Upgrade kit Nuova Elettronica LX1320 / LX1321

Articolo correlato: cliccando qui, potete leggere l’articolo con le misure strumentali che dimostrano come funzionano questi apparecchi nella loro originalità.

Per chi si domandasse perchè ho voluto fare questa modifica e perchè non ho fatto un’amplificatore completamente nuovo: Perchè me l’hanno chiesto! Mi hanno chiesto insistentemente di proporre una modifica di questo apparecchio per i fai da te per migliorare le doti sonore che a quanto pare non soddisfano poi così tante persone, siccome non è cambiando 2 resistenze e aggiungendo un condensatore dopo aver tagliato il segnale di negative feedback che lo si fa andare bene. Quindi Troll mettetevi l’anima in pace, in questo articolo non sparo a zero su nuova elettronica, ma dico la semplice e pure realtà riguardante questi valvolari, è tutto spiegato e documentato.

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Se sei interessato al kit di trasformatori, induttanze e isolatori per realizzare questo progetto visita il listino KIT cliccando qui.

Attenzione: Le modifiche di seguito riportate in questo articolo PREVEDONO l’utilizzo di trasformatori SB-LAB, attorno a queste il progetto di upgrade è stato sviluppato e collaudato. Se eseguite queste modifiche in maniera errata o non utilizzate trasformatori SB-LAB il risultato è ignoto e SB-LAB non si assume nessuna responsabilità per amplificatori che entrano in auto-oscillazione o si bruciano. Non possono essere utilizzati in nessun modo i trasformatori originali di nuova elettronica. Essendo un circuito a larga banda passante ed essendo gli stessi trasformatori a larga banda passante garantiscono si una resa sonora assolutamente HiEnd, ma il cablaggio richiede grande cura e verifiche onde evitare problemi, le masse sul telaio devono essere pulite e fornire contatto perfetto, deve essere rispettata la polarità di fase dei trasformatori per non innescare oscillazione attraverso la rete di NFB, il cablaggio dell’ingresso pulito, senza loop di massa e con cavo schermato di buona qualità, può essere utile accendere gli apparecchi gradualmente con il variac. Se avete acquistato i trasformatori per l’upgrade, in caso di problemi o dubbi rivolgetevi a SB-LAB che può fornirvi l’assistenza per risolverli.

Correvano gli anni 90 quando la rivista “Nuova Elettronica” immetteva sul mercato una serie di amplificatori valvolari in scatola di montaggio. Questo KIT si è diffuso a macchia d’olio in Italia ed è diventato decisamente ricercato e sopravvalutato, ho già parlato abbondantemente di questo KIT in questa pagina, dove presento una serie di prove tecniche e strumentali a dimostrazione delle pessime qualità di questi amplificatori, che al 50% sono imputabili ai trasformatori in dotazione, e il restante 50% alla circuitazione.

Purtroppo però molte persone non si danno per vinte e vogliono cercare di migliorare detto KIT a tutti i costi, mi richiedono informazioni su come fare, e set di trasformatori di ricambio. Quando mi sono accorto della presenza di alcuni siti che riportano improbabili modifiche e che certe persone mi compravano set di trasformatori per mettere in atto questi pastrocchi sono stato preso per l’amore del mio lavoro e non volevo che qualcuno bollasse i miei trasformatori per scarsi il giorno che li avesse sentiti montati su questi amplificatori. In questo articolo quindi presenterò un’intero progetto di upgrade del KIT LX1320 / LX1321 in modo anche da far capire a voi lettori quanto siano “distanti” quei siti che vi fanno credere che si raggiunge il paradiso montando 4 valvole fighette, aggiungendo un condensatore sotto un catodo e tagliando la linea di NFB…

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Iniziamo ad esaminare lo schema originale di nuova elettronica che riporto qui sotto (clicca per ingrandire).

Schema LX1320-LX1321

Partiamo da LX 1320, la scheda di ingresso: la sezione pickup (ossia il phono) attorno a una ECC83… l’uso di questa parte di circuito non ci interessa, chi vuole il phono fa bene ad adottare qualcosa di esterno, la scheda non schermata posta dentro vicino a trasformatori e un circuito di potenza è sicuramente sacrificata.

Passiamo agli ingressi (CD/TUNER/AUX,etc) troviamo subito un bruttissimo attenuatore ad L formato dalle coppie R2/3, R4/5 etc… Perchè? Perchè la sezione di pre formata da V2 guadagnava troppo, ma che senso ha dover attenuare un segnale per doverlo tornare ad amplificare? Andiamo avanti… tralasciando il controllo balance e l’ulteriore attenuazione introdotta da R33 in serie al potenziometro del volume arriviamo alla scheda LX 1321: L’induttanza doppia condivisa tra i canali è una pessima idea per risparmiare sul costo si creano intermodulazioni a bassa frequenza tra i 2 canali. Altra bruttura: vedere la griglia di una valvola ancorata al cursore di un potenziometro, visto la scarsa qualità dei componenti usati bastava che il cursore non facesse contatto in qualche punto della sua corsa per lasciare detta griglia flottante, poca roba ma vista la montagna di roba inutile che c’è su questo circuito una resistenza da 1M ci si poteva mettere. Troviamo poi uno snubber sulla placca del primo triodo formato da R39 e C20: inserire capacità all’interno di un’anello di NFB è il modo migliore per introdurre rotazioni di fase, ma il tasso di NFB di questo apparecchio è talmente elevato che senza probabilmente avrebbe oscillato. La seconda sezione di V3 è uno sfasatore catodina accoppiato AC con una polarizzazione elettrostatica della griglia, cosa che si faceva negli anni 50/60 sugli amplificatori da chitarra allo scopo di produrre distorsione. Mi spiego meglio, lo sfasatore catodina con accoppiamento AC comunemente dovrebbe essere fatto così:

