Telefunken 265C Restauro e Conversione FM

Questa radio mi è stata consegnata dopo essere passata per le mani del solito riparatore che cambia 3 condensatori e gira i grani delle MF a orecchio e poi continua a non funzionare niente ma senza prendere fuoco…

La radio ha subito altre riparazioni e modifiche di fortuna in passato, un timbro che reca la data del 13 maggio 1942 fa comprendere che in tempo di guerra facevano come potevano, tipo mettere condensatori elettrolitici non proprio sanissimi in parallelo agli altri della radio per cercare di farla andare, poi arriva quello dei giorni nostri e ne mette un’ulteriore, va bhe… Il danno più grosso presente era la bobina di campo dell’altoparlante isolata (anche il trasformatore di alimentazione non era quello originale, quindi probabilmente all’epoca subì un guasto importante) fatta ri-funzionare in una maniera creativa; ho notato la strana sezione di alimentazione a cui mancava il primo elettrolitico sulla raddrizzatrice, in pratica avevano fatto un filtro “LC” invece che “CLC” dove ovviamente “L” è la bobina di campo, facendo una veloce prova con il tester di isolamento ho subito visto che con alcune centinaia di volt la bobina scaricava al suo interno ripristinando la conduzione almeno provvisoriamente anche se tutto il circuito risultava alimentato ad una tensione molto più bassa del dovuto, ovviamente il mio predecessore non si era accorto di niente. Ho avuto la fortuna di poter recuperare una bobina di campo compatibile da un relitto arrugginito che avevo da parte.

Il resto del lavoro è consistito nel sostituire tutti i condensatori a carta marci e sbloccare il grano di una MF mezzo rotto infine ho trovato un guasto molto antipatico nel gruppo RF che consiste in quei trimmer capacitivi di ceramica con le armature fatte in un sottile film di argento depositato sulla ceramica, film che è diventato nero, ossia tutto l’argento è diventato ossido e il trimmer è come scomparso totalmente dal circuito infatti la ricezione in tutte le gamme era molto debole, dovuta al caso più che altro, visto che aereo oscillatori locali e padding erano tutti sballati, siccome si intendeva installare un modulo FM non sono stato a perdere tempo su questo guasto lasciando i vecchi trimmer morti e ho installato il modulo FM. Il potenziometro di tono e accensione era stato sostituito con un plastichino moderno che sarebbe durato poco, mentre quello del volume aveva la banda resistiva rovinata e dal minimo volume saltava all’improvviso al massimo volume in distorsione, li ho sostituiti entrambe con ricambi d’epoca.

Il mobile che era graffiato e pieno di macchie è stato sverniciato e rilucidato ex novo.

Eccola in funzione

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Magnadyne SV86 – Restauro Estremo

Questo è stato uno di quei lavori disperati che ogni tanto capitano, una radio devastata che più devastata non si può. Un ricordo di famiglia che qualcuno totalmente incapace, in epoca, tentò di riparare rovinandola sempre di più ogni volta che muoveva un dito. Le condizioni erano queste: Si era bruciato il trasformatore che fu sostituito con un’altro CGE meccanicamente incompatibile, attaccando i fili alla meglio, il trasformatore d’uscita era saltato sicuramente per i pasticci dell’improvvisato radio tecnico e ne fu montato un’altro sotto al telaio, saldature e fili collegati a caso da tutte le parti. Il mobile fu sverniciato “delicatamente” col flessibile e spazzola abrasiva (incredibile che non abbia eliminato il piallaccio facendo emergere il legno chiaro), poi ricolorato forse con vernici a spruzzo, la scala parlante fu pulita dal lato delle scritte, eliminandole ovviamente… Manopole tutte una diversa dall’altra e poi ribruciò anche il trasformatore CGE in quanto era bello cotto anche lui.

Tutto questo successe non so se prima o dopo (forse dopo) che la radio aveva passato 30/40 anni sotto la tettoia di un casolare in campagna, quindi all’aperto dove ha avuto modo di arrugginire per bene. Altoparlante marcio e mobile bello sporco.

Il restauro è stato estremo, perchè gran parte dei fili erano sbriciolati e quelli che non lo erano erano stati tagliati e ricollegati a casaccio, mentre il telaio era sporchissimo. Ho iniziato smontando il trasformatore CGE cotto e tagliando via tutti i fili marci. Ho smontato la piastrina con i componenti e il trasformatore di uscita alieno. Il telaio è stato ripulito dalla ruggine e lucidato, tutti i contatti e gli zoccoli puliti, lubrificate le parti mobili. Ho avvolto un nuovo trasformatore di alimentazione poi schema alla mano ho RICOSTRUITO TUTTO non da zero ma quasi e procurato un nuovo altoparlante con annesso trasformatore d’uscita. Ho fatto fare una nuova scala parlante (con tecnica più economica, non in serigrafia, perchè i costi di restauro stavano salendo moltissimo e ho cercato di contenerli), ho trovato 4 manopole per lo meno uguali tra loro e le ho adattate, infine ho montato un modulo FM per rendere la radio utilizzabile tutti i giorni.

