Zero Feedback o Controreazione? Ascolta e Scopri Chi Mente

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Introduzione

Questo articolo è un doppio appuntamento: da un lato propongo alcune semplici ma efficaci modifiche a un piccolo amplificatore single ended cinese basato su valvole 6L6G ed ECC83; dall’altro, utilizzo proprio questo apparecchio come banco di prova per affrontare una delle questioni più discusse (e spesso fraintese) del mondo dell’alta fedeltà valvolare: la controreazione.

Ho scelto questo amplificatore economico come base per dimostrare — con misurazioni strumentali e registrazioni audio reali ascoltabili in cuffia — cosa succede realmente quando si inserisce o si esclude la controreazione in un circuito ben progettato. Il risultato è chiaro: con un corretto dosaggio, la controreazione non degrada affatto il segnale. Al contrario, preserva fedelmente il contenuto originale, introducendo solo minime variazioni. Viceversa, in modalità zero feedback, le alterazioni del suono sono evidenti, soprattutto su gamma bassa e risposta complessiva, al punto da rendere riconoscibile a orecchio nudo il cambiamento.

Questo non significa affatto che la tecnologia a valvole sia inutile o superata. Al contrario: il bello del mondo valvolare è proprio poter sperimentare, costruire, e modellare il proprio suono in base ai gusti personali, scegliendo una valvola piuttosto che un’altra, un condensatore invece di un altro, e andando alla ricerca di quelle sfumature che rendono ogni progetto unico. Tuttavia, è importante mettere a tacere certi falsi miti che si continuano a ripetere senza alcuna verifica oggettiva: come quello secondo cui la controreazione cancellerebbe informazioni e il zero feedback le preserverebbe. In questo test dimostro l’esatto contrario: è la controreazione a conservare l’integrità del segnale, mentre il circuito zero feedback aggiunge contenuti spuri che nell’originale non esistono.

Utilizzando bassi tassi di controreazione (senza mai esagerare) e giocando con la scelta di valvole, trasformatori e componentistica, si possono ottenere esperienze d’ascolto davvero interessanti, divertenti sia dal punto di vista didattico che musicale. È un terreno fertile per chi ama sperimentare, capire, e modellare il suono secondo i propri gusti.

Tuttavia, io sono convinto che questi esperimenti riuscirebbero ancora meglio se si affrontassero con la consapevolezza di voler alterare volontariamente il suono in modo piacevole, per ottenere un effetto “godereccio”, personale, anche creativo — piuttosto che restare inchiodati alla convinzione di cercare una fedeltà assoluta, mentre in realtà si sta modificando il segnale ma senza rendersene conto. Saper distinguere la ricerca della fedeltà da quella del carattere sonoro è fondamentale. Solo così l’autocostruzione diventa una forma di espressione consapevole e non un’illusione alimentata da miti tecnici distorti. Questo articolo vuole essere un contributo pratico e trasparente, dedicato a chi ascolta con le orecchie e misura con la testa, non con i pregiudizi.


Approfitto di questa opportunità per ricordare a coloro che sono alla ricerca di amplificatori valvolari a basso costo che è preferibile optare per una di queste scatolette cinesi disponibili sul mercato rispetto a una delle molte soluzioni discutibili e mal costruite offerte da smanettoni di Facebook, hobbisti o individui senza competenza che si trovano in giro.


L’intento di questo articolo

Nel corso degli anni, ho sempre condiviso con entusiasmo la mia esperienza e le conoscenze acquisite nella costruzione di amplificatori e trasformatori audio. Ho spesso espresso opinioni critiche verso alcune pratiche comuni del settore, ma comprendo anche che, dato il mio coinvolgimento diretto, qualcuno potrebbe pensare che io stia semplicemente promuovendo le mie idee personali.

Una delle mie battaglie è stata quella di chiarire la verità riguardo alla controreazione, spesso ingiustamente considerata responsabile di cattivo suono, problemi vari e perfino catastrofi. Al contrario, ho sempre evidenziato l’importanza di avere un’amplificazione con un fattore di smorzamento adeguato per godere di un ascolto piacevole, privo di bassi fastidiosi e disturbanti.

Navigando sul web e ascoltando podcast, ho incontrato persone che tentavano di confutare le mie affermazioni, forse in risposta ai dubbi sollevati dai miei articoli. È noto che spesso è più semplice convincere con argomentazioni superficiali piuttosto che con analisi approfondite. Molti venditori e televenditori cavalcano l’onda della credulità popolare, sostenendo che gli amplificatori “zero feedback” siano assolutamente superiori. Affermano anche che lo smorzamento non sia così fondamentale, e che i bassi fastidiosi siano solo una scusa per vendere casse acustiche speciali (spesso molto costose) proposte come unica soluzione a un problema che loro stessi hanno creato. È il classico caso di vendere prima la malattia e poi la cura.

Inoltre, alcuni critici sono arrivati persino a definire i miei trasformatori, che sono più grandi e costosi, come inutili, promuovendo prodotti economici e di qualità inferiore che promettono miracoli a prezzi ridotti. Credo che sia essenziale mantenere sempre uno spirito critico e non lasciarsi influenzare da idee estremiste senza solide basi tecniche. Ogni scelta deve essere ponderata in base alle proprie esigenze e preferenze sonore personali.

È naturale che il lettore si trovi disorientato di fronte a opinioni contrastanti, specialmente quando non si ha la possibilità di confrontare direttamente le varie soluzioni. Nel mondo degli amplificatori valvolari, dove il gusto personale può variare enormemente, non esiste una risposta unica e universale. Quello che piace a una persona potrebbe non piacere affatto a un’altra. Molti fattori influenzano l’esperienza d’ascolto, come l’ambiente, le preferenze individuali e la combinazione con altri componenti audio. Nonostante la frustrazione di non avere certezze assolute, è importante mantenere una mentalità aperta e curiosa, valutando attentamente le proprie esigenze, gusti e budget.

