che il prova valvole non ti dice

Un altro esempio interessante riguarda due valvole ECC82, una nuova di fabbrica e una usata, apparentemente ancora in buone condizioni. Su un classico prova valvole a emissione (o anche a trasconduttanza come il TV-7), la valvola usata potrebbe risultare “nella norma” o comunque accettabile, con valori ancora entro le soglie previste dal costruttore. Ma il tracciacurve ci racconta tutta un’altra storia.

Nel primo grafico (a sinistra, valvola nuova) le curve dei due triodi sono regolari, parallele, ben sovrapponibili e mostrano un guadagno stabile su tutta la gamma di polarizzazione. Questo è ciò che ci si aspetta da una valvola selezionata per uso hi-fi.

Nel secondo grafico invece, relativo alla valvola usata:

  • Le curve iniziano bene ma tendono a calare nella parte superiore
  • Le due sezioni triodo non sono più ben accoppiate, con una evidente divergenza nelle curve

Questo tipo di degrado non viene rilevato con strumenti classici, che leggono solo pochi parametri statici. In un impiego generico (es. amplificatore per strumenti o piccoli circuiti), questa valvola potrebbe ancora funzionare. Ma in ambito hi-fi, specialmente in stadi lineari, driver di finali o preamplificatori, questo degrado può tradursi in distorsioni udibili, sbilanciamenti tra canali, perdita di dettaglio e dinamica. Ecco perché nei miei restauri e selezioni non mi accontento di un “test superato” su un TV-7 o simili: una ECC82 può sembrare ancora “buona”, ma su un impianto di qualità… si sente eccome la differenza.

Solo con uno strumento serio come un tracciacurve è possibile vedere con chiarezza queste differenze.

“Secondo me è ora di cambiarle…”

Questa frase andrebbe vietata per legge. Non esiste alcun “secondo me” quando si parla di valvole. Se non avete uno strumento per misurarle, non potete giudicare. E se un tecnico vi propone un cambio completo di tutte le valvole senza fornirvi un report strumentale o restituirvi quelle sostituite, diffidate. Chiedete sempre di avere indietro le vostre vecchie valvole. Non è raro che vengano rivendute (magari a qualcun altro che pagherà profumatamente). Racconto in questo articolo la storia di un cliente a cui hanno rubato delle preziose valvole NOS per rifilargli delle valvole di produzione attuale.

Radio a Valvole e circuiti compensati

Quasi tutte le radio d’epoca hanno circuiti di controllo automatico del guadagno (CAV o CAG), che compensano la variazione di efficienza delle valvole. In pratica, se la valvola è ancora efficiente al 60% o anche meno, il circuito la “compensa” e non avvertite differenze significative all’ascolto.

Il mito che “cambiando le valvole si sente meglio” è spesso dovuto al fatto che in un circuito starato o con componenti esausti, qualsiasi variazione si percepisce come un miglioramento. Ma si tratta di un effetto placebo che maschera problemi più seri.

Getter sul fianco? No, non è bruciata!

Un malinteso molto diffuso riguarda la posizione del getter, ovvero quel deposito metallico lucido (di solito color argento, a specchio o grigio piombo) che si trova all’interno della valvola. In molte valvole, il getter è posizionato in testa, e tutti ormai hanno imparato a riconoscerlo. Ma in molte altre, soprattutto in certi tipi di miniature o in valvole prodotte in Europa negli anni ’60-’70, il getter si trova sul fianco, a volte su entrambi i lati, e può formare delle “lingue” lucide più ampie e asimmetriche.

Spesso mi capita di sentire frasi del tipo: “Questa valvola è bruciata, guarda che ha una macchia strana sul lato!” No, non è bruciata !!! Quello che state vedendo è il getter depositato su una zona diversa, perfettamente normale e previsto dal costruttore. Non ha nulla a che vedere con un danno o una bruciatura.

Il getter serve ad assorbire i gas residui all’interno della valvola e il suo aspetto può variare molto in base al tipo di getter usato (flash o a sputtering), al metodo di produzione e al punto dove è stato “sparato” durante il vuoto. Quindi: non giudicate una valvola “andata” solo perché il getter non è dove ve lo aspettate. L’unico caso in cui allarmarsi è quando il getter diventa bianco, segno certo che la valvola ha preso aria.

Ulteriori consigli pratici

  • Non buttate soldi in set completi di valvole, salvo casi in cui mancano fisicamente o siano visibilmente danneggiate.
  • Non fidatevi di chi propone cambi totali senza misurazioni.
  • Non gettate via valvole vecchie, conservatele per eventuali verifiche future.
  • Diffidate di chi misura la resistenza del filamento con un tester e vi parla di valvole “matchate”, una pratica ridicola purtroppo ancora diffusa.

Conclusione

Le valvole non sono caramelle da cambiare ogni tot. Sono robuste, quelle NOS spesso sopravvivono a chi le usa. Una valvola originale ben conservata e misurata correttamente ha un valore tecnico e storico inestimabile. Affidatevi solo a chi sa davvero misurarle, chiedete sempre di vedere i dati strumentali e fatevi restituire le vostre vecchie valvole. Solo così manterrete intatto il valore (e il suono) del vostro apparecchio, evitando di far arricchire chi gioca sull’ignoranza altrui.

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6 Responses to Vade mecum sulla sostituzione delle valvole: quando, come e perché (e soprattutto quando NON farlo)

  • Vorrei completare questa sequela di rimproveri indicando qual’è il mio strumento per valutare se una valvola è da cambiare o no: https://www.sb-lab.eu/tracciacurve-utracer-3/

  • In tutti gli apparecchi che ho riparato le valvole sono state sempre l’ultima tra le cause di guasto. Vanno cambiate solo nelle situazioni indicate nell’articolo. Tra gli addetti ai lavori diciamo sempre “attenti ai cambiavalvole”, per ignoranza sono secondi solo a quelli che cambiano tutti i condensatori negli HiFi.

  • Ecco signori a voi il troll di turno, pubblico il suo commento solo perchè poi queste fesserie corrono sui social incesurate. Nell’ultima decina di anni ho riparato centinaia di radio e le valvole le ho sempre solo cambiate quando il prova valvole me le dava esaurite e dette radio hanno sempre funzionato senza problemi. La ECC85 si cambia se è esaurita se è buona la si lascia al suo posto, in pratica mi è capitato di cambiarne 2/3 al massimo, stessa cosa con le finali audio e le raddrizzatrici. Le uniche valvole che nel 90% trovi effetivamente esaurite sono gli occhi magici, che comunque non sono essenziali per il funzionamento della radio. Chi cambia tutte le valvole a ufo sono questi IGNORANTI privi di strumenti di misura, che poi quasi sempre finiscono per lasciare 100/150€ nella rivalvolatura di una radio piena di condensatori marci e con tutte le MF e il gruppo RF starati o girati a caso nel maldestro tentativo di fare tarature a orecchia.

  • non ho mai letto tante stupidaggini, l’oscillatrice per FM ecc85 e’ sempre da cambiare perche’ e’ quella che si esaurisce piu’ in fretta, anche la/le finali vanno quasi sempre cambiate, l’occhio magico idem, la rivalvolatura completa e’ sempre da fare se si vuole fare un vero restauro funzionale.

  • ti ho risposto via email

  • Io credo che sei sincero, dici la verita’ ti chiedo per cortesia cosa mi consigli: ho una radio Normende del 59/60 si accede la luce, ma non si sentono le stazioni solo rumore. Ci tengo era la radio di mio babbo.

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