Nyx Aeterna – Single ended con 2A3, Il crepuscolo delle stelle, la voce dell’eternità

C’è un momento, nella vita delle stelle, in cui il bagliore della giovinezza lascia spazio a una luce più sottile, intensa e misteriosa. È il momento della nana bianca, un residuo immortale che continua a brillare nei secoli, custode silenziosa di una memoria stellare che non svanisce. È da questa immagine che nasce Nyx Aeterna, il mio nuovo amplificatore valvolare single ended, ispirato alla dea greca della notte – Nyx, oscura e maestosa – e al concetto di eternità – Aeterna, come la luce che ancora pulsa da un frammento d’universo ormai silente.

Nyx Aeterna è un tributo al suono puro, scolpito nella penombra, avvolto da armoniche naturali e privo di tempo. Un progetto senza compromessi: valvole 2A3 in configurazione single ended per soli 3,5 watt RMS di potenza, ma capaci di scolpire ogni dettaglio con grazia e fermezza. Il driver 6SL7, con il suo carattere caldo e rifinito, guida l’intero apparato come un’orchestra invisibile, mentre la raddrizzatrice a vuoto – 5U4G o 5X4G – si occupa di mantenere viva l’anima dell’amplificatore con una tensione che vibra come respiro antico.

Il suono? Setoso, avvolgente, crepuscolare. Ogni nota emerge con naturalezza, come se fluttuasse in uno spazio senza tempo, rivelando sfumature che amplificatori convenzionali si limitano solo a suggerire. Qui non si tratta di potenza bruta, ma di intimità, di verità musicale. È un’esperienza da ascoltare al buio, come si contempla il cielo stellato: in silenzio, con rispetto.

Origini di Nyx Aeterna – Da rottame dimenticato a creatura nuova

Nyx Aeterna nasce da ciò che molti definirebbero semplicemente “un vecchio ampli cinese” — uno dei tanti cloni del Single Ended Sun Audio SV2A3, come il Bowie SG-280SE o il Bowey 2A3C e altri simili, venduti in passato o ancora oggi sui vari bazar a pochi soldi e oggi dimenticati in soffitte polverose o cantine umide. Oggetti abbandonati, a volte danneggiati, con circuiti dozzinali e componentistica economica. Ma con un telaio che, volendo, può diventare la base per qualcosa di completamente diverso.

Secondo me, c’è solo un modo sensato di “modificare” questi amplificatori: ripartire da zero. Non parliamo di cambiare due resistenze o un paio di condensatori sperando in miracoli audiofili. Quando ci metto mano io, le modifiche sono così radicali che alla fine resta in piedi solo il guscio. È una ricostruzione totale, non un restyling.

E allora, ha senso comprare apposta un ampli del genere per poi ricostruirlo da capo? Probabilmente no, se lo si deve pagare. Ma se già lo si possiede, o lo si recupera a poco, riutilizzarne almeno il telaio e qualche parte meccanica può essere una scelta intelligente: il contenitore è già pronto, i fori sono fatti, i supporti valvole montati e questo, è un bel risparmio in termini di tempo e denaro.

Nyx Aeterna è nato proprio così: non da un upgrade, ma da un atto di rinascita tecnica. Non è un clone del Sun Audio, né una sua variazione sul tema. Il circuito è completamente nuovo, progettato da zero attorno a trasformatori di uscita e di alimentazione SB-LAB, scelti per valorizzare la timbrica delle valvole 2A3 e per garantire stabilità, silenzio e coerenza dinamica. Il cablaggio è stato rifatto interamente a mano, seguendo criteri costruttivi di alto livello, senza compromessi.

Quel che era nato come un amplificatore economico, è stato svuotato, ripulito, e riassemblato con un cuore e un’anima del tutto nuovi. E oggi, Nyx Aeterna racconta un’altra storia. La sua.

Smontare, sabbiare, rinascere

Il primo passo è stato quello più ovvio: smontare completamente l’amplificatore di partenza. Viti, fili, zoccoli, componenti… tutto rimosso fino ad avere tra le mani solo il telaio nudo, con ancora addosso i segni del tempo. La verniciatura lucida originale di questi apparecchi, come spesso capita, era fragile e segnata: graffi profondi, macchie indelebili, aloni opachi, e in alcuni punti persino accenni di ruggine che cominciavano a farsi largo da sotto la finitura. Il classico destino dei cloni cinesi dimenticati in qualche sottoscala umido.