Il mobile è stato sverniciato con metodi consoni e rilucidato a gommalacca. In controluce si vedono ancora le mezzelune lasciate dal flessibile ma purtroppo non si poteva eliminarle.

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SB Luna – Integrato Single Ended 2A3

Prototipo: questo amplificatore non è in vendita.

Amplificatore integrato con valvole finali 2A3

Per questo finale ho adottato la poco utilizzata circuitazione “STC” ossia la “Super Triode Connection” di Shinichi Kamijo. Questo circuito è accoppiato totalmente in DC senza condensatori lungo il percorso del segnale, si può osservare qua sotto uno schema di esempio che circola ormai da un ventennio su internet, un’STC con una semplice ECL82.

Il circuito nella sua forma più pulita è sempre formato da un pentodo in ingresso, un triodo di feedback e una finale di potenza che può essere sia un triodo che un tetrodo/pentodo. Implementare questo circuito è sempre molto complesso in quanto è molto difficile trovare l’equilibrio perfetto tra le 3 valvole facendo in modo che tutte e 3 lavorino nei limiti di dissipazione e in zona lineare. C’è poi da aggiungere che Shinichi Kamijo da buon “distorsone” quale alla fine lui è ha prodotto parecchi schemi fantasiosi e arzigogolati tutt’altro che volti alla riproduzione fedele del suono o con elementi privi di senso come ad esempio i 2 diodi che anche in questo schema si possono vedere posti in serie alla G2 e al primario del trasformatore d’uscita… quasi come se una griglia schermo, che si può immaginare essa stessa un diodo, possa condurre alla rovescia e sia quindi necessario porvi un diodo in serie per evitare una conduzione inversa quando questa evenienza è fisicamente impossibile. Più facile invece è che questi diodi introducano rumori di commutazione sul segnale nei punti che si approssimano all’interdizione. Tralasciando quindi le fesserie internettare l’idea del circuito in sè non è affatto malvagia e se ben implementata ed epurata da quei particolari privi di senso, può dare risultati molto interessanti, uno dei pregi di questo circuito è di avere fattori di smorzamento decisamente alti senza che vi sia feedback ad anello chiuso (ossia prelevando segnale dal morsetto degli altoparlanti).

Nel circuito STC viene fatto un feedback locale dalla placca della finale alla sua stessa griglia passando attraverso al triodo alto dell’SRPP, mentre l’elemento di ingresso deve essere possibilmente un pentodo perchè la sua Ri molto elevata permette di attenuare al minimo proprio il segnale di NFB avendone quindi il massimo tasso possibile.

I lettori di questo sito già sapranno la mia idea in merito al fattore di smorzamento di un’apparecchio, che reputo estremamente importante, e quello che negli anni passati ha contribuito ad affermare la fama dell’STC come circuito a valvole delle meraviglie è proprio questa sua caratteristiche intrinseca. In un mondo (quello degli audiofili) dove la gente rifiuta l’uso dell’NFB “perchè fa suonare male” e che nemmeno sa cosa sia il fattore di smorzamento è comico come, un circuito che alla fine è decisamente retroazionato e ha un fattore di smorzamento parecchio sopra la media, diventi famoso proprio per suonare meglio di tante altre cose… perchè i meno capaci non vedono il filo che parte dal morsetto dell’altoparlante e quindi pensano che sia privo di NFB mentre quelli un pelo più attenti si bevono tutte le teorie sull’elemento non lineare che ci ricamano sopra i guru quindi si avventurano alla sua costruzione e restano meravigliati di come suoni bene una cosa che se gli avessero presentato in’altra maniera non avrebbero mai accettato. Il famoso asino a cui hanno staccato le orecchie per portarlo alla mangiatoria e poi staccato la coda per portarlo via.