Sfortunatamente, ascoltare qualcosa che appare gradevole non garantisce sempre il massimo della qualità sonora. Spesso si è soddisfatti semplicemente perché non si è avuto modo di ascoltare qualcosa di superiore. Può capitare che un giorno si incontri un impianto audio di qualità superiore, e solo allora ci si renda conto che in precedenza non si era mai realmente ascoltato in modo ottimale.

Mi viene in mente l’esperienza di un mio cliente, che dopo anni di ascolto di un vinile dei Beatles, ha avuto l’occasione di ascoltarlo con un impianto di qualità superiore. Solo allora ha scoperto dettagli e sfumature sonore mai percepite prima, nonostante avesse già utilizzato amplificatori prestigiosi. Questo esempio mostra chiaramente che esistono livelli qualitativi raggiungibili soltanto con apparecchiature audio di alto livello.

Purtroppo, alcuni commercianti spingono gli appassionati in un continuo ciclo di acquisto e sostituzione di apparecchiature, alimentando insoddisfazione costante. Molti audiofili addirittura valutano un amplificatore più per il suo valore di rivendita che per la sua qualità sonora effettiva. Questo è un approccio sbagliato e controproducente. Ho visto persone sostituire amplificatori di qualità eccellente con prodotti di impatto sonoro deludente ma ben valutati dalla stampa specializzata. Ritengo che chi si comporta così non abbia realmente compreso cosa significhi l’audio di alta qualità e forse non saprebbe nemmeno distinguere il suono di un amplificatore pregiato da quello di un semplice citofono.

È fondamentale cercare un’esperienza di ascolto personale, effettuare ricerche, confrontare varie opzioni e, possibilmente, affidarsi a professionisti del settore che abbiano competenze approfondite e imparziali. Solo così è possibile fare una scelta consapevole e ottenere un amplificatore che garantisca un’esperienza di ascolto realmente soddisfacente, al di là delle mode commerciali.

Trovo triste che alcuni acquistino apparecchi audio solo per ostentare la propria ricchezza. Spesso ciò che viene pubblicizzato come eccellente delude le aspettative. Esistono prodotti costosi e blasonati che offrono prestazioni mediocri, così come prodotti più economici e meno conosciuti capaci di ottime performance.

Questo articolo vuole essere un contributo onesto, un invito a una riflessione personale. È destinato agli autocostruttori come un simpatico esperimento didattico che offre comunque un risultato sonoro soddisfacente. Non prometto il suono perfetto, ma garantisco un’esperienza piacevole e istruttiva. Il mio obiettivo resta quello di offrire una visione aperta e trasparente sul mondo dell’audio, affinché ciascuno possa scoprire e apprezzare il suono secondo le proprie preferenze e possibilità.

Il Nobsound 6p3p + 6n1 (6L6G + ECC83)

La base di questo esperimento è un piccolo amplificatore cinese, praticamente senza un vero nome. Si può trovare facilmente su vari siti di shopping online, disponibile sia già assemblato che in kit da montare. Lo si riconosce facilmente dalla foto, proposto con marchio Nobsound, sotto altri nomi o addirittura senza marchio. Si tratta probabilmente di una delle opzioni più economiche disponibili sul mercato.

Questo è lo schema elettrico originale:

I trasformatori originali di questo amplificatore hanno purtroppo un’impedenza di 3500 ohm, non adatta per l’uso con una valvola 6L6GB (o equivalente). Durante i test a banco, ottenevo una potenza limitata a circa 3,5 watt, con un livello di distorsione decisamente elevato: in pratica, una semionda veniva riprodotta bene mentre l’altra risultava fortemente compromessa.

Per migliorare la situazione, ho smontato i trasformatori originali. Non potendo sostituirli con trasformatori più grandi costruiti secondo il mio metodo (perché non c’era sufficiente spazio), ho scelto di riavvolgere i trasformatori originali utilizzando lo stesso rocchetto e lamierini di identiche dimensioni, ma ho sostituito i lamierini originali in semplice ferro-silicio con lamierini in ferro a grani orientati (GO). Ho realizzato così trasformatori con un’impedenza di 4500 ohm, ideale per la 6L6GB in configurazione Single-Ended, con un altro preciso obiettivo in mente.

In diversi articoli precedenti ho già evidenziato che molti amplificatori zero-feedback, inclusi alcuni di marchi prestigiosi, utilizzano trasformatori d’uscita con induttanze primarie insufficienti o nuclei prossimi alla saturazione. Questo approccio serve a mascherare i difetti più evidenti causati dall’assenza di controreazione, in particolare quei famosi bassi “gonfi” e fastidiosi. È evidente infatti che, scegliendo la strada dello zero feedback e rifiutando categoricamente la controreazione, questi bassi problematici debbano essere in qualche modo eliminati. Le soluzioni più comuni sono filtrare l’ingresso dell’amplificatore, utilizzare trasformatori d’uscita volutamente limitati, oppure abbinare casse acustiche che per loro natura siano già carenti nelle basse frequenze (ad esempio casse monovia o casse aperte).

Ecco lo schema, clicca sora per ingrandire, o clicca qui per scaricare ad alta definizione

Come si può notare, ho previsto un interruttore che consente di escludere il segnale di controreazione (NFB) a piacimento. Ho sostituito la valvola 6N1 con una ECC83, scelta necessaria per ottenere un adeguato fattore di smorzamento mantenendo al contempo un carico facilmente pilotabile per il finale. Anche la raddrizzatrice originale, una 5Z4, è stata sostituita con una GZ34, indispensabile per recuperare tensione utile: il trasformatore di origine cinese, infatti, tendeva ad avere un cedimento di tensione superiore al previsto.