Prima di procedere, ho praticato un paio di forature aggiuntive per adattare il layout del mio nuovo circuito. Poi, il telaio è stato sabbiato, così da ottenere una sverniciatura completa e soprattutto una superficie leggermente ruvida, ideale per offrire presa alla nuova verniciatura a polveri. Il risultato finale è una finitura nera effetto bucciato, molto più robusta, resistente ai graffi e dall’aspetto tecnico ed elegante al tempo stesso.

Alla fine, dell’amplificatore originale resta ben poco: il telaio, con i suoi caratteristici barattoli dei trasformatori, gli zoccoli, le boccole RCA, i morsetti banana per gli altoparlanti, qualche resistenza di potenza, la vaschetta VDE, la spia LED, le manopole frontali e poca minuteria interna. Tutto il resto è stato rimosso, sostituito, ripensato da zero.

Nelle foto seguenti si possono vedere i due trasformatori d’uscita SE2K5-2A3, progettati espressamente per l’impiego con valvole 2A3 in configurazione single ended, e il trasformatore di alimentazione 23S48, dimensionato per garantire stabilità e silenzio di fondo, per questo montaggio sono stati realizzati con frame di montaggio invece delle solite calotte. Una scelta funzionale, necessaria per poterli alloggiare all’interno delle scatole in lamierino originali del telaio cinese, senza rinunciare a robustezza e schermatura.

Accanto a essi, l’induttanza 18S5200, parte integrante del gruppo di alimentazione induttivo che assicura un filtraggio pulito e profondo. Tutto il kit di trasformatori – SE2K5-2A3, 23S48 e 18S5200 insieme allo schema elettrico completo, è disponibile come schema premium, per chi volesse replicare un progetto simile partendo da componenti selezionati e pensati appositamente per questa topologia.

Nel passaggio successivo, ho creato e montato una basetta in bachelite su cui sono stati installati tutti gli zoccoli, pronta ad accogliere il cablaggio punto-punto. Una soluzione ordinata, robusta e facilmente manutenibile. La basetta è stata assemblata assieme ai trasformatori e al telaio, segnando il punto di non ritorno: da quel momento Nyx Aeterna prendeva forma concreta.

Nella foto seguente si può vedere il cablaggio completo del circuito, eseguito rigorosamente a mano, con attenzione ai percorsi di massa, alle separazioni tra segnale e potenza, e all’estetica ordinata e funzionale. Ogni componente è stato scelto per affidabilità, caratteristiche elettriche e coerenza sonora, evitando mode eccessive ma anche le soluzioni economiche da catalogo.

Infine, il tocco personale: l’effige decorativa frontale. Ho inciso al laser un pezzetto di noce nazionale, ritagliato da un’asse antica di circa 80 anni, con una decorazione evocativa che richiama lo stile rococò e il mistero notturno del nome dell’apparecchio. Al centro, il nome Nyx Aeterna, accompagnato dal logo SB-LAB. Una firma, una dichiarazione d’identità. Un amplificatore non si giudica solo da come suona, ma anche da come racconta sé stesso, prima ancora che la musica cominci.

Misure strumentali – Dati concreti a supporto dell’ascolto

Nyx Aeterna non è solo suggestione estetica e timbrica: dietro la cura artigianale e l’eleganza del suono c’è un progetto tecnicamente solido, confermato da misure strumentali eseguite con strumentazione di laboratorio.

  • Potenza RMS indistorta: 3 watt
  • Potenza in clipping: 3,7 watt
  • Banda passante a -1 dB: da 18 Hz a 38 kHz, una risposta ampia e ben estesa, che restituisce corpo e dettaglio anche alle registrazioni più complesse
  • Fattore di smorzamento: 4,4 – un valore equilibrato, che garantisce un buon controllo dei carichi reattivi senza sacrificare musicalità
  • THD @ 1 watt: 1% – una distorsione armonica naturale e gradevole, perfettamente in linea con la filosofia dei single ended a triodo

A completare il quadro, le forme d’onda quadra a 100 Hz, 1 kHz e 10 kHz mostrano una risposta ben controllata e priva di eccessive risonanze o sfasamenti. Il comportamento del trasformatore d’uscita è stabile, privo di overshoot marcati, con transitori netti e simmetrici, indice dell’elevata qualità progettuale e costruttiva della sezione magnetica.