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Mentre quello di nuova elettronica è fatto così:

catodina_nuovaelettronica_schifo

Chi un minimo di elettronica valvolare ne capisce di primo impatto è portato a pensare che lo sfasatore di NE non possa funzionare in quanto la griglia della valvola è riferita praticamente al suo stesso catodo e quindi sia in condizione di saturazione, in realtà non considera che R4 è una resistenza da 1M (anche se sarebbe meglio fosse anche da 10M). È una vecchio trucco che era usato in apparecchi anni 50 che sfruttava il fenomeno di carica elettrostatica della griglia: sostanzialmente la griglia non è flottante ma è ancorata con una resistenza molto grande, e riesce a raccogliere elettroni dal flusso che scorre tra il catodo e l’anodo caricandosi elettrostaticamente e quindi diventando negativa rispetto al suo catodo. Essendo la polarizzazione della griglia altamente instabile ne scaturisce una grande distorsione e caratteristico è il suono degli amplificatori da chitarra che usano questo metodo di polarizzazione che però è del tutto fuori luogo in qualcosa che dovrebbe essere HiFi.

Proseguiamo a V4 ulteriore stadio di guadagno, come se non bastasse, ma forse obbligatorio perchè quello sfasatore probabilmente era troppo “turbabile” per pilotare le finali, poi ci sono le finali col loro bias fisso, il trasformatore di uscita e l’anello di NFB con il suo bello snubber.

Come altri propongono di modificarlo

L’amplificatore che ho ricevuto è stato modificato seguendo istruzioni prese da un sito, su uno spazio freeware, di cui non metto il link (per non fare immeritata pubblicità) ma di cui citerò alcune parti.

Non ho acquistato le valvole finali KT88 cinesi contenute nel kit. Un amico appassionato di valvole e alta fedeltà, infatti, me le aveva sconsigliate a causa della loro scarsa affidabilità dimostrata anche da alcune sue esperienze negative. Poiché, invece, desideravo un prodotto robusto e affidabile, ho acquistato un quartetto di pentodi 6550C Svetlana.

Intanto dipende da quali cinesi, io direi che certe cinesi sono sicuramente meglio di molte valvole prodotte nei paesi dell’est, personalmente le KT88 più affidabili che ho testato sono le tungsol…

Le valvole di pilotaggio e quelle dello stadio pre-amplificatore sono delle 5814A (ECC82) marcate NATIONAL, mentre nello stadio fono c’è una 12AX7 (ECC83) della SOVTEK.

Montare valvole NOS così pregiate e costose (mi riferisco alle national non alle sovtek) su un’apparecchio del genere è uno spreco, ma è la solita psicologia contorta che il suono lo fa la valvola e non l’insieme del tutto, quindi se infilo una bellissima valvola NOS dopo suona bene qualsiasi cosa.

Ne ho approfittato per sostituirlo con uno avente una tensione di lavoro più alta (la tensione misurata ai suoi capi era superiore a quella di lavoro del condensatore). Così ho sostituito anche quello del canale opposto, assieme a quelli analoghi dello stadio fono. (Nella foto sono quelli di colore blu vicino agli schermi delle valvole). Ho usato sempre dei poliestere di buona qualità, anche se so che gli audiofili avrebbero consigliato di usare dei condensatori in polipropilene. In effetti avevo fatto alcune prove con dei polipropilene, ma non ho apprezzato una differenza sostanziale.

In un’apparecchio del genere non è il cambio da poliestere a polipropilene che ti cambia, infatti non ha sentito differenza…

Purtroppo mi sono accorto con le successive prove generali che lo stadio di pre-amplificazione, seppur necessario, introduceva qualche peggioramento alla qualità del suono, rendondolo più cupo soprattutto a basso volume. Dopo una serie di consultazioni con i miei amici esperti e alcune prove con esiti non univocamente positivi, la soluzione vincente è stata quella di introdurre un condensatore di by-pass catodico sulla valvola pre-amplificatrice. Si tratta di una capacità in parallelo alla resistenza che chiude il catodo verso massa. La sua funzione è quella di stabilizzare la tensione di polarizzazione che, altrimenti, varia al variare dell’amplificazione.

Il circuito non guadagna già troppo così da solo (è pieno pure di attenuatori passivi), aggiungere un condensatore di bypass sotto un catodo vuol dire aumentare notevolmente il guadagno di quello stadio come se non fosse già troppo…

Altri purtroppo (ed era il caso dell’apparecchio che mi è stato consegnato) sull’onda dell’ignoranza che dilaga in rete, tagliano anche la linea di NFB, diminuendo sicuramente la montagna di armoniche e distorsione che genera il circuito ma anche rendendo impossibile gestire il volume in quanto eliminare o attenuare il segnale di NFB aumenta notevolmente il guadagno del circuito ossia potenziometro a zero che appena lo sfiori esplode e ti tira giù l’intonaco dai muri, questa cosa si trascina dietro parecchi altri problemi dovuti all’assenza di NFB e al basso smorzamento, inoltre le piccole imperfezioni del potenziometro si tramutano in notevoli sbilanciamenti tra i 2 canali che suoneranno a 2 volumi diversi e ti obbligheranno quindi a compensare con il balance.

