Nuova vita per l’LX1321 di Nuova Elettronica: l’upgrade SB-LAB

Correvano gli anni ’90 quando la rivista Nuova Elettronica iniziava a proporre sul mercato una serie di amplificatori valvolari in scatola di montaggio. Tra questi, i più noti furono l’LX1321, con pre e stadio phono integrati, e il precedente LX1113, una versione più semplice senza sezione di preamplificazione.

Negli anni 90 questi kit si diffusero a macchia d’olio in Italia e oggi sono diventati oggetti ricercati ma spesso sopravvalutati. È però fondamentale chiarire un punto: non intendo criticare l’operato di Nuova Elettronica. Lo scopo di questi apparecchi era didattico: insegnare a maneggiare le valvole, a usare il saldatore e a capire le basi della circuiteria audio. Non erano progettati per essere amplificatori “definitivi”, ma per far crescere gli hobbisti.

Di fatto, si trattava di scatole di montaggio basate su una circuiteria dal sapore vintage e con trasformatori estremamente economici e dalle prestazioni molto limitate. Lo dico da tempo, e non sono l’unico: molti lettori negli anni mi hanno scritto per confermare quanto riportavo nei miei articoli. Ad esempio Luigi, che mi ha ceduto di recente il suo LX1321, mi scriveva così:

“Ciao, mi chiamo Luigi, ho letto il tuo articolo sull’amplificatore di Nuova Elettronica. Avevo assemblato al tempo l’amplificatore che da i problemi da te indicati. (…) Oggi mi trovo a vendere la mia casa e a trasferirmi nelle Filippine: l’amplificatore è in cantina da anni. Non amo gli sprechi, se ti interessa lo cedo volentieri.”

Molti altri, invece, hanno preferito criticarmi o addirittura insultarmi perché osavo dire che l’LX1321 non fosse poi così buono. Frasi del tipo “eh ma io ce l’ho e suona bene” sono all’ordine del giorno. Bisogna però essere chiari: il “suona bene” è soggettivo e limitato all’esperienza personale di ascolto. Se non si è mai sentito nulla di meglio, è facile credere di avere tra le mani un grande amplificatore, ma la realtà è che con trasformatori così poveri e un progetto del genere non si può andare lontano. Non è colpa di nessuno: chi s’accontenta gode… ma esiste molto di meglio. E non lo dico solo io: molti acquirenti di questo kit, dopo aver pasticciato per anni nel tentativo di migliorarlo, hanno finito per svenderlo per poche lire o regalarlo.

Ed è proprio qui che entra in gioco il mio lavoro: le modifiche che propongo trasformano l’LX1321 in un apparecchio di livello superiore, tanto che chi ha eseguito l’upgrade si è ritrovato a mettere in difficoltà amplificatori commerciali di marchi blasonati (che non cito per eleganza). Non si tratta di un affronto a Nuova Elettronica, ma di un secondo passo di apprendimento: dopo aver montato il kit, si può imparare ancora qualcosa di più sull’alta fedeltà a valvole.

Un cenno al modello precedente: LX1113

Prima dell’LX1321, Nuova Elettronica aveva proposto il kit LX1113, un push-pull con KT88/EL34, privo di sezione pre e phono. Circuitalmente non troppo diverso, ma con serigrafie del PCB e numerazione dei componenti differenti. Ne ho ricevuto uno tempo fa per studiarlo e la mia conclusione è stata piuttosto netta:

  • Il mobile, realizzato in un materiale che definire “legno” è un complimento (truciolato o cartone pressato), si smontava da solo.
  • Lo spazio era insufficiente per alloggiare trasformatori seri.
  • I trasformatori in dotazione erano di qualità talmente bassa da rendere inutile qualsiasi sforzo di upgrade.

In pratica, non ne vale la pena: se ne avete uno, divertitevi pure a pasticciarlo, ma non spendeteci soldi. Lasciate perdere modifiche fantasiose come montare triodi a riscaldamento diretto o tagliare il negative feedback: con trasformatori così scadenti otterreste solo gain eccessivo, bassi gonfi e fastidiosi, e una alta sensibilità alle interferenze.

Questi apparecchi vanno visti per quello che sono: kit didattici per imparare a costruire, non per fare alta fedeltà. Spendere cifre in valvole NOS su circuiti del genere è denaro buttato: qualsiasi amplificatore che utilizzi quei trasformatori non potrà andare molto meglio di così.

Perché ho voluto proporre una modifica?

La risposta è semplice: perché me l’hanno chiesto! Molti appassionati mi hanno sollecitato nel tempo a proporre un upgrade dell’LX1321, visto che le sue doti sonore non soddisfano poi così tante persone. E no: non è cambiando due resistenze o aggiungendo un condensatore “miracoloso” dopo aver tagliato il negative feedback che lo si fa andare bene. Serve un intervento strutturale, spiegato e documentato, che affronti i limiti reali del progetto. Quindi troll e detrattori mettetevi il cuore in pace: qui non si spara a zero su Nuova Elettronica, ma si racconta semplicemente la verità tecnica e sonora di questi kit.

Le misure strumentali della versione originale

Dell’esemplare originale di LX1321 che mi ha ceduto Luigi ho eseguito una serie di misure strumentali, che parlano da sole. Il grafico di THD e le forme d’onda in quadra a 100 Hz, 1kHz e 10kHz mostrano chiaramente quanto il circuito del pre e i trasformatori lavorino in maniera tutt’altro che ottimale.

THD

Forme d’onda in quadra a 100 Hz, 1 kHz e 10 kHz (sì, a 10 kHz in ingresso c’era davvero una quadra… ma quello che usciva dall’amplificatore era tutt’altra cosa).

Con valvole finali non nuove, ho misurato una potenza massima di circa 35 watt e un fattore di smorzamento pari a 3. Potrebbe sembrare basso, ma ho verificato che il collegamento della reazione negativa era effettivamente presente e funzionante: segno che i limiti arrivano proprio dai trasformatori.

A conferma della qualità della componentistica, il trasformatore di alimentazione di questo esemplare vibrava in maniera impressionante, pur senza manifestare surriscaldamenti anomali. Un chiaro indizio che non fosse bruciato, ma semplicemente assemblato con lamierini interni allentati come potete constatare nel video qui sotto.

Va aggiunto che questi risultati non sono nemmeno costanti da un esemplare all’altro: in base alle testimonianze ricevute e alle misure di altri LX1321, sembra che la qualità costruttiva dei trasformatori variasse sensibilmente, rendendo l’esito sonoro un po’ una lotteria. E per pietà verso chi è affezionato a questo apparecchio, evito di pubblicare il grafico di banda passante.

