Pianola SR-211: da gioiello d’epoca a moderna compagna di viaggio

Tra i tanti progetti curiosi che arrivano sul mio banco da lavoro, questa Pianola SR-211 NOS merita senz’altro una menzione speciale. Una radio nuova di magazzino, mai installata, perfetta nelle sue cromature e nei dettagli vintage, affidatami da un appassionato che sta restaurando con cura maniacale un pulmino Volkswagen d’epoca. L’obiettivo? Mantenere l’aspetto originale ma con funzionalità moderne: ricezione FM e Bluetooth.

La radio: autentico vintage giapponese

La SR-211 è un’autoradio giapponese prodotta negli anni ’60-’70, alimentabile sia a 6 che a 12 volt e compatibile con veicoli a massa negativa o positiva. Dotata solo di ricevitore AM, cinque tasti meccanici per la sintonia rapida e uno stile sobrio ma elegante, era pensata per il mercato internazionale, dove l’FM ancora non era uno standard.

L’esemplare che mi è stato affidato è in condizioni perfette, con imballo originale, documentazione e persino la bustina con le viti di fissaggio mai aperta. Un piccolo tuffo nel passato.

La modifica: restauro invisibile, tecnologia integrata

Per trasformarla senza stravolgerne l’identità, ho integrato due moduli:

  • Un ricevitore FM stereo, pilotato tramite il selettore originale e invisibile all’esterno. La commutazione su FM è persistente.
  • Un modulo Bluetooth stereo, per ascoltare musica direttamente da smartphone o tablet. La connessione avviene automaticamente all’accensione della radio e il pairing è segnalato acusticamente, ma tutto il modulo è nascosto all’interno dello chassis.

Pronta per un nuovo viaggio

Al termine dell’intervento, la radio ha mantenuto tutto il suo fascino originale: frontalino, manopole, illuminazione e scala parlante sono rigorosamente come all’origine. Ma ora è pronta a sonorizzare le strade a bordo di un pulmino Volkswagen che tornerà presto a nuova vita. Un progetto che unisce due passioni: la tecnica audio vintage e la cultura del restauro intelligente, dove l’autenticità si sposa con la fruibilità.

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Trasformatore interstadio per VT-33 a triodo: il timbro valvolare nel tuo preamplificatore

Nel vasto panorama delle valvole termoioniche, la VT-33 – conosciuta anche con la semplice sigla 33 o il codice militare CV949 – occupa un posto di rilievo tra le valvole progettate per funzionare a batteria. Pentodo americano degli anni ’30, è stata concepita per la massima efficienza energetica, rendendola perfetta per ricevitori portatili. Ma oggi, questa piccola meraviglia trova nuova vita in progetti audio high-end, grazie al suo fascino tecnico e al suo carattere sonoro sorprendente.

Un piccolo capolavoro da riscoprire

La VT-33 è un pentodo a bassa potenza con un filamento che richiede appena 2 volt a 260 mA – un sogno per ogni autocostruttore che desidera evitare i soliti dissipatori roventi dei regolatori a bassa tensione. Questo filamento si presta a essere alimentato direttamente da una batteria o tramite un semplice regolatore, garantendo silenziosità e semplicità d’integrazione.

Ma il suo vero potenziale emerge quando viene connessa a triodo. In questa configurazione, con la griglia schermo (G2) collegata all’anodo tramite una resistenza da 220 ohm, la VT-33 si trasforma in una valvola dal suono dolce, naturale e incredibilmente raffinato – perfetta per applicazioni hi-fi in cui si cerca qualità timbrica più che potenza.


Il nostro nuovo trasformatore: pensato su misura per la VT-33

Per valorizzare al meglio questa valvola storica, abbiamo progettato e realizzato un trasformatore d’uscita interstadio single-ended appositamente ottimizzato per la VT-33 in modalità triodo.