Questo è un progetto premium, chi volesse acquistare il PDF con la guida integrale, unitamente all’acquisto del set di trasformatori mi può contattare tramite email.

Le strumentali del nuovo apparecchio

Banda passante a 1Watt: 10Hz -0dB ~ 75khz -1dB
Fattore di smorzamento DF: 5
Distorsione Armonica THD a 1Watt: 0,67%
Sensibilità di ingresso: 4,5Vpp o 1,6Vrms
Potenza massima 55Watt RMS per canale.

Spettro a 1Watt

Banda passante @ 1 watt su carico resistivo

Banda passante @ 1 watt su carico reattivo

Tringolare @ 1khz e 10khz

Conclusioni

L’amplificatore così modificato suona mooolto meglio dell’originale, il fattore di smorzamento (4) è un pò scarso ma sullo stampato a disposizione non si potevano fare miracoli (se avete diffusori teneri e grandi, o con reflex probabilmente avrete una pò di esaltazione della gamma bassa), però il tasso di NFB non è elevato e magari a qualcuno piace così, se avete un preamplificatore (o sorgente che sia) che esce con segnali fortini, superiori ai classici 5Vpp dei lettori CD si potrebbe diminuire il valore di R52 (la resistenza di NFB) di qualche gradino ma senza esagerare, questo aumenta il tasso di NFB e quindi lo smorzamento (controllando però che questo intervento non inneschi oscillazioni). L’amplificatore suona bene limpido e pulito con acuti bellissimi (ovviamente la registrazione fatta col cellulare messa su youtube non è può essere considerata un riferimento), senza ronzii e rumori di fondo anche con casse da 91dB di sensibilità.

La realizzazione di questo progetto di update ha richiesto 32 ore di mano d’opera effettive sull’oggetto più trasformatori e componenti, diverse ore per studiare il modo di infilare un circuito diverso su quello stampato e altre ore di LTSpice per verificare che potesse funzionare e 5 ore per la stesura di questo articolo, spero apprezziate lo sforzo e mi premiate acquistando da me i trasformatori per eseguire l’update… anche perchè se li comprate da altri non arriverete mai a questo risultato 😛

Qui sotto la realizzazione di un cliente SB-LAB

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20 risposte a Upgrade kit Nuova Elettronica LX1320 / LX1321

  • Complimenti per tanto lavoro

  • le raddrizzatrici a riscaldamento diretto arrivano in temperatura in un paio di secondi, mentre le finali a riscaldamento indiretto impiegano anche 30 secondi, quindi se usi una raddrizzatrice DHT sbagli, se usi una raddrizzatrice IHT ivece è corretto, ma se ti riferisci a questo progetto una singola raddrizzatrice è non è abbastanza per alimentare tutto il circuito e in ogni modo se anche usassi 2 valvole raddrizzatrici andrebbe modificato il trasformatore di alimentazione e poi finiresti con i piedi pari in una sporta di altri problemi dovuti alla non stabilità della sezione di alimentazione che potrebbero innescare motorboat etc.

  • Per prima cosa grazie mille per la risposta esauriente.
    Con una raddrizzatrice a vuoto suppongo sia ugualmente non necessaria in quanto l’anodica sui condensatori di filtro dovrebbe salire lentamente con il riscaldarsi del catodo della rettificatrice o sbaglio?

  • Per “ritardo dell’anodica” si riferisce all’atto di applicare la tensione anodica solo dopo che i catodi delle valvole sono stati riscaldati adeguatamente. Tale pratica è finalizzata principalmente alla conservazione dei condensatori elettrolitici. Questo approccio mira a evitare situazioni in cui la tensione anodica sia attiva senza che i catodi delle valvole siano in funzione. In taluni casi, ciò potrebbe causare un’elevazione eccessiva della tensione a vuoto, superando i limiti massimi di tolleranza dei condensatori e provocandone il danneggiamento. In tanti amplificatori da chitarra è così, infatti le già altissime tensioni anodiche applicate per tirare per il collo le finali di potenza senza carico si innalzano pericolosamente oltre il limite dei condensatori per questo quasi tutti hanno un’interruttore di standy (molto vestigiale che ricorda gli anni 50 quando non era facile fare un temporizzatore come lo sarebbe oggi).

    Tuttavia, per il progetto in questione, questa pratica non è necessaria, poiché è stata adottata da un cliente di sua iniziativa. È importante notare che su Internet e sui social media circolano molte voci infondate. Ad esempio, si sostiene che l’applicazione di tensione con i catodi freddi possa causare la “strappatura degli elettroni”, danneggiare i catodi e provocare altri effetti negativi. Tali affermazioni, però, sono prive di fondamento e non trovano riscontro nella realtà.

  • Ciao Stefano/Fabio,

    cosa intendete con “ritardo sull’anodica”? Aspettare che i filamenti siano caldi?

    Grazie,
    Marco

  • Signor michelangelo capisco che lei l’ha progettato pasandosi su antichi progetti del williamson, ma il risultato all’ascolto è quello che è, quoto in toto la modifica prodotta di sb-lab che ho realizzato con piena soddisfazione e posso garantile che il suono è tutto un’altro pianeta.

