Nyx Aeterna – Single ended con 2A3, Il crepuscolo delle stelle, la voce dell’eternità

C’è un momento, nella vita delle stelle, in cui il bagliore della giovinezza lascia spazio a una luce più sottile, intensa e misteriosa. È il momento della nana bianca, un residuo immortale che continua a brillare nei secoli, custode silenziosa di una memoria stellare che non svanisce. È da questa immagine che nasce Nyx Aeterna, il mio nuovo amplificatore valvolare single ended, ispirato alla dea greca della notte – Nyx, oscura e maestosa – e al concetto di eternità – Aeterna, come la luce che ancora pulsa da un frammento d’universo ormai silente.

Nyx Aeterna è un tributo al suono puro, scolpito nella penombra, avvolto da armoniche naturali e privo di tempo. Un progetto senza compromessi: valvole 2A3 in configurazione single ended per soli 3,5 watt RMS di potenza, ma capaci di scolpire ogni dettaglio con grazia e fermezza. Il driver 6SL7, con il suo carattere caldo e rifinito, guida l’intero apparato come un’orchestra invisibile, mentre la raddrizzatrice a vuoto – 5U4G o 5X4G – si occupa di mantenere viva l’anima dell’amplificatore con una tensione che vibra come respiro antico.

Il suono? Setoso, avvolgente, crepuscolare. Ogni nota emerge con naturalezza, come se fluttuasse in uno spazio senza tempo, rivelando sfumature che amplificatori convenzionali si limitano solo a suggerire. Qui non si tratta di potenza bruta, ma di intimità, di verità musicale. È un’esperienza da ascoltare al buio, come si contempla il cielo stellato: in silenzio, con rispetto.

Origini di Nyx Aeterna – Da rottame dimenticato a creatura nuova

Nyx Aeterna nasce da ciò che molti definirebbero semplicemente “un vecchio ampli cinese” — uno dei tanti cloni del Single Ended Sun Audio SV2A3, come il Bowie SG-280SE o il Bowey 2A3C e altri simili, venduti in passato o ancora oggi sui vari bazar a pochi soldi e oggi dimenticati in soffitte polverose o cantine umide. Oggetti abbandonati, a volte danneggiati, con circuiti dozzinali e componentistica economica. Ma con un telaio che, volendo, può diventare la base per qualcosa di completamente diverso.

Secondo me, c’è solo un modo sensato di “modificare” questi amplificatori: ripartire da zero. Non parliamo di cambiare due resistenze o un paio di condensatori sperando in miracoli audiofili. Quando ci metto mano io, le modifiche sono così radicali che alla fine resta in piedi solo il guscio. È una ricostruzione totale, non un restyling.

E allora, ha senso comprare apposta un ampli del genere per poi ricostruirlo da capo? Probabilmente no, se lo si deve pagare. Ma se già lo si possiede, o lo si recupera a poco, riutilizzarne almeno il telaio e qualche parte meccanica può essere una scelta intelligente: il contenitore è già pronto, i fori sono fatti, i supporti valvole montati e questo, è un bel risparmio in termini di tempo e denaro.

Nyx Aeterna è nato proprio così: non da un upgrade, ma da un atto di rinascita tecnica. Non è un clone del Sun Audio, né una sua variazione sul tema. Il circuito è completamente nuovo, progettato da zero attorno a trasformatori di uscita e di alimentazione SB-LAB, scelti per valorizzare la timbrica delle valvole 2A3 e per garantire stabilità, silenzio e coerenza dinamica. Il cablaggio è stato rifatto interamente a mano, seguendo criteri costruttivi di alto livello, senza compromessi.

Quel che era nato come un amplificatore economico, è stato svuotato, ripulito, e riassemblato con un cuore e un’anima del tutto nuovi. E oggi, Nyx Aeterna racconta un’altra storia. La sua.

Smontare, sabbiare, rinascere

Il primo passo è stato quello più ovvio: smontare completamente l’amplificatore di partenza. Viti, fili, zoccoli, componenti… tutto rimosso fino ad avere tra le mani solo il telaio nudo, con ancora addosso i segni del tempo. La verniciatura lucida originale di questi apparecchi, come spesso capita, era fragile e segnata: graffi profondi, macchie indelebili, aloni opachi, e in alcuni punti persino accenni di ruggine che cominciavano a farsi largo da sotto la finitura. Il classico destino dei cloni cinesi dimenticati in qualche sottoscala umido.