Caratteristiche principali:

  • Impedenza primaria: 8.500 ohm
  • Impedenza secondaria: 820 ohm
  • Configurazione: Single-ended

Questa combinazione di impedenze nasce da un’attenta analisi delle curve caratteristiche della VT-33 collegata a triodo (riportate in fondo all’articolo), e da una retta di carico tracciata con l’obiettivo di massimizzare linearità, qualità timbrica e coerenza dinamica. Il risultato è un circuito con guadagno unitario complessivo: la valvola fornisce amplificazione reale, mentre il trasformatore adatta l’impedenza e riporta il segnale al livello originale. Questo consente la realizzazione di preamplificatori a vero timbro valvolare, perfetti per integrarsi nelle catene audio moderne, dove un’ulteriore amplificazione spesso risulta superflua – o addirittura dannosa – vista la già elevata uscita delle sorgenti contemporanee.

Schema applicativo e componenti consigliati

Risposta in frequenza e distorsione: risultati che parlano da soli

A dimostrazione della qualità del nostro trasformatore interstadio, abbiamo eseguito una serie di misure strumentali su un esemplare campione di VT-33 collegata a triodo, montata secondo lo schema proposto e senza alcun feedback.

Il grafico di risposta in frequenza mostra una banda passante praticamente piatta da 10 Hz (0 dB) fino a 65 kHz (-1 dB): un risultato eccellente che garantisce la trasparenza necessaria per una riproduzione musicale realistica e dettagliata, con bassi profondi e alti estesi senza asprezze.

Anche il grafico dello spettro armonico (THD) testimonia la bontà del progetto: 0,3% di distorsione totale armonica senza controreazione. Un valore che conferma il carattere musicale e naturale della VT-33 in questa configurazione, senza sacrificare la precisione timbrica.

Questi dati non sono solo numeri: raccontano di una valvola che, pur piccola e nata per scopi umili, può offrire un’esperienza d’ascolto raffinata, se abbinata al giusto trasformatore.

Con queste informazioni, anche l’autocostruttore meno esperto potrà cimentarsi nella costruzione di un piccolo stadio audio di grande pregio, sfruttando la magia di una valvola d’epoca che non ha nulla da invidiare a sorelle più blasonate e costose.

Conclusione

La VT-33, con il suo filamento minimale e la sua voce elegante in modalità triodo, è la dimostrazione che anche le valvole più umili possono suonare in modo straordinario se abbinate a componenti progettati con attenzione. Il nostro trasformatore interstadio è il complemento perfetto per chi vuole esplorare nuovi orizzonti sonori a bassa potenza – ma ad altissimo fascino. Contattaci per ordini o ulteriori informazioni tecniche: saremo felici di accompagnarti nella scoperta (o riscoperta) di questa piccola meraviglia elettronica.

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Calamitatore di Volani CTB – Riparazione e Restauro

ATTENZIONE! Questo articolo documenta la riparazione di un vecchio calamitatore di volani di un mio cliente. Vorrei precisare che sono un riparatore di elettroniche vintage, non un meccanico. Per favore, non inviatemi email chiedendo se posso magnetizzare volani di motociclette o simili. Grazie per la comprensione!

Le iconiche motociclette Vespa Piaggio hanno catturato l’immaginazione di generazioni di appassionati di motori. Uno dei segreti del funzionamento di queste splendide piccole moto risiede nel loro volano magnetizzato. Durante la rotazione, il volano trasferisce energia ad una bobina, alimentando le candele e i fanali, elementi vitali per il corretto funzionamento del motore. Tuttavia, quando ci si avventura nel restauro di una vecchia motocicletta Vespa d’epoca, è comune imbattersi in un volano smagnetizzato. Senza la giusta magnetizzazione, il motore non funzionerà. Ma ecco che entra in scena un eroe dimenticato: il calamitatore di volani CTB. Il calamitatore di volani CTB è un vecchio strumento d’epoca, allora diffuso nelle officine piaggio, risalente al 1965, che svolge un ruolo vitale nel processo di restauro delle Vespe d’epoca. Questo strumento prezioso è stato progettato per ripristinare la magnetizzazione dei volani, restituendo loro l’energia magnetica necessaria per il corretto funzionamento del motore. L’importanza di questo strumento non può essere sottovalutata per gli appassionati e i restauratori di Vespe d’epoca. Tuttavia, essendo anch’esso un pezzo d’epoca, spesso ci si trova di fronte alla necessità di riparare e restaurare i magnetizzatori CTB, che hanno affrontato il passare del tempo insieme alle motociclette stesse.