Nota: questo schema è pensato per utilizzare valvole del tipo 6L6 / 6L6G / 6L6GA / 6L6GB / 5881 e anche le 6p3p. Sono invece escluse le 6L6GC e le 6N3C-e, che richiedono una tensione di griglia schermo più elevata. È comunque possibile adattare l’amplificatore a queste ultime modificando il valore della resistenza da 12k in serie alla schermatura con una di valore inferiore, fino a ottenere il punto di bias desiderato senza dover cambiare altri componenti. Non indico un valore preciso perché la corrente a riposo delle griglie schermo è spesso imprevedibile e può discostarsi dai valori riportati nei datasheet. Passiamo ora alle fasi di montaggio:

Per chi fosse curioso di sapere come sono riuscito a saldare a stagno sull’acciaio inox, consiglio di guardare questo video su YouTube: https://youtu.be/SHxo5tcNNMg. La procedura mostrata è identica a quella che ho utilizzato, con l’unica differenza che io ho impiegato del cloruro ferrico già pronto, anziché preparare la soluzione da zero. Senza questo trattamento galvanico (che ho effettuato con l’aiuto del mio alimentatore modificato) stagnare sull’inox sarebbe praticamente impossibile. Naturalmente, è indispensabile anche uno stagnatore a punta piatta (tipo cacciavite) da almeno 150 watt.

Passiamo ora alle consuete misurazioni strumentali. Ci tengo a chiarire un punto spesso oggetto di confusione: c’è chi sostiene che, in un circuito senza controreazione (zero feedback), la distorsione armonica totale (THD) aumenti in modo progressivo dalla potenza minima fino alla massima. Al contrario, secondo la stessa teoria, in un circuito retroazionato la THD sarebbe più elevata a bassissimo volume, per poi diminuire a volumi medi e risalire nuovamente man mano che ci si avvicina al clipping.

Questo comportamento – più simile a quello che ci si aspetterebbe da un finale in classe B piuttosto che da un single-ended – viene talvolta usato come argomento per sconsigliare l’uso della controreazione nei sistemi destinati all’ascolto a basso volume. L’idea sarebbe che, a potenze contenute, un circuito retroazionato distorca più di uno senza feedback.

Per verificare concretamente questa affermazione, vediamo i risultati della THD misurata sia in configurazione zero feedback che con la controreazione inserita, a diversi livelli di potenza, da 0,1 watt fino a poco prima del clipping. Confronteremo i valori per capire davvero cosa accade.

Con controreazione inserita Zero Feedback
0,1watt RMS – (0,18%) 0,1watt RMS – 0,85%
0,5Watt RMS – 0,47% 0,5Watt RMS – 2,45%
1Watt RMS – 0,73% 1Watt RMS – 3,6%
3Watt RMS – 1,31% 3Watt RMS – 6,2%
Proco prima del clipping (5watt) – 2,35% Proco prima del clipping (4watt) – 8,4%

Come si può osservare, il tasso di distorsione cresce in modo progressivo da un valore minimo fino alla soglia di clipping, sia nella configurazione zero feedback che in quella retroazionata. Tuttavia, la distorsione è sempre superiore nella versione senza controreazione, anche alla potenza minima misurata.

Naturalmente, ci sarà sempre qualcuno pronto a sostenere che il problema dipende da me: che non so progettare i circuiti, che i miei trasformatori non sono realizzati correttamente, o che le mie apparecchiature di misura non sono all’altezza — perché non sono costose o blasonate come quelle di altri. A queste critiche rispondo semplicemente così: lo schema è disponibile, potete costruirvelo da soli. I trasformatori posso realizzarli io, oppure potete affidarvi a chi preferite. Si tratta di un classico 22×30 con primario da 4500 ohm e secondari da 4 e 8 ohm, senza particolari pretese.

La potenza massima del circuito con controreazione attiva è di circa 6 watt, con una soglia di distorsione percettibile a partire da 5 watt. Il fattore di smorzamento è di 0,3 in modalità zero feedback e raggiunge 9 con la controreazione inserita. La banda passante, in configurazione zero feedback, è di 40 Hz – 40 kHz a -1 dB. Va precisato che il trasformatore è stato progettato appositamente con un taglio sulle basse frequenze, scelta obbligata data la dimensione contenuta del nucleo. Con la controreazione attiva, la risposta in frequenza si estende da 10 Hz (a -0,6 dB) fino a 40 kHz (-1 dB), offrendo una resa complessiva decisamente più estesa. Di seguito mostro i grafici comparativi… e qualche contenuto extra.

Banda passante con controreazione (carico resistivo) Banda passante zero feedback (carico resistivo)
Banda passante con controreazione (carico reattivo) DF = 9 Banda passante zero feedback (carico reattivo) DF = 0,3

Passiamo ora ai contenuti extra. Mi sono reso conto che molti lettori non comprendono appieno il significato dei grafici relativi al comportamento su carico reattivo. Per approfondire, rimando al mio articolo dedicato alla costruzione del carico reattivo.

In generale, c’è poca consapevolezza di cosa comporti realmente un basso fattore di smorzamento. Al di là delle classiche descrizioni — come quella del diffusore che, una volta spinto, continua per inerzia invece di seguire fedelmente il segnale — manca una comprensione concreta degli effetti sul comportamento reale dell’amplificatore durante l’uso.

Tutti sembrano concentrarsi esclusivamente sulla distorsione armonica e sulle sue componenti, mentre pochi si preoccupano di osservare cosa accade quando un finale con basso smorzamento pilota effettivamente un diffusore. Per questo motivo, ho realizzato due brevi filmati in cui mostro il quadrante dell’oscilloscopio, con l’amplificatore collegato a una cassa e alimentato da un generatore di funzioni.

Attenzione! Nei video seguenti sono presenti toni sinusoidali fissi. Si consiglia vivamente di abbassare il volume al minimo prima della riproduzione, soprattutto se state utilizzando cuffie. Questi suoni potrebbero risultare fastidiosi o persino dannosi per l’udito, oltre che per cuffie, altoparlanti di computer o smartphone. L’audio è comunque indispensabile per comprendere correttamente il fenomeno analizzato. Non mi assumo alcuna responsabilità per eventuali danni a dispositivi audio o all’udito derivanti dalla visione dei video. Procedete con cautela.