Prima di procedere, ho praticato un paio di forature aggiuntive per adattare il layout del mio nuovo circuito. Poi, il telaio è stato sabbiato, così da ottenere una sverniciatura completa e soprattutto una superficie leggermente ruvida, ideale per offrire presa alla nuova verniciatura a polveri. Il risultato finale è una finitura nera effetto bucciato, molto più robusta, resistente ai graffi e dall’aspetto tecnico ed elegante al tempo stesso.

Alla fine, dell’amplificatore originale resta ben poco: il telaio, con i suoi caratteristici barattoli dei trasformatori, gli zoccoli, le boccole RCA, i morsetti banana per gli altoparlanti, qualche resistenza di potenza, la vaschetta VDE, la spia LED, le manopole frontali e poca minuteria interna. Tutto il resto è stato rimosso, sostituito, ripensato da zero.

Nelle foto seguenti si possono vedere i due trasformatori d’uscita SE2K5-2A3, progettati espressamente per l’impiego con valvole 2A3 in configurazione single ended, e il trasformatore di alimentazione 23S48, dimensionato per garantire stabilità e silenzio di fondo, per questo montaggio sono stati realizzati con frame di montaggio invece delle solite calotte. Una scelta funzionale, necessaria per poterli alloggiare all’interno delle scatole in lamierino originali del telaio cinese, senza rinunciare a robustezza e schermatura.

Accanto a essi, l’induttanza 18S5200, parte integrante del gruppo di alimentazione induttivo che assicura un filtraggio pulito e profondo. Tutto il kit di trasformatori – SE2K5-2A3, 23S48 e 18S5200 insieme allo schema elettrico completo, è disponibile come schema premium, per chi volesse replicare un progetto simile partendo da componenti selezionati e pensati appositamente per questa topologia.

Nel passaggio successivo, ho creato e montato una basetta in bachelite su cui sono stati installati tutti gli zoccoli, pronta ad accogliere il cablaggio punto-punto. Una soluzione ordinata, robusta e facilmente manutenibile. La basetta è stata assemblata assieme ai trasformatori e al telaio, segnando il punto di non ritorno: da quel momento Nyx Aeterna prendeva forma concreta.

Nella foto seguente si può vedere il cablaggio completo del circuito, eseguito rigorosamente a mano, con attenzione ai percorsi di massa, alle separazioni tra segnale e potenza, e all’estetica ordinata e funzionale. Ogni componente è stato scelto per affidabilità, caratteristiche elettriche e coerenza sonora, evitando mode eccessive ma anche le soluzioni economiche da catalogo.

Infine, il tocco personale: l’effige decorativa frontale. Ho inciso al laser un pezzetto di noce nazionale, ritagliato da un’asse antica di circa 80 anni, con una decorazione evocativa che richiama lo stile rococò e il mistero notturno del nome dell’apparecchio. Al centro, il nome Nyx Aeterna, accompagnato dal logo SB-LAB. Una firma, una dichiarazione d’identità. Un amplificatore non si giudica solo da come suona, ma anche da come racconta sé stesso, prima ancora che la musica cominci.

Misure strumentali – Dati concreti a supporto dell’ascolto

Nyx Aeterna non è solo suggestione estetica e timbrica: dietro la cura artigianale e l’eleganza del suono c’è un progetto tecnicamente solido, confermato da misure strumentali eseguite con strumentazione di laboratorio.

  • Potenza RMS indistorta: 3 watt
  • Potenza in clipping: 3,7 watt
  • Banda passante a -1 dB: da 18 Hz a 38 kHz, una risposta ampia e ben estesa, che restituisce corpo e dettaglio anche alle registrazioni più complesse
  • Fattore di smorzamento: 4,4 – un valore equilibrato, che garantisce un buon controllo dei carichi reattivi senza sacrificare musicalità
  • THD @ 1 watt: 1% – una distorsione armonica naturale e gradevole, perfettamente in linea con la filosofia dei single ended a triodo

A completare il quadro, le forme d’onda quadra a 100 Hz, 1 kHz e 10 kHz mostrano una risposta ben controllata e priva di eccessive risonanze o sfasamenti. Il comportamento del trasformatore d’uscita è stabile, privo di overshoot marcati, con transitori netti e simmetrici, indice dell’elevata qualità progettuale e costruttiva della sezione magnetica.

Nyx Aeterna – L’epilogo di un viaggio, l’inizio di un altro

Nelle immagini finali potete ammirare Nyx Aeterna nella sua forma compiuta: elegante, solido, rifinito nei dettagli. L’apparecchio è completo di marcatura CE, libretto di istruzioni, dichiarazione di conformità e garanzia di 2 anni, come ogni oggetto progettato e realizzato con criterio tecnico e responsabilità artigianale.