DSCN6012

Se sei interessato al kit di trasformatori, induttanze e isolatori per realizzare questo progetto contattami per avere il prezzo aggiornato.

Attenzione: Le modifiche di upgrade non sono pubbliche: vengono fornite in un manuale PDF riservato esclusivamente a chi acquista il set di trasformatori SB-LAB. Il motivo è semplice: l’intero progetto è stato sviluppato e collaudato unicamente attorno ai miei trasformatori. Non avrebbe alcun senso rendere pubbliche le modifiche, perché eseguirle con trasformatori presi “a caso” da chissà chi non porta a nessun risultato certo e può anzi generare problemi gravi (regola che vale per qualsiasi schema di qualsiasi amplificatore).

I trasformatori originali di Nuova Elettronica non sono in alcun modo utilizzabili per questa modifica (ma potete rivenderveli su ebay senza difficoltà). Parliamo infatti di un circuito a larga banda passante: proprio perché anche i trasformatori sono a larga banda, si ottiene la resa sonora Hi-End che caratterizza l’upgrade. Ma allo stesso tempo il cablaggio richiede grande cura e attenzione:

  • Masse perfette e contatti puliti sul telaio.
  • Rispetto della polarità di fase dei trasformatori (pena auto-oscillazioni attraverso la NFB).
  • Ingresso cablato con cavo schermato di buona qualità e senza loop di massa.
  • Accensione graduale con variac consigliata nelle prime prove.

Se avete acquistato i trasformatori per l’upgrade, il PDF con le istruzioni dettagliate è incluso. In caso di problemi o dubbi, SB-LAB fornisce assistenza per risolverli.

I problemi dello schema originale

Analizzando lo schema originale emergono diversi punti critici. La sezione phono basata su ECC83, oltre a non essere schermata e a trovarsi troppo vicina ai trasformatori e allo stadio finale, risulta poco utilizzabile: chi desidera davvero un ingresso pickup farebbe meglio ad adottare un pre esterno.

Schema LX1320-LX1321

Sugli ingressi linea (CD, Tuner, Aux, ecc.) compare un discutibile attenuatore ad L (R2/3, R4/5…), inserito solo per ridurre un segnale che poi viene immediatamente riaumentato dalla valvola V2: una soluzione illogica che complica senza dare benefici, perchè attenuare un segnale per poi doverlo amplificare di nuovo? A questo si sommano l’ulteriore attenuazione di R33 in serie al potenziometro volume e un controllo balance che peggiora ulteriormente il percorso del segnale.

Nella sezione finale LX1321 troviamo una induttanza doppia condivisa tra i due canali, scelta economica che introduce inevitabili intermodulazioni a bassa frequenza. Grave anche la griglia di una valvola collegata direttamente al cursore del potenziometro: con componenti di bassa qualità bastava un falso contatto per lasciare la griglia flottante, quando una semplice resistenza da 1 M? avrebbe risolto il problema.

Altro punto discutibile è lo snubber R39/C20 sulla placca del primo triodo: inserire capacità dentro un anello di NFB è la ricetta perfetta per rotazioni di fase indesiderate. Probabilmente l’hanno aggiunto solo per evitare oscillazioni, dato l’elevato tasso di controreazione. Infine, la seconda sezione di V3 viene usata come sfasatore catodina accoppiato AC con polarizzazione elettrostatica della griglia: una soluzione datata, tipica di certi ampli da chitarra anni ’50/’60, più adatta a produrre distorsione che ad alta fedeltà. Nell’immagine sotto come appare lo sfasatore di nuova elettronica e come esso sarebbe dovuto essere.

Come andrebbe fatto… Com’è…
catodina_demo_ok catodina_nuovaelettronica_schifo

Chi ha un minimo di esperienza con l’elettronica valvolare, vedendo lo sfasatore adottato da Nuova Elettronica, tende a pensare subito che non possa funzionare, poiché la griglia è praticamente riferita al suo stesso catodo e sembrerebbe quindi trovarsi in saturazione. In realtà la questione è più sottile: la presenza di R4 da 1M (che sarebbe stato meglio portare almeno a 10 M) fa sì che la griglia non sia del tutto flottante, ma ancorata con una resistenza molto elevata.

È un vecchio trucco già visto in apparecchi anni ’50: la griglia, pur senza polarizzazione classica, riesce a raccogliere elettroni dal flusso che scorre tra catodo e anodo, caricandosi elettrostaticamente e diventando negativa rispetto al catodo. Il problema è che questo tipo di polarizzazione è altamente instabile e porta con sé una forte distorsione, tanto che è diventata una sorta di marchio sonoro degli amplificatori da chitarra dell’epoca. Una scelta che può avere senso in ambito musicale, ma che è del tutto fuori luogo in un apparecchio che dovrebbe aspirare all’alta fedeltà. Subito dopo compare V4 come ulteriore stadio di guadagno: evidentemente lo sfasatore così realizzato era troppo “delicato” e instabile per pilotare direttamente le finali. Da lì si arriva alle valvole finali a bias fisso, al trasformatore di uscita e all’NFB che chiude il quadro di uno schema pieno di compromessi.

Come altri propongono di modificarlo

Su internet si trovano diversi siti e spazi amatoriali che propongono modifiche al progetto LX1321. Purtroppo, nella maggior parte dei casi, si tratta di interventi banali o addirittura peggiorativi: il risultato è solo quello di trasformare un circuito approssimativo in un altro circuito altrettanto approssimativo. Non è cattiveria: semplicemente, queste modifiche non affrontano i limiti reali del progetto, e quindi non portano a un miglioramento concreto.

Un esempio è quello di chi sconsiglia le KT88 cinesi e le sostituisce con altre valvole solo per “principio”. La realtà è che non tutte le valvole cinesi sono uguali: alcune sono decisamente migliori di certe produzioni dell’Est. Personalmente, le KT88 più affidabili che ho testato sono state le Tung-Sol.

Altro caso frequente è quello di montare valvole NOS pregiate e costose (come le 5814A National) su questo circuito. Una scelta inutile: è la solita psicologia distorta che “il suono lo fa la valvola”, quando in realtà a determinare il risultato è l’insieme del progetto. Montare valvole di pregio su uno schema pieno di limiti non cambia la sostanza, sembra cambiare qualche piccola sfumatura ma non ci si è allontanati molto da dove si era all’inizio.