Tornando all’SB Luna è quindi un circuito STC ottimizzato che utilizza un pentodo 6SJ7 in ingresso, il triodo di una 6SN7 (uno per canale) come elemento di NFB e una finale 2A3. Il circuito nella mia versione è a bias fisso, non c’è una resistenza di caduta sotto il catodo della 2A3 verso massa (anche perchè avrebbe scaldato come un ferro da stiro) ma bensì il catodo della finale è sollevato da massa ad una tensione di +200volt stabilizzata fornita dalla valvola PCL84 del tutto sufficiente a fornire i pochi mA necessari a sollevare le finali e ad alimentare le griglie schermo della 6SJ7. La regolazione del bias della finale si effettua attraverso la taratura di 2 trimmer che agiscono spostando leggermente la tensione di G2 delle 6SJ7, è stato macchinoso trovare il punto di lavoro ottimale, ma la regolazione della tensione di schermo alla fine è +-10/20volt e non compromette il buon funzionamento di questo stadio, l’unica cura è che i 2 pentodi e le 2 finali siano selezionati tra di loro, io ho fatto il match usando il mio uTracer.

L’SB Luna è l’evoluzione di un mio vecchio apparecchio ora “obsoleto” che si chiamava SB-IT 2A3 anch’esso un STC, la differenza tra il vecchio modello è il nuovo Luna sono diverse, sebbene il disegno dello stadio finale sia il medesimo nel Luna è scomparso il grosso dissipatore che serviva a raffreddare i transistor che alimentavano i filamenti della 2A3 con tensione stabilizzata, ora i filamenti sono alimentati da una cella passiva CLC con ben 33.000uF di livellamento e induttanze specifiche per valvole 2A3/300B. È rimasta una sola PCL84: nel precedente modello la regolazione del bias si effettuava inserendo i puntali di un tester in 2 boccoline nel posteriore dell’amplificatore e poi agendo su 2 trimmer che variavano la tensione erogata dalla PCL84 (una per canale), quindi il sollevamento delle finale da massa, mentre gli schermi della 6SJ7 erano fissi nel Luna invece avendo avuto l’idea di spostare la tensione di schermo delle 6SJ7 non servivano più 2 stabilizzatori separati, visto che la corrente totale era facilmente gestibile da una sola PCL84. Avendo poi a disposizione tutto lo spazio del radiatore che era sparito ho inserito 2 milliamperometri e 2 trimmer direttamente nella parte sopra del telaio per facilitare le operazioni di controllo e taratura del BIAS. Il trasformatore di uscita del Luna è stato avvolto con tutta l’esperienza accumulata in diversi anni dalla realizzazione del vecchio IT 2A3, quindi il Luna riesce ad erogare 1 Watt in più con una banda passante maggiore, quindi se già il vecchio IT 2A3 era deliziosamente bello da ascoltare il Luna è ora superlativo, con una gamma alta e una micro grana ancora più rifinite.

Una foto del vecchio SB IT 2A3

All’interno dell’SB Luna risiede anche un circuito programmato che controlla il ritardo del bias in accensione e si occupa di gestire volume e selezione ingressi tramite telecomando a infrarossi, il potenziometro è di tipo motorizzato mentre il pomello di destra è un’encoder rotativo che permette di selezionare gli ingressi senza l’uso del telecomando. Ho prodotto una mia scheda controllo e scritto personalmente il software per poter avere funzionalità non presenti in quelle commerciali preconfezionate come appunto il ritardo dell’anodica con relativa indicazione di attesa del led che illumina il pulsante di accensione, indicazione della ricezione di segnale da parte del telecomando, aver disattivati i pulsanti del telecomando che attivano canali extra (Luna ha 3 ingressi ma tutte le schede commerciali ne hanno 5). Il cambio di canale tramite l’encoder meccanico è più comoda perchè richiede un’ampia e decisa rotazione del pomello prima che il micro decida si commutare e infine il segnale audio degli ingressi non è gestito da relè dozzinali ma bensì da relè sigillati in astmosfera inerte e contatti in argento che costano almeno 20 volte quelli adottati da tutte le schedine made in cina che si comprano già fatte su internet, niente a che spartire con quei costruttori che ancora commutano i segnali audio attraverso volgari commutatori alpa elettronica da 2€ con i contatti di ottone che dopo qualche anno si ossidano e che fanno diafonia capacitiva tra i vari canali sopratutto se si hanno impedenze elevate nello stadio di ingresso del circuito, già all’epoca dell’ IT-2A3 adottavo il commutatore rotativo al solo scopo di pilotare da remoto gli stessi ottimi relè usati anche sul Luna.

Misure Strumentali
Potenza massima: 4Watt RMS per canale
Fattore di smorzamento DF: 20
Rout: 0,2ohm
Banda passante alla massima potenza: 15Hz / 60khz -3db

Ecco il grafico di banda passante

Spettro distorsivo con la seconda armonica a -30dB rispetto la fondamentale.

Quadra a 100Hz

Quadra a 1khz

Quadras a 10khz

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3 risposte a SB Luna – Integrato Single Ended 2A3

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