>>> Ma Nyx Aeterna non è solo un esemplare unico. È anche una possibilità. <<<

Se avete in casa uno di questi amplificatorini cinesi con la 2A3 magari dimenticato da anni, con la vernice segnata e un ronzio che non vi siete mai decisi a sistemare sappiate che può rinascere. Anche se spento, anche se non lo usate più. Affidatemelo, e diventerà qualcosa di completamente diverso: non un upgrade, non una modifica, ma una nuova creatura. Una Nyx Aeterna!

E se invece partite da zero o siete autocostruttori, sappiate che è disponibile il set completo di trasformatori progettati appositamente per questo circuito (alimentazione, uscita, induttanza), insieme allo schema premium e al supporto necessario per realizzare la vostra versione personale del progetto.

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1 Responses to Nyx Aeterna – Single ended con 2A3, Il crepuscolo delle stelle, la voce dell’eternità

  • Salve, sono Alessio e sono il proprietario dell’ ampli integrato con 2A3 poi trasformato in finale, bè che dire, quando l’ho acceso mi si è staccata la mascella, ho subito notato un buon incremento di potenza, che con casse da 91 db come le mie si riesce ad ottenere un buona sonorizzazione, altra cosa che salta alle orecchie è la notevole estensione della risposta in frequenza i bassi sono magicamente comparsi, molto molto belli e profondi, anche la dinamica è aumentata, la grana e la trasparenza sono diventate ai massimi livelli, nulla a che vedere con l’apparecchio che era in origine.
    Bravo Stefano, veramente un risultato degno di nota, non tarderò a “sfruttare” le ottime capacita di Stefano Bianchini per altri apparecchi.
    Alessio Lodesani

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Luxman MQ-3600: revisione completa e adattamento da 8045G a KT88

Prodotto tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 (indicativamente dal 1977 al 1982), il Luxman MQ3600 è uno degli amplificatori a valvole più rappresentativi mai realizzati dalla casa giapponese Luxman. Questo apparecchio iconico, capace di erogare 70 watt RMS per canale, fu sviluppato in un’epoca in cui Luxman cercava il massimo equilibrio tra raffinatezza sonora, design tecnico e originalità progettuale. A rendere unico l’MQ3600 è l’impiego delle rarissime valvole finali 8045G, realizzate dalla NEC appositamente per Luxman. Le 8045G non sono altro che delle KT88 con la griglia schermo internamente collegata all’anodo: in pratica, KT88 obbligate al funzionamento in modalità triodo. Questo le rendeva valvole molto particolari e ma oggi purtroppo sono introvabili, e la loro sostituzione comporta necessariamente una modifica circuitale.

Caratteristiche e modifiche consigliate

Luxman stessa, già all’epoca, forniva indicazioni per la sostituzione delle 8045G esaurite. La modifica di base consiste nel collegare il pin della griglia schermo al pin dell’anodo tramite una resistenza da 330ohm, permettendo l’uso delle molto più comuni KT88 o 6550. Inoltre, dato che i trasformatori di uscita dell’MQ3600 sono dotati di prese per il collegamento ultralineare, è anche possibile (se lo si desidera) configurare le nuove valvole in ultralineare invece che a triodo, ottenendo maggiore potenza a scapito di un leggero cambio timbrico.

Cosa fare se le 8045G del tuo Luxman MQ-3600 sono esaurite

L’esemplare mostrato in foto è arrivato guasto: una delle valvole finali 8045G presentava il caratteristico “jetter” bianco, sintomo di rottura del vuoto interno. Come già accennato, le 8045G erano valvole sviluppate da NEC su specifica Luxman e oggi risultano del tutto introvabili (se non a volte come valvole usate di recupero). In questi casi è necessario adattare il circuito per l’uso di valvole più reperibili. La modifica standard, già consigliata da Luxman all’epoca, consiste nel collegare la griglia schermo all’anodo tramite una resistenza da 330ohm, consentendo l’impiego di normali KT88 o 6550. Poiché i trasformatori di uscita sono dotati di prese per il funzionamento in ultralineare, è anche possibile collegare le nuove finali in quella modalità, ottenendo una maggiore potenza rispetto al funzionamento a triodo, sebbene con un leggero cambiamento timbrico.

L’amplificatore presentava anche danni significativi causati da un corto circuito interno a una delle quattro valvole finali. Questo guasto aveva comportato la bruciatura di alcune resistenze attorno agli zoccoli, la cottura di diversi fili del cablaggio interno e il danneggiamento dei trimmer di regolazione del bias. Inoltre, si era bruciata l’induttanza di filtro utilizzata per la scarica dei grossi condensatori di livellamento, posizionata proprio in corrispondenza della valvola difettosa. L’induttanza, completamente intrisa di catrame, è stata ripulita e successivamente riavvolta per ripristinarne la piena funzionalità.