Clicca qui per scaricare le istruzioni originali d’epoca del calamitatore ctb in formato PDF.

Inizialmente, un cliente si è rivolto a me con la richiesta di riavvolgere un trasformatore di alimentazione gravemente danneggiato, che mi è stato consegnato in uno stato di carbonizzazione. Ho spiegato chiaramente al cliente che l’intero apparecchio necessitava di una revisione completa, poiché non era sufficiente sostituire il vecchio trasformatore bruciato con uno nuovo senza considerare i gravi guasti evidenti al circuito elettrico, che includeva anche una valvola.

Nonostante ciò, ho accettato la sfida di riavvolgere il trasformatore danneggiato. Dopo averlo riparato, l’ho spedito al cliente. Tuttavia, il cliente ha poi riscontrato delle difficoltà nel rimontarlo poiché avevo modificato i colori dei fili durante il processo di riavvolgimento. Non avendo i colori esatti dell’originale, ho apposto un’etichetta chiara con tutte le tensioni corrette.

Di fronte alla sua confusione, ho insistito affinché il cliente mi inviasse l’intero apparecchio per una valutazione completa. Dalle foto che mi sono state fornite, era evidente che ciò che serviva non era semplicemente la sostituzione del trasformatore, ma un intervento ben più ampio ed è stata una fortuna che non sia riuscito a ricollegarlo al circuito perchè lo avrebbe immediatamente bruciato.

Nei vari forum frequentati dai vespisti, si parla spesso di questo calamitatore, ma sorprendentemente poche persone sembrano capire il suo funzionamento. Inoltre, alcuni forniscono consigli errati sulla sua riparazione. È importante dissipare queste incertezze e fornire una spiegazione accurata. In realtà, il circuito del calamitatore è piuttosto semplice, anche se presenta alcune imperfezioni nella sua progettazione (di cui parlerò dopo). Esso comprende due raddrizzatori: uno è un ponte diodi al selenio che fornisce una bassa tensione di 12 volt, necessaria per la fase di ricerca dei poli, mentre l’altro è una valvola raddrizzatrice a doppia semionda di tipo 5Y3GT (non una EL34, come erroneamente ipotizzato da qualcuno).

Il principio di funzionamento del calamitatore è quello di caricare una batteria di condensatori elettrolitici ad alta tensione e successivamente scaricarla in un singolo potente impulso verso le elettrocalamite. Queste elettrocalamite, a loro volta, magnetizzano il volano. L’utilizzo di tensioni elevate, contrariamente a quanto affermato in alcuni forum, si rivela probabilmente vantaggioso poiché, secondo la legge di Ohm, le resistenze parassite dei cavi e delle connessioni diventano meno influenti a tensioni più elevate.

Non è vero che il calamitatore funzioni a 800 volt. Il raddrizzamento avviene tramite un circuito a doppia semionda, dove un avvolgimento secondario con presa centrale produce una tensione di 800 volt agli estremi, ma al raddrizzatore giunge solo la metà di tale tensione.

Purtroppo, ho letto su questi forum una serie di affermazioni che fanno drizzare i capelli in tutti i sensi. Ci sono storie di persone che sostengono di aver trovato un calamitatore che era stato immerso nell’acqua per ben 3 giorni, facendolo poi asciugare per altri 2 o 3 giorni, affermavano che funzionasse ancora. Queste persone probabilmente non si rendono conto della pericolosità di tali azioni o hanno intenzioni suicidarie. È inaccettabile manipolare un apparecchio collegato alla rete elettrica, con il fondo in legno, senza la messa a terra, il cui trasformatore (1965) è isolato con carta, contiene condensatori che possono essere caricati anche a 500 volt in corrente continua. In caso di esposizione all’acqua, il processo di asciugatura potrebbe richiedere mesi anziché giorni, specialmente all’interno del trasformatore.

È sconcertante leggere tali informazioni. Siate consapevoli che queste pratiche sono estremamente pericolose. Non seguite mai questi consigli e, se non avete competenze e conoscenze nel campo dell’elettricità, affidatevi a un esperto prima di intervenire su apparecchi di questo genere. Cambiare una lampadina o le pile del telecomando della TV non richiede la stessa consapevolezza e precauzione richiesta in questi casi. La sicurezza elettrica deve sempre essere la massima priorità.