Si leggono poi proposte come l’aggiunta di un condensatore di bypass sul catodo dello stadio pre, per “stabilizzare la polarizzazione”. In realtà, così si aumenta solo il guadagno di un circuito che già di suo guadagna troppo, ed è persino pieno di attenuatori passivi inseriti proprio per ridurlo. Un controsenso.

Il colpo di grazia, però, arriva da chi decide di tagliare la controreazione (NFB): da un lato si aumentano le armoniche “tenute a bada” dall’anello, ma dall’altro il guadagno schizza alle stelle, il potenziometro volume diventa ingestibile (basta sfiorarlo per far esplodere i diffusori) e il basso smorzamento introduce una valanga di problemi. Non solo: le piccole asimmetrie del potenziometro si traducono in forti squilibri tra i due canali, costringendo ad aggiustamenti continui col balance.

Il risultato? Un circuito già sbilanciato diventa ancora più instabile e poco gestibile. Ecco perché, pur con tutta la simpatia per l’entusiasmo degli hobbisti, queste modifiche non vanno prese sul serio: non risolvono i problemi di fondo e non trasformano certo l’LX1321 in un vero Hi-Fi.

Upgrade Premium: guida e trasformatori SB-LAB

Per chi quindi desidera davvero trasformare il vecchio LX1321 in un amplificatore di livello superiore, propongo un progetto premium che comprende l’acquisto del set di trasformatori SB-LAB insieme a un PDF esclusivo con la guida passo passo alla modifica.

Il PDF non è un semplice schema annotato, ma una guida illustrata con foto dettagliate che spiega nel concreto come intervenire sul PCB: quali componenti sostituire, quali piste tagliare e dove inserire i cavallotti. Seguendo le istruzioni, lo schema originale viene completamente stravolto e ricostruito in una versione totalmente diversa, ottimizzata e collaudata.

Ecco in sintesi i punti chiave dell’upgrade:

  • Riduzione della controreazione, per un suono più naturale e meno artificiale.
  • Nuovo sfasatore long-tail al posto del catodina, molto più lineare e stabile e dal suono molto migliore.
  • Corretto filtraggio dell’alimentazione della sezione pre con una coppia di induttanze 15S55, al posto dell’induttanza doppia di Nuova Elettronica che causava intermodulazioni tra i canali alle basse frequenze.
  • Nuova rete di NFB ricalibrata, con smorzamento notevolmente migliorato.
  • Suono morbido, pulito ed esteso su tutta la gamma, finalmente libero dalle limitazioni del progetto e dei trasformatori originali.
  • Trasformatori SB-LAB dedicati: nuovi trasformatori d’uscita e un trasformatore di alimentazione progettato ad hoc.

Il risultato finale è un ampli che nulla ha più a che vedere con l’LX1321 originale, ma che conserva il fascino della “scatola di montaggio” trasformandola in una vera macchina Hi-Fi. Chi fosse interessato ad acquistare il PDF con la guida integrale, unitamente al set di trasformatori SB-LAB, può contattarmi direttamente tramite email.

Foto della mia realizzazione!

Le strumentali del nuovo apparecchio

Se l’LX1321 originale faticava a erogare 40 Watt e mostrava limiti evidenti già dalle prime misure, l’amplificatore modificato con il kit SB-LAB si presenta come un progetto completamente rinato, con numeri che parlano da soli:

  • Banda passante a 1 Watt: da 10 Hz (-0 dB) fino a circa 75 kHz (-1 dB) – estensione lineare e ariosa, senza i tagli impietosi dell’originale.
  • Fattore di smorzamento (DF): 4 – finalmente un controllo serio sui diffusori, contro il fiato corto della versione stock.
  • Distorsione armonica (THD) a 1 Watt: 0,67 % – un valore degno di un vero Hi-Fi, non più i “cubi di fuzz” del progetto di partenza.
  • Sensibilità di ingresso: 4,5 Vpp (1,6 Vrms) – perfettamente bilanciata per interfacciarsi con sorgenti moderne.
  • Potenza massima: 55 Watt RMS per canale – un salto netto rispetto ai circa 40 Watt della versione originale.

In pratica, lo stesso telaio ospita oggi un amplificatore più potente, più pulito e molto più musicale, capace di giocarsela con macchine di fascia ben più alta.

Spettro a 1Watt

Banda passante @ 1 watt su carico resistivo

Banda passante @ 1 watt su carico reattivo

Tringolare @ 1khz e 10khz

Conclusioni

L’amplificatore così modificato suona mooolto meglio dell’originale. Il fattore di smorzamento (intorno a 4) non è da record, ma con lo stampato a disposizione non si potevano certo fare miracoli: se usate diffusori un po’ “molli” o di generose dimensioni, magari con reflex, potreste notare un pizzico di esaltazione in gamma bassa. D’altro canto, il tasso di NFB non è elevatissimo e, chissà, forse a qualcuno piace proprio così.

Se invece avete un pre o una sorgente particolarmente “pompata”, capace di uscire ben oltre i classici 5 Vpp dei lettori CD, si può pensare di ritoccare R52, cioè la resistenza di NFB, abbassandone leggermente il valore. Questo aumenterebbe il tasso di controreazione e quindi lo smorzamento. Attenzione però a non esagerare.

Detto questo, il suono finale è quello che conta: pulito, limpido, con acuti ariosi e gradevoli, senza ronzii né rumori di fondo, anche con diffusori da 91 dB di sensibilità. Per arrivare a questo risultato sono servite 32 ore di lavoro effettivo, più il tempo per i trasformatori e i componenti, altre ore a studiare come infilare un circuito completamente diverso su un PCB che non era nato per ospitarlo, più una buona dose di simulazioni su LTSpice per essere sicuro che tutto funzionasse. Infine, circa 5 ore di scrittura per questo articolo (almeno 10 con gli aggiornamenti).

Quindi, se apprezzate lo sforzo, premiatemi acquistando i trasformatori SB-LAB per eseguire l’upgrade: non solo avrete tra le mani un amplificatore che vi farà dimenticare l’LX1321 originale (e anche tanti apparecchi commerciali molto costosi), ma eviterete anche di perdervi in modifiche “fantasiose” che non portano da nessuna parte. E ricordate: se i trasformatori li prendete altrove, il risultato finale non sarà mai questo!

Qui sotto la realizzazione di un cliente SB-LAB

“Ho seguito la guida passo passo e, pur non essendo un tecnico professionista, sono riuscito a portare a termine la modifica senza difficoltà. Il risultato mi ha lasciato senza parole: l’ampli è diventato silenziosissimo, con bassi morbidi e un dettaglio sugli acuti che non avevo mai sentito prima. Posso dire che ora ho un vero Hi-Fi in salotto!”
Marco R.