Oltre alla modifica sotto gli zoccoli delle valvole finali, Luxman raccomandava anche l’inserimento di due resistori di grid stopper da 22k sull’ingresso del segnale. Erano inoltre previsti tre condensatori di bypass in corrispondenza dei punti B2, B3 e B4 sul circuito stampato: in queste posizioni ho montato condensatori in polipropilene da 470nF, di qualità adeguata al contesto audio. Ho provveduto anche al bypass dei due elettrolitici catodici della 6AQ8/ECC85, sostituendoli con un polipropilene da 220nF, per migliorarne il comportamento in alta frequenza. Infine, ho rimosso i vecchi condensatori Nichicon piatti, componenti notoriamente soggetti a decadimento nei Luxman di quell’epoca: in tutti gli esemplari esaminati finora risultavano infatti compromessi o fuori specifica.

In fase di controllo ho testato le valvole di preamplificazione con l’uTracer, riscontrando che una delle due 6042G era parzialmente esaurita: una sezione risultava ancora funzionante, mentre l’altra era ormai inutilizzabile. Ho quindi provveduto alla loro sostituzione con una coppia di 6CG7, valvole compatibili dal punto di vista elettrico.

A questo proposito è utile chiarire un equivoco diffuso online: è vero che le 6CG7 possono essere utilizzate al posto delle 6042G, ma non sono perfettamente equivalenti. I tracciati ottenuti con l’uTracer lo dimostrano chiaramente: le curve della 6042G risultano più distanziate, segno di un mu (fattore di amplificazione) maggiore rispetto alla 6CG7. La sostituzione comporta quindi una lieve riduzione del guadagno complessivo e del tasso di controreazione (NFB), con una conseguente variazione del timbro sonoro dell’amplificatore.

Modifica Ultralineare

Una delle modifiche più comuni e sensate al Luxman MQ-3600 riguarda la sostituzione delle valvole finali 8045G, ormai rare, con le più facilmente reperibili KT88 o 6550. La stessa Luxman, all’epoca, consigliava questa sostituzione come alternativa ufficiale. Le KT88 possono essere utilizzate mantenendo la connessione a triodo, replicando il comportamento delle 8045G, oppure si può optare per una configurazione ultralineare sfruttando le apposite prese già presenti sui trasformatori d’uscita originali. In quest’ultimo caso, il circuito beneficia di una potenza aumentata, passando da circa 60 watt con le 8045G a circa 80 watt con le KT88 o 6550 in ultralineare. Il fattore di smorzamento si riduce leggermente, da 16 a 13, ma il comportamento in termini di distorsione armonica (THD) rimane sostanzialmente invariato, come confermato anche dai grafici ufficiali Luxman.

Tra le modifiche consigliate dal costruttore figura anche l’aggiunta di tre condensatori di disaccoppiamento sulle linee di alimentazione delle valvole ECC85 e 6240G/6CG7, per migliorare la stabilità e ridurre l’interazione tra i vari stadi. Personalmente, sostituisco sempre i condensatori piatti grigi marchiati Nippon Chemicon, spesso fuori specifica sia per capacità che per isolamento: questi componenti tendono sistematicamente a degradarsi nel tempo, risultando inferiori ai valori nominali. Un altro intervento necessario riguarda il circuito di generazione della tensione di bias: nella configurazione originale, la regolazione è spesso al limite della corsa dei trimmer, con correnti di riposo troppo elevate per le KT88, richiedendo quindi una modifica ai valori delle resistenze del partitore. Infine, sempre Luxman suggeriva l’inserimento di due resistenze di grid-stop sugli ingressi delle valvole finali per evitare fenomeni di instabilità ad alta frequenza, soprattutto quando vengono montate KT88 o 6550 in configurazione ultralineare.

Luxman MQ-3600: recupero tecnico di un esemplare devastato

Prima che qualcuno senta il bisogno di sollevare obiezioni — spesso più ideologiche che tecniche — è bene chiarire un punto fondamentale: la decisione se riavvolgere o sostituire i trasformatori guasti non spetta al tecnico, ma al proprietario dell’apparecchio. Il mio compito è offrire soluzioni tecnicamente valide e realistiche, non alimentare purismi che, in molti casi, si scontrano con la disponibilità reale dei componenti.