Nyx Aeterna – L’epilogo di un viaggio, l’inizio di un altro

Nelle immagini finali potete ammirare Nyx Aeterna nella sua forma compiuta: elegante, solido, rifinito nei dettagli. L’apparecchio è completo di marcatura CE, libretto di istruzioni, dichiarazione di conformità e garanzia di 2 anni, come ogni oggetto progettato e realizzato con criterio tecnico e responsabilità artigianale.

>>> Ma Nyx Aeterna non è solo un esemplare unico. È anche una possibilità. <<<

Se avete in casa uno di questi amplificatorini cinesi con la 2A3 magari dimenticato da anni, con la vernice segnata e un ronzio che non vi siete mai decisi a sistemare sappiate che può rinascere. Anche se spento, anche se non lo usate più. Affidatemelo, e diventerà qualcosa di completamente diverso: non un upgrade, non una modifica, ma una nuova creatura. Una Nyx Aeterna!

E se invece partite da zero o siete autocostruttori, sappiate che è disponibile il set completo di trasformatori progettati appositamente per questo circuito (alimentazione, uscita, induttanza), insieme allo schema premium e al supporto necessario per realizzare la vostra versione personale del progetto.

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1 Responses to Nyx Aeterna – Single ended con 2A3, Il crepuscolo delle stelle, la voce dell’eternità

  • Salve, sono Alessio e sono il proprietario dell’ ampli integrato con 2A3 poi trasformato in finale, bè che dire, quando l’ho acceso mi si è staccata la mascella, ho subito notato un buon incremento di potenza, che con casse da 91 db come le mie si riesce ad ottenere un buona sonorizzazione, altra cosa che salta alle orecchie è la notevole estensione della risposta in frequenza i bassi sono magicamente comparsi, molto molto belli e profondi, anche la dinamica è aumentata, la grana e la trasparenza sono diventate ai massimi livelli, nulla a che vedere con l’apparecchio che era in origine.
    Bravo Stefano, veramente un risultato degno di nota, non tarderò a “sfruttare” le ottime capacita di Stefano Bianchini per altri apparecchi.
    Alessio Lodesani

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HiFi USB DAC PCM2707 – Tube Preamplifier – Mini DAC Valvolare

Nel mondo dell’hi-fi moderno sembra che senza un DAC da 32 bit e 384kHz, oscillatori femto e regolatori a rumore quantistico zero non si possa nemmeno ascoltare “il ballo del qua qua”. Tutto deve avere un nome altisonante, una scheda tecnica che grida al miracolo, e magari un alimentatore più grosso di quello del tuo amplificatore finale.

Eppure, la realtà dell’ascolto è un po’ diversa. Questo articolo nasce per ridare dignità all’essenziale, con un progetto che, sebbene a prima vista possa sembrare minimale, economico o addirittura giocattolesco, dimostra come la qualità del suono non sia legata al numero di bit o ai kilohertz stampati sulla scatola, ma soprattutto a come viene trattato il segnale una volta che lascia il chip del convertitore. La parte analogica fa il suono. E quando è fatta bene, anche con una base semplice, può superare prodotti ben più costosi e pretenziosi.

Dopo anni di test, prove d’ascolto e anche qualche presa in giro a certa retorica audiofila, questo progetto è diventato un piccolo classico. Ed è proprio da lì che nasce la sua evoluzione: un oggetto rifinito, robusto, certificato CE, pronto all’uso ma sempre fedele allo spirito originale.

USB MiniDAC PR-Zero ECC86

Il MiniDAC PR-Zero ECC86 è la versione definitiva, costruita professionalmente, del progetto qui sotto, nato per curiosità e spirito di sperimentazione. Si basa ancora sul collaudatissimo chip PCM2707, un convertitore USB sincrono a 16 bit / 48kHz, più che sufficiente per riprodurre con fedeltà qualunque CD e tutte le registrazioni 44khz / 16bit disponibili online.

Ma è la parte analogica che fa la differenza. Il segnale passa attraverso una vera valvola ECC86, pensata appositamente per operare a basse tensioni, e pilotata in modo corretto. A valle, un buffer con JFET BF256 abbassa l’impedenza d’uscita, rendendo il DAC compatibile anche con amplificatori dallo stadio d’ingresso meno tollerante, senza snaturare la musicalità della sezione valvolare.

La costruzione è su circuito stampato, in un contenitore compatto, dotato di alimentazione ben filtrata, interruttore, indicatore LED, connettori robusti e layout ottimizzato. Nessuna cinesata volante. È un prodotto completo, testato e pronto all’uso, pensato per chi vuole un DAC entry-level diverso dal solito, con un’anima vera, analogica, calda ma che suona davvero, e non solo sulla carta.