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19 Responses to Nuova vita per l’LX1321 di Nuova Elettronica: l’upgrade SB-LAB

  • Grazie Stefano per aver dato vita a questo apparecchio, sono felice di sapere che il mio vecchio amplificatore adesso suona come doveva…
    Partirò per le filippine senza rimpianti. 🙂

  • Complimenti per tanto lavoro

  • le raddrizzatrici a riscaldamento diretto arrivano in temperatura in un paio di secondi, mentre le finali a riscaldamento indiretto impiegano anche 30 secondi, quindi se usi una raddrizzatrice DHT sbagli, se usi una raddrizzatrice IHT ivece è corretto, ma se ti riferisci a questo progetto una singola raddrizzatrice è non è abbastanza per alimentare tutto il circuito e in ogni modo se anche usassi 2 valvole raddrizzatrici andrebbe modificato il trasformatore di alimentazione e poi finiresti con i piedi pari in una sporta di altri problemi dovuti alla non stabilità della sezione di alimentazione che potrebbero innescare motorboat etc.

  • Per prima cosa grazie mille per la risposta esauriente.
    Con una raddrizzatrice a vuoto suppongo sia ugualmente non necessaria in quanto l’anodica sui condensatori di filtro dovrebbe salire lentamente con il riscaldarsi del catodo della rettificatrice o sbaglio?

  • Per “ritardo dell’anodica” si riferisce all’atto di applicare la tensione anodica solo dopo che i catodi delle valvole sono stati riscaldati adeguatamente. Tale pratica è finalizzata principalmente alla conservazione dei condensatori elettrolitici. Questo approccio mira a evitare situazioni in cui la tensione anodica sia attiva senza che i catodi delle valvole siano in funzione. In taluni casi, ciò potrebbe causare un’elevazione eccessiva della tensione a vuoto, superando i limiti massimi di tolleranza dei condensatori e provocandone il danneggiamento. In tanti amplificatori da chitarra è così, infatti le già altissime tensioni anodiche applicate per tirare per il collo le finali di potenza senza carico si innalzano pericolosamente oltre il limite dei condensatori per questo quasi tutti hanno un’interruttore di standy (molto vestigiale che ricorda gli anni 50 quando non era facile fare un temporizzatore come lo sarebbe oggi).

    Tuttavia, per il progetto in questione, questa pratica non è necessaria, poiché è stata adottata da un cliente di sua iniziativa. È importante notare che su Internet e sui social media circolano molte voci infondate. Ad esempio, si sostiene che l’applicazione di tensione con i catodi freddi possa causare la “strappatura degli elettroni”, danneggiare i catodi e provocare altri effetti negativi. Tali affermazioni, però, sono prive di fondamento e non trovano riscontro nella realtà.

  • Ciao Stefano/Fabio,

    cosa intendete con “ritardo sull’anodica”? Aspettare che i filamenti siano caldi?

    Grazie,
    Marco

  • Signor michelangelo capisco che lei l’ha progettato pasandosi su antichi progetti del williamson, ma il risultato all’ascolto è quello che è, quoto in toto la modifica prodotta di sb-lab che ho realizzato con piena soddisfazione e posso garantile che il suono è tutto un’altro pianeta.

  • Non sono un tecnico elettronico e quindi non mi addentro in disquisizioni a me ignote. Sono semplicemente il felice ed appagato proprietario del finale NE, modificato grazie a Stefano e le cui foto appaiono in questo link. Lo si può riconoscere dal mobile mogano e dai due occhioni vu meter frontali incorniciati dalla mascherina in ottone e monta le 6550. Per lui ho già detto in un altro post qui pubblicato. Ho seguito da sempre NE, sin dall’inizio e posseggo l’intera collezione tranne le ultime pubblicazioni di cui ho preso subito le distanze. Motivo? Non sembravano più di NE. Lo spirito di Nuova Elettronica per conto mio era quello di dare una poliedricità di progetti che spaziavano su tutto ad un prezzo che tutti potevano permettersi. Progetti vari montati funzionavano e funzionano ancora ma… e questo è il punto, quelli finalizzati all’audio eo Hifi, purtroppo non era così. La teoria esposta era completa ed allettante, ma il relativo circuito, probabilmente costretto dal prezzo finale, risultava purtroppo mediocre. L’economia “pratica” di ogni progetto la faceva da padrona e così mentre un interruttore crepuscolare funzionava e continua a funzionare a dovere, non era lo stesso per un progetto audio.
    Prendo per esempio il mio finale. Nasce dall’amplificatore valvolare LX 1320, esclusa la sua preamplificazione, (per questo possiedo LX1140) acquistato dopo aver letto del finale precedente in cui si mettevano in luce tutte le peculiarità di questo incredibile (a detta loro) finale ma con un cablaggio interno alquanto caotico e della pericolosa ed estrema difficoltà nella taratura del bias. La scelta del LX 1240 è stata presa per la sua ingegnerizzazione e pulizia di montaggio rispetto al precedente, fermo restando i suoi parametri di targa.
    Sia con il pre che con il finale, con il loro acquisto, ho voluto dare una ulteriore chance a NE. Il risultato complessivo all’inizio è stato buono, per quello che davano, ma poi, l’economicità dei progetti non si è fatta attendere.. Il mini trasformatore del pre ha tirato le cuoia e lo stesso ha fatto quello del finale che ronzava più di un favo di vespe. Per non parlare di una usura anomala dei tubi. I miei diffusori, sono una coppia di ESL 63 Pro, mi facevano notare che qualcosa non andava, per non parlare poi delle continue e snervanti tarature del bias. Conosciuto Stefano, ho provato, e quando me lo ha riconsegnato non credevo alle mie orecchie. Questo dimostra a parer mio che NE, in fondo qualcosa di buono in teoria lo faceva, ma in pratica, contenendo i costi, no.

  • Grazie Stefano, per il capolavoro che hai creato partendo dall’LX1321 che io consideravo ben suonante. Su internet girovagando ho incontrato il tuo sito, mi è piaciuto. Provare? perchè no! è uscita una meraviglia ora si che si parla di HIFI, ora si che si ascolta veramente la musica, non l’impianto, lui fa solo il suo dovere. Suona come non potevo neanche minimamente immaginare… le mie Quad mi hanno ringraziato e ti ringraziano

  • Grazie.