È utile ricordare che i trasformatori originali non sono più in produzione da decenni, e quelli “reperibili” provengono quasi sempre da altri apparecchi smantellati, che a loro volta finiscono irrimediabilmente mutilati. Difendere l’originalità “a ogni costo”, in questi casi, significa semplicemente spostare il problema da un apparecchio all’altro.

Chi ha a cuore la musica — non solo il collezionismo fine a sé stesso — sa bene che un buon ripristino elettrico è più importante della feticistica integrità formale. E in questo caso, il risultato sonoro è tutt’altro che un compromesso: i trasformatori realizzati in sostituzione offrono prestazioni strumentali e timbriche di alto livello, tali da rendere del tutto sensata la scelta fatta.

Per completezza: i trasformatori guasti originali non sono stati eliminati, ma conservati per eventuali future ricostruzioni filologiche, per chi desiderasse davvero investire tempo e risorse in quella direzione.

Questo esemplare di MQ3600 era chiaramente passato per le mani di uno di quei “riparatori creativi” che, pur senza particolare competenza, riescono comunque a lasciare il segno… in modo irreversibile. Non sorprende che sia stato acquistato a peso di metallo, dato che le condizioni erano più da rottame che da apparecchio vintage.

Il quadro era desolante: zoccoli carbonizzati, resistenze annerite, trimmer economici da circuito stampato, cablaggi sfiammati, e cavi dei trasformatori spessi come un dito, il tutto abbondantemente condito da olio e unto sparsi ovunque. La prima operazione è stata inevitabile: rimozione completa dei trasformatori e lavaggio accurato del telaio, per riportare almeno un minimo di dignità al paziente prima di iniziare la vera ricostruzione.

Ho poi provveduto a rimuovere gli zoccoli bruciati e i trimmer da circuito stampato, evidentemente installati da qualcuno convinto che potessero svolgere un ruolo adeguato in un contesto come questo. L’impressione generale era quella di un apparecchio che aveva subito più di un tentativo di riparazione, ciascuno purtroppo meno riuscito del precedente, fino a quando – verosimilmente – si è preso atto dell’incapacità tecnica e si è deciso di fermarsi.

Una volta completata la pulizia del telaio, ho eseguito il collaudo dei trasformatori. Con una certa sorpresa, il trasformatore di alimentazione e l’induttanza di filtro sono risultati perfettamente integri, nonostante le condizioni generali dell’apparecchio. Uno dei due trasformatori d’uscita, invece, era purtroppo in corto.

In accordo con il cliente, si è scelto un approccio pragmatico, optando per la sostituzione anziché il riavvolgimento, in modo da contenere i costi pur garantendo un’elevata qualità sonora. Ho quindi progettato un trasformatore di uscita da 3600 ohm, dimensionato per il funzionamento in push-pull con KT88 collegate a triodo. È utile ricordare che le 8045G originali adottate da Luxman erano triodi veri e propri, non pentodi collegati in ultralineare, per cui il ripristino è stato eseguito seguendo lo schema originale e mantenendo la coerenza circuitale di progetto.















Ripristino con valvole NEC 8045G originali: quando si può, si fa

In un’occasione piuttosto rara, un cliente mi ha portato due Luxman MQ3600, manifestando l’intenzione di ripristinare uno dei due apparecchi con le sue valvole finali originali 8045G NEC, mentre l’altro sarebbe stato destinato alla classica conversione con KT88. Il cliente disponeva di un discreto numero di 8045G usate, sia quelle montate sugli amplificatori, sia altre rimosse in precedenza e conservate. Mi ha quindi chiesto di testarle tutte per valutare la possibilità di selezionare un quartetto funzionante.

Ho eseguito l’analisi completa delle valvole disponibili con l’uTracer, tracciando le curve caratteristiche di ciascuna. Alla fine della selezione ho identificato due coppie molto ben abbinate, praticamente un quartetto “quasi” perfetto, sufficiente per riportare in funzione uno dei due apparecchi mantenendone la configurazione originale.

Il primo dei due MQ3600 era, come spesso accade, stato già manomesso in passato con interventi discutibili. Ho eseguito la consueta revisione completa, partendo dalla verifica di tutte le valvole di segnale, che in questo caso sono risultate perfettamente in ordine. Ho quindi proceduto con l’installazione delle valvole 8045G selezionate, completando le regolazioni di bias e bilanciamento.

Come in tutti gli esemplari dell’epoca, il trasformatore di alimentazione era tarato per 220V nominali. Quando alimentato con la rete attuale a 230V, si presenta una difficoltà nel regolare correttamente il bias, perché le tensioni risultano più elevate rispetto al progetto originale. Per questo motivo, è sempre necessario eseguire una piccola modifica al circuito di polarizzazione, al fine di riportare l’escursione entro un intervallo regolabile e sicuro.