Non ha le pretese di “distruggere” DAC da migliaia di euro, ma nella sua fascia di prezzo (e anche sopra), pochi oggetti possono offrire la stessa personalità sonora, la coerenza tecnica e la cura costruttiva. È perfetto per chi muove i primi passi nel mondo dell’hi-fi valvolare, per chi vuole un secondo impianto godibile, o semplicemente per chi è stanco di specchietti per allodole digitali e vuole ascoltare musica, non firmware.

Kit PCB + Trasformatore + Supportino per PCM2707

Per chi preferisce l’autocostruzione ma vuole partire da una base solida e collaudata, è disponibile anche il PCB del PR-ZERO, pronto per il montaggio e abbinabile al trasformatore di alimentazione dedicato, progettato su misura per questo circuito. Una soluzione ideale per chi desidera realizzare il proprio DAC valvolare partendo da componenti affidabili, evitando compromessi su alimentazione e layout. Contattami se sei interessato all’acquisto del kit PCB + trasformatore.

A seguire, l’articolo originale che ha dato vita a tutto.


Versione a bassa tensione con ECC86

Per mettere alla prova le mie idee, ho acquistato su eBay un piccolo DAC USB sincrono basato sul chip PCM2707, con risoluzione massima di 16 bit a 48 kHz, spendendo meno di 10 euro, precisamente 5,69€. A prima vista potrebbe sembrare una schedina da poco, ma l’obiettivo non era costruire l’ennesimo giocattolo da scrivania, bensì verificare cosa si potesse ottenere abbinando a questo convertitore economico un vero stadio di preamplificazione valvolare, non un semplice buffer passivo o un’op amp qualsiasi.

Come prima modifica, ho rimosso il connettore jack e i due condensatori elettrolitici sull’uscita (segnalati con una stellina rossa in foto), per poter interfacciare direttamente il segnale al nuovo stadio analogico, eliminando tutto ciò che poteva degradarlo inutilmente.

Ho rimosso anche il connettore RCA giallo, che in molti potrebbero scambiare per un ingresso, ma in realtà è un’uscita S/PDIF praticamente inutile nel contesto di questo progetto. A quel punto ho montato tutto su una basetta millefori, e vista la debolezza del segnale in uscita dal PCM2707, troppo basso per pilotare correttamente la maggior parte degli amplificatori, ho aggiunto uno stadio di preamplificazione valvolare vero, basato sulla ECC86, una valvola progettata appositamente per operare a bassa tensione anodica.

A tal proposito, apro una parentesi importante: Spesso si vedono online progetti che usano valvole a bassa tensione… ma non valvole progettate per funzionare a bassa tensione. Vengono usate ECC82, ECC83, ECC88 e simili, nate per funzionare a 150–250V, alimentate invece con 12, 24 o 30 volt. Il risultato? Segnale con impedenza altissima, distorsione marcata, e peggio ancora: degrado precoce per avvelenamento del catodo (cathode poisoning), un fenomeno reale e ben documentato che porta alla perdita progressiva delle prestazioni.

Per questo ho scelto la ECC86, valvola sviluppata per le autoradio valvolari d’epoca, progettata per lavorare correttamente a basse tensioni, senza compromessi né rischi di danneggiamento nel tempo. Una soluzione tecnica corretta, non un’imitazione ad effetto. Ecco lo schema premium:

Per completare il progetto ho realizzato un contenitore in plastica stampato in 3D, scelta dettata sia da motivi economici sia da un certo spirito provocatorio nei confronti di chi costruisce apparecchi dal prezzo esorbitante, ma spesso con prestazioni che non vanno di pari passo con il costo. Il tutto è stato rifinito con un interruttore e un LED di accensione, per rendere l’insieme semplice ma funzionale, senza inutili orpelli.

All’ascolto, in un ambiente acusticamente trattato da professionisti del settore e con diffusori di assoluto riferimento, questo piccolo DAC ha stupito per la qualità del suono: arioso, dettagliato, brillante, con una resa ben oltre quanto ci si potrebbe aspettare guardando solo il costo o la scheda tecnica.