  • Non sono un tecnico elettronico e quindi non mi addentro in disquisizioni a me ignote. Sono semplicemente il felice ed appagato proprietario del finale NE, modificato grazie a Stefano e le cui foto appaiono in questo link. Lo si può riconoscere dal mobile mogano e dai due occhioni vu meter frontali incorniciati dalla mascherina in ottone e monta le 6550. Per lui ho già detto in un altro post qui pubblicato. Ho seguito da sempre NE, sin dall’inizio e posseggo l’intera collezione tranne le ultime pubblicazioni di cui ho preso subito le distanze. Motivo? Non sembravano più di NE. Lo spirito di Nuova Elettronica per conto mio era quello di dare una poliedricità di progetti che spaziavano su tutto ad un prezzo che tutti potevano permettersi. Progetti vari montati funzionavano e funzionano ancora ma… e questo è il punto, quelli finalizzati all’audio eo Hifi, purtroppo non era così. La teoria esposta era completa ed allettante, ma il relativo circuito, probabilmente costretto dal prezzo finale, risultava purtroppo mediocre. L’economia “pratica” di ogni progetto la faceva da padrona e così mentre un interruttore crepuscolare funzionava e continua a funzionare a dovere, non era lo stesso per un progetto audio.
    Prendo per esempio il mio finale. Nasce dall’amplificatore valvolare LX 1320, esclusa la sua preamplificazione, (per questo possiedo LX1140) acquistato dopo aver letto del finale precedente in cui si mettevano in luce tutte le peculiarità di questo incredibile (a detta loro) finale ma con un cablaggio interno alquanto caotico e della pericolosa ed estrema difficoltà nella taratura del bias. La scelta del LX 1240 è stata presa per la sua ingegnerizzazione e pulizia di montaggio rispetto al precedente, fermo restando i suoi parametri di targa.
    Sia con il pre che con il finale, con il loro acquisto, ho voluto dare una ulteriore chance a NE. Il risultato complessivo all’inizio è stato buono, per quello che davano, ma poi, l’economicità dei progetti non si è fatta attendere.. Il mini trasformatore del pre ha tirato le cuoia e lo stesso ha fatto quello del finale che ronzava più di un favo di vespe. Per non parlare di una usura anomala dei tubi. I miei diffusori, sono una coppia di ESL 63 Pro, mi facevano notare che qualcosa non andava, per non parlare poi delle continue e snervanti tarature del bias. Conosciuto Stefano, ho provato, e quando me lo ha riconsegnato non credevo alle mie orecchie. Questo dimostra a parer mio che NE, in fondo qualcosa di buono in teoria lo faceva, ma in pratica, contenendo i costi, no.

  • Premetto che la modifica di questo progetto risale a molti anni fà quando ancora non avevo gli strumenti che ho ora quindi le misure dell’originale sono quelle che sono. In ogni modo questi amplificatori che circolano ancora sono il più delle volte dei rottami martoriati e quando non sono rottami comunque il loro valore è talmente basso che per me è lecito farci quello che uno vuole se lo scopo del proprietario è divertirsi a smanettare. L’apparecchio ha ugualmente una concezione di valvolare di una volta, di fatti si parla di williamson, un progettista di una volta che progettava come una volta. Si parla di THD e rapporto segnale rumore ma io ho imparato dal mio maestro Mariani che è sbagliato “solo misurare” ed è sbagliato “solo ascoltare”, ma bisogna fare entrambe le cose e che un’amplificatore audio quindi non deve soddisfare solo gli strumenti di misura ma anche le orecchie e saper mettere in correlazione un certo risultato strumentale con un certo risultato uditivo perchè è inutile che ottengo la strumentale più bella del mondo se poi quando vado ad ascoltarlo mi da la sensazione di tutto uno sferragliare. È anche poi da dire che la distorsioni sotto certi livelli la vedi solo con gli strumenti di misura ma chi ascolta da un 0,1 a un 0,01% non nota nessuna differenza. Quindi mella mia esperienza di costruzione e di ascolto che non si voglia dire che lo sfasatore catodyna va meglio di uno sfasatore longtail, perchè ogni apparecchio che abbia sentito con lo sfasatore catodyna era affetto da bruttezze in ascolto che non ritrovo quando c’è lo sfasatore longtail, ma basta dire che è un circuito che esce con 2 impedenze diverse e ti ritrovi le 2 fasi che non hanno lo stesso tempo di salita per capire come mai poi va peggio senza andare a indigare oltre. Questa fu una mia osservazine che feci a Mariani che poi mi rispose “il catodyna non suona bene nemmeno a morire”. Al suo tempo catodyna permetteva di risparmiare valvole e con quelle che erano le registrazione dell’epoca e gli ambiti di ascolto nessuno notava niente. Resta che per me è molto brutto vedere tutta quella rotazione di fase a 10khz con tutta quella controreazione al punto da farti uscire fuori sinusoidi visibilmente distorte senza aver bisogno dell’analisi di spettro. Come anche la bruttezza di amplificare qualcosa e poi doverlo andare ad attenuare con dei partitori resistivi, sono dei brutti workaround che aumentano anche l’impedenza d’uscita del segnale, e si fanno per far prima perchè mettersi li a cercare di fare il circuito che gaudagna quelli che si vuole che guadagni senza trucchi è obbiettivamente un casino, ma il risultato sempre dal punto di vista dell’ascolto è tutt’altra cosa, in ogni modo quella parte del circuito è stata estromessa perchè la gente vuole giustamente usare preamplificatori esterni con tutta la ragione di tenere in circuito phono riaa non schermato lontano da un trasformatore da centinaia di VA e da tutto un circuito di potenza. Io e le decine di persone che hanno eseguito il mio progetto di modifica che è “fun” per divertimento hanno riferito un miglioramento enorme nel piacere di ascolto con una loro grande soddisfazione e questo conta più di ogni altro parere tecnico. Anche se sono sicuro che l’originale strumentalmente vada molto peggio della mia variante, sotto tutti gli aspetti di vista, quando me ne ricapiterà per le mani uno che si accedende e funziona effettuerò misure di rito che ora mancano… che in realtà c’erano (fatte al tempo con un’altro apparecchio di nuova elettronica) ma che ho rimosso perchè mi sembravano impietose e inutili.