Sono stati inoltre sostituiti i consueti condensatori Nichicon piatti, quasi sempre marci, e sono stati aggiunti bypass in polipropilene sulle alimentazioni dei vari stadi per ottimizzare la stabilità e la risposta in frequenza.

Una volta completata la revisione, ho eseguito le misure strumentali, che hanno restituito risultati sorprendentemente superiori alla media, soprattutto considerando che l’amplificatore è rimasto nella sua configurazione originale con valvole 8045G. La potenza erogata è risultata nettamente superiore a quella di molti MQ3600 modificati con KT88 in ultralineare, con in più un fattore di smorzamento più elevato e una distorsione armonica sensibilmente più bassa. Un’ulteriore conferma del valore intrinseco di questo progetto quando viene riportato nelle giuste condizioni operative.

Prestazioni misurate con valvole 8045G NEC originali

Dopo la revisione completa e la regolazione accurata del circuito di polarizzazione, ho eseguito le consuete misure strumentali sull’esemplare equipaggiato con valvole finali originali NEC 8045G. Il bias è stato impostato a 75mA per valvola, corrispondente a una dissipazione anodica di circa 38W, ben al di sotto del limite massimo dichiarato di 45W per questo tipo di valvola, a garanzia di affidabilità e durata.

I risultati ottenuti sono stati decisamente positivi:

  • Potenza erogata: 72W RMS per canale
  • Fattore di smorzamento (DF): 16
  • Banda passante (trasformatori originali): da 15Hz a 40kHz a –1dB
  • Distorsione armonica (THD) a 1Watt: 0,14%

Questi dati confermano l’elevato potenziale dell’MQ3600 anche nella sua configurazione originale, a condizione che venga revisionato con attenzione e tarato correttamente. Il basso livello di distorsione a bassa potenza e la larghezza di banda molto estesa testimoniano l’ottima qualità dei trasformatori originali e la bontà progettuale dell’apparecchio.

THD

Banda passante

Quadre a 100Hz / 1Khz / 10Khz

Hai un MQ-3600 (o un altro valvolare) da revisionare?

Se possiedi un Luxman MQ-3600 o un altro amplificatore a valvole che necessita di una revisione seria e competente, posso aiutarti a riportarlo alle prestazioni originali – o anche oltre. Che si tratti di una semplice manutenzione, di una conversione o di un intervento profondo come quello descritto in questo articolo, ogni lavoro viene affrontato con cura artigianale, strumentazione professionale e grande attenzione alla resa sonoraPuoi contattarmi in qualsiasi momento tramite la form nella sezione Contatti del sito, descrivendo il modello e le condizioni del tuo apparecchio. Ti risponderò al più presto per valutare insieme la soluzione migliore.

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7 Responses to Luxman MQ-3600: revisione completa e adattamento da 8045G a KT88

  • Sono il proprietario del LUXMAN descritto. DEVO DIRE che Stefano e’ veramente bravo, competente ed appassionato . Lo voglio ringraziare tantissimo pubblicamente. Grazie veramente.!

  • Bravo Stefano, averne di tecnici di poche parole(perche’ tre son troppe e due son tante..) come te. L’apparecchio collegato ad un pre luxman C12 suona veramente bene e senza ronzii. Avanti cosi alla faccia dei conservatori e non degli ascoltatori.

  • Grande Stefano.
    Dalle foto e descrizione si evince che è un lavoro svolto con
    eccelsa professionalità e conoscenza.
    Anch’io ho un luxman MQ3600 con il suo pre cl 32.
    Non le nascondo che sarei tentato a farglieli revisionare anche se funzionano bene (almeno credo).

  • Gli ho portato circa due mesi orsono il finale in questione in condizioni pessime e sono andato a ritirarlo ieri. Debbo dire che è stato fatto un ottimo lavoro, la macchina suona veramente bene. Le valvole PSvane kt88 si dimostrano aperte ed armoniche e le tarature apportate, compreso il cambio dei trafo dovrebbero garantire lunga vita. Auguri e complimenti Stefano, continua così.

  • Complimenti per il lavoro e il dettagliato resoconto. Ho letto tutto con piacere perché il LUXMAN MQ3600 è stato per me il passaggio alla alta fedeltà e lo ricordo con piacere. Pilotava le mie prime Magneplanar, le MGIIA che purtroppo richiedevano una potenza maggiore, così che vendetti il Luxman per comprare una coppia di monofonici Michaelson & Austin M100.