Per curiosità (e un po’ per sfida), lo abbiamo messo a confronto con un DAC commerciale da circa 3000€, dotato del convertitore AK4495S e stadio valvolare integrato, su una catena identica e con file a 24bit/192kHz. Ci si aspetterebbe un abisso tra i due: da una parte un progetto artigianale economico, basato su una schedina cinese da 5€, che in totale arriva a 150€ compresa la manodopera; dall’altra un oggetto di fascia alta, griffato e venduto come soluzione definitiva. E invece no!

La differenza si sentiva, certo: il DAC da 3000€ aveva una grana più fine, una sensazione di maggiore controllo nei microdettagli. Ma il gap sonoro reale era molto più piccolo di quello economico. Per intenderci: non era come passare da un citofono a un impianto da studio, ma piuttosto come passare da una carta vetrata grana 500 a una grana 1000. Solo che per farlo non si è passati da 150€ a 300€, ma da 150€ a 3000€.

Sono convinto che anche i meno esperti, purché un minimo curiosi e disposti a mettere le mani su un saldatore, possano realizzare questo progetto con poca spesa e grandi soddisfazioni d’ascolto. Il risultato è godibile, musicale e concreto, ben lontano dall’idea di “progetto economico = suono mediocre”.

Ovviamente, nulla vieta di utilizzare questo stadio valvolare anche con DAC più performanti, magari con convertitori a 24 o 32 bit, se si desidera un upgrade mantenendo il carattere analogico. L’unica accortezza importante è non caricare troppo l’uscita della ECC86: si tratta pur sempre di una valvola a bassa tensione, ma che lavora con circa 1 mA di corrente anodica, quindi deve interfacciarsi con amplificatori che abbiano un’impedenza di ingresso di almeno 47k?. Scendere sotto questa soglia significherebbe forzare il funzionamento della valvola fuori dal suo range ottimale. Per quanto riguarda la compatibilità, il DAC è plug & play, riconosciuto senza driver aggiuntivi da tutti i sistemi operativi: Windows (da XP in poi), Linux e macOS.

Variante con alimentazione 24Vcc esterna e buffer d’uscita

Questa versione del circuito nasce su richiesta di “G.M.”, per essere abbinata a un finale a stato solido DIY già dotato di alimentazione a 24Vcc. Il progetto di base è lo stesso, ma in questo caso si è reso necessario un adattamento: l’amplificatore aveva infatti un’impedenza d’ingresso troppo bassa per essere pilotata correttamente dalla sola ECC86, che lavora al meglio con carichi ben più elevati.

Per risolvere il problema, è stato aggiunto uno stadio buffer a JFET in uscita, utile ad abbassare l’impedenza e permettere al DAC di interfacciarsi senza difficoltà con il finale. Il risultato mantiene il carattere sonoro della ECC86, migliorando però la compatibilità con un maggior numero di amplificatori.

Commento di “G.M.” arrivato per email:

Sono strabiliato, esterrefatto, ammutolito e commosso alle lacrime non è possibile, non è reale finalmente sono riuscito a collegare il tutto e tanto per provarlo ho collegato due casse senza valore ma il suono è inimmaginabile, finalmente ho una idea di cosa sia definizione, spazialità, presenza dei bassi non vedo l’ora di collegarle con altoparlanti più seri non hai idea di quanto ti sia riconoscente! 

Grazie, grazie, grazie. Con la musica mi hai fatto scoprire un mondo nuovo  credo di dover ringraziare anche tuo nonno che ti ha sostenuto nella tua passione ci sentiremo più avanti, ringraziandoti ancora, buon proseguimento.

Variante con ECC82

In questa versione, al posto della ECC86 a bassa tensione, è stata utilizzata una ECC82 alimentata ad alta tensione, per chi desidera un suono con caratteristiche leggermente diverse e ha la possibilità di gestire tensioni anodiche più elevate. Nelle foto si può notare una valvola 9AU7, che non è altro che una variante della 12AU7 con filamento a 9 volt anziché 12. A livello funzionale, la differenza si limita proprio al filamento: il comportamento elettrico e le prestazioni restano praticamente identici. Sotto lo schema premium:

La scatoletta di questo l’ho stampata con plastica marrone perchè lo si voleva abbinare al finale c-rust 6jz8.

Se poi siete interessati ad acquistare l’oggetto già finito potente contattarmi cliccando qui.

Il montaggio di “S.C.” della versione con ECC86

Finalmente finito.
Mi ci ha messo una vita ad arrivare il dac ma alla fine mi è venuto bene e suona bene!