Iniziamo analizzando la situazione senza controreazione (Zero Feedback). Sullo schermo dell’oscilloscopio sono visibili due tracce: la traccia inferiore rappresenta il segnale generato dal generatore di funzioni, mentre quella superiore mostra il segnale effettivamente presente ai morsetti dell’altoparlante.

Come si può osservare chiaramente, mentre l’ampiezza della traccia inferiore (il segnale del generatore) rimane costante, quella superiore — ovvero il segnale in uscita dall’amplificatore — varia sensibilmente al variare della frequenza. È un comportamento che ricorda quello di un controllo toni integrato nell’amplificatore, con la differenza che in questo caso i punti di massima e minima risposta sono determinati dalle caratteristiche del diffusore.

Ciò che si osserva nei grafici relativi al carico reattivo rappresenta esattamente questo fenomeno: una risposta in frequenza alterata a causa del basso smorzamento. A chi si limita a parlare esclusivamente di distorsione armonica, rivolgo una domanda: questa non è una distorsione armonica, ma è pur sempre una distorsione. Come la vogliamo considerare? Vediamo ora cosa accade nella stessa situazione, ma con la controreazione attiva e un fattore di smorzamento pari a 9.

In questa configurazione, con la controreazione attiva, si può notare che l’ampiezza del segnale in uscita dall’amplificatore mostra variazioni minime, quasi trascurabili. Come già affermato in altri contesti, ritengo che un fattore di smorzamento pari a 5 sia ottimale per amplificatori di piccola potenza, come i single-ended. In apparecchi di potenza maggiore si può arrivare tranquillamente a un valore di 10. Superare questo limite è, a mio avviso, inutile e persino controproducente: un’eccessiva controreazione può compromettere la naturalezza del suono, rendendo l’amplificatore meno piacevole all’ascolto.

Passiamo ora a un altro contenuto extra: un confronto diretto tra il suono del circuito retroazionato e quello in configurazione zero feedback. Come ho realizzato questa prova? Ho collegato un attenuatore direttamente ai morsetti delle casse e ho inviato il segnale attenuato all’ingresso linea (“line in”) di un vecchio portatile, che normalmente utilizzo per pilotare un incisore laser.

Mi scuso per la qualità della registrazione: il portatile ha quasi 10 anni e l’ho pagato 40 €, quindi è inevitabile qualche disturbo di fondo dovuto alla sua scheda audio. Nonostante questo, le differenze sonore tra le due configurazioni risultano comunque percepibili.

Va detto che una dimostrazione più accurata avrebbe richiesto l’uso di un microfono binaurale, capace di catturare anche la componente distorsiva introdotta fisicamente dal diffusore, e non solo quella di tipo elettrico. Aggiungo infine che, avendo utilizzato trasformatori con nucleo di dimensioni ridotte e una primaria calcolata con induttanza modesta, l’amplificatore non presenta i tipici bassi gonfi e incontrollati nemmeno in modalità zero feedback.

Per iniziare, ho scelto una traccia audio royalty-free intitolata “At First Sight” di FiftySounds, scaricata dal sito EpidemicSound.com. Potete ascoltare il file originale al link indicato.

Mi raccomando: per cogliere appieno le differenze e i dettagli sonori, è fondamentale ascoltare con delle cuffie.

Ho riprodotto la traccia dal mio media center, collegato direttamente al Nobsound, e ho registrato il segnale prelevato dalle boccole delle casse: prima in configurazione zero feedback, poi con la controreazione attivata.

Successivamente, utilizzando un software di editing audio (Audacity), ho sovrapposto un segmento della registrazione originale allo stesso passaggio filtrato attraverso l’amplificatore. Grazie alla funzione “solo” del software, durante la riproduzione posso passare rapidamente da una versione all’altra, consentendovi di percepire chiaramente le differenze in tempo reale. Iniziamo con il confronto tra la traccia originale e l’uscita dell’amplificatore in modalità zero feedback.

Nella schermata audio, la traccia superiore rappresenta il file originale, mentre quella inferiore è la registrazione dell’amplificatore in configurazione zero feedback. All’ascolto, si nota chiaramente una perdita di corposità sulle basse frequenze e una certa opacità sulle alte, accompagnata da un’esaltazione della gamma media. Inoltre, anche se la registrazione elettrica già ne dà un’idea, è nell’ambiente reale che si percepisce come la riproduzione zero feedback risulti più “sporca”.

Passiamo ora alla registrazione con la controreazione attiva. A questo punto, tutti gli scettici convinti delle solite leggende metropolitane si aspetteranno un suono sgradevole: metallico, fastidioso, simile a vetri rotti, unghie sulla lavagna o il famigerato stridio della forchetta sul piatto. Vediamo (e ascoltiamo) se è davvero così.

Come nella prova precedente, la traccia superiore rappresenta l’audio originale, mentre quella inferiore è la registrazione del segnale dopo il passaggio attraverso l’amplificatore, questa volta con la controreazione inserita.

Ed ecco finalmente, una volta per tutte, la dimostrazione concreta: l’uso corretto della controreazione non degrada affatto il segnale. Al contrario, è la versione zero feedback a suonare peggio. Chi afferma di preferire lo zero feedback, nella realtà dei fatti, sta cercando un certo tipo di distorsione — e non sempre lo ammette.