  • Le modifiche suggerite da luxman si trovano cercando su internet.

  • Ciao, hai foto del circuito con le modifiche? Quali sono le modifiche esatte suggerite da Marantz?

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Dynaco A-410: Guida all’Amplificatore Push-Pull per Principianti

Il Dynaco A-410 rappresenta un’ottima opportunità per gli hobbisti che desiderano cimentarsi nel montaggio di un amplificatore valvolare senza dover affrontare schemi complessi o difficoltà tecniche elevate. L’ispirazione per questo progetto nasce dalla richiesta di uno schema semplice per un push-pull di EL84, che ha portato alla scoperta del circuito del Dynaco 410A: un design essenziale e accessibile, realizzabile con una coppia di EL84 e una ECC83, oppure con una coppia di 6V6 e una 6SL7. Ecco lo schema:

Sul mercato, in particolare su piattaforme online come eBay, sono disponibili PCB già pronti per l’assemblaggio, sui quali l’hobbista può montare facilmente il circuito completandolo con zoccoli, resistenze, condensatori e, soprattutto, trasformatori di uscita adeguati. Ed è proprio qui che si concentra il valore principale di questo articolo: la scelta dei trasformatori giusti è essenziale per ottenere un risultato ottimale e per sfruttare al meglio le potenzialità del circuito.

È importante sottolineare che, nonostante la sua popolarità, il Dynaco 410A non è un amplificatore HiFi di alto livello. Questo schema utilizza uno sfasatore di tipo “Paraphase”, una soluzione che semplifica la realizzazione del circuito ma introduce alcune limitazioni in termini di qualità sonora. L’accoppiata tra questo tipo di sfasatore e la controreazione negativa tende a generare una gamma media-alta e alta caratterizzata da una certa ruvidità, con un suono meno definito rispetto a configurazioni più raffinate come il long-tail pair.

Nonostante queste limitazioni, il Dynaco A-410 rimane un eccellente punto di partenza per chi desidera imparare il montaggio di circuiti valvolari, senza preoccuparsi eccessivamente della perfezione sonora. Il vero valore di questo progetto risiede nell’esperienza pratica, nella comprensione dei principi dell’amplificazione valvolare e nella soddisfazione di costruire con le proprie mani un apparecchio funzionante. Per ottenere i migliori risultati possibili, la scelta di trasformatori di qualità è fondamentale: con componenti ben progettati, si può migliorare la resa sonora complessiva e rendere questo progetto ancora più gratificante.

Andrea e l’Amplificatore della Morte

Andrea era un giovane e ingenuo appassionato di Hi-Fi valvolare, fresco di entusiasmo e desideroso di mettere le mani su un amplificatore a valvole degno di questo nome. Ma, ahimè, il suo viaggio nel mondo dell’audio vintage ha preso una piega tragicomica quando ha deciso di fidarsi dell’espertone di un gruppo Facebook.

Questo illuminato guru dell’elettrotecnica cantinara gli ha rifilato un amplificatore basato su basette Dynaco 410A, montate su un telaio interamente di legno. Sì, avete letto bene: legno. Anche il piano di montaggio delle valvole! Perché, chi ha bisogno di dissipazione del calore e schermatura quando si può avere un barbecue integrato? Ciliegina sulla torta, il tutto era stato decorato con una generosa mano di vernice micacea da inferriata, per un look elegante e raffinato… o almeno così pensava l’artigiano che l’aveva assemblato. Ma non finisce qui. I trasformatori? Ah, pura poesia! Selezionati con cura dalla categoria roba avvolta dal macaco che fuma…

Hanno dimostrato la loro qualità impareggiabile dopo poche ore di utilizzo, quando il trasformatore di alimentazione ha deciso di autoimmolarsi per il bene dell’umanità. Una perdita? Forse no. Considerando che il geniale progettista aveva deciso di non mettere un fondo all’amplificatore, quei bei 325 volt erano lì, a portata di dita, pronti a regalare ad Andrea un viaggio verso l’aldilà con grande gioia per l’INPS. E così, con il cuore spezzato e il portafoglio alleggerito, Andrea si è presentato da me con il suo “gioiello”. L’ho guardato. Lui mi ha guardato. Io ho guardato di nuovo l’amplificatore, sperando fosse solo un’allucinazione. E invece no!

La prima cosa che mi ha colpito? Una batteria di condensatori degna di una centrale nucleare. E ben quattro induttanze. Per alimentare due misere schedine da 10 watt! Perché il guru, oltre a essere un incompetente certificato, era anche un fanatico di “più condensatori ci metto, meglio suona”. Un orizzonte di condensatori così vasto che potevi sederti a contemplarlo come un tramonto sulle Ande.