Le condizioni in cui ho ricevuto il calamitatore erano estremamente critiche. Il ponte al selenio era in dispersione, la valvola raddrizzatrice 5Y3GT era completamente distrutta, con i filamenti bruciati che si intrufolavano tra le placche, causando cortocircuiti. Inoltre, tutti gli otto i condensatori elettrolitici della batteria erano danneggiati a causa di sovratensioni o a causa della diretta esposizione alla corrente alternata. Uno di questi condensatori stava persino perdendo l’elettrolita.

Era evidente che l’apparecchio richiedeva una completa ricostruzione. Montare un nuovo trasformatore su un dispositivo in tali condizioni avrebbe comportato la distruzione anche del nuovo componente. Era necessario intervenire a fondo per ripristinare il calamitatore e garantirne il corretto funzionamento.

Poiché avevo sospetti riguardo alle eventuali lacune progettuali di questo apparecchio, sentivo la necessità di ottenere uno schema elettrico. Purtroppo, su internet è stato impossibile trovarne uno disponibile. Probabilmente, le persone che cercano questi apparecchi non sono esperti di elettronica, nemmeno a livello hobbistico, essendo principalmente appassionati di motociclette d’epoca. Di conseguenza, non sono in grado di effettuare un’ingegneria inversa su un dispositivo elettrico.

Quindi, con pazienza, mi sono dedicato a seguire filo per filo per estrarre lo schema elettrico dal circuito. Come sospettavo, i miei dubbi erano fondati. Il primo problema emerso è che la batteria composta da otto condensatori da 100uF (per un totale di 800uF) veniva caricata direttamente dalla povera 5Y3GT senza alcuna limitazione di corrente. È importante notare che tutti i diodi hanno un limite di corrente erogabile, e in particolare le valvole raddrizzatrici hanno limiti relativamente bassi. La 5Y3GT, ad esempio, ha un limite di 440mA. Tuttavia, nel caso in cui venisse richiesto di caricare un condensatore scarico da 800uF, la valvola dovrebbe sopportare un picco di corrente iniziale che potrebbe arrivare fino a 1A. Di conseguenza, la povera valvola si trovava ad affrontare forti sollecitazioni ad ogni attivazione, e non è da escludere che la distruzione del trasformatore sia avvenuta a causa del guasto della 5Y3GT, provocato da questa condizione di sovraccarico.

Il secondo problema rilevato riguarda il meccanismo di scarica della batteria di condensatori. Dopo aver caricato la batteria premendo il pulsante, la scarica dovrebbe avvenire sulle elettrocalamite quando il dito viene rimosso dal pulsante. Tuttavia, se le elettrocalamite non sono correttamente collegate, ad esempio a causa dello stacco di uno dei spinotti a banana (che sono tranquillamente maneggiabili), la batteria di condensatori rimane carica. Di conseguenza, maneggiando tali spinotti, si potrebbe accidentalmente entrare in contatto con una tensione di 450/500 volt in continua, con un potenziale di corrente sufficiente ad essere letale. È fondamentale sottolineare la pericolosità di questa situazione. La presenza di una tensione così elevata, senza una corretta connessione delle elettrocalamite, rappresenta un grave rischio per la sicurezza elettrica. Manipolare gli spinotti a banana senza consapevolezza e precauzioni potrebbe avere conseguenze fatali.

Ho apportato modifiche per garantire la sicurezza e preservare la valvola e il trasformatore dell’apparecchio. Queste modifiche hanno lo scopo di rendere l’apparecchio il più sicuro possibile. Ecco quali sono state le modifiche effettuate:

  • Ho aggiunto una resistenza di limitazione in serie alla 5Y3GT per limitare la corrente di carica del condensatore elettrolitico. In questo modo, la valvola non viene più sottoposta a un picco di assorbimento eccessivo. Anche se ciò comporta un leggero ritardo nella carica del condensatore, si preserva l’integrità della valvola.
  • Ho installato un secondo fusibile per proteggere il circuito secondario dell’anodica. Questa aggiunta contribuisce a prevenire eventuali sovraccarichi che potrebbero danneggiare il trasformatore.
  • Ho inserito una resistenza in parallelo al condensatore elettrolitico. Questa resistenza permette uno scaricamento controllato del condensatore in circa 2-3 secondi quando gli elettromagneti non sono collegati. Inoltre, questa resistenza limita la tensione massima del condensatore a 400 volt, tenendo conto del fatto che il condensatore può sopportare al massimo 450 volt.
  • Infine, ho provveduto a collegare a terra l’intera carcassa del calamitatore, il nucleo del trasformatore e il suo schermo elettrostatico. Questo collegamento a terra contribuisce a garantire la sicurezza elettrica dell’apparecchio, riducendo il rischio di elettrocuzione o di scariche pericolose.

Ho effettuato anche ulteriori migliore:

  • Ho sostituito il vecchio raddrizzatore al selenio con un moderno ponte di diodi al silicio. Questa sostituzione migliora l’efficienza del raddrizzamento e riduce il rischio di guasti eccessivi.
  • Ho sostituito il cordone di alimentazione e la spina con materiali nuovi. Inoltre, ho applicato un pressacavo moderno nel punto in cui il cordone entra nello chassis del calamitatore, assicurando una protezione adeguata e riducendo il rischio di malfunzionamenti elettrici.
  • Ho sostituito il portafusibile con un modello moderno.

Con queste modifiche, l’apparecchio è stato notevolmente migliorato in termini di sicurezza e funzionalità. Le nuove componenti e gli aggiornamenti assicurano un funzionamento affidabile e riducono il rischio di problemi elettrici potenzialmente pericolosi.

Sono consapevole che qualcuno potrebbe suggerire l’uso di diodi al silicio al posto della valvola raddrizzatrice nel tuo calamitatore CTB. Tuttavia, è importante considerare diversi aspetti prima di prendere una decisione. Innanzitutto, vorrei sottolineare che se avessi avuto l’intero apparecchio da subito, avrei potuto ricalcolare il trasformatore di alimentazione per adattarlo all’uso dei diodi al silicio. Tuttavia, poiché mi è stato inizialmente fornito solo il trasformatore di alimentazione, non avrei potuto apportare modifiche senza conoscere a fondo le specifiche dell’apparecchio. Pertanto, ho rifatto il trasformatore per funzionare con la valvola raddrizzatrice e tale configurazione deve rimanere invariata.

È importante rispondere a coloro che nei forum di moto d’epoca suggeriscono di sostituire la valvola con diodi al silicio. La valvola raddrizzatrice 5Y3GT è ancora in produzione e può essere facilmente sostituita. Sostituirla con diodi al silicio sarebbe un errore, poiché i diodi hanno una caduta di tensione molto inferiore, intorno a 0,7 volt, mentre una valvola raddrizzatrice potrebbe avere una caduta di tensione di 50/80 volt. Sostituire la valvola con diodi al silicio significherebbe sovralimentare ulteriormente i già sollecitati condensatori dell’apparecchio, aumentando il rischio di esplosioni e altri danni significativi, incluso il pericolo di danneggiare il trasformatore di alimentazione.

Se desideri utilizzare i diodi al silicio nel tuo calamitatore CTB, sarà necessario creare un trasformatore di alimentazione su misura per gestire le specifiche tecniche dei diodi. Ciò richiede una profonda conoscenza dell’apparecchio e una progettazione personalizzata per garantire un funzionamento sicuro ed efficiente. Presso SB-Lab, la mia ditta specializzata, sono esperto nella revisione e riparazione di apparecchi d’epoca come il tuo calamitatore CTB. Ho l’esperienza necessaria per prendere decisioni informate sulla sicurezza e garantire che l’apparecchio funzioni nel modo migliore possibile. Ti invito a rivolgerti a me per una consulenza personalizzata e una revisione completa del tuo calamitatore CTB.

Sotto la foto del calamitatore finito e un breve video dove lo mostro mentre cerco di calamitare il coperchio di una scatola di biscotti, ok ok fa ridere, non mi hanno mandato un vero volano di una vespa e il mio è un laboratorio di elettronica e ovviamente non avevo un volano vero per provare quindi non ridete!