La registrazione con controreazione è talmente fedele all’originale da risultare quasi indistinguibile, se non fosse per un leggero rumore di fondo e una lieve perdita di brillantezza, già presente anche nella versione zero feedback. Questi limiti sono imputabili esclusivamente alla scheda audio integrata (e tutt’altro che professionale) del vecchio portatile usato per la registrazione. Per completare lascio il download delle 2 registrazioni integrali, in futuro se avrò modo di ripetere esperimenti simili con strumentazione più seria (vedi microfono binaurale state certi che lo farò). Clicca qui per scaricare lo zip con i 2 file in formato flac

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1 Responses to Zero Feedback o Controreazione? Ascolta e Scopri Chi Mente

  • Questo è il mio amplificatore che Stefano ha sapientemente sistemato per me! Ho comprato questo ampli della nobsound in kit da assemblare per avvicinarmi al mondo delle valvole, e dopo un attento assemblaggio mi sembrava andasse bene ma mancava sempre qualcosa che mi facesse entusiasmare. Ho cominciato a cambiar valvole, condensatori , pot, connettori ed a correggere lo schema elettrico con vari trovati qua e la sui forum. Mi sembrava che ad ogni modifica qualcosa migliorasse, ma forse era solo frutto dell’ auto convincimento. Finchè sono capitato sul sito di SB Lab ed ho contattato Stefano che gentilmente mi ha aiutato a fare prove elettriche varie e dato suggerimenti, ma subito mi ha detto che il problema dell ampli erano i trasformatori di uscita, di impedenza sbagliati e poco performanti. Così mi sono deciso e ho portato il mio ampli nel suo laboratorio e credetemi se vi dico che dopo questo lavoro che ha eseguito il mio ampli suona come non avevo mai sentito!! Mi sono reso conto che tutto quello che avevo fatto in precedenza per migliorare il suono è stata una gran perdita di tempo e denaro. Affidatevi ad un esperto come lui, non buttate soldi in inutili cambiamenti di componenti Nos e pregiati, tanto non serve a nulla se tutto lo schema è sbagliato, ve lo dico con esperienza fatta sulle mie tasche! Grazie Stefano, ora mi godo il mio ampli e la musica!!

  • Avevo seguito vari consigli che mi avevano dato persone su facebook cambiando valvole con delle nos e cambiando condensatori, mi dicevano che sarebbe migliorato tantissimo ma alla fine non mi ha mai convinto, leggeri cambiamenti di tonalità ma non era mai troppo lontano dall’originale. Poi ho comprato lo schema premium e i trasformatori sb lab per modificare il mio amplificatorino , il risultato è sorprendente!!!! non è più lui, non ho mai sentito un suono così limpido e equilibrato davvero pazzesco e distnate anni luce, mi sono reso conto che le prime modifiche che ho fatto all inizio sono state una perdita di tempo e di soldi, suona meglio dell’amplificatore di marca con le 300B da migliaia di € del mio amico. Datemi retta seguite i consigli di stefano perchè valgono oro, i suoi trasformatori sembrano costosi rispetto ad altri rivenditori ma valgono quello che costano!!!!

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Merope 1.1: Pushpull 6L6GC / 5881 / EL34 / KT66 a Triodo classe A

La nuova versione dell’amplificatore Merope introduce aggiornamenti significativi che ampliano la versatilità e le potenzialità sonore del progetto originale. Pur mantenendo l’essenza del design, la versione 1.1 integra un nuovo trasformatore di alimentazione che consente l’utilizzo, oltre che delle 6L6GC e 5881, anche delle EL34 / 6CA7 e delle KT66 connesse a triodo, semplicemente adeguando la rete di polarizzazione catodica tramite sostituzione di resistenze. Questo aggiornamento apre a nuove possibilità timbriche senza compromettere la filosofia circuitale.

Chi è Merope?

Merope è una delle sette Pleiadi della mitologia greca, figlie di Atlante e Pleione. A differenza delle sue sorelle, è spesso rappresentata come la più timida e riservata, talvolta appena visibile nel cielo notturno perché, secondo il mito, avrebbe provato vergogna per aver sposato un mortale. Questa figura, delicata e misteriosa, è divenuta simbolo di eleganza nascosta e raffinatezza silenziosa, qualità che ben rappresentano la filosofia sonora dell’amplificatore che porta il suo nome.

Architettura Circuitale

Il finale opera in configurazione push-pull a triodo in classe A, con polarizzazione self-bias e self-balancing secondo il principio di Blumlein, che assicura un bilanciamento dinamico tra le valvole finali senza necessità di regolazioni manuali.

Lo stadio di ingresso è costituito da una ECF80/6BL8, in cui il pentodo lavora come generatore di corrente in cascata con un long tail formato da una ECC82, il cui primo triodo della ECF80 svolge il ruolo di triodo di ingresso. L’architettura così realizzata permette un’ottima simmetria di pilotaggio e un controllo preciso sull’intero stadio finale.

I condensatori sul percorso del segnale sono ridotti al minimo: solo due condensatori separano lo stadio di sfasamento dai finali, a beneficio della trasparenza e dell’integrità sonora.

Alimentazione e Rettifica

La rettifica è affidata a diodi con filtraggio in configurazione CLC doppia, con una cella indipendente per ciascun canale, garantendo una tensione stabile e un basso ripple. Questa soluzione migliora la separazione dei canali e preserva la microdinamica anche a basso volume.

Merope è più di un amplificatore, è un viaggio nel mondo dell’audio di alta fedeltà. Scopri il suono come mai prima d’ora con questa sinfonia di valvole e tecnologia avanzata. Entra nel futuro dell’audio, dove la bellezza della tradizione si fonde con l’innovazione moderna.

Questo è un progetto premium commissionato da “E.S.”. Si tratta di un amplificatore integrato da 10 watt RMS che impiega una configurazione push-pull di 6L6GC/5881 connesse a triodo come stadio finale.

Vediamo il montaggio di E.S.


Il Kit del Progetto Premium

Nella versione premium del progetto Merope, il cuore della sezione di alimentazione è affidato a componenti realizzati su specifiche SB-LAB.

La foto qui sopra mostra esattamente il set che verrà fornito all’acquirente del progetto premium. Oltre alla componentistica, il kit include lo schema elettrico completo aggiornato alla versione 1.1, con indicazioni precise per l’installazione di 6L6GC, 5881, EL34, 6CA7 e KT66 in configurazione triodo, a seconda della scelta dell’utente. Un punto di partenza solido per realizzare un amplificatore hi-fi allo stato dell’arte.