  • Gli amplificatori a valvole dal punto di vista THD+N non possono essere paragonati a quelli a stato solido. Questo amplificatore è nato con lo spirito di mantenere la semplicità e praticità originali di Williamson. Non entro in dissertazioni sulla configurazione della valvole ed invertitori .consiglio comunque prima di esprimere giudizi di effettuare le misure almeno con un Audio Precision System TWO 2722 o più recenti . Gli attenuatori per le uscite REC -Line venivano usati eccome se si esce di placca. Si risparmia la valvola inseguitore che comunque richiede un attenuatore . La dinamica è una altra cosa, non viene ridotta da un attenuatore.; viene solo traslata se ben calcolato .
    Il progettista si chiama Williamson, io lo ho solo pensato e realizzato mantenendo fedele la filosofia originale e fatto conoscere al grande pubblico di Nuova Elettronica assieme a tutti glia altri valvolari e scritto gli articoli dedicati come Direttore Editoriale. Il fono RIAA con ECC83 viene dalla RCA e veniva usato in origine come reference anche dalla associazione RIAA . Provate a misurarlo come si deve.

    Un saluto Michelangelo

  • Grazie Stefano, per il capolavoro che hai creato partendo dall’LX1321 che io consideravo ben suonante. Su internet girovagando ho incontrato il tuo sito, mi è piaciuto. Provare? perchè no! è uscita una meraviglia ora si che si parla di HIFI, ora si che si ascolta veramente la musica, non l’impianto, lui fa solo il suo dovere. Suona come non potevo neanche minimamente immaginare… le mie Quad mi hanno ringraziato e ti ringraziano

  • Grazie.

  • Devi collegare il tester nella scala dei 2volt sulla resistenza di test point (quella in serie sotto il catodo) e conoscendo il valore di questa resistenza e la corrente che dovrà passarci, con la legge di ohm calcoli la tensione che dovrai leggere sul tester, quindi colleghi il tester sulla resistenza ad amplificatore acceso e se non leggi la tensione che ci si aspetta devi regolare il trimmer del bias fino ad ottenerla.

  • Salve, avrei una domanda in merito al problema con la regolazione della corrente di riposo. Qualcuno può descrivere come farlo? Non conosco l’italiano, mi scuso in anticipo per gli errori.

  • 2 induttanze separate non intermodulano, perchè sono separate. Quando le accoppi magneticamente invece sì… ad esempio nel 1240 modificato l’accoppiamento magnetico tra le 2 induttanze causava l’innesco di una leggera oscillazione a bassa frequenza che compariva non solo nel montaggio reale ma anche su Spice. Non c’è nessun segreto, lo hanno fatto solo per risparmiare.

  • Avevo letto da qualche parte che le induttanze doppie di NE erano avvolte in contro fase per limitare appunto problemi di intermodulazione a bassa frequenza…bisognerebbe analizzarle con oscilloscopio per scoprirlo

  • Ciao Stefano,
    Ti comunico che ho ultimato il montaggio dell’ampli (upgrade LX1321 NUOVA ELETTRONICA).
    Nonostante il cablaggio in aria è andato tutto per il meglio al primo colpo! (ovviamente prima accensione col variac).
    Ti faccio i complimenti per i trasformatori, mai visto una risposta in frequenza cosi’ ampia (sinusoide perfetta e stabile da 10Hz a 76.000Hz!), onda quadra a 100, 1000, 5000Hz perfetta, una quarantina di watt con KT90, DF 4,2 circa.
    Suna molto bene, almeno per i miei gusti, ovviamente ci sara’ roba che suona meglio ma considerando che e’ una modifica di un circuito precedentemente fatto male direi che e’ ottimo.
    Entro con un preampli a valvole sempre di NE con componenti migliorati, e, come dicevi tu, il suono viene ulteriormente distorto, entrando direttamente con un lettore cd la faccenda cambia di molto.
    Ho fatto lievi modifiche (consigliate da te):
    -sull’anodica ho inserito un elettrolitico da 1000uF 650V (al posto dei due in serie da 500uF) e in parallelo allo stesso ne ho messo uno da 10uF e un ulteriore da 0.1uF in polipropilene.
    -Ho messo un altro polipropilene di bassa capacita’ in parallelo a ciascun elettrolitico sulla sezione pre (C1-C2-C5)
    -Inserito un ritardo sull’anodica.
    -Ho eliminato il potenziometro in ingresso entrando direttamente nella griglia della ecc81 e mettendo una resistenza da 50Kohm tra ingresso e massa.

    Grazie ancora.

    Fabio

  • Ho eseguito la modifica con i trasformatori Sb lab e devo dire che sono rimasto veramente colpito amplificatori che suonano cosi’ non li senti spesso nemmeno nei negozi hi end e pensare che si parte da quel rottamino di nuova elettronica il risultato finale lascia senza fiato, trasformatori veramente ben fatti che nulla hanno da invidiare a roba super ricercata e molto costosa, veramente complimenti.