Ben 3760uF da caricare ad ogni accensione con una povera GZ34 NOS, che evidentemente aveva fatto qualcosa di molto brutto nella sua vita passata per meritarsi una simile punizione. Perché, si sa, la GZ34 è venerata dagli audiofili come la dea delle raddrizzatrici, capace di far suonare come un violino anche il citofono del condominio. Peccato che, con quel carico di condensatori, ogni accensione fosse per lei l’equivalente di una martellata.

Se avesse potuto parlare, quella GZ34 avrebbe implorato pietà come l’omino nel film Alien: “Uccidimi, uccidimi!”. Ma il fato è stato clemente: il trasformatore di alimentazione è spirato per primo, risparmiandole ulteriori sofferenze.

Questo racconto è stato volutamente ironico e ha lo scopo di intrattenere chi legge i miei articoli, senza l’intenzione di offendere l’autore di questa… discutibile creazione audio. È sempre bello vedere la passione per l’autocostruzione, e non c’è nulla di male nell’essere hobbysti: sperimentare, imparare dai propri errori e migliorarsi fa parte del gioco. Tuttavia, c’è un limite che non andrebbe superato, soprattutto quando si cerca di trasformare un progetto amatoriale in un prodotto da vendere come se fosse un capolavoro dell’ingegneria audio.

Morale della favola: se siete appassionati di bricolage elettrico e vi piace smanettare con circuiti e valvole nel tempo libero, fate un favore all’umanità e limitatevi a costruire per voi stessi, senza spacciare certe creazioni per apparecchi di pregio o dal suono eccelso. E se siete alle prime armi, fate attenzione ai “guru” dei gruppi Facebook: il rischio di ritrovarsi con un’opera d’arte post-apocalittica anziché con un amplificatore funzionante è più alto di quanto possiate immaginare.

La Riparazione dell’A-410 di Andrea

Ho voluto aiutare Andrea a sistemare il suo amplificatore Dynaco A-410. Per farlo, ho realizzato un trasformatore di alimentazione 24S106, progettato per alimentare espressamente due basette Dynaco A-410 con EL84 e ECC83, utilizzando una valvola raddrizzatrice GZ34.

Ho recuperato una delle quattro induttanze di filtro da circa 10 Henry presenti nel circuito originale, che potete anche ordinarmi per i vostri progetti. La sezione di alimentazione, dal disegno molto semplice, è riportata nello schema qui sotto.

Durante il lavoro, ho spiegato ad Andrea come procedere con la riparazione e la modifica della parte di alimentazione, inclusa la connessione a terra delle carcasse dei trasformatori d’uscita. Gli ho anche procurato un quadrato di lamiera per realizzare il fondo dell’amplificatore, che poi ha portato da me per verificare come funzionasse. La potenza erogata è di 12 watt RMS per canale, con un fattore di smorzamento di 11.

Vale la pena notare che i trasformatori d’uscita sono ancora quelli originali, avvolti dalla schimmia che fuma, e, sebbene le strumentazioni sembrino indicare valori accettabili, il circuito, come tutti i circuiti degli anni ’50, utilizza tassi di controreazione così elevati che potrebbero far funzionare anche un trasformatore di alimentazione da campanello. Alla fine dei grafici, mostro la forma d’onda della sinusoide in uscita a 20 Hz, con una potenza che non supera i 7 watt circa a quella frequenza. Chi volesse realizzare uno di questi kit e ottenere risultati decisamente migliori può ordinare i miei trasformatori 8KPP84 con presa UL al 43%.

Banda passante @ 1 watt RMS

THD @ 1watt

Sinusoide @ 20Hz 7watt del trasformatore “immondizia da 2 soldi”

Qualche foto del montaggio di Andrea

Se anche tu sei appassionato di audio vintage e desideri cimentarti nella costruzione di un amplificatore Dynaco A-410, ti consiglio vivamente di non sottovalutare l’importanza della qualità dei trasformatori. Per ottenere il massimo dalle tue schedine PCB e costruire un amplificatore che suoni davvero bene, la scelta dei componenti è cruciale. Se sei alla ricerca di trasformatori di qualità superiore, non esitare a contattarmi. Posso fornirti trasformatori appositamente progettati per il Dynaco A-410, che ti garantiranno prestazioni ottimali e una resa sonora superiore.

Per maggiori informazioni e per effettuare un ordine, visita la mia pagina contatti. Sarò felice di aiutarti a portare il tuo progetto al livello successivo!

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