  • Devi collegare il tester nella scala dei 2volt sulla resistenza di test point (quella in serie sotto il catodo) e conoscendo il valore di questa resistenza e la corrente che dovrà passarci, con la legge di ohm calcoli la tensione che dovrai leggere sul tester, quindi colleghi il tester sulla resistenza ad amplificatore acceso e se non leggi la tensione che ci si aspetta devi regolare il trimmer del bias fino ad ottenerla.

  • Salve, avrei una domanda in merito al problema con la regolazione della corrente di riposo. Qualcuno può descrivere come farlo? Non conosco l’italiano, mi scuso in anticipo per gli errori.

  • 2 induttanze separate non intermodulano, perchè sono separate. Quando le accoppi magneticamente invece sì… ad esempio nel 1240 modificato l’accoppiamento magnetico tra le 2 induttanze causava l’innesco di una leggera oscillazione a bassa frequenza che compariva non solo nel montaggio reale ma anche su Spice. Non c’è nessun segreto, lo hanno fatto solo per risparmiare.

  • Avevo letto da qualche parte che le induttanze doppie di NE erano avvolte in contro fase per limitare appunto problemi di intermodulazione a bassa frequenza…bisognerebbe analizzarle con oscilloscopio per scoprirlo

  • Ciao Stefano,
    Ti comunico che ho ultimato il montaggio dell’ampli (upgrade LX1321 NUOVA ELETTRONICA).
    Nonostante il cablaggio in aria è andato tutto per il meglio al primo colpo! (ovviamente prima accensione col variac).
    Ti faccio i complimenti per i trasformatori, mai visto una risposta in frequenza cosi’ ampia (sinusoide perfetta e stabile da 10Hz a 76.000Hz!), onda quadra a 100, 1000, 5000Hz perfetta, una quarantina di watt con KT90, DF 4,2 circa.
    Suna molto bene, almeno per i miei gusti, ovviamente ci sara’ roba che suona meglio ma considerando che e’ una modifica di un circuito precedentemente fatto male direi che e’ ottimo.
    Entro con un preampli a valvole sempre di NE con componenti migliorati, e, come dicevi tu, il suono viene ulteriormente distorto, entrando direttamente con un lettore cd la faccenda cambia di molto.
    Ho fatto lievi modifiche (consigliate da te):
    -sull’anodica ho inserito un elettrolitico da 1000uF 650V (al posto dei due in serie da 500uF) e in parallelo allo stesso ne ho messo uno da 10uF e un ulteriore da 0.1uF in polipropilene.
    -Ho messo un altro polipropilene di bassa capacita’ in parallelo a ciascun elettrolitico sulla sezione pre (C1-C2-C5)
    -Inserito un ritardo sull’anodica.
    -Ho eliminato il potenziometro in ingresso entrando direttamente nella griglia della ecc81 e mettendo una resistenza da 50Kohm tra ingresso e massa.

    Grazie ancora.

    Fabio

  • Ho eseguito la modifica con i trasformatori Sb lab e devo dire che sono rimasto veramente colpito amplificatori che suonano cosi’ non li senti spesso nemmeno nei negozi hi end e pensare che si parte da quel rottamino di nuova elettronica il risultato finale lascia senza fiato, trasformatori veramente ben fatti che nulla hanno da invidiare a roba super ricercata e molto costosa, veramente complimenti.

  • Perchè dovrei prende in giro? l’apparecchio dell’articolo sta a roma da un mio caro amico, tra un pò dovrebbero darmene un’altro per fare la stessa cosa così pubblico anche le strumentali acquisite con nuovo strumento computerizzato che non avevo al tempo del primo articolo

  • Ciao, mi fai paura…
    Ma quanto sei preparato?
    O ci prendi in giro.
    Comunque grazie, articolo affascinante.

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Nyx Aeterna – Single ended con 2A3, Il crepuscolo delle stelle, la voce dell’eternità

C’è un momento, nella vita delle stelle, in cui il bagliore della giovinezza lascia spazio a una luce più sottile, intensa e misteriosa. È il momento della nana bianca, un residuo immortale che continua a brillare nei secoli, custode silenziosa di una memoria stellare che non svanisce. È da questa immagine che nasce Nyx Aeterna, il mio nuovo amplificatore valvolare single ended, ispirato alla dea greca della notte – Nyx, oscura e maestosa – e al concetto di eternità – Aeterna, come la luce che ancora pulsa da un frammento d’universo ormai silente.

Nyx Aeterna è un tributo al suono puro, scolpito nella penombra, avvolto da armoniche naturali e privo di tempo. Un progetto senza compromessi: valvole 2A3 in configurazione single ended per soli 3,5 watt RMS di potenza, ma capaci di scolpire ogni dettaglio con grazia e fermezza. Il driver 6SL7, con il suo carattere caldo e rifinito, guida l’intero apparato come un’orchestra invisibile, mentre la raddrizzatrice a vuoto – 5U4G o 5X4G – si occupa di mantenere viva l’anima dell’amplificatore con una tensione che vibra come respiro antico.

Il suono? Setoso, avvolgente, crepuscolare. Ogni nota emerge con naturalezza, come se fluttuasse in uno spazio senza tempo, rivelando sfumature che amplificatori convenzionali si limitano solo a suggerire. Qui non si tratta di potenza bruta, ma di intimità, di verità musicale. È un’esperienza da ascoltare al buio, come si contempla il cielo stellato: in silenzio, con rispetto.

Origini di Nyx Aeterna – Da rottame dimenticato a creatura nuova

Nyx Aeterna nasce da ciò che molti definirebbero semplicemente “un vecchio ampli cinese” — uno dei tanti cloni del Single Ended Sun Audio SV2A3, come il Bowie SG-280SE o il Bowey 2A3C e altri simili, venduti in passato o ancora oggi sui vari bazar a pochi soldi e oggi dimenticati in soffitte polverose o cantine umide. Oggetti abbandonati, a volte danneggiati, con circuiti dozzinali e componentistica economica. Ma con un telaio che, volendo, può diventare la base per qualcosa di completamente diverso.

Secondo me, c’è solo un modo sensato di “modificare” questi amplificatori: ripartire da zero. Non parliamo di cambiare due resistenze o un paio di condensatori sperando in miracoli audiofili. Quando ci metto mano io, le modifiche sono così radicali che alla fine resta in piedi solo il guscio. È una ricostruzione totale, non un restyling.

E allora, ha senso comprare apposta un ampli del genere per poi ricostruirlo da capo? Probabilmente no, se lo si deve pagare. Ma se già lo si possiede, o lo si recupera a poco, riutilizzarne almeno il telaio e qualche parte meccanica può essere una scelta intelligente: il contenitore è già pronto, i fori sono fatti, i supporti valvole montati e questo, è un bel risparmio in termini di tempo e denaro.