  • Perchè dovrei prende in giro? l’apparecchio dell’articolo sta a roma da un mio caro amico, tra un pò dovrebbero darmene un’altro per fare la stessa cosa così pubblico anche le strumentali acquisite con nuovo strumento computerizzato che non avevo al tempo del primo articolo

  • Ciao, mi fai paura…
    Ma quanto sei preparato?
    O ci prendi in giro.
    Comunque grazie, articolo affascinante.

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Hashimoto KT88 UL PushPull – Versione con raddrizzamento a diodi

Nel precedente articolo ho presentato il caso dell’ Hashimoto KT88 UL Push Pull costruito da Fabrizio, problemi del circuito e relative risoluzioni, in questo articolo invece presento una variante che mi è stata richiesta dello stesso circuito ma senza valvola raddrizzatrice, la differenza rispetto l’altro circuito è la sezione di alimentazione anodica che utilizza diodi al silicio, il trasformatore di alimentazione differisce nella tensione del relativo secondario, i condensatori di livellamento sono più generosi e l’induttanza è un modello con resistenza DC più bassa, in questo modo si ottiene un’alimentazione più stabile che ha un’erogazione di corrente maggiore verso il circuito, questo si tramuta essenzialmente in una maggiore fermezza dei bassi e minori distorsioni dovute all’ondeggiamento della tensione anodica.

Ecco lo schema premium

Questo della foto è il set di trasformatori che riceverete per realizzare questo progetto, il costo compresa spedizione è di €710,00

Pisa 19.04.2021

Ciao Stefano, ho fatto questa breve recensione, e al di là di quello che ho scritto Ti dico che sono molto soddisfatto di quanto realizzato, anche grazie alla Tua consulenza e disponibilità. Dopo 40 anni circa che non prendevo un saldatore in mano, mi sono deciso ad affrontare la realizzazione di un amplificatore valvolare con KT88; perché queste valvole? ho visto in rete alcuni impianti auto-costruiti e oltre all’aspetto tecnico mi è piaciuto l’aspetto estetico. Le mie conoscenze di elettronica si limitano al periodo scolastico e poco più, non suffragate da studi specifici ma solo passione per l’elettronica (di fatto sono un elettrotecnico). A parte alcuni impianti auto-costruiti in gioventù e tutti allo stato solido, mi dilettavo solo alla riparazione di apparecchi valvolari di amici e parenti.

Oggi ascolto musica con impianti discreti e ben suonanti, anche se quando li ho acquistati volevo un impianto valvolare che aimè avevano prezzi piuttosto alti, e chi mi ha seguito nell’acquisto non li consigliava. La voglia però di avere un impianto valvolare era forte per cui mi sono deciso di costruirmelo. Il primo problema è stato quello di trovare uno schema attendibile è i relativi trasformatori, altrimenti non si và da nessuna parte; in rete si trova di tutto e il contrario di tutto.

Dopo una ricerca approfondita ho trovato quello che volevo negli articoli sul sito SB-LAB, molto dettagliati e suffragati da conoscenza tecnica e non solo sensazioni di ascolto dovute alla buona pratica. Dopo vari contatti mi sono deciso ad acquistare i trasformatori proposti dalla SB-LAB e la fornitura del relativo schema. Durante le fasi costruttive ho trovato la disponibilità da parte di Stefano Bianchini per soluzioni e consigli, indispensabili prima affrontare la realizzazione.

Di fatto oggi ho completato la realizzazione di un dual-mono con KT88, acceso e funzionante alla prima, nessun rumore di alternata anche al massimo del volume e nessuna interferenza. Fatte le dovute tarature e verifica delle tensioni (tutto regolare), l’ho messo in prova al posto dell’attuale impianto che utilizzo per ascoltare la musica.

Dopo alcuni giorni e circa 20 ore di funzionamento senza alcun problema, la soddisfazione di ascolto è piena e meno impegnativa rispetto all’altro impianto, mi piace molto e non solo a me ma anche a mia moglie o a chi altro l’abbia fatto sentire (molto probabilmente sostituirà il mio primo impianto). Non ho fatto prove strumentali poiché non ho il necessario, ma prima o poi mi le farò.

Allego delle foto di quanto realizzato, certo da un punto di vista estetico si può fare di meglio ma a me piace la sobrietà e la funzionalità senza troppi inutili fronzoli. Il cablaggio? Ho cercato di fare del mio meglio, soprattutto sulla distribuzione delle masse, realizzate comunque con collegamento a stella e collegate al telaio in un solo punto (nessun rumore di alternata).

Posso chiudere affermando che lo schema proposto da Stefano, abbinato ai trasformatori forniti, è più che ottimo e ben funzionante. Saluti Roberto Carmassi

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Luxman MQ70 – Riparazione

Un difetto tipico dei Luxman MQ70 sono i trasformatori d’uscita che vanno in corto, sopratutto se per errore vengono accesi e fatti suonare sconnessi dall’altoparlante, problema favorito per altro dai morsetti in dotazione che se si inserisce troppo dentro la guaina del filo a volte non fanno contatto. Il secondo difetto dei trasformatori d’uscita Luxman è di essere affogati in catrame. Il catrame è fortemente igroscopico (cioè assorbe amidità col tempo e tende a trattenerla) e se l’amplificatore viene conservato per lungo tempo in un luogo umido è possibile che i trasformatori si rovinino.