Un Ritorno Appassionato a Due Anni di Distanza:

A volte, le passioni si intrecciano attraverso il tempo, e le storie dietro i progetti prendono vita in modi inaspettati. Due anni dopo aver completato il progetto “Merope” per il nostro stimato cliente “E.S.”, è stato un’emozionante incontro quando ha deciso di fare un viaggio fino a noi per condividere il suo entusiasmo e le esperienze legate a questa creazione unica.

Un Dialogo in Valvole e Note:

In un’atmosfera intrisa di passione per l’audio e la tecnologia valvolare, ci siamo seduti a discutere del percorso che “Merope” ha compiuto in questi due anni. Il cliente, animato dalla sua stessa creazione, ha espresso la sua soddisfazione e il costante affetto per l’amplificatore da lui commissionato. Un dialogo che ha trasceso la semplice conversazione tecnica, portando alla luce il legame profondo tra l’artista e la sua opera.

Misurazioni Dettagliate per una Trasparenza Completa:

Durante la visita, abbiamo approfittato dell’occasione per misurare attentamente le prestazioni di “Merope”. Questa sessione di misurazione è stata volta a fornire informazioni precise e dettagliate, al fine di condividere sul nostro sito web una panoramica più approfondita delle straordinarie doti di questo amplificatore. Con orgoglio, annunciamo che “Merope” ha superato le aspettative in tutte le misurazioni, consolidando la sua posizione come un’autentica opera d’arte audio.

L’amplificatore Merope rivela la sua potenza e versatilità attraverso prestazioni impeccabili. Con una potenza RMS di 9,7 watt, misurata prima del clipping e capace di raggiungere i 11 watt in caso di clipping, Merope si posiziona come un’entusiasmante esperienza audio. Il suo fattore di smorzamento, valutato a un impressionante valore di 10, contribuisce a mantenere un controllo stabile sull’uscita audio. La banda passante a 1 watt sorprende con un risultato eccezionale di 5Hz a 100kHz (-1dB), caratterizzato da minime rotazioni di fase. Questo successo è attribuibile sia all’eccezionale performance dei trasformatori che alla connessione a triodo, evidenziando la cura e l’attenzione nei dettagli di progettazione.

La distorsione armonica a 1 watt è del 0,74%, indicando un livello di purezza sonora notevole. I grafici incorporano anche le onde quadre, enfatizzando ulteriormente la straordinaria qualità dei trasformatori d’uscita. In ogni aspetto, Merope si dimostra non solo come un amplificatore potente, ma anche come un esempio di eccellenza nella progettazione audio.

100Hz

1khz

10khz

Un Viaggio Continuo:

Questo incontro è stato più di una semplice verifica tecnica; è stato un momento di condivisione di passioni e di rinnovo del legame tra il creatore e la creazione. Il viaggio di “Merope” continua, alimentato dall’affetto e dalla dedizione di chi ha creduto in questo progetto fin dall’inizio. La sua storia è ora arricchita da nuovi capitoli, scritti attraverso le conversazioni, le misurazioni e la continua evoluzione di un’opera d’arte sonora. Ma ora diamo parola al proprietario di Merope:

Impressioni d’ascolto: Ho ascoltato solo un paio di brani (che conosco molto bene) per il momento e già posso dire con confidenza che sono pienamente soddisfatto del suono, che risulta molto naturale ed esteso in frequenza. Rispetto al valvolare che possiedo ho immediatamente notato un sostanziale aumento di banda passante (soprattutto in alto) e di pulizia del suono. Gli strumenti risultano essere più “veri”. Vorrei precisare che non ho fatto alcun test A vs B, collegando e scollegando i due apparecchi e facendo test comparativi. Non è stato necessario in quanto il miglioramento della resa sonora è sostanziale ed immediatamente percettibile.
Esperienza nel complesso: Ho deciso di intraprendere l’avventura di costruire un amplificatore DYI perchè non ero pienamente soddisfatto del mio vecchio valvolare e ritengo che il costo di elettroniche Hi-Fi sia nella maggior parte dei casi irragionevole ed ingiustificato. Dopo circa sei mesi dalla prima volta che sono entrato in contatto con Stefano Bianchini, mi trovo ad ascoltare un amplificatore da 10W in classe A, progettato da SB-LAB e totalmente realizzato da me, che suona meglio di qualunque apparecchio che abbia mai posseduto. l’esperienza, tuttavia, trascende da un apparecchio ben suonante. Durante questi sei mesi mi sono dovuto documentare, su elettronica, componenti, valvole, strumenti di misurazione, ecc… questo mi ha permesso di imparare di più in questo breve lasso di tempo che nei precedenti 20 anni di passione per la riproduzione audio. Oggi quando mi trovo a leggere un articolo di settore o una recensione su un elettronica Hi-Fi, lo faccio con occhi diversi. Questa esperienza mi ha reso cosciente del fatto che la qualità della riproduzione audio si basa su una buona progettazione, corretta costruzione, componenti di qualità, matematica, più che su valvole NOS e cavi da 1000 euro… Grazie Stefano!
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10 Responses to Merope 1.1: Pushpull 6L6GC / 5881 / EL34 / KT66 a Triodo classe A

  • Il comportamento che hai osservato è normale. Il condensatore di compensazione agisce limitando il guadagno alle frequenze alte, con l’obiettivo di sopprimere il ringing e/o gli effetti di risonanza ad alta frequenza, riducendo volontariamente la banda passante del circuito e sopprimendo possibili instabilità. È quindi normale che, aumentando il suo valore, si taglino ulteriormente le frequenze alte. Tuttavia, non andrebbe utilizzato in modo eccessivo, poiché una compensazione troppo abbondante potrebbe provocare nuove instabilità. L’interesse nel utilizzare valvole meno considerate dagli audiofili risiede nell’ottenere componenti NOS di alta qualità a prezzi più accessibili. Preferisco una ECF80 NOS rispetto a una ECC83 prodotta in Cina.