Nyx Aeterna è nato proprio così: non da un upgrade, ma da un atto di rinascita tecnica. Non è un clone del Sun Audio, né una sua variazione sul tema. Il circuito è completamente nuovo, progettato da zero attorno a trasformatori di uscita e di alimentazione SB-LAB, scelti per valorizzare la timbrica delle valvole 2A3 e per garantire stabilità, silenzio e coerenza dinamica. Il cablaggio è stato rifatto interamente a mano, seguendo criteri costruttivi di alto livello, senza compromessi.

Quel che era nato come un amplificatore economico, è stato svuotato, ripulito, e riassemblato con un cuore e un’anima del tutto nuovi. E oggi, Nyx Aeterna racconta un’altra storia. La sua.

Smontare, sabbiare, rinascere

Il primo passo è stato quello più ovvio: smontare completamente l’amplificatore di partenza. Viti, fili, zoccoli, componenti… tutto rimosso fino ad avere tra le mani solo il telaio nudo, con ancora addosso i segni del tempo. La verniciatura lucida originale di questi apparecchi, come spesso capita, era fragile e segnata: graffi profondi, macchie indelebili, aloni opachi, e in alcuni punti persino accenni di ruggine che cominciavano a farsi largo da sotto la finitura. Il classico destino dei cloni cinesi dimenticati in qualche sottoscala umido.

Prima di procedere, ho praticato un paio di forature aggiuntive per adattare il layout del mio nuovo circuito. Poi, il telaio è stato sabbiato, così da ottenere una sverniciatura completa e soprattutto una superficie leggermente ruvida, ideale per offrire presa alla nuova verniciatura a polveri. Il risultato finale è una finitura nera effetto bucciato, molto più robusta, resistente ai graffi e dall’aspetto tecnico ed elegante al tempo stesso.

Alla fine, dell’amplificatore originale resta ben poco: il telaio, con i suoi caratteristici barattoli dei trasformatori, gli zoccoli, le boccole RCA, i morsetti banana per gli altoparlanti, qualche resistenza di potenza, la vaschetta VDE, la spia LED, le manopole frontali e poca minuteria interna. Tutto il resto è stato rimosso, sostituito, ripensato da zero.

Nelle foto seguenti si possono vedere i due trasformatori d’uscita SE2K5-2A3, progettati espressamente per l’impiego con valvole 2A3 in configurazione single ended, e il trasformatore di alimentazione 23S48, dimensionato per garantire stabilità e silenzio di fondo, per questo montaggio sono stati realizzati con frame di montaggio invece delle solite calotte. Una scelta funzionale, necessaria per poterli alloggiare all’interno delle scatole in lamierino originali del telaio cinese, senza rinunciare a robustezza e schermatura.

Accanto a essi, l’induttanza 18S5200, parte integrante del gruppo di alimentazione induttivo che assicura un filtraggio pulito e profondo. Tutto il kit di trasformatori – SE2K5-2A3, 23S48 e 18S5200 insieme allo schema elettrico completo, è disponibile come schema premium, per chi volesse replicare un progetto simile partendo da componenti selezionati e pensati appositamente per questa topologia.

Nel passaggio successivo, ho creato e montato una basetta in bachelite su cui sono stati installati tutti gli zoccoli, pronta ad accogliere il cablaggio punto-punto. Una soluzione ordinata, robusta e facilmente manutenibile. La basetta è stata assemblata assieme ai trasformatori e al telaio, segnando il punto di non ritorno: da quel momento Nyx Aeterna prendeva forma concreta.

Nella foto seguente si può vedere il cablaggio completo del circuito, eseguito rigorosamente a mano, con attenzione ai percorsi di massa, alle separazioni tra segnale e potenza, e all’estetica ordinata e funzionale. Ogni componente è stato scelto per affidabilità, caratteristiche elettriche e coerenza sonora, evitando mode eccessive ma anche le soluzioni economiche da catalogo.

Infine, il tocco personale: l’effige decorativa frontale. Ho inciso al laser un pezzetto di noce nazionale, ritagliato da un’asse antica di circa 80 anni, con una decorazione evocativa che richiama lo stile rococò e il mistero notturno del nome dell’apparecchio. Al centro, il nome Nyx Aeterna, accompagnato dal logo SB-LAB. Una firma, una dichiarazione d’identità. Un amplificatore non si giudica solo da come suona, ma anche da come racconta sé stesso, prima ancora che la musica cominci.

Misure strumentali – Dati concreti a supporto dell’ascolto

Nyx Aeterna non è solo suggestione estetica e timbrica: dietro la cura artigianale e l’eleganza del suono c’è un progetto tecnicamente solido, confermato da misure strumentali eseguite con strumentazione di laboratorio.

  • Potenza RMS indistorta: 3 watt
  • Potenza in clipping: 3,7 watt
  • Banda passante a -1 dB: da 18 Hz a 38 kHz, una risposta ampia e ben estesa, che restituisce corpo e dettaglio anche alle registrazioni più complesse
  • Fattore di smorzamento: 4,4 – un valore equilibrato, che garantisce un buon controllo dei carichi reattivi senza sacrificare musicalità
  • THD @ 1 watt: 1% – una distorsione armonica naturale e gradevole, perfettamente in linea con la filosofia dei single ended a triodo

A completare il quadro, le forme d’onda quadra a 100 Hz, 1 kHz e 10 kHz mostrano una risposta ben controllata e priva di eccessive risonanze o sfasamenti. Il comportamento del trasformatore d’uscita è stabile, privo di overshoot marcati, con transitori netti e simmetrici, indice dell’elevata qualità progettuale e costruttiva della sezione magnetica.

Nyx Aeterna – L’epilogo di un viaggio, l’inizio di un altro

Nelle immagini finali potete ammirare Nyx Aeterna nella sua forma compiuta: elegante, solido, rifinito nei dettagli. L’apparecchio è completo di marcatura CE, libretto di istruzioni, dichiarazione di conformità e garanzia di 2 anni, come ogni oggetto progettato e realizzato con criterio tecnico e responsabilità artigianale.

>>> Ma Nyx Aeterna non è solo un esemplare unico. È anche una possibilità. <<<

Se avete in casa uno di questi amplificatorini cinesi con la 2A3 magari dimenticato da anni, con la vernice segnata e un ronzio che non vi siete mai decisi a sistemare sappiate che può rinascere. Anche se spento, anche se non lo usate più. Affidatemelo, e diventerà qualcosa di completamente diverso: non un upgrade, non una modifica, ma una nuova creatura. Una Nyx Aeterna!