Un’altro problema dell’MQ70 è quello delle finali tirate per il collo: Riescono ad erogare 40watt RMS da una sola coppia di EL34, perchè la tensione anodica arriva a sfiorare i 500volt e a volte arrossano le placche perchè non si riesce ad abbassare la corrente di bias sotto i 50mA (o più di 50). Nella regolazione del bias si ha un leggero margine se la tensione di rete è 220 (testato col variac, il trasformatore di alimentazione dell’MQ70 è fatto per ricevere sul primario 220volt) il problema è che ai giorni nostri spesso la rete di distribuzione arriva a 230/240volt e l’aumento della tensione di placca delle finali fa schizzare la corrente di bias oltre il limite minimo regolabile dal circuito, questo secondo difetto è facilmente risolvibile cambiando una sola resistenza nel circuito, in questo modo si aumenta la tensione negativa disponibile sui trimmer del bias e si riesce a riavere un buon margine di regolazione. Consiglio a tutti di regolare una corrente di riposo di 30/35mA massimi, per tenere le finali un pelo al di sotto della dissipazione massima, non si ha nessuna perdita di potenza o qualità, le valvole vivono più a lungo e sono meno soggette a guasti esplosivi. PS in molti apparecchi la luxman sembra non aver montato le resistenze di testpoint riportate a schema sotto gli zoccoli delle finali, per comodità di non dover usare 4 bias prober io le metto.

Primo Caso: Riparazione di un esemplare con riavvolgimento dei trasformatori originali.

Mentre il primo difetto, ossia i trasformatori d’uscita che si bruciano è più antipatico. La disconnessioni del diffusore avviene principalmente per colpa le boccole a vite dove si mette il filo spellato che va alla cassa, queste boccole di plastica le trovo spesso rotte, quindi mollano il filo, il guasto del trasformatore avviene per auto oscillazione, perchè il circuito ha un tasso di feedback estremamente alto.

Il lavoro di ripristino del trasformatore di uscita è molto laborioso, perchè detto trasformatore è chiuso in una scatola metallica, affogato nel catrame e usa lamierini con dimensioni non standard, quindi non posso produrre semplicemente il ricambio ma devo ogni volta estrarre il blocco dal catrame e ripulirlo per recuperare lamierini e fascetta per poterlo riavvolgere.

Estrazione…

Trasformatore ripulito

Trasformatore riavvolto

Reinserimento nella scatola originale e riaffogato.

Rimontato il trasformatore riparato, provvedo a sostituire i morsetti a vite scassati con delle boccole adatte all’uso di capocorda, gli unici connettori con cui viene un bel lavoro.

Sistemato il problema del bias e cambianto il quartetto di EL34 (valvole che di solito trovo totalmente sfiaccate) l’amplificatore torna a funzionare come nuovo. Per gli scettici pubblico i 2 tracciati di banda passante e fase acquisiti dal canale con il trasformatore d’uscita ancora originale e quello riavvolto e faccio presente che il trasformatore viene riavvolto sugli stessi lamierini originali, con gli stessi materiali e con esattamente lo stesso schema di avvolgimento ottenuto per ingegneria inversa, sbobinando il primo che ho rifatto. Quindi la copia è uguale all’originale. Le minime differenze le si trova anche su coppie di trasformatori originali, il clone è perfetto.

Trasformatore Originale Trasformatore Riavvolto

Analizzando più a fondo i trasformatori originali Luxman, acquisendo il grafico di banda passante fino a 400khz si nota l’insorgere di una fortissima risonanza che viene probabilmente accentuata dall’immenso tasso di controreazione che viene applicato a questo circuito e che è sicuramente la causa della distruzione degli stessi trasformatori, con guasto delle finali, quando all’amplificatore manca il carico, ovviamente il trasformatore riavvolto ha lo stesso difetto. Non ho acquisito il grafico oltre i 400khz per motivi di sicurezza, non volevo guastare il trasformatore sotto test visto che a 400khz la risposta era già a +15dB. Faccio poi notare ai soliti personaggi pieni di pregiudizi che a orecchia non si nota nessuna differenza sonora tra i 2 trasformatori anche se uno è originale e l’altro è stato riavvolto, le differenze nei grafici sono insignificanti e non è possibile udire la differenza di 0,4dB a 10Hz in quanto si è nella gamma degli infrasuoni. La risposta in fase è la medesima e piccole differenze come questa le rileveresti anche tra 2 trasformatori originali, non importa avere belle casse, a orecchia non lo si sente. (E anche io ho delle Tannoy). Quindi chi ha pregiudizi e sentenzia che i miei lavori sono qualitativamente inferiori agli originali prima di parlare dovrebbe ascoltarli perchè scommetto che se non sapesse che c’è un trasformatore riparato non sentirebbe nulla di strano.


Secondo Caso: Riparazione più economica (ma migliorativa)

Questo è il caso di un MQ70 che mi è stato inviato da un negozio, l’amplificatore all’apertura del pacco emanava una puzza nauseabonda, un misto tra urina ed elettronica bruciata, all’ispezione visiva si presentava con simil granelli di sale cosparsi ovunque, io credo che sia stato tenuto appoggiato in terra in una cantina umidissima o che la detta cantina abbia subito un’allagamento, e che poi abbiamo provato a metterlo in funzione. Già un’altro tecnico aveva provato a ripararlo senza successo, quindi lo hanno inviato a me. Nelle foto sotto si possono vedere le incrostazioni da umidità che lo ricoprivano.