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2 Responses to HiFi USB DAC PCM2707 – Tube Preamplifier – Mini DAC Valvolare

  • Ti ho risposto per email, se vuoi ti posso fornire un computer allestito con i dovuti software per riproduzione di audio digitale, oppure se hai un vecchio (non troppo) notebook che non usi più ti installo Linux e strawberry. Una nota su strawberry, è disponibile anche per windows e mac ma su Linux ha la possibilità di eseguire in modalità bit perfect.

  • Ciao, ti ringrazio per l’aiuto (per quel che ci posso capire io che non ci capisco niente), che hai dato, gi esempi sono stati stracalzanti e molto semplici da capire. ti chiedo se posso un consiglio, devo cabiare l’impianto e seguendo le tue dritte non so che prendere di ciò che c’è sul mercato. io a casa avrei la linea lan che potrebbe arrivare direttamente al DAC ma per leggere i dati? devo prendere un lettore di rete? eppoi ci vuole un dac a valvole ? si trovano con delle buone valvole fatte a posta per bassa tensione? e deve essere per forza valvoare il dac? perchè ho letto in diversi siti che non era importante e che bastava un buon DAC che il lavoro grosso per avere un suono veramente buono lo doveva fare l’amplificatore, che a questo punto vorrei perendere valvolare … ma, seguendo le tue stesse dritte quale? se mi rispondi credo che te ne sarò eternamente grato. Grazie

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Nuovi trasformatori per L’Euridice e non solo – Trasformatori d’uscita SE per piccoli segnali.

Ormai 10 anni fà costruivo questo esemplare di preamplificatore Euridice con una coppia di PC88. Allora otteni una banda passante di 30Hz/65Khz con una attenuazione di -3dB circa, considerando che erano i primi trasformatori che avvolgevo e non avevo a disposizione tutti gli strumenti di cui dispongo oggi poteva andare bene. Mi fa ridere pensare che facevo le analisi di spettro con la scheda sonora di un vecchio PC e misuravo la banda passante a occhio semplicemente con l’oscilloscopio + generatore di fuzioni.

Recentemente un cliente mi ha chiesto se gli facevo una coppia di trasformatori per utilizzare delle PC88 in single ended ho quindi riesumato il calcolo del vecchio trasformatore I10K600A per utilizzarlo come punto di partenza dal quale derivare un nuovo trasformatore che possa soddisfare le mie pretese attuali di perfezione dove la attenuazione in basso deve essere massimo -1dB a 20hz e deve coprire tutta la banda udibile. Essendo un trasformatore da utilizzare in un circuito zero feedback non è strettamente necessario che la banda in alto si allunghi molto oltre i 20khz, cioè se viene ancora meglio, ma se non viene non ha importanza in questo caso.

In questo articolo voglio presentare un mio trasformatore interstadio di nuova generazione che si adatta ad un certo numero di valvole oltre la PC88 e al contempo mostrare qualche esempio pratico sulla relazione tra induttanza primaria di un trasformatore e la sua risposta in frequenza nei confronti della resistenza interna della valvola. Cosa di cui ho già parlato con soli esempi teorici nell’articolo “Come nasce un trasformatore SB-LAB“. Sarà quindi possibile osservare come appunto a parità di trasformatore e corrente di bias cambiando tipo di valvola cambia anche il comportamento del trasformatore. Giusto per ribadire ancora una volta che non importa la sola impedenza primaria, ma ogni valvola avrebbe bisogno di un trasformatore specifico (o quasi), alla faccia di quelli che ancora oggi voglio vendere un trasformatore che va bene (a detta loro) sia per una EL34 che per una 300B.

Lascio ora spazio all’articolo storico, risalente al 2013. Sotto ad esso continuerò con la presentazione del nuovo trasformatore…


Preamplificatore a trasformatori “Ispirato Euridice”