Restauro estremo di un calamitatore abbandonato

Tra i restauri più impegnativi che mi sono trovato ad affrontare, questo calamitatore occupa sicuramente un posto speciale. Quando me l’hanno spedito era ridotto in condizioni disastrose: completamente marrone di ruggine, abbandonato da anni in un ambiente umido. Il fondo originale in compensato era marcio e cadeva letteralmente a pezzi. I cavi avvolti in un groviglio informe, e le cromature spente sotto uno spesso strato di ossido.

Ho deciso di salvare ogni pezzo possibile e di riportarlo a nuova vita.

Il processo è stato lungo e meticoloso:

  • Smontaggio completo: Ho separato ogni componente, fino all’ultima vite.
  • Rimozione della ruggine: Ho fatto sabbiare i pezzi metallici per eliminare ogni traccia di ossido.
  • Verniciatura: Tutti i metalli sono stati riverniciati rispettando i colori originali.
  • Ricostruzione del fondo: Ho fatto realizzare da un’officina un nuovo fondo in alluminio, copiando fedelmente il disegno del vecchio compensato ormai irrecuperabile.
  • Piedini nuovi: Ho stampato in 3D nuovi piedini di supporto, modellati sulle dimensioni originali.
  • Lucidatura delle cromature: Con tanta pazienza, ho riportato alla luce la brillantezza originaria di tutte le parti cromate.
  • Restauro delle bobine: I fili a molla delle bobine, che si erano stirati e intrecciati, li ho riavvolti attorno a uno stelo di cacciavite e, riscaldandoli delicatamente con la pistola termica, sono riuscito a ridare loro la forma a spirale originale.
  • Realizzazione di un nuovo trasformatore: L’alimentatore era troppo compromesso, così ne ho realizzato uno nuovo, dimensionato per lavorare in sicurezza con il circuito restaurato.
  • Ricablaggio completo: Ho sostituito i cavi deteriorati e ricablato tutto il circuito, curando ogni dettaglio, inclusa la messa a terra di ogni parte metallica per garantire la sicurezza d’uso.

Il risultato? Un vero e proprio “miracolo” di restauro: il calamitatore ha riacquistato non solo l’aspetto estetico originale, ma anche la piena funzionalità, pronto per altri decenni di servizio. Di seguito una serie di foto prima e dopo il restauro, che raccontano meglio di qualsiasi parola la trasformazione.

Prima

Dopo (foto non in sequenza)

Se sei un appassionato di Vespe Piaggio e possiedi un prezioso calamitatore CTB, allora sei nel posto giusto! SB-Lab è la soluzione perfetta per dare nuova vita al tuo amato apparecchio e garantirti prestazioni ottimali.

Sappiamo che il tuo calamitatore CTB è molto più di un semplice strumento. È un pezzo di storia, un simbolo di passione e tradizione. Ecco perché ci prendiamo cura di ogni dettaglio durante la revisione e la rimessa in efficienza del tuo apparecchio. Ho una profonda conoscenza dei calamitatori CTB e un’ampia esperienza nella riparazione e nella revisione di questi strumenti d’epoca. Con cura artigianale e competenza tecnica, lavoro per riportare il tuo calamitatore alle sue prestazioni originali, garantendo la massima efficienza e sicurezza.

Non affidarti a soluzioni fai da te o a persone inesperte. SB-Lab è la scelta affidabile per ottenere risultati straordinari. Ogni dettaglio viene attentamente controllato, dalle connessioni elettriche al circuito interno, fino alla messa a punto delle componenti essenziali.

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2 Responses to Calamitatore di Volani CTB – Riparazione e Restauro

  • ti ho risposto per email

  • Buongiorno, io possiedo un calamitatore CTB che pero’ non è da banco come quello che c’è sopra nel video, ma è un banco grande ( 1,5m di larghezza x 1 circa di altezza ) .Il sistema è comunque esattamente uguale a quello da banco . Se dovessi decidere di restaurarlo, quanto verrebbe a costare piu’ o meno una revisione dell’apparecchio? Io sono di San Giorgio di Piano in provincia di Bologna . Le lascio il mio cellulare 3468483905 .Andrea Atti .Grazie .

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