  • Negli ultimi giorno mi sono dilettato a fare alcune prove, provando varie ECF80/E80CF NOS (che figata trovare delle Telefunken/RCA/GE a 20€!). Tra le varie prove fatte, ho provato anche a cambiare il condensatore in parallelo al resistore del negative feedback, con lo scopo di limitare la banda passante di 150KHz.
    Con grande sorpresa ho notato che passare dal 100pF, attualmente istallato, ad un 330pF ha attenuato le alte frequenze in maniera percettibile (conclusione che traggo ad orecchio, non ho fatto alcuna misura), risultando in un suono meno brillante, con basse frequenze relativamente enfatizzate. Non sto parlando di cambiamenti drammatici, ma chiaramente percettibili. Per i miei gusti/altoparlanti/stanza ho preferito tornare al 100pF, tuttavia ho trovato l’esperienza molto interessante ed ho ritenuto opportuno condividerla nel forum.
    Non immaginavo che variando il valore di questo condensatore (nei limiti del ragionevole) potesse essere un modo per fare del fine tuning del timbro sonoro di questo amplificatore.

    Sarei interessato avere altri pareri a riguardo.

    Saluti!
    ES

  • potrebbero andare bene, l’efficenza è nel range pilotabile dall’amplificatore.

  • Qualcuno ha consigli per degli altoparlanti da abbinare?
    Pensavo alle Tannoy Legacy Cheviot, con un efficienza di 91 db.

  • Potevo anche settare il grafico a 0,5db a quadretto, uno spettacolo, l’uso delle valvole a triodo in questa cosa aiuta molto il trasformatore, cmq lasciamo che i guru ciarloni parlino di grafici tirati col righello che non servono a niente, che pubblicare le strumentali non serve a niente, perchè suona bene solo quello che ti dicono loro di cui non pubblicato nessun dato perchè forse gli fa anche comodo non farli vedere perchè prima ti raccontano la favola dei nuclei fighetti da centinaia di centinaia di henry, poi esibiscono dei -3dB a 30hz col nucleo molto probabilmente anche in saturazione e che la strumentale più brutta suona meglio di quella più bella, che può essere in certi casi ma in altri anche no… LOL

  • Osservare l’evoluzione del grafico di risposta in frequenza è stata un’esperienza notevole. In prima battuta, quando ho visto 0 attenuazione a 10Hz, ho pensato che c’era qualche errore nel setup strumentale. Invece no….
    Stefano, sei in numero 1!

  • Provo questo design.

    href=”https://www.supravox.fr/en/produit/baffles-compenses-rj-kit-subwoofer-rj/

    Se non va bene poi, forse provo un br.

  • prima esperienza con i largabanda? li carichi in br o li lasci ob?

  • Momentaneamente utilizzo delle Monitor Audio Gold 100. Sto però costruendo dei largabanda con delle Supravox 215 Bicone signature. L’amplificatore è stato pensato per queste ultime…

  • diffusori?

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Dynaco A-410: Guida all’Amplificatore Push-Pull per Principianti

Il Dynaco A-410 rappresenta un’ottima opportunità per gli hobbisti che desiderano cimentarsi nel montaggio di un amplificatore valvolare senza dover affrontare schemi complessi o difficoltà tecniche elevate. L’ispirazione per questo progetto nasce dalla richiesta di uno schema semplice per un push-pull di EL84, che ha portato alla scoperta del circuito del Dynaco 410A: un design essenziale e accessibile, realizzabile con una coppia di EL84 e una ECC83, oppure con una coppia di 6V6 e una 6SL7. Ecco lo schema:

Sul mercato, in particolare su piattaforme online come eBay, sono disponibili PCB già pronti per l’assemblaggio, sui quali l’hobbista può montare facilmente il circuito completandolo con zoccoli, resistenze, condensatori e, soprattutto, trasformatori di uscita adeguati. Ed è proprio qui che si concentra il valore principale di questo articolo: la scelta dei trasformatori giusti è essenziale per ottenere un risultato ottimale e per sfruttare al meglio le potenzialità del circuito.

È importante sottolineare che, nonostante la sua popolarità, il Dynaco 410A non è un amplificatore HiFi di alto livello. Questo schema utilizza uno sfasatore di tipo “Paraphase”, una soluzione che semplifica la realizzazione del circuito ma introduce alcune limitazioni in termini di qualità sonora. L’accoppiata tra questo tipo di sfasatore e la controreazione negativa tende a generare una gamma media-alta e alta caratterizzata da una certa ruvidità, con un suono meno definito rispetto a configurazioni più raffinate come il long-tail pair.

Nonostante queste limitazioni, il Dynaco A-410 rimane un eccellente punto di partenza per chi desidera imparare il montaggio di circuiti valvolari, senza preoccuparsi eccessivamente della perfezione sonora. Il vero valore di questo progetto risiede nell’esperienza pratica, nella comprensione dei principi dell’amplificazione valvolare e nella soddisfazione di costruire con le proprie mani un apparecchio funzionante. Per ottenere i migliori risultati possibili, la scelta di trasformatori di qualità è fondamentale: con componenti ben progettati, si può migliorare la resa sonora complessiva e rendere questo progetto ancora più gratificante.

Andrea e l’Amplificatore della Morte

Andrea era un giovane e ingenuo appassionato di Hi-Fi valvolare, fresco di entusiasmo e desideroso di mettere le mani su un amplificatore a valvole degno di questo nome. Ma, ahimè, il suo viaggio nel mondo dell’audio vintage ha preso una piega tragicomica quando ha deciso di fidarsi dell’espertone di un gruppo Facebook.