Ho costruito questo preamplificatore a trasformatori sulla base dello schema Euridice di Ciro Marzio apparso su CHF numero 26, privato però della sezione phono e con la sezione di alimentazione ricalcolata con sole 2 induttanze da 20H, visto l’alto costo delle 5842 e la difficoltà nel reperirle matchate ho ripiegato sulle PC88 come suggerisce anche l’articolo originale (6DL4 = EC88). Ho pensato di non polarizzare le valvole in selfbias con resistenza e condensatore ma polarizzarla con in semplice LED Rosso che ha una caduta di tensione perfetta per polarizzare questa valvola, in questo modo si evitano colorature dovute alla reattanza capacitiva del condensatore e si fa suonare la valvola come se fosse polarizzata a bios fisso, è comunque sempre possibile adottare il metodo classico con la resistenza, in questo caso è necessario utilizzare un condensatore elettrolitico di buona qualità ed eventualmente bypassarlo con un polipropilene da 1uF. Sarà comunque possibile utilizzare la 5842 eliminando la resistenza di caduta in serie al filamento, è possibile inoltre utilizzare anche le PC86 e sempre eliminando la resistenza sul filamento anche le EC88, le EC86 e anche le EC8010. Come raddrizzamento ho utilizzato una comune ed efficacissima 6X5GT che è del tutto sufficiente ad alimentare le 2 valvoline, nelle vecchie foto qui sotto vedrete una 5Y3GT ma è sovradimensionata quindi nell’aggiornare questo articolo ho indicato l’uso appunto della 6X5GT come valvola più affine al tipo di circuito da alimentare, anche la 6X4 è utilizzabile (cambia solo lo zoccolo)

Lo schema premium qui sotto

Nonostante su internet si veda gente realizzare questo preamplificatore su 2 o addirittura 4 telai, separando alimentazioni e parte audio fidatevi se vi dico che è uno spreco di risorse assolutamente inutile, la costruzione dell’oggetto è molto semplice esattamente come è semplice e banale il circuito adottato, si può costruire tutto in un’unico telaio basta porre un minimo di attenzione nel girare di 90 gradi il trasformatore di alimentazione e tutto funzionerà perfettamente e senza ronzii e senza pregiudicare la qualità del risultato sonoro finale. L’alimentazione dei filamenti in continua serve solo se si realizza l’ingresso phono, lo stadio linea può essere alimentato tranquillamente con i filamenti in alternata.

Nonostante non siano state sostituite le PC88 con le EC8010 devo riferire che, all’ascolto, i bassi sono ben presenti, si avverte un globale miglioramento timbrico con incremento della dinamica. Distorsione e rumore di fondo assolutamente inavvertibili.

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Dati tecnici:

Guadagno in tensione: fattore 8
Banda Passante: 30Hz ~ 65khz -3b (con i trasformatori che ho realizzato è possibile portare la banda passante sotto i 20Hz usando la EC8010 al posto della PC88).
Distorsione THD: inferiore allo 0,1% con un livello di uscita pari ad una linea standard

Completamente privo di Negative Feed Back

L’analisi di spettro

Rumore di fondo dello strumento di misura -108db, THD misurata 0,0468%, seconda armonica a -30dB.


Nella foto sotto il campione funzionante (dopo 3 tentativi) di I10k600B.

Qui durante i test dove ho usato sia l’alimentatore PS-305D modificato che l’alimentatore anodico stabilizzato a valvole.

Nella tabella sotto riporto i grafici di risposta in frequenza del trasformatore con varie valvole, la costante durante le misure è la tensione di 250volt e ho impostato una resistenza che polarizzasse la valvola a circa 5mA di bias. Il segnale in ingresso è stato variato per ottenere in uscita sempre una tensione di 8Vpp su carico da 600ohm posto al secondario del trasformatore.

EC88 / PC88 / 6DL4 / 4DL4
Ri = 4800 ohm

EC86 / PC86 / 6CM4 / 4CM4
Ri = 5600 ohm

ECC88 / PCC88 / 6DJ8
Ri = 2600 ohm

Rispetto la EC88 ed EC86 si nota un leggero miglioramento della risposta in basso per via della sua resistenza interna inferiore.

ECC82 / 12AU7
Ri = 7700 ohm

Per via della sua resistenza interna superiore alle precedenti valvole misurate si osserva una diminuzione della banda passante sia in basso che in alto nel grafico pur restando una risposta in frequenza del tutto accettabile.

6211
Ri = 7800 ohm

Questo è un caso curioso, la 6211 è una valvola da computer, creata per avere una lunga vita di 10.000 ore e di resistere in condizione di cut-off per lunghi periodi, nonostante sia essenzialmente una ECC82 compatibile e venga dichiarato nel datasheet una Ri appena superiore a quella delle ECC82 classiche mostra ugualmente una risposta in più estesa rispetto quella della ECC82, molto vicina alla EC86. Probabilmente l’esemplare che ho utilizzato era bello arzillo e la sua Ri reale era inferiore a quella di targa, appena ho tempo voglio acquisire le curve e paragonarle a quelle della ECC82 comune. Resta che comunque queste valvole (equivalenti ECC82 per usi speciali) spesso danno buoni risultati strumentali anche se c’è da star attenti al fattore di microfonicità che potrebbe essere un tallone di achille sopratutto per le valvole nate per uso nei computer.