E se invece partite da zero o siete autocostruttori, sappiate che è disponibile il set completo di trasformatori progettati appositamente per questo circuito (alimentazione, uscita, induttanza), insieme allo schema premium e al supporto necessario per realizzare la vostra versione personale del progetto.

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1 Responses to Nyx Aeterna – Single ended con 2A3, Il crepuscolo delle stelle, la voce dell’eternità

  • Salve, sono Alessio e sono il proprietario dell’ ampli integrato con 2A3 poi trasformato in finale, bè che dire, quando l’ho acceso mi si è staccata la mascella, ho subito notato un buon incremento di potenza, che con casse da 91 db come le mie si riesce ad ottenere un buona sonorizzazione, altra cosa che salta alle orecchie è la notevole estensione della risposta in frequenza i bassi sono magicamente comparsi, molto molto belli e profondi, anche la dinamica è aumentata, la grana e la trasparenza sono diventate ai massimi livelli, nulla a che vedere con l’apparecchio che era in origine.
    Bravo Stefano, veramente un risultato degno di nota, non tarderò a “sfruttare” le ottime capacita di Stefano Bianchini per altri apparecchi.
    Alessio Lodesani

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Vade mecum sulla sostituzione delle valvole: quando, come e perché (e soprattutto quando NON farlo)

Negli ultimi anni, complici i social e una certa tendenza a mitizzare le valvole come fossero reliquie sacre, si è diffusa un’abitudine piuttosto pericolosa: sostituire valvole “a sentimento”. Questo articolo nasce dopo aver visto su Facebook un video di un “esperto” che insegnava a capire se una valvola fosse buona o da buttare… battendola con le dita, come si fa con i cocomeri… Sì, avete letto bene.

Nel corso degli anni ho assistito alle situazioni più assurde: gente che cambia le valvole “perché è passato un po’ di tempo”, guru furbetti che si fanno pagare migliaia di euro per cambiarvi tutte le valvole buone e rivendersele come NOS, oppure tecnici improvvisati che cambiano le valvole di una vecchia radio lasciando tutti i condensatori marci al loro posto… È ora di mettere ordine!

Le valvole: non sono frutta, non vanno “bussate”

Partiamo da un concetto base: le valvole non si consumano a tempo. Non perdono rendimento semplicemente stando spente o ferme.

Un apparecchio valvolare — che sia una radio d’epoca, un amplificatore hi-fi o un amplificatore per chitarra — contiene tante altre parti soggette a degrado: condensatori, zoccoli, contatti ossidati, circuiti accordati, isolanti dei fili dei cablaggi che diventano fragili. Anche tutte queste parti col tempo si deteriorano. Nelle radio d’epoca poi per mia esperienza, su dieci apparecchi capita di cambiare una o due valvole, e solo se davvero necessario.

Segnali visibili di una valvola da scartare

Ci sono segni inequivocabili che una valvola è da sostituire, anche senza strumenti…

Getter bianco:
indica ingresso d’aria, valvola completamente non funzionante.

Getter parzialmente sbiancato:
situazione pericolosa, la valvola potrebbe funzionare ma rischia archi interni che possono danneggiare i trasformatori !!!

Macchie marroni o aloni interni (affumicature):
segno che la valvola ha lavorato molte ore, ma non significa sempre che sia da buttare. Va misurata.
(nella foto una EL42 estremamente affumicata, le valvole rimlock sono parecchio afflitte da questo problema).

Vetro rotto: non serve aggiungere altro…

Microfonicità: quando la valvola diventa un microfono

Altra questione è la microfonicità, cioè la capacità della valvola di vibrare e generare rumori o fischi se colpita o se soggetta a vibrazioni ambientali.  Tutte le valvole sono leggermente microfoniche per natura, ma un eccesso può dare problemi, soprattutto in pre phono o stadi molto sensibili. Può capitare che una valvola sia troppo microfonica per un preamplificatore, ma perfettamente utilizzabile come sfasatore in un push-pull.

Inoltre molti audiofili oggi comprano valvole nate per uso nei computer (ad esempio le 6350) che non venivano progettate per limitare la microfonicità, dato che servivano come interruttori logici. Ecco spiegati certi rumori misteriosi…

Quando serve davvero cambiarle?

Oltre ai segni visibili, il vero giudizio si fa con strumenti. Serve un prova valvole serio (non quelli stile SRE “Scuola Radio Elettra”, totalmente inaffidabili, anche se restaurati).

Ancora meglio, se disponibile, un tracciacurve computerizzato: permette di analizzare la valvola in profondità, vedere emissione, linearità, dispersione, e fare selezioni precise, fondamentali in ambito hi-fi.

Confronto reale: valvola nuova vs valvola esaurita

Per chi ancora pensa che “a occhio” o “a orecchio” si possa valutare una valvola, ecco un esempio concreto tratto dal mio laboratorio. Nei grafici seguenti potete vedere il confronto tra due valvole della stessa sigla e provenienza:

valvola nuova o comunque perfettamente efficiente valvola esaurita, con emissione molto ridotta

Nel primo grafico si nota una famiglia di curve ben distribuite, regolari, con un guadagno stabile e una corrente anodica che cresce in modo prevedibile al variare della griglia. Questo indica una valvola in ottime condizioni operative. Nel secondo grafico invece le curve sono “piatte”, la corrente anodica si sviluppa poco anche a griglia aperta, segno che la valvola ha perso emissione. In un circuito audio questa valvola potrebbe causare distorsioni, perdita di guadagno, suono ovattato o addirittura non funzionare affatto.

Caso studio: due ECC82 a confronto, quello che il prova valvole non ti dice

Un altro esempio interessante riguarda due valvole ECC82, una nuova di fabbrica e una usata, apparentemente ancora in buone condizioni. Su un classico prova valvole a emissione (o anche a trasconduttanza come il TV-7), la valvola usata potrebbe risultare “nella norma” o comunque accettabile, con valori ancora entro le soglie previste dal costruttore. Ma il tracciacurve ci racconta tutta un’altra storia.

Nel primo grafico (a sinistra, valvola nuova) le curve dei due triodi sono regolari, parallele, ben sovrapponibili e mostrano un guadagno stabile su tutta la gamma di polarizzazione. Questo è ciò che ci si aspetta da una valvola selezionata per uso hi-fi.