Questo illuminato guru dell’elettrotecnica cantinara gli ha rifilato un amplificatore basato su basette Dynaco 410A, montate su un telaio interamente di legno. Sì, avete letto bene: legno. Anche il piano di montaggio delle valvole! Perché, chi ha bisogno di dissipazione del calore e schermatura quando si può avere un barbecue integrato? Ciliegina sulla torta, il tutto era stato decorato con una generosa mano di vernice micacea da inferriata, per un look elegante e raffinato… o almeno così pensava l’artigiano che l’aveva assemblato. Ma non finisce qui. I trasformatori? Ah, pura poesia! Selezionati con cura dalla categoria roba avvolta dal macaco che fuma…

Hanno dimostrato la loro qualità impareggiabile dopo poche ore di utilizzo, quando il trasformatore di alimentazione ha deciso di autoimmolarsi per il bene dell’umanità. Una perdita? Forse no. Considerando che il geniale progettista aveva deciso di non mettere un fondo all’amplificatore, quei bei 325 volt erano lì, a portata di dita, pronti a regalare ad Andrea un viaggio verso l’aldilà con grande gioia per l’INPS. E così, con il cuore spezzato e il portafoglio alleggerito, Andrea si è presentato da me con il suo “gioiello”. L’ho guardato. Lui mi ha guardato. Io ho guardato di nuovo l’amplificatore, sperando fosse solo un’allucinazione. E invece no!

La prima cosa che mi ha colpito? Una batteria di condensatori degna di una centrale nucleare. E ben quattro induttanze. Per alimentare due misere schedine da 10 watt! Perché il guru, oltre a essere un incompetente certificato, era anche un fanatico di “più condensatori ci metto, meglio suona”. Un orizzonte di condensatori così vasto che potevi sederti a contemplarlo come un tramonto sulle Ande.

Ben 3760uF da caricare ad ogni accensione con una povera GZ34 NOS, che evidentemente aveva fatto qualcosa di molto brutto nella sua vita passata per meritarsi una simile punizione. Perché, si sa, la GZ34 è venerata dagli audiofili come la dea delle raddrizzatrici, capace di far suonare come un violino anche il citofono del condominio. Peccato che, con quel carico di condensatori, ogni accensione fosse per lei l’equivalente di una martellata.

Se avesse potuto parlare, quella GZ34 avrebbe implorato pietà come l’omino nel film Alien: “Uccidimi, uccidimi!”. Ma il fato è stato clemente: il trasformatore di alimentazione è spirato per primo, risparmiandole ulteriori sofferenze.

Questo racconto è stato volutamente ironico e ha lo scopo di intrattenere chi legge i miei articoli, senza l’intenzione di offendere l’autore di questa… discutibile creazione audio. È sempre bello vedere la passione per l’autocostruzione, e non c’è nulla di male nell’essere hobbysti: sperimentare, imparare dai propri errori e migliorarsi fa parte del gioco. Tuttavia, c’è un limite che non andrebbe superato, soprattutto quando si cerca di trasformare un progetto amatoriale in un prodotto da vendere come se fosse un capolavoro dell’ingegneria audio.

Morale della favola: se siete appassionati di bricolage elettrico e vi piace smanettare con circuiti e valvole nel tempo libero, fate un favore all’umanità e limitatevi a costruire per voi stessi, senza spacciare certe creazioni per apparecchi di pregio o dal suono eccelso. E se siete alle prime armi, fate attenzione ai “guru” dei gruppi Facebook: il rischio di ritrovarsi con un’opera d’arte post-apocalittica anziché con un amplificatore funzionante è più alto di quanto possiate immaginare.

La Riparazione dell’A-410 di Andrea

Ho voluto aiutare Andrea a sistemare il suo amplificatore Dynaco A-410. Per farlo, ho realizzato un trasformatore di alimentazione 24S106, progettato per alimentare espressamente due basette Dynaco A-410 con EL84 e ECC83, utilizzando una valvola raddrizzatrice GZ34.

Ho recuperato una delle quattro induttanze di filtro da circa 10 Henry presenti nel circuito originale, che potete anche ordinarmi per i vostri progetti. La sezione di alimentazione, dal disegno molto semplice, è riportata nello schema qui sotto.

Durante il lavoro, ho spiegato ad Andrea come procedere con la riparazione e la modifica della parte di alimentazione, inclusa la connessione a terra delle carcasse dei trasformatori d’uscita. Gli ho anche procurato un quadrato di lamiera per realizzare il fondo dell’amplificatore, che poi ha portato da me per verificare come funzionasse. La potenza erogata è di 12 watt RMS per canale, con un fattore di smorzamento di 11.

Vale la pena notare che i trasformatori d’uscita sono ancora quelli originali, avvolti dalla schimmia che fuma, e, sebbene le strumentazioni sembrino indicare valori accettabili, il circuito, come tutti i circuiti degli anni ’50, utilizza tassi di controreazione così elevati che potrebbero far funzionare anche un trasformatore di alimentazione da campanello. Alla fine dei grafici, mostro la forma d’onda della sinusoide in uscita a 20 Hz, con una potenza che non supera i 7 watt circa a quella frequenza. Chi volesse realizzare uno di questi kit e ottenere risultati decisamente migliori può ordinare i miei trasformatori 8KPP84 con presa UL al 43%.

Banda passante @ 1 watt RMS

THD @ 1watt

Sinusoide @ 20Hz 7watt del trasformatore “immondizia da 2 soldi”

Qualche foto del montaggio di Andrea

Se anche tu sei appassionato di audio vintage e desideri cimentarti nella costruzione di un amplificatore Dynaco A-410, ti consiglio vivamente di non sottovalutare l’importanza della qualità dei trasformatori. Per ottenere il massimo dalle tue schedine PCB e costruire un amplificatore che suoni davvero bene, la scelta dei componenti è cruciale. Se sei alla ricerca di trasformatori di qualità superiore, non esitare a contattarmi. Posso fornirti trasformatori appositamente progettati per il Dynaco A-410, che ti garantiranno prestazioni ottimali e una resa sonora superiore.

Per maggiori informazioni e per effettuare un ordine, visita la mia pagina contatti. Sarò felice di aiutarti a portare il tuo progetto al livello successivo!

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