ECC81 / 12AT7
Ri = 11k ohm

La ECC81 è offlimits, la sua resistenza interna di 11Kohm è troppo alta per questo trasformatore, come si vede la risposta in frequenza che mostra con questa valvola degrada fino a 20Hz/20khz -2dB. Forse ancora meglio di tanta roba che si compra in giro ma dal mio punto di vista un risultato misero. Per realizzare un trasformatore che possa funzionare con questa valvola sarebbe necessario un nucleo più abbondante e un maggior numero di spire di rame per aumentare l’induttanza primaria e recuperare in basso, bisognerebbe poi adottare misure per diminuire moltissimo le capacità interne. Rispetto questo sarebbe un trasformatore più grosso con maggiori dispersioni, una resistenza DC degli avvolgimenti superiore, un minore accoppiamento tra gli avvolgimenti etc. In linea generale un trasformatore con più compromessi. Si potrebbe però ancora usare collegando le 2 sezioni in parallelo purchè le si polarizzi per non più di 5/6mA in totale, con una Ri combinata di 5500ohm la risposta del trasformatore dovrebbe risalire ai livelli della EC88/EC86.

6SN7
Ri = 7700 ohm

A parità di Ri si osserva un comportamento del tutto uguale alla ECC82 comune. Questo grafico vale anche per le 6J5.

Questo trasformatore può essere usato quindi con tutti i triodi che abbiano una Ri pari o inferiore a 7800 ohm, cito anche 6CG7 / 6FQ7 / 12BH7 / 5814 / 6N1P / 2C51 / ECC84 / 6CW7 / 6GK5 / 6FQ5 / EC97 PC97 / 6FY5 / 4FY5 / EC8010, è possibile parallelare le sezioni di altre valvole con Ri superiore purchè non si accedano troppo i 5/6mA di corrente DC.

Specifiche del trasformatore:

Impedenza  primaria 10k, due secondari da 300ohm che possono essere usati separatamente e caricati con 300ohm ciascuno, oppure posti in serie a formare un secondario da 600 ohm con presa centrale, oppure posti in parallelo e caricati con 150ohm. L’induttanza primaria del trasformatore è di 70Henry mentre l’induttanza dispersa di 38mH. La resistenza del primario è di 610 ohm. Potenza nominale 200mW, corrente massima nominale 7mA. Li fornisco in resina per una questione tecnica dovuta alla necessità di assicurare e mantenere l’assoluto serraggio del traferro che non deve potersi muovere nemmeno di 1 micron, codizione che non è possibile soddisfare con calotte o fascette.

Dimensioni alla base 77x71mm altezza 95mm. Su richesta posso creare varianti con diverse impedenze secondarie, questo trasformatore può essere usato in preamplificatori linea con uscita sia bilanciata che sbilanciata, come trasformatori interstadio e come trasformatori per amplificatori da cuffie. Chi fosse interessato all’acquisto può chiedermi un preventivo contattandomi da qui –> clicca <–

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3 Responses to Nuovi trasformatori per L’Euridice e non solo – Trasformatori d’uscita SE per piccoli segnali.

  • Ringrazio per la pazienza e professionalità, il Sign. Stefano Bianchini. Ho potuto realizzare attorno a queste valvole PC88 che tenevo in garage da molti anni, un preamplificatore che mi ricorda tanto, il mio vecchio e ingombrante pre con le 211, realizzato oltre venti anni fà ( forse si trova ancora qualcosa in rete). Trasformatori che sono oltre molto belli da vedere, ma sopratutto da ascoltare. Progettati e realizzati per questo scopo, dimostrano la capacità e disponibilità professionale del Sign. Bianchini, nel soddisfare le mie richieste, ottenendo poi dei risultati all’ascolto sublimi.

  • ti ho risposto via email, appena ho un’attimo ti calcolo un trasformatore apposta

  • Ciao. Sto cercando in rete uno schema linea pre a trasfo di uscita, e ho visto il tuo, ma vorrei usare come triodo la 6gk5, visto che ne ho una decina diverse della rca. Vorrei domandarti, se , a parte la piedinatura, e filamento, questi trasformatori di uscita, sarebbero adatti per le mie valvole? Grazie. Ciao. Marco.

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