Vista la sporcizia e la puzza che faceva non c’erano molte alternative, ho dovuto smontare tutti i trasformatori e l’induttanza per procedere ad un lavaggio del telaio, nello smontare i trasformatori d’uscita ho trovato abbondante condensa sotto di essi (si vede bene nella foto ravvicinata):

Ho quindi fatto un test di isolamento sui trasformatori d’uscita ed emergeva che scaricavano tra primario e secondario superati i 700volt, quando in teoria la tenuta dovrebbe arrivare almeno a 2kV, segno che avevano assorbito umidità. Inizialmente ho provato a tenerli una settimana sul termosifone nella speranza che asciugassero ma la situazione non cambiava, inoltre c’era la seria possibilità che visto che l’amplificatore era stato acceso, internamente avessero già una bruciatura conduttiva tra gli isolanti. Non c’era speranza di recuperarli e siccome il riavvolgimento degli stessi originali come avete visto nella prima parte di questo articolo è veramente molto laboriosa e costosa il negoziante che me lo ha inviato per la riparazione mi ha chiesto quale poteva essere il piano B per non sforare il budget. Il piano B è quello di avvolgere 2 trasformatori di ricambio, ex novo, compatibili al circuito ma ovviamente non esteticamente uguali agli originali. Essendo il trasformatore originale avvolto su un nucleo con dimensioni non standard non è possibile usare lo stesso schema di avvolgimento, ma bisogna calcolare un trasformatore completamente nuovo, ero fiducioso di riuscire a fare un lavoro anche migliore dell’originale, inoltre non dovendo rinchiudere i trasformatori in una scatola avrei avuto a disposizione almeno il 30% in più di nucleo. Il piano B è stato confermato quindi sono andato avanti nel lavoro di riparazione, nella foto sotto il telaio bello pulito e profumato.

Ho dovuto fare qualche foro per ospitare i nuovi trasformatori d’uscita…

Il montaggio è andato bene, anche in questo esemplare bisogna aggiungere le resistenze da 10ohm che appaiono sullo schema ufficiale per poter regolare il bias…

Montaggio Finito…

Ho regolato il bias a 35mA per valvola e sorprendentemente la potenza RMS è aumentata dai 40Watt per canale che si hanno con i trasformatori originali a 56watt RMS, con i miei trasformatori il circuito appare stabile e non si mette ad auto oscillare in mancanza del carico. Il fattore di smorzamendo DF si attesta a 13… sono sincero è troppo retroazionato questo circuito, mi sono permesso di ritoccare il valore della resistenza di NFB per scendere ad un fattore di 8.

La banda passante 6watt è: 10hz 0dB @ 0,4° / 55khz -1dB @ 60° – banda passate e rotazione imposta più che altro dalla compensazione della rete di NFB, il trasformatore si estende quasi a 100khz. Il grafico poi è molto più pulito rispetto al grafico del trasformatore originale.

Distorsione armonica THD @ 1 watt su carico resistivo 0,17%

È impressionante invece il grafico su carico reattivo, frutto di un gran lavoro della luxman ma anche della tanta controreazione, resta comunque un’amplificatore valvolare concepito negli anni 80, in concorrenza con il mercato fiorente degli amplificatori a transistor di quell’epoca che puntavano tutto sulla strumentale. Sotto il grafico di risposta su carico reattivo a 6 watt.

Quadre a 100Hz / 1khz / 10khz

Ho ascoltato l’amplificatore è il suono resta quello luxman, non ho notato cambiamenti particolari, sopratutto in vece a recenti informazioni ricevute da persone a me vicine faccio notare ai puristi e collezionisti, ok i trasformatori in questo caso non sono più i suoi, se cercate un’apparecchio originale a scopo di collezionismo non è questo quello che fa al caso vostro, ma non potete dire che suoni peggio, in questo caso si diverso, più pulito e brillante quindi a detta di chi lo sta usando meglio che con i suoi originali e chi non lo ha sentito non può sentenziare un bel niente, le prove strumentali sono per altro evidenti. Inoltre ribadisco ancora, era un’apparecchio guasto che ora suona e fa felice qualcuno, diversamente sarebbe stato utilizzabile solo come rottame per recuperare parti di ricambio.

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5 risposte a Luxman MQ70 – Riparazione

  • Ho fatto riparare uno splendido MQ70 che bruciava le valvole di potenza e aveva un suono distorto. Il lavoro eseguito è stato perfetto. L’amplificatore ora è tornato ai suoi antichi splendori.

  • Ho riavuto pochi giorni fa il mio Luxman MQ 70, riparato dal Sig. Stefano.
    Trasformatori sostituiti ed altre cose sistemate.
    Il suono, simile a prima, ovviamente non è uguale, ma qui le sorprese: la prima gli acuti: più aperti senza essere fastidiosi.
    Ma è soprattutto la scena riprodotta a migliorare: più precisa, con strumenti maggiormente identificabili nello spazio e “fermi”.
    Meritava la riparazione insomma. Un grazie anche per l’assistenza ricevuta una volta restituitomi il finale

  • devo fare i complimenti al Sig Stefano. per competenza qulita del lavoro svolto e comunicazione.. un guro delle valvole conosce a fondo il tema, si percepisce perfettamente la passione per il suo lavoro…
    pieffe elettronica

  • La resistenza da 10ohm 1/4watt che sta come test point del bias fa lo stessa lavoro, se una valvola dovesse dar di matto si brucia la resistenzina. La cosa strana è che questa resistenza è riportata negli schemi ufficiali ma solo una volta le ho trovate montate di fabbrica (grosse per altro, che non bruciavano facilmente). In ogni modo quando non ci sono le aggiungo io.

  • Forse aggiungere un fuse adatto sul primario può prevenire la bruciatura del trasformatore d’uscita

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