Nel secondo grafico invece, relativo alla valvola usata:

  • Le curve iniziano bene ma tendono a calare nella parte superiore
  • Le due sezioni triodo non sono più ben accoppiate, con una evidente divergenza nelle curve

Questo tipo di degrado non viene rilevato con strumenti classici, che leggono solo pochi parametri statici. In un impiego generico (es. amplificatore per strumenti o piccoli circuiti), questa valvola potrebbe ancora funzionare. Ma in ambito hi-fi, specialmente in stadi lineari, driver di finali o preamplificatori, questo degrado può tradursi in distorsioni udibili, sbilanciamenti tra canali, perdita di dettaglio e dinamica. Ecco perché nei miei restauri e selezioni non mi accontento di un “test superato” su un TV-7 o simili: una ECC82 può sembrare ancora “buona”, ma su un impianto di qualità… si sente eccome la differenza.

Solo con uno strumento serio come un tracciacurve è possibile vedere con chiarezza queste differenze.

“Secondo me è ora di cambiarle…”

Questa frase andrebbe vietata per legge. Non esiste alcun “secondo me” quando si parla di valvole. Se non avete uno strumento per misurarle, non potete giudicare. E se un tecnico vi propone un cambio completo di tutte le valvole senza fornirvi un report strumentale o restituirvi quelle sostituite, diffidate. Chiedete sempre di avere indietro le vostre vecchie valvole. Non è raro che vengano rivendute (magari a qualcun altro che pagherà profumatamente). Racconto in questo articolo la storia di un cliente a cui hanno rubato delle preziose valvole NOS per rifilargli delle valvole di produzione attuale.

Radio a Valvole e circuiti compensati

Quasi tutte le radio d’epoca hanno circuiti di controllo automatico del guadagno (CAV o CAG), che compensano la variazione di efficienza delle valvole. In pratica, se la valvola è ancora efficiente al 60% o anche meno, il circuito la “compensa” e non avvertite differenze significative all’ascolto.

Il mito che “cambiando le valvole si sente meglio” è spesso dovuto al fatto che in un circuito starato o con componenti esausti, qualsiasi variazione si percepisce come un miglioramento. Ma si tratta di un effetto placebo che maschera problemi più seri.

Getter sul fianco? No, non è bruciata!

Un malinteso molto diffuso riguarda la posizione del getter, ovvero quel deposito metallico lucido (di solito color argento, a specchio o grigio piombo) che si trova all’interno della valvola. In molte valvole, il getter è posizionato in testa, e tutti ormai hanno imparato a riconoscerlo. Ma in molte altre, soprattutto in certi tipi di miniature o in valvole prodotte in Europa negli anni ’60-’70, il getter si trova sul fianco, a volte su entrambi i lati, e può formare delle “lingue” lucide più ampie e asimmetriche.

Spesso mi capita di sentire frasi del tipo: “Questa valvola è bruciata, guarda che ha una macchia strana sul lato!” No, non è bruciata !!! Quello che state vedendo è il getter depositato su una zona diversa, perfettamente normale e previsto dal costruttore. Non ha nulla a che vedere con un danno o una bruciatura.

Il getter serve ad assorbire i gas residui all’interno della valvola e il suo aspetto può variare molto in base al tipo di getter usato (flash o a sputtering), al metodo di produzione e al punto dove è stato “sparato” durante il vuoto. Quindi: non giudicate una valvola “andata” solo perché il getter non è dove ve lo aspettate. L’unico caso in cui allarmarsi è quando il getter diventa bianco, segno certo che la valvola ha preso aria.

Ulteriori consigli pratici

  • Non buttate soldi in set completi di valvole, salvo casi in cui mancano fisicamente o siano visibilmente danneggiate.
  • Non fidatevi di chi propone cambi totali senza misurazioni.
  • Non gettate via valvole vecchie, conservatele per eventuali verifiche future.
  • Diffidate di chi misura la resistenza del filamento con un tester e vi parla di valvole “matchate”, una pratica ridicola purtroppo ancora diffusa.

Conclusione

Le valvole non sono caramelle da cambiare ogni tot. Sono robuste, quelle NOS spesso sopravvivono a chi le usa. Una valvola originale ben conservata e misurata correttamente ha un valore tecnico e storico inestimabile. Affidatevi solo a chi sa davvero misurarle, chiedete sempre di vedere i dati strumentali e fatevi restituire le vostre vecchie valvole. Solo così manterrete intatto il valore (e il suono) del vostro apparecchio, evitando di far arricchire chi gioca sull’ignoranza altrui.

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6 Responses to Vade mecum sulla sostituzione delle valvole: quando, come e perché (e soprattutto quando NON farlo)

  • Vorrei completare questa sequela di rimproveri indicando qual’è il mio strumento per valutare se una valvola è da cambiare o no: https://www.sb-lab.eu/tracciacurve-utracer-3/

  • In tutti gli apparecchi che ho riparato le valvole sono state sempre l’ultima tra le cause di guasto. Vanno cambiate solo nelle situazioni indicate nell’articolo. Tra gli addetti ai lavori diciamo sempre “attenti ai cambiavalvole”, per ignoranza sono secondi solo a quelli che cambiano tutti i condensatori negli HiFi.

  • Ecco signori a voi il troll di turno, pubblico il suo commento solo perchè poi queste fesserie corrono sui social incesurate. Nell’ultima decina di anni ho riparato centinaia di radio e le valvole le ho sempre solo cambiate quando il prova valvole me le dava esaurite e dette radio hanno sempre funzionato senza problemi. La ECC85 si cambia se è esaurita se è buona la si lascia al suo posto, in pratica mi è capitato di cambiarne 2/3 al massimo, stessa cosa con le finali audio e le raddrizzatrici. Le uniche valvole che nel 90% trovi effetivamente esaurite sono gli occhi magici, che comunque non sono essenziali per il funzionamento della radio. Chi cambia tutte le valvole a ufo sono questi IGNORANTI privi di strumenti di misura, che poi quasi sempre finiscono per lasciare 100/150€ nella rivalvolatura di una radio piena di condensatori marci e con tutte le MF e il gruppo RF starati o girati a caso nel maldestro tentativo di fare tarature a orecchia.

  • non ho mai letto tante stupidaggini, l’oscillatrice per FM ecc85 e’ sempre da cambiare perche’ e’ quella che si esaurisce piu’ in fretta, anche la/le finali vanno quasi sempre cambiate, l’occhio magico idem, la rivalvolatura completa e’ sempre da fare se si vuole fare un vero restauro funzionale.

  • ti ho risposto via email

  • Io credo che sei sincero, dici la verita’ ti chiedo per cortesia cosa mi consigli: ho una radio Normende del 59/60 si accede la luce, ma non si sentono le stazioni solo rumore. Ci tengo era la radio di mio